INTRODUZIONE
Il diritto antitrust è quel complesso di norme giuridiche poste a
tutela della libera concorrenza. L'applicazione del diritto antitrust si
fonda tanto sul pilastro pubblicistico del public enforcement, quanto
su quello dello strumento privatistico. L'accertamento e la
repressione di comportamenti anticoncorrenziali riguardanti un
interesse pubblico sono posti in essere dalle Autorità pubbliche,
potendo così parlare di public enforcement. Il termine “private
enforcement” si riferisce invece all'applicazione della normativa
antitrust nell'ambito delle controversie civili promosse a tutela dei
diritti individuali. Entrambi i modelli di azione si prefiggono lo
scopo di contrastare le pratiche restrittive della concorrenza,
tutelando tanto gli operatori economici quanto i singoli consumatori.
Per diversi anni, gli illeciti antitrust hanno interessato soltanto
la sfera pubblica, tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, grazie alle
public Authorities che potevano intervenire comminando pesanti
sanzioni pecuniarie nei confronti degli autori delle violazioni. Il
cittadino-consumatore, in questa prima fase di applicazione pubblica
del diritto antitrust, non aveva alcun potere di intervento diretto ed
1
in caso di violazione della disciplina antitrust, il suo ruolo era
confinato a quello di spettatore passivo. Soltanto recentemente, a
partire dal caso “Courage”, anche l'ordinamento comunitario si è
aperto alla possibilità, già prevista nella legislazione statunitense, che
i privati, siano essi consumatori o imprese, possano ricorrere dinanzi
al giudice ordinario del proprio rispettivo Stato membro. Ed
oggigiorno, lo strumento del private antitrust enforcement si
configura come un pilastro fondamentale nell'applicazione del diritto
antitrust.
Lo scopo della presente trattazione è, pertanto, quello di
analizzare se esistono e come si configurano gli strumenti di
esercizio delle azioni individuali esperibili dal singolo che si avvale
della normativa antitrust per ottenere il ristoro dei danni arrecati da
un comportamento anticoncorrenziale. Lo studio della disciplina è
condotto attraverso un'analisi comparata tra l'ordinamento giuridico
nordamericano e la più recente disciplina comunitaria, dando spazio
anche ai rilievi del nostro ordinamento giuridico.
La presente trattazione si compone di tre capitoli, che
individuano delle “macro-aree” d'indagine. L'apertura del primo
capitolo contiene un'analisi economica del diritto, al fine di
analizzare le ragioni dell'esistenza di una normativa antitrust,
districandosi tra le teorie economiche e ragionando sulle loro
2
considerazioni. Ivi si è trattato prioritariamente la primissima (e a
tratti controversa) legislazione antitrust, quale lo Sherman Antitrust
Act, che riveste un ruolo fondamentale configurandosi come un
“faro” per l'approdo in porto delle successive legislazioni americane
sul tema della concorrenza. Sul versante della nascita di un diritto
antitrust in Europa, ci si è soffermati invece sulle ragioni alla base
dell'inserimento di un “nucleo di norme” a favore della concorrenza
nel Trattato di Roma. Nel corso della elaborazione si evincerà,
infatti, che il diritto antitrust ha rivestito un ruolo chiave nel progetto
di costituzione di un mercato unico europeo libero e competitivo.
Il capitolo secondo è interamente dedicato allo studio del
private antitrust enforcement operante negli Stati Uniti. A tal fine, è
stato riservato ampio spazio all'analisi degli strumenti di incentivo
che il legislatore americano ha predisposto per favorire
l'instaurazione di controversie per il risarcimento del danno antitrust,
quali le class actions, che consentono di aggregare gli interessi di una
pluralità di vittime di illeciti antitrust, l'ammissibilità del pactum de
quota lite, le c.d. discovery procedures, e soprattutto la “treble
damages action”, riconosciuta dal Clayton Antitrust Act.
Infine, nel capitolo ultimo ha trovato spazio l'approfondimento
della normativa antitrust comunitaria, con un'analisi dello “stato
dell'arte” dell'applicazione del private antitrust enforcement in
3
Europa ed in particolar modo nell'ordinamento italiano. I filoni
dell'indagine comparativa del citato capitolo interessano
particolarmente le differenze tra gli strumenti a disposizione del
privato nell'ordinamento statunitense ed in quello comunitario.
Si è cercato nel corso della trattazione di operare una
comparazione continua tra i modelli di private enforcement
statunitense e comunitario, evidenziando i punti di contatto ma
soprattutto le enormi diversità, spesso dettate dalla differenza del
modello di ordinamento giuridico di common law, in cui operano
istituti fisiologicamente estranei alla cultura del civil law europeo ed
in particolar modo italiano.
La tematica delle azioni di risarcimento del danno per
violazione delle norme antitrust risulta quanto mai attuale
oggigiorno. Infatti, secondo quanto previsto sia dall'ordinamento
nordamericano e sia da quello dell'Unione Europea, i privati possono
esperire fruttuosamente le azioni di risarcimento del danno, mettendo
in pratica lo strumento del private antitrust enforcement.
4
Capitolo I
LA NASCITA DELL'ISTITUTO ANTITRUST
NELL'ESPERIENZA STATUNITENSE ED EUROPEA
1.1 ANALISI ECONOMICA DEL DIRITTO:
LE RAGIONI DI UN DIRITTO ANTITRUST
Il termine antitrust si riferisce a quel corpo di norme giuridiche
poste a tutela ed a protezione della competizione e concorrenza dei
mercati economici. La legislazione antitrust è, pertanto, uno
strumento grazie al quale tutelare la libertà economica del mercato e
renderlo libero dai gravami che impediscono la libertà di iniziativa
economica. Il tema della libera concorrenza è, dunque, quanto mai
attuale ed interessante e, intrecciandosi con quello del benessere dei
consumatori, tocca da vicino l'interesse di ciascuno di noi.
In un discorso tenutosi a New York nel Dicembre del 2002
riguardante il futuro sviluppo della politica di concorrenza degli Stati
Uniti, l'allora presidente della Federal Trade commission, Timothy
J.Muris commentò che grazie al diritto antitrust è possibile stimolare
la concorrenza, l'efficienza economica ed incoraggiare grandi
innovazioni e garantire il welfare dei consumatori
1
.
1
J.M.TIMOTHY , Looking Forward The Federal Trade Commission and the
Future Development of U.S. Competition Policy Remarks by Timothy J. Muris
5
Lo sviluppo di fenomeni legislativi controllati e pianificati di
liberalizzazione e privatizzazione cui si è assistito nelle ultime decadi
ha portato d'altronde a valutare con attenzione il ruolo della libera
competizione “inside the economic market” considerandola come
uno strumento grazie al quale raggiungere importanti traguardi di
crescita economica e di conseguente crescita del benessere collettivo.
È comprensibile quindi che con il corso del tempo si siano
delineati fenomeni legislativi atti a preservare e proteggere la libera
competizione ma è altresì opportuno chiarire che la protezione della
competizione non può essere la panacea di tutti i mali che
attanagliano la società.
Il primissimo punto su cui far chiarezza riguarda proprio la
individuazione di una definizione dello scopo che questo complesso
di norme persegue: la libera competizione del mercato. L'humus da
cui essa trae origine è il liberismo economico, corrente di pensiero
secondo cui il mercato è capace di autoregolarsi senza un intervento
statale che ingerisca nell'economia per indicare il quid ed il quantum
della produzione. Il pensiero neoclassico, attraverso le teorie di
Adam Smith, intende la concorrenza come quella condizione grazie
Chairman, Federal Trade Commission Milton Handler Annual Antitrust Review December
10, 2002. URL: http://www.ftc.gov/speeches/muris/handler.shtm. Citazione originale: “By
spurring competition, antitrust contributes to a market system that provides lower prices,
encourages greater innovation, and generates faster responses by business to changing
consumer needs and desires.“; ed ancora “Our faith in the market system is firmly grounded
in the principle that free enterprise and competition are the best guarantors of commercial
freedom, economic efficiency, and consumer welfare.”
6
alla quale chi riesce a produrre il miglior bene al prezzo più basso
ottiene un compenso
2
.
È rilevante che riguardo la questione della competenza e la sua
individuazione sia stato scritto: “It is a scandal of antitrust that
neither its practitioners nor its theorists agree […] on what
competition is”
3
. Anche se una rilevante definizione di competizione
è quella per cui tale termine indichi “l'attività o la condizione di
lottare per guadagnare o vincere qualcosa sconfiggendo o stabilendo
la superiorità sugli altri”
4
.
Oggigiorno, sul tema della competizione si contrappongono
due opposte visioni. Tendenzialmente è possibile distinguere una
“puramente teoretica e perfetta competizione”
5
in senso paretiano di
efficienza, da una competizione reale e sostenibile.
Nella prima ipotesi, che fa capo alla teoria neoclassica, il
mercato di riferimento appare in una prospettiva ideale, attorniata da
circostanze statiche, descrivendo così una situazione ipotetica ed un
modello che sembra non tener conto delle innumerevoli variabili non
suscettibili di uno studio
6
. Se nei primi anni di applicazione delle
leggi antitrust nel continente nordamericano si preferiva
2
Cfr. A. SMITH, La ricchezza delle nazioni, Roma, 1976
3
O. BLACK, Conceptual foundations of antitrust, Cambridge, 2005, p. 6
4
Testo originale: “The activity or condition of striving to gain or win something by defeating
or establishing superiority over others”, URL: http://oxforddictionaries.com
5
P.AREEDA, Antitrust analysis : problems, texts, cases - 3. ed. -, Boston , 1981, pp.13-15
6
S.RICOSSA, Prefazione, in: A.MINGARDI (a cura di), Antitrust: mito e realtà dei
monopoli, Bergamo, 2004, pp. 2-8 .
7
un'interpretazione orientata verso una valutazione del mercato
perfettamente concorrenziale, a cavallo delle due guerre mondiali
presero piede le teorie di coloro i quali non accettavano l'idea per cui
il monopolio era la situazione limite rispetto alla concorrenza
perfetta
7
.
Studi ed approfondimenti elaborati grazie ai contributi di
J.Schumpeter e J. Keyenes permettono oggi di riferirsi, invece, ad
una “competizione sostenibile” o workable competition con
riferimento a quel modello di mercato che tiene conto di una serie di
criteri oggettivi e presenti nella realtà quali il criterio del
comportamento dell'impresa (behavioral criteria ), il criterio della
valutazione dei risultati (performance criteria), ed infine un criterio
strutturale che tenga conto sia delle variabili del numero e della
misura della distribuzione dei venditori, sia delle condizioni di
entrata nel mercato (structural criteria). In Particolare, Schumpeter
riconobbe l'esistenza e l'importanza del ruolo dell'imprenditore come
attore principale all'interno delle dinamiche concorrenziali
8
,
confutando così la dottrina neoclassica che tendeva a separare
nettamente le dinamiche del mercato da chi produce un determinato
bene.
Si è, inoltre, sottolineato come alla base di un sistema puro di
7
V .MANGINI, G.OLIVIERI, Diritto Antitrust, Torino , 2012 , p.5
8
J.A.SCHUMPETER, Storia dell'analisi economica, Torino, 1990, p. 672
8
concorrenza, come quello ipotizzato dalla teoria neoclassica, vi si
debba presupporre una simmetria formale, cioè una condizione di
conoscenza completa di tutte le variabili in gioco da parte di coloro
che operano nel mercato, fattori che però non possono essere
considerati come fatti conosciuti, tutt'al più possono divenire
conoscibili solo grazie al processo concorrenziale stesso
9
.
Tale competizione sostenibile può, inoltre, definirsi
“dinamica”, grazie al fatto che la concorrenza, all'interno di un così
costruito modello, è caratterizzata da un continuo processo basato
sull'innovazione del mercato e che non pretende di semplificare una
realtà che si presenta invece complessa.
Il fine che le legislazioni antitrust hanno perseguito e
continuano a perseguire è quello di far si che la competizione
all'interno del mercato sia effettivamente sufficiente ed adeguata, con
tutte le cautele del caso che, come appena visto, la definizione di
workable , sufficient and adequate competition merita.
L'analisi del mercato oggetto di studio avverrà, dunque, con
riferimento ad una competizione già definita reale e che sia sobria di
quelle caratteristiche legate ad un modello di scuola teorico o
neoclassico che non tiene conto dello stato attuale e concreto
dell'economia.
9
F.A.VON HAYEK, Il significato della concorrenza, in: F. DONZELLI (a cura di)
Conoscenza, mercato, pianificazione, Bologna, 1988, p.297
9
Tuttavia, partendo dall'idea per cui “[a] workable competition
is not a precise concept”
10
, non si deve commettere l'errore di
ritenere che l'esistenza di un mercato competitivo sia la risposta ai
problemi delle società attuali, e che sia la condizione sufficiente ed
unica per poter raggiungere il benessere sociale. Piuttosto, una
politica economica incentrata sul sostegno e sulla protezione della
competizione del mercato reale spesso può allontanare e prevenire il
rischio di degenerazioni di politiche restrittive disegnate per servire
interessi privati di pochi.
Inoltre, le Scuole di pensiero economico nel corso del secolo
passato si sono interrogate sulla risoluzione della questione di quale
gruppo di individui dovrebbe godere dei benefici di un intervento
legislativo a favore del libero mercato.
Tra gli altri, appartiene alla Scuola di Chicago il pensiero per
cui la preoccupazione della legislazione antitrust dovrebbe essere
quella di massimizzare il benessere dei consumatori e perseguire la
protezione della competizione più che dei competitori
11
.
A tal riguardo vi è, inoltre, da registrare la posizione di chi
argomenta che forse l'azione più efficace in favore del consumatore
sarebbe quella di considerare che le legislazioni antitrust nella loro
10
P. AREEDA, op.cit., p. 40
11
Cfr. R. H. BORK, The Antitrust Paradox, New York, 1978
10
storia siano state di per sé una limitazione della concorrenza
12
, ed
ancora si è detto che le legislazioni antitrust si sono rivelate solo
come utili per fini governativi piuttosto che per i consumatori
13
.
Altri invece hanno preferito argomentare in favore dell'ipotesi
per cui i beneficiari delle legislazioni a favore della competizione, in
particolar modo dello Sherman Act, fossero gruppi di interesse legati
alla difesa non del consumatore ma di piccole società
14
.
Non è stato assolutamente facile rinvenire ed assemblare in un
perfetto ordine di idee le fonti citate in questo capitolo, per una serie
di ragioni: ogni autore, nell'ambito della propria opera, ha
chiaramente espresso il proprio punto di vista personale, che solo a
volte si intreccia con quello politico, dando una chiave di lettura
della realtà in base alle proprie convinzioni. Sembrerebbero
affermazioni abbastanza comuni nel momento in cui ci si approccia
ad un lavoro analitico di tesi. In realtà, la tematica quale lo scontro
tra liberisti convinti e fautori di una pianificazione economica
assume oggi un significato particolare, se non altro diverso, dato che
è pacifico affermare che il modello di capitalismo, così come
conosciuto fino ad oggi, sia entrato in una crisi di cui non
conosciamo né la profondità, né le strette conseguenze con
12
T. W. HAZLETT, Is antitrust anticompetitive?, “Harvard Journal of law and public policy”
n.277, Harvard, 1986, p. 336
13
S.RICOSSA, loc.cit., p. 7
14
H.HOVENKAMP, Federal antitrust policy : the law of competition and its practice, St. Paul
(Minn.), 1994, p. 49
11
riferimento alla nascita di modelli alternativi.
Nella ricerca del perché di un diritto antitrust, ci si è imbattuti
nelle teorie dei Keynesiani, dei Post Keynesiani, di Neokeynesiani, di
Classici, di Neoclassici (o Scuola delle Aspettative Razionali), di
Monetaristi, e non è stato neanche facile districarsi tra le idee della
Scuola di Chicago, della Public Choice della Virginia, degli
Sperimentalisti, dei Game Theorists, delle varie correnti della Supply
Side e della, non ultima per importanza, Scuola austriaca.
È evidente che in un periodo storico come quello odierno di
cui è già difficile scriverne ed interpretarne i risvolti per la sola
ragione per cui lo si sta ancora vivendo in pieno, le teorie
economiche fino ad oggi studiate appaiano in una luce affievolita, o
almeno, si fa breccia il dubbio per il quale la predicabilità di alcune
delle citate teorie possa essere messa in discussione. Muovendo da
questo pensiero, non risulta peculiare neanche individuare, e per
questo non può essere additato, chi assume che politiche di
deregulation e di antitrust contrastino con lo sviluppo economico
15
.
Lo stesso Schumpeter elaborò la teoria della “distruzione
creativa” per la quale la condizione di monopolio, in alcune
circostanze, non costituisce una minaccia all'economia e, anzi, la sua
sola esistenza svilupperebbe la crescita economica e stimolerebbe
15
V .ORATI, L’effetto Schumpeter. L’infondatezza delle politiche di deregulation e antitrust,
URL:http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=24885
12
l'innovazione
16
. Pensiero che ha fatto breccia anche presso un
autorevole esponente della scuola di Chicago, Richard Posner, che
raccomandò, ad eccezione della Sezione prima dello Sherman Act, la
completa abrogazione della legislazione antitrust
17
.
Assodato che esiste dunque un problema di definizione ed
identificazione dei beneficiari di una così larga e sfumata idea di
competizione, per proseguire nello studio dell'istituto dell'antitrust,
comunque si interpreti il fenomeno, si potrà convergere
pacificamente sulla funzione che una libera competizione all'interno
del mercato svolge, garantendo “[...] the existence of a process of
rivalry between firms which, in the pursuit of self-interest,
endeavour to win custom in the market”
18
.
Il complesso di norme note sotto il termine di “leggi antitrust”
o leggi a tutela della concorrenza
19
, è stato adottato ormai dalla quasi
totalità dei Paesi occidentali
20
che hanno abbandonato del tutto la
possibilità di regolare il mercato attraverso l'imposizione di un
16
Teoria di J.SCHUMPETER, richiamata da: Millennium issue: Antitrust Standard ogre,
disponibile all'indirizzo: http://www.economist.com/node/347251
17
R. A. POSNER, Antitrust law, Chicago, 1976, p. 212
18
M..M.DABBAH, The internationalisation of antitrust policy, Cambridge, 2003, p.18
19
Per approfondimenti sulle diverse posizioni esistenti in dottrina circa la differenza tra la
normativa antitrust e le disciplina della concorrenza sleale vedasi:
M.LIBERTINI, La concorrenza degli antichi e la concorrenza dei moderni, in: P.BARUCCI,
C.RABITTI BEDOGNI (a cura di), Vent'anni di antitrust. L'evoluzione dell'autorità garante
della concorrenza e del mercato, Torino, 2010, pp. 97 ss.
20
Antitrust nel mondo, URL: http://www.agcm.it/resto-del-mondo-e-icn/antitrust-nel-
mondo.html, testo integrale: “Nel mondo sono oltre centoventi i Paesi che hanno già adottato
o stanno adottando una legislazione antitrust. Normative a tutela della concorrenza esistono in
tutti i Paesi industrializzati che fanno parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico (OCSE)”.
13