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La Biomassa: una FER a rapido sviluppo
Studio della filiera a oli vegetali e sulla sostenibilità
ambientale ed energetica dei biocombustibili
Premessa: “la sfida energetica delle fonti rinnovabili”
Sole, acqua, vento, biomassa, biocombustibili, geotermia, energia delle maree sono
tutte fonti energetiche rinnovabili e rappresentano uno strumento importante per
realizzare quell’obiettivo mondiale di “indipendenza energetica” dal prelievo dei
combustibili fossili (petrolio, carbone e gas) che, sempre più spesso, viene ribadito
nelle agende politiche degli Stati per riorganizzare, riformare le proprie economie
alle prese con l’inquinamento e problemi ambientali sempre più gravi del nostro
tempo. Problemi che ormai conosciamo tutti molto bene, emissioni di gas serra in
atmosfera, spreco energetico, impronta ecologica, sostenibilità nei consumi e che
necessitano soprattutto per preservare il futuro della nostra generazione e quelle
successive di un cambio nello stile di vita, nel modo di produrre e gestire le risorse
naturali.
Oggi conviviamo in un pianeta inquinato, surriscaldato, continuamente privato delle
sue migliori invenzioni vale a dire la biodiversità, perché l’intero nostro sistema di
produzione per circa duecento anni si è basato sull’estrazione delle materie prime
fossili, che sono state indubbiamente una grande invenzione, nonché un modello
efficiente, economico, e soprattutto altamente energetico che ha cambiato il nostro
modo di vivere, ma purtroppo anche quello della Terra. Senza la scoperta del
petrolio, l’intero nostro sistema sociale, economico su cui oggi basiamo la nostra
esistenza non ci sarebbe. Quel sistema di estrazione ci ha permesso di compiere passi
giganteschi in molti campi della scienza, dalla medicina alla tecnologia, di scoprire
importanti innovazioni come la plastica o i prodotti per l’igiene, ci ha permesso di
volare, di coprire distanze altrimenti irraggiungibili a piedi o con i cavalli, ma anche
6
di combattere due Guerre Mondiali, di inquinare l’atmosfera con le emissioni, il mare
con gli sversamenti di idrocarburi, fiumi e laghi con le sostanze chimiche e l’elenco
potrebbe continuare ancora per molte pagine. Ormai è chiaro che questo sentiero di
sviluppo non è più perseguibile, lo avevano già detto alcuni studiosi del Club di Roma
nel 1972 con quel rapporto molto famoso sui “Limits to Growth”, cioè limiti allo
sviluppo. Da lì sono arrivati i grandi accordi internazionali sull’ambiente da Rio al
protocollo di Kyoto passando per la Convenzione sulla Biodiversità, nonché gli studi
dei più importanti esponenti delle varie scienze ambientali dalla climatologia alla
biologia. Un cambio repentino dei consumi e del modo di produrre energia, viene
ribadito continuamente da quell’organismo che oggi rappresenta il principale team
scientifico internazionale sul Cambiamento Climatico, l’IPCC (Intergovernmental
Panel on Climate Change). L’Unione Europea in questi ultimi anni ha emanato molte
direttive in materia, ne ha fatto un libro Bianco, ed elaborato un piano specifico
energetico per il 2020.
Due sono le ragioni principali perché il nostro sistema economico deve cambiare,
riorganizzarsi, ristrutturarsi partendo dalla materia prima che noi estraiamo
dall’ambiente e senza la quale non possiamo vivere, passando per i processi
intermedi di produzione fino alla fine del ciclo di vita di un qualsiasi prodotto.
Primo, le fonti fossili presentano un problema di esaurimento; per definizione infatti,
petrolio, carbone e gas non si rigenerano (almeno su scala umana) e li stiamo
consumando a ritmi forsennati. Riguardo al petrolio si parla già di un oil peak, ossia
del picco di produzione superato il quale sarà sempre meno conveniente estrarre
barili, poiché sempre più difficili e in via di esaurimento ed allora sì che sarà un
problema
1
. Le stime sulla disponibilità futura delle sue riserve (sul quando del picco
per intenderci), oscillano tra visioni ottimiste e pessimiste, tra chi sostiene che in
realtà sia già avvenuto, e chi invece, ponendo tutte le proprie fiducie sulla tecnologia,
sostiene lo si raggiungerà tra 10, 20 forse 30 anni, ma è ovvio che non durerà a lungo.
Il secondo invece, è un problema di inquinamento e di sicurezza. Secondo i dati sulla
perdita di biodiversità degli ultimi trent’anni pubblicati dal WWF nel rapporto
1
Secondo ASPO (Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio) in linea con la teoria di Hubbert, il più
grande studioso sull’andamento della produzione petrolifera americana, il picco potrebbe essere già
avvenuto nel 2008.
7
“Living Planet Index 2010” oggi il tasso di estinzione delle specie è dalle 100 alle 1000
volte oltre il tasso naturale. Se crolla il sistema naturale su cui facciamo
affidamento, saremo probabilmente costretti ad aggiungere tra le specie a rischio di
estinzione della Lista Rossa dello IUCN anche la nostra specie “Homo Sapiens”
2
. Il
grado di minaccia ? Dipende dalla velocità con cui trasformiamo il nostro sistema
produttivo energetico, poniamo un taglio netto delle emissioni e cambiamo stile di
vita.
L’investimento nelle FER (così l’acronimo delle nuovi fonti energetiche pulite o
rinnovabili) potrebbe essere un parte della soluzione alla sostenibilità. Oggi, le FER
rappresentano già una realtà del mondo produttivo, viste nel loro insieme sono un
settore in rapida espansione, che può contare all’attivo una ventina di anni di
sperimentazione, continui miglioramenti tecnologici, e che, forti di un certo grado di
consapevolezza nell’opinione pubblica e nel mondo imprenditoriale che il tipo di
energia da loro prodotta sia “pulita”, si apprestano a diventare tra i più validi
strumenti con cui intraprendere un percorso di sviluppo che sia più sostenibile.
Tuttavia, per ovvie ragioni di competitività economica e finanziaria, le FER sono
ancora una realtà energetica di “nicchia” rispetto al grado di diffusione dei loro
“fratelli trisavoli” e troppo poco si è fatto rispetto agli obiettivi internazionali di
politica energetica mondiale che si sono dati gli Stati (in primis con il protocollo di
Kyoto e poi con il ruolo di primo piano giocato dall’UE) adottando le varie strategie
sul clima degli ultimi anni.
La scelta dell’energia prodotta a partire da fonti pulite se davvero realizzata
rispettando anch’essi i criteri di sostenibilità e raggiungendo pienamente gli obiettivi
comunitari e internazionali stabiliti in materia di politica energetica comune e di
lotta al Cambiamento Climatico, non solo ridurrebbe i livelli delle emissioni di gas
serra climalteranti, non solo abbasserebbe i costi legati all’inquinamento e i costi
connessi allo spreco di energia, ma soprattutto diventerebbe la nostra assicurazione
sul futuro del pianeta. Tali criteri di sostenibilità però variano da fonte a fonte.
Infatti, la decarbonizzazione dell’atmosfera che si conseguirebbe dall’utilizzo delle
energie rinnovabili mitigherebbe le devastanti conseguenze sotto il profilo ecologico
2
Nella fascia delle zone tropicali i dati dal 1970 al 2010 sulla perdita di biodiversità e degrado degli
ecosistemi riportano anche tassi oltre il 60% di estinzione delle specie (WWF Living Planet Index 2010).
8
dell’aumento della temperatura media globale collegata alla crescita della CO 2 e
ridurrebbe, allo stesso tempo, gli impatti a livello economico, sociale e culturale che il
Cambiamento Climatico, sotto le vesti di un clima bizzarro, sta scagliando contro
l’umanità e le altre componenti naturali della Terra.
9
1. Le fonti energetiche pulite
Le proiezioni elaborate sul futuro dello scenario energetico mondiale, ormai da un
decennio a questa parte, collocano le fonti energetiche pulite o rinnovabili (FER)
sempre più al centro del paradigma energetico e del sistema economico mondiale, in
quanto si sostiene apportino benefici in termini di sostenibilità ambientale, sviluppo
economico, investimenti, miglioramenti tecnologici e innovazione. L’economia si sta
lanciando verso un nuovo orizzonte energetico: quello delle energie rinnovabili ed
ormai è assodato che il nostro stile di vita deve orientarsi verso un uso più razionale
dell’energia. Le più recenti analisi elaborate, per esempio dall’Agenzia Internazionale
dell’Energia (IEA), da anni propongono scenari energetici che mostrano un rapido
sviluppo delle FER nel mercato e nell’industria e dove la transizione dell’economia
verso un modello di produzione e consumo cosiddetto di low-carbon-based, cioè a
basso contenuto di carbonio, rappresenta una delle soluzioni principali per non superare
le fatidiche soglie di concentrazione di CO
2
delineate dall’IPPC e dai più famosi studi
sul Cambiamento Climatico come il Rapporto Stern, che altrimenti ci porterebbero
verso un mondo pieno di incognite
3
.
Sebbene le fonti energetiche rinnovabili stiano acquisendo sempre più forza nel
decision-making che fa capo alle politiche ambientali degli Stati, e a ragion di questo la
rapida crescita proiettata per le curve di domanda dell’energia dell’eolico, del solare,
biomasse etc, in molti degli ultimi scenari energetici mondiali ne fornisce una
testimonianza dello sviluppo di questo settore, è bene comunque ricordare che i più
autorevoli rapporti in materia, cioè quelli delineati dalle più importanti autorità in
materia (IEA, UNDP, AEA)
4
, focalizzano ancora nelle fonti fossili (petrolio, gas
3
Per economia low-carbon-based, si intende un’economia le cui politiche sono volte alla riduzione delle
emissioni di gas serra responsabili del mutamento del clima, finalizzate a raggiungere l’ obbiettivo di
decarbonizzazione dell’atmosfera; comprendono ad es. l’uso delle energie rinnovabili, la riduzioni dei
consumi, misure di efficienza energetica degli edifici.
4
Agenzia internazionale dell’Energia (IEA), Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP),
Agenzia europea per l’ambiente (AEA).
10
naturale e carbone) le principali sorgenti attraverso cui soddisfare la domanda futura di
energia mondiale
5
.
Fig 1. Scenario al 2030 della domanda di energia per fonte.
Fonte: IEA World Energy Outlook 2008 REFERENCE CASE
Le stime dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) al 2008 sul mercato
dell’energia mondiale prevedevano un’espansione della domanda di energia, da adesso
fino al 2030, pari al 45% con un tasso medio di crescita dell’1,6% annuo; ma ciò che é
più interessante e allo stesso tempo preoccupante sotto il profilo energetico, é che sarà il
carbone (la fonte più inquinante tra i combustibili fossili) a contare per più di un terzo
della crescita complessiva prevista (OECD/IEA, 2008). La scelta di rimanere ancorati
allo sfruttamento delle fonti fossili per soddisfare le esigenze della domanda di energia
porterebbe come diretta conseguenza l’esacerbarsi dei problemi legati alle emissioni dei
gas serra e i rischi connessi al Cambiamento Climatico; proprio a causa di questo
rischio ambientale tutta una serie di organismi autorevoli come l’IPCC, IEA, Protocollo
5
I Combustibili fossili comprendono quelli di tipo solido (carbone fossile, lignite, coke da cokeria,
prodotti da carbone non energetici, i gas derivati), i combustibili petroliferi – (petrolio e derivati di esso
- olio combustibile, gasolio, distillati leggeri, benzine, GPL, residui di ) e quelli gassosi, (gas naturale e
gas d’officina)
11
di Kyoto, suggeriscono da decenni, strategie di lotta contro le cause dell’incremento di
temperatura sul nostro pianeta
6
.
1.1 Crescita delle emissioni e implicazioni di un economia mondiale basata sul
consumo dei combustibili fossili
Alcuni degli scenari IEA più recenti sulla crescita della domanda di energia, indicano
che circa tre quarti delle prossime emissioni future di gas serra saranno attribuibili ai
giganti economici in espansione, ossia Cina, India e Medio-Oriente (IEA-RETD –
RETRANS -2010). Ad esempio, lo scenario di riferimento pubblicato nello IEA World
Energy Outlook 2008 individua nel trasporto il settore maggiormente responsabile della
crescita della domanda di petrolio nelle nazioni non OCSE, e quindi di conseguenza
anche delle emissioni di gas serra correlate.
Tale crescita nell’uso dei combustibili fossili ci farebbe allontanare dall’obiettivo
primario dell’UE, nel rispetto degli obblighi di Kyoto, di tenere il riscaldamento globale
sotto la soglia dei 2 °C, il che equivale ad una stabilizzazione delle emissioni di gas
serra (GHG) a 450 ppm entro la fine del secolo (IPCC, 2007)
7
.
Fig. 1.1.1 – Scenario al 2030 sull’aumento previsto di emissioni ad effetto serra a livello mondiale
dovuto al crescente utilizzo di combustibile nelle economie
*la domanda di energia a partire da carbone, petrolio e gas è destinata sempre di più a crescere (circa
il 40% dalla Cina, il 20% in India e Medio Oriente e il restante dalle economie emergenti asiatiche);
Fonte: International Energy Agency - World Energy Outlook (2009)
6
L’Intergovernamental Panel on Climate Change, ovvero IPCC, é il più autorevole organismo scientifico
internazionale sul Cambiamento Climatico.
7
ppm = parti per milioni.
12
Secondo l’IPCC, oggi il trasporto rappresenta tra le sorgenti più problematiche delle
famigerate emissioni dei gas serra responsabili dell’aumento della temperatura media
sulla Terra e di tutte le conseguenze imputabili al “Global Warming”; le stime mondiali
indicano all’incirca che le emissioni provenienti dagli autoveicoli contano per un 21%
sul totale delle emissioni di gas serra mondiali (IPCC, 2007)
8
. Poiché il trasporto
interviene ed è collegato anche ad altri settori come l’industria, l’agricoltura, l’edilizia
etc. esso si rende da solo responsabile approssimativamente di un quarto delle emissioni
mondiali di gas serra in atmosfera, e questi valori sono destinati ad aumentare proprio a
causa della crescente domanda di combustibili fossili aspettata nelle nazioni non OECD.
Fig 1.1.2 – Le sorgenti principali di gas serra nel mondo
* La ripartizione totale dei gas serra, secondo i dati IPCC (2007), vede come prima fonte di gas
climalteranti la CO
2
proveniente
dai combustibili fossili, la quale conta più della metà sulle emissioni
totali GHG globali; al secondo posto troviamo la deforestazione e come terza fonte le emissioni di metano
e protossido d’azoto dall’agricoltura.
Fonte: IPCC –Third Assessment Report (2007)
8
Prendendo i valori IEA sul consumo primario mondiale del petrolio, vediamo che le richieste del
greggio per il settore dei trasporti nel 1980 ammontavano a circa il 38%, ma nel 2008 sono cresciute fino
al 52%.
13
È ormai chiaro da molti anni a questa parte che questo stile di vita è insostenibile, per
cui un nuovo obiettivo di sostenibilità ambientale che comprenda nuove forme di
riduzione delle emissioni dal trasporto e ci sleghi dalla dipendenza energetica delle fonti
fossili diventa di fondamentale importanza (Communication from The European
Commission, 2006). Dunque urge la necessità di ottenere energia da una fonte più
pulita, che allo stesso tempo aiuti gli Stati nell’elaborazione e scoperta di nuove
frontiere tecnologiche che a loro volta sostengano i principali settori dell’economia
industriale, di quello agricolo, trasporto etc., a ridurre le emissioni di gas serra correllate
e che progressivamente ci sleghi dalla dipendenza energetica delle fonti fossili
9
.
Di qui proviene l’orientamento recente verso il solare, l’eolico, la biomassa e i
biocombustibili, e tale scelta è dovuta al fatto che i combustibili convenzionali
scarseggiano ad un ritmo sempre più veloce portando con sé problemi futuri di
approvvigionamento, economici e risvolti politici internazionali. La scarsità del petrolio
sostenuta dagli studi scientifici conduce i mercati a dover fronteggiare continuamente
una situazione di volatilità dei prezzi visti a rialzo, in quanto la scoperta di nuovi
giacimenti non riesce a stare al passo con la domanda, mentre i costi di estrazione
schizzano sempre più in alto. Inoltre, l’uso del petrolio è stato da sempre lo sfondo di
molti conflitti internazionali; una sua scarsità aumenterebbe sicuramente il rischio
futuro di veder nascere nuove tensioni internazionali e laddove già esistono, di acuirne
la portata (IEA, 2008).
Di seguito alcuni degli elementi a favore che potrebbero spingere verso l’abbandono
graduale dal petrolio e del carbone e scegliere dunque soluzioni alternative, più pulite
come le fonti rinnovabili:
• la decuplicazione dei prezzi del petrolio di quest’ultimo decennio mostra un
trend di crescita fintanto che procede l’esaurimento dei giacimenti.
• per via dell’esaurimento dei giacimenti e riserve, il prezzo nel mercato del
petrolio sta aumentando vertiginosamente.
• il numero dei veicoli nel mondo sta aumentando progressivamente ed
amplificherà i danni collegati all’inquinamento atmosferico, emissioni e salute.
Dunque, già da parecchi anni la produzione di elettricità e calore pone un’alternativa all’
9
Commission Of the European Communities - Communication from the Commission 2006 , ibidem.
14
uso del carbone e petrolio, tramite l’utilizzo diretto delle biomasse, del solare,
dell’eolico, della geotermia; ovviamente ulteriori passi nella diffusione delle FER sono
necessari, ma è indubbio il loro potenziale per lo sviluppo energetico dell’economia
mondiale. I continui miglioramenti nella tecnologia e nei processi di conversione
dell’energia, dai micro-film sottili del fotovoltaico ai processi di conversione
dell’energia da biomassa, passando per i biocombustibili di ultima generazione, fanno
ben sperare a riguardo. Ed è proprio sulla bioenergia ed in particolare sulla filiera della
biomassa che tratta gli oli vegetali per la produzione di biocombustibili su cui si
concentrerà il presente lavoro. Quest’ultimi una forma di bioenergia sotto-branca della
FER – Biomassa, la quale sta sperimentando un netto sviluppo in tutto il mondo, merito
soprattutto della forte incentivazione, dei massicci investimenti e della grande fiducia
come soluzione al raggiungimento di un indipendenza dalle fonti fossili. Nonostante il
forte sviluppo, sono però ancora molti i dubbi sulla sua approvata sostenibilità
ambientale. Proprio la sostenibilità delle colture oleaginose per la produzione di
biocarburanti, sarà l’oggetto principale di questa tesi, volta ad indagare che tipo di
impatti ambientali, ripercussioni ecologiche, energetiche e sociali che derivano dall’uso
biocombustibili, ma anche eventuali vantaggi o consigli futuri per rendere più
sostenibile questa forma di bioenergia.
1.2 Scenari energetici internazionali delle FER
Gli scenari energetici offrono un ampio elenco di stime circa il potenziale delle fonti
energetiche di soddisfare la domanda attuale di energia globale. Recentemente
l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha stimato che la quota di energia primaria
globale a partire dalle rinnovabili si attesta al 14%; nel 2030, se gli Stati attueranno i
giusti investimenti, il potenziale di sviluppo del settore potrebbe coprire anche il 19 %
di tale domanda, con circa un 29% di elettricità globale prodotta in modo pulito entro il
2030 (IEA, World Energy Outlook, 2010). La stessa IEA in uno dei suoi ultimi elaborati
delinea uno scenario di sviluppo delle rinnovabili per il decennio 2030-2040 dove la
copertura della domanda di energia primaria ottenuta dalle FER potrebbe arrivare anche
al 50%. Per esempio, lo scenario RETD-ACES sulla produzione di elettricità al 2050
(vedi fig.1.2.1) indica che la quota di copertura dei consumi elettrici conseguito con il
15
mix energetico delle FER potrebbe salire dal 22% del 2007 fino al 61% già al 2030
10
; in
particolare per quanto riguarda lo stato dei consumi mondiali del settore elettrico, le
biomasse e l’eolico acquisirebbero un ruolo predominante rispetto agli tipi di fonti. Tali
risultati sarebbero però conseguibili solo a patto che, l’investimento nelle fonti pulite sia
accompagnato da interventi di efficienza energetica, maggiore consapevolezza nei
consumi finali, prezzi più elevati dell’energia e investimenti nella rete elettrica tramite
l’utilizzo di reti intelligenti, o Smart Grid,, che risolvano le attuali inefficienze della rete
elettrica dovuta ai picchi di domanda e cali di tensione durante le fasi trasmissione e
distribuzione dell’energia elettrica (Manna, 2010).
Fig.1.2.1 Scenario RETD ACES sul contributo delle FER alla generazione di elettricità nel mondo
Fonte: http://www.iea-retd.org/files/201010%20Flyer%20Scenarios.pdf
Il più recente Rapporto sull’Energia Mondiale - WEO 2010 - , nel suo Nuovo Scenario
Politico, sostiene che gli interventi dei governi per l’incentivazione allo sviluppo delle
rinnovabili nel settore elettrico potrebbero crescere da 57 miliardi di dollari nel 2009 a
circa 205 miliardi di dollari entro il 2035 (circa lo 0,17% del PIL mondiale). Tra il 2010
e il 2035 si stima che il 63% dell’apporto di energia potrebbe derivare direttamente da
elettricità prodotta a partire da fonti rinnovabili con un buon contributo da parte dei
carburanti prodotti a partire da biomassa vegetale, più comunemente chiamati
biocombustibili o biocarburanti (IEA- WEO 2010).
10
Scenario RETD ACES – achieving Climate and Energy Security IEA
16
Fig. 1.2.2 Contributo annuale globale dei biocombustibili al 2030 secondo le nuove politiche di
scenario IEA
Fonte: file immagine da: World Energy Outlook (2010)
Le stime sullo sviluppo delle fonti rinnovabili bisogna comunque dire che presentano
un grande margine di incertezza, mentre invece molto più affermata rimane la sicurezza
energetica prevista sull’uso dei combustibili fossili nel futuro più recente, vale a dire
per i prossimi vent’anni.
Fig. 1.2.3 Scenario WEO confronto sviluppo fonti energetiche rinnovabili e fonti fossili
* L’uso dell’energia da fonti rinnovabili sta subendo una forte crescita, ma secondo stime più
conservative, i combustibili fossili forniranno ancora il 78% dell’energia nel 2035.
Fonte: U.S. Energy Information Administration Annual Energy Outlook 2010
17
1.3 Una fonte rinnovabile dalla materia organica: la biomassa
Con il termine biomassa ci si riferisce a tutto il materiale organico sia di origine
vegetale sia animale, destinato o ad uso energetico o in campo agricolo come fonte di
accumulo dell’energia solare
11
; sono dunque molti i componenti o i prodotti che
possono assurgere al rango di biomassa: dagli scarti del legno e residui della
lavorazione forestale alle coltivazioni agricole come la soia, il girasole e la colza, dagli
scarti della frutta e verdura della silvicoltura ai reflui delle deiezioni animali e ancora,
dai prodotti di scarto della lavorazione della carta ai prodotti agroalimentari destinati
all’alimentazione
12
.
Le piante per crescere hanno bisogno di nutrirsi e lo fanno a partire da due molecole
basilari alla vita, H
2
O e CO
2
, acqua e anidride carbonica. Per mezzo della fotosintesi
clorofilliana l’energia del Sole viene convertita in energia chimica, precisamente in
zuccheri, ossia molecole organiche indispensabili al processo di crescita della biomassa.
Oggi, mediante processi tecnologici e non, è possibile ricavare energia dalla biomassa,
convertirla e usarla a sua volta come ulteriore fonte di energia alternativa e senza
lasciare inutilizzate le componenti di scarto degli animali e vegetali, il che costituisce
sicuramente un netto vantaggio rispetto a vent’anni fa.
Produrre energia a partire da biomassa presenta inoltre i seguenti vantaggi:
• l’energia può essere prodotta in tutte le forme di stato della materia (solida,
liquida e gassosa) attraverso varie vie di conversione energetica.
• La biomassa è fonte molto diversificata e si può adattare a molti usi della
società e del mercato: ad es. produzione di energia elettrica, calore,
cogenerazione, combustibile per il trasporto
13
;
• Il terzo importantissimo vantaggio ha a che fare con una molecola di
grandissima importanza, il carbonio (C), elemento “tuttofare e onnipresente”
sul nostro pianeta in quanto base delle strutture degli organismi viventi; questa
molecola è, infatti, al centro di uno dei più importanti cicli biogeochimici che
regolano la vita sul nostro pianeta - (c.d ciclo del carbonio), ed è direttamente
11
http://www.rinnovabili.it/biomassa
12
EUBIA (European Biomass Industry Association)
13
Le ultime innovazioni in materia di biomassa hanno introdotto anche un terza frontiera, il recupero del
refrigeramento unito alla cogenerazione, termine a cui ci si riferisce per indicare la generazione
simultanea di energia elettrica e calore in un unico processo.
18
collegato a uno dei nostri più grandi problemi ambientali odierni, il
riscaldamento globale (Flannery 2006, IPCC, 2008) .
Ed è proprio questo legame con il carbonio che rende la biomassa una fonte rinnovabile
di energia, in quanto il bilancio di emissioni a effetto serra che si origina dalla sua
combustione è un bilancio neutro; vediamone subito il perché:
• Ciascuna forma vegetale ha la capacità di fissare l’anidride carbonica nelle sue
parti e pertanto unita al suolo, costituisce uno dei “sinks” naturali (serbatoi di
accumulo) del carbonio della biosfera terrestre, i quali sono dei regolatori del
clima terrestre. (Ferrara, Farruggia 2007, IPCC- 2007)
14
.
Da questa importantissima proprietà ne ricaviamo una regola molto semplice e precisa;
usare biomassa a scopi energetici di per sé non apporta ulteriori contributi netti di
emissioni di gas serra nell’atmosfera perché i volumi in gioco di biossido di carbonio
(CO
2
) immessi in atmosfera dal processo di combustione in realtà sono nulli (o in
pareggio), dato che la combustione di un qualsiasi biocombustibile emette la stessa
quantità di anidride carbonica precedentemente sequestrata all’atmosfera durante la fase
di crescita della pianta stessa (UNFCCC, Lochmann 2010). Detto in altri termini, il
flusso dell’elemento chimico (nel nostro caso il carbonio) in entrata, si dice che eguaglia
quello in uscita da un serbatoio e durante questo passaggio si viene a generare uno stato
detto di equilibrio dinamico (Millenium Ecosystem Assessment 2005).
Tale equilibrio invece, non ha ragione di esistere con gli altri serbatoi di carbonio
rappresentati dai giacimenti fossili di torba, petrolio, carbone, metano, perché quel
carbonio è stato confinato sottoterra per centinaia di milioni di anni e pertanto non entra
nelle dinamiche attuali del suo ciclo; se non venissero estratti tali combustibili, quel
carbonio rientrerebbe solo su una scala temporale lunghissima e cioè centinaia di
migliaia di anni. Questa differenza spiega perché le biomasse rientrano al pari del
solare, dell’eolico, della geotermia etc., nel comparto delle sorgenti o fonti di
rinnovabili di energia, fondamentali nella lotta al Cambiamento Climatico
15
.
14
Nella scienza che si occupa del Cambiamento Climatico, con il termine “sinks” si intendono i bacini
ricettivi, ossia tutto quello che sul nostro pianeta è in grado di assorbire il carbonio. I principali
assorbitori sono gli oceani in primis, le piante e il suolo http://www.ipcc.ch/
15
Il bilancio è effettivamente nullo per la biomassa solo se si considera come unico gas la CO
2..