INTRODUZIONE
Terza tappa, quella delle imprese customer oriented.
Il palcoscenico cambia la scenografia di fondo e la rappresentazione si ambienta
nel mondo delle relazioni, come dire un “diverso gioco tra persone dove il futuro
dell’azienda si plasma e si modella nell’istante in cui acquirente e personale
entrano in contatto”, in riferimento ad un sistema di produzione aperto, in cui
vengono inclusi anche il cliente e la raccolta di informazioni relative al
mercato (in tempo reale) come piattaforma di scelte decisionali.
A tale mutata natura delle attività economiche i significati rivisitati di cultura (del
cambiamento), apprendimento (come acquisizione quotidiana), tecnologia (come
base tecnico-scientifica) forniscono una marcata qualificazione. Essi devono
entrare in rapporto equilibrato con i più tradizionali aspetti di marketing per
affrontare situazioni nuove e costruire identità d’azienda.
Polo d’attrazione nel nostro percorso diventano dunque quelle imprese che hanno
sposato una filosofia operativa tesa a perseguire la massima soddisfazione dei
propri clienti, come radice delle proprie capacità e filigrana della propria
eccellenza.
Essere sempre più vicini al cliente e fornire un servizio in grado di corrispondere
sempre meglio alle loro aspettative sono must di cui anche le aziende della nostra
realtà economica, quella salernitana, devono appropriarsi quali premesse
indispensabili per tarare la propria offerta e al tempo stesso per perseguire la
soddisfazione dei pubblici di riferimento come garanzia di qualità dei propri
prodotti.
Ma è davvero possibile ravvisare un’attenzione strategica ed operativa verso tali
item nelle nostre imprese o, piuttosto, si tratta di un’adesione acritica e spesso
superficiale a paradigmi teorici poco realistici?
Da ciò l’idea di realizzare una ricerca sul grado di diffusione e di pervasività della
Customer Satisfaction come orientamento filosofico e di principio e come
implementazione (in termini di misurazione delle aspettative e della soddisfazione
dei propri clienti e comunicazione di una nuova capacità relazionale e di ascolto)
concretamente realizzata nelle nostre aziende.
Se pure non sono mancate situazioni in cui ci si è trovati a scontrarsi con una
INTRODUZIONE
cultura d’impresa a volte ancora “rudimentale” se non del tutto assente, tuttavia
con altrettanta frequenza si sono presentati casi di aziende che hanno dimostrato
sul campo il trionfo di concetti diametralmente opposti quali collaborazione,
apertura, interesse, volontà e capacità di mettersi in discussione ed aprirsi a nuove
sollecitazioni.
A tutte quelle imprese che con la loro disponibilità hanno reso possibile la
realizzazione della ricerca rinnoviamo ancora un sincero ringraziamento,
auspicando ed augurando un impegno sempre più costante e determinato verso la
customer satisfaction.
PARTE I
L’approccio alla customer satisfaction e i metodi di
misurazione.
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
I
Customer Satisfaction: una rivoluzione nel mondo
d’impresa, ovvero il consumatore di “qualità”.
1.1 Tra complessità e discontinuità l’emergenza di una nuova
cultura d’ascolto…
Era del vuoto, assenza di sistemi comportamentali in un ambiente turbolento,
variabile come scenario sociale, legislativo, tecnologico ciò che Popper descriveva
come “passaggio da un mondo di orologi ad un mondo di nuvole”, ovvero un
mondo deterministico, ordinato e prevedibile sopraffatto da un mondo caotico e
irregolare.
Ecco l’eredità del terzo millennio.
E mentre anche il tempo sembra assumere una connotazione differente, scandito
per anni-web che non durano più i soliti 12 mesi, ma solo 3, cambiamento diventa
per uomini e impresa parola profetica.
1
Fugati i falsi oracoli sull’avvento della standardizzazione, della norma, della
serialità che il circolo virtuoso
2
della società industriale induceva ad immaginare,
considerazioni e valori differenti, contraddittori, in disequilibrio tra loro
costituiscono il fermento di una società che, avendo smarrito le sue sicurezze di
1
Cambiamento nella sua accezione dinamica e coinvolgente, ricca di progettualità, strategia,
futuro, non indica un cedimento al caos e al disordine, bensì un mutamento verso una serie di
ordini più complessi e sensibili, con proprie regole e ricorrenze interne. SASSOON E.,
L’innovazione da più forza alla crescita, in Il Sole 24 Ore, 12 aprile 1999, pag.35.
2
Il circolo virtuoso della società industriale prendeva come fase d’avvio il processo di
“urbanizzazione”. Si basava poi sull’ “organizzazione tayloristica del lavoro” e sfruttando i “mezzi
di comunicazione di massa” tendeva a generare una “omogeneizzazione dei gusti e delle
preferenze” che giustificasse e richiedesse una “produzione di massa” destinata ad un “mercato di
massa”. FABRIS G., Consumatore e Mercato, Sperling & Kupfler Editori, Milano, 1995, pag.13-23.
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
fondo, va rivisitando tutta una serie di comportamenti, a cominciare dai consumi,
per renderli coerenti con il nuovo clima di incertezze.
Una rivoluzione che riguarda tutto il modo di concepire la produzione e i mercati,
che evolvono con rapidità sconcertante.
Se i ritmi dell’innovazione accelerano anche l’impresa deve mettersi al passo.
Coraggio, velocità e immaginazione come codice genetico aziendale, tracciano la
differenza tra subire ed anticipare il cambiamento, laddove il limitarsi a reagire
significa lasciarsi superare dagli eventi.
Posto che l’azienda debba essere concepita come organismo con un patrimonio di
conoscenze (interne ed esterne quali risorse fondamentali), strategie di successo
possono trovare come fondamento solo, e non altro, la capacità di coevolvere con
l’ambiente esterno. E seppure questo dovesse presentarsi come un evento naturale
(dato che l’evoluzione è un percorso naturale di vita), finisce invece per assumere
un carattere episodico e straordinario perché nelle organizzazioni sociali,
politiche, della stessa impresa, agiscono una serie di fattori inerziali interni e
esterni che non riescono a mantenere l’equilibrio con il contesto ambientale.
Insidiosa, rapida e spietata, la “sindrome di Icaro” o della “rana bollita”, rende
l’impresa insensibile ai cambiamenti
3
, invischiata nella logica miope e di breve
respiro “squadra che vince non si cambia”, non riuscendo a cogliere il filo diretto
tra presente e futuro.
Nel passaggio da un ambiente semplice ad uno complesso, altamente competitivo,
la sequenza di comprensione-azione
4
viene ribaltata, e se comunque è possibile
analizzare e capire, non lo è più il prevedere, che cede il passo all’innovazione
3
Volontà suprema aziendale è sicuramente, nella scelta delle strategie competitive, quella di
contenere, per quanto possibile, il rischio. Ci si potrebbe allora rivolgere, ad esempio, a strategie di
diversificazione basate sulla specializzazione concentrica della conoscenza, legata ed ancorata allo
sfruttamento delle competenze di base maturate nel core business. Questo potrebbe però portare
l’impresa a cadere nella “trappola della competenza”, trasformando la “core competence” in “core
rigidity”, con conseguente incapacità di adeguarsi ai cambiamenti strategici. In realtà,
prescindendo da ogni costrittivo esempio, bisogna adeguarsi ad una nuova dimensione, che vede
nel rischio la sua unità di misura e che accetta come unico suggerimento l’accrescimento continuo
del patrimonio di conoscenze aziendali. Per un approfondimento sulla “knowledge competition” si
consulti: SIANO A., Knowledge-Based competition e irriducibilità del rischio nelle strategie di
diversificazione, Esperienze d’impresa, n° 1, 1998, pag. 5-14.
4
In un ambiente semplice si ha una sequenza del tipo: analisi – comprensione – decisione - azione.
Invece quando ci si trova ad interagire in un ambiente complesso la sequenza diventa: azione -
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
continua. Nell’ampia letteratura manageriale si può attingere a differenti tipologie
di cambiamento e modelli di implementazione per l’azienda. Se da un lato
collaborazione, consenso, partecipazione, costituiscono gli strumenti di un
management attivo, capace d’interpretare i mutevoli segnali aziendali, applicando
interventi graduali, pianificati e ordinati (modello dell’Organization
developement), più drastico, il modello di cambiamento della discontinuità, opta
invece per trasformazioni radicali e traumatiche dell’intera struttura aziendale, in
seguito a momenti di relativa stabilità. Se è posto che ogni tipologia di
cambiamento debba inserirsi in un intervento coerente con la particolare
situazione attraversata dall’azienda, certo la partita si gioca nel tentativo di
armonizzare continuità e discontinuità.
Soprattutto, il management reinterpreta se stesso abbandonando le obsolete
logiche di tipo pianificatorio scientifico in favore di un orientamento creativo
5
che
rivisiti coscientemente tutta la mission aziendale.
Dunque scelte e decisioni in azienda si caratterizzano per una progressiva perdita
di linearità a fronte di una crescente interdipendenza e complessità
6
.
Ogni azienda finisce per costituire un sistema adattivo complesso (acronimo:
CAS) che fa parte, a sua volta, di un CAS più ampio. Sono questi i sistemi a
complessità crescente in cui la determinazione delle performance aziendali si
vincola ad un accresciuto coinvolgimento nei confronti dei diversi attori sociali, in
modo diretto o indiretto, per una migliore selezione delle scelte di marketing ed
un crescente valore aggiunto.
Sul fronte interno, in particolare, la gestione delle risorse umane rappresenta uno
strumento chiave in un processo di evoluzione aziendale. Selezione, formazione,
trasformare la realtà - costruire il futuro - tradurre il possibile in realtà. GOVONI W., La
complessità tra equilibrio e disequilibrio, in Mark Up, n°42/98, pag.185.
5
Si possono individuare tre tappe nell’evoluzione delle logiche manageriali. Negli anni ’70
prevalevano logiche improntate alla complessità ambientale, mentre gli anni ’80 fecero spazio alla
intensità concorrenziale, per approdare negli anni ’90 ad una sintesi delle prime due logiche con un
ruolo predominante del management creativo.
6
La teoria della complessità è stata elaborata nell’immediato dopoguerra (1946), grazie ad alcuni
scienziati e pensatori. La paternità di questo sistema viene attribuita a Heinz von Foerster, direttore
del Biological Computer Laboratory negli States. Il sistema della complessità (come nuovo modo
di pensare il futuro) negli attuali dettami si può far risalire tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli
anni ’90. GOVONI W., Complessità la “madre” di tutti i sistemi, in Mark Up, n°32/97, pag.207.
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
motivazione, incentivazione, risultano spinte efficaci per percorrere i gradini della
scala della complessità
7
.
Anche nell’interazione con gli stakeholders esterni si persegue un progetto di
coevoluzione, di condivisione di scelte valoriali.
In particolare, un nuovo ruolo vede assegnarsi il cliente, il quale, considerato
sempre più frequentemente risorsa scarsa e, per questo, più preziosa e ricercata,
diventa fulcro di una nuova politica di valorizzazione del singolo, alla ricerca di
quelle istanze individuali che ne fanno una “persona unica”. Indipendente,
convinto che il prodotto per tutti significa destinato agli altri, diviene il nuovo
barometro della redditività dell’impresa.
Ciò comporta l’adozione di strategie di marketing personalizzato, che si basa sullo
sviluppo del rapporto diretto con il cliente, alla ricerca di nuove vie di
soddisfazione.
Il segreto del marketing contemporaneo
8
trova perfetta sintesi nel connubio tra le
idee di convenienza e praticità, per fermare il consumatore e legarlo all’impresa.
Dunque un marketing come relazione d’amore, intensità di rapporto, di fedeltà, di
soddisfazione, ma anche dialogo e capacità di adattarsi all’evoluzione e alle
caratteristiche dell’oggetto del proprio desiderio. Prova d’amore che l’azienda
offre al suo cliente, l’innovazione diventa un processo di mentalità (risultando
ormai sottinteso quello tecnologico) che porta un nuovo senso alla relazione
offerta-consumatore e field, terreno fertile per ogni vantaggio strategico.
Ed in questo fuoco di passione, principale leva di marketing viene chiamata in
causa la soddisfazione del cliente.
Un cliente soddisfatto, laddove “cliente” è un’astrazione concettuale che nella
pratica si concretizza nelle persone che, nella stessa realtà aziendale, ricoprono
ruoli diversi, è la premessa per un cliente fedele
9
, vero e proprio patrimonio, forse
7
Sulla tematica in esame si veda la scala della complessità:
resistenza – apatia – conformismo – condivisione – impegno – entusiasmo -. GOVONI W., opera
citata.
8
SPARVOLI A., Kotler e il marketing dell’età della pietra, MarkUp, n° 61, 1999, pag. 73.
9
Innanzitutto il costo di acquisizione di un nuovo cliente supera largamente quello di
mantenimento della clientela attuale. Oltre, il cliente fedele fa perdere meno tempo, è meno
sensibile al prezzo, costituisce un efficace e gratuito canale promozionale, accetta più facilmente di
pagare un premium – price del prodotto/servizio. Quando poi, come è il caso delle aziende di
servizio, il differenziale competitivo e quello d’immagine sono più contenuti rispetto ai plus di
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
quello più prezioso, su cui ogni azienda basa le sue possibilità di sviluppo e fonda
la sua concreta ricchezza. Dunque la sua soddisfazione, quella di ciascuno di noi,
consiste nel sentirsi ascoltati, compresi e nel costatare che i propri desideri, anche
quelli metacomunicati, trovano “reale” soddisfazione e concretezza nella pratica
di tutti i giorni. Risultato tangibile ottenuto tramite la più semplice e lineare delle
strategie: la strategia dell’ascolto, processo olistico che, se pure deve considerare
tutto quanto può venire richiesto all’esterno, dal mercato, dai clienti attuali e
potenziali, deve comunque fare i conti con quanto avviene, è percepito ed è
compreso all’interno dell’azienda stessa
10
. Capacità di relazionarsi che diventa
cultura d’impresa che individua nelle indagini sulla soddisfazione del cliente, un
promettente filone di ricerche.
E se le valutazioni macroeconomiche, accanto ai tradizionali indicatori del
benessere economico
11
di una nazione, guardano con grande interesse all’indice di
customer satisfaction come parametro indispensabile alla comprensione dello
stato di salute di un sistema economico
12
(PIL, PNL, etc.), nella stessa valutazione
delle performance aziendali la misurazione della customer satisfaction
13
definisce
un indicatore prezioso per valutare lo stato di salute di un’impresa. Accanto ai
tradizionali risultati d gestione (fatturato, redditività, indebitamento) tali indagini
diventano criterio di valutazione per l’analisi dell’impresa.
differenziazione che possono giocarsi i produttori di beni, il mantenimento e la fidelizzazione della
clientela rappresentano una delle più importanti leve di marketing.
10
La strategia dell’ascolto si articola in tre macro fasi: la fase della volontà, come coinvolgimento
e condivisione dell’intero corpo aziendale nel processo di soddisfazione; la fase della
comprensione, in cui entra in contatto con la realtà esterna da cui trarre le indicazioni
dell’evoluzione o della trasformazione aziendale; infine, terza fase, quella dell’adeguamento e/o
della fattualità, come erogazione di “soddisfazione” al cliente, che passa attraverso tutto il
processo produttivo aziendale: degli stabilimenti, come qualità intrinseca del prodotto, della
ricerca e sviluppo, del commerciale, dell’amministrazione, della logistica, dell’assistenza che
rappresentano la qualità estrinseca del prodotto/servizio. MAMELI G., Quale customer satisfaction,
in Business Communications.
11
PIL, tasso di occupazione, indice dei prezzi.
12
Negli Stati Uniti l’ACSI (American Customer Satisfaction Index) rileva annualmente il livello di
soddisfazione di 3.900 beni/servizi. Anche nell’unione europea è allo studio un progetto per
uniformare gli standard di rilevazione per ottenere parametri di confronto tra i diversi stati membri
(ECSI, European Customer Satisfaction Index). VALSANIA M., L’economia cresce con la qualità,
in Il Sole 24 Ore, 21 giugno 1999, pag.84.
13
“La soddisfazione del cliente è una disciplina di gestione ed uno stile di comportamento
imprenditoriale, che esplicita la capacità dell’impresa di generare valore per i clienti anticipando e
gestendo le loro aspettative e dimostrando in tutte le scelte strategiche e tattiche, competenze e
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
Ancora, disponendo di un rigoroso modello econometrico è possibile correlare le
ricerche di customer satisfaction con la redditività dell’impresa. Se ne paventa
dunque anche un utilizzo come “predittore di profittabilità”, quando essa serva a
stimare in maniera attendibile quanto effettivamente renda in termini di redditività
positiva un incremento della soddisfazione del cliente sull’area di intervento
individuata.
Sono, questi, studi dell’ultima generazione che individuano nel cliente l’elemento
di focalizzazione e di raccordo tra le singole parti di un sistema aziendale
relazionale
14
la cui matrice operativa si identifica nell’adesione ad attività
innovative esplicitate come “catena della redditività” (fig.1-1.1).
Un processo, sequenza di relazioni, appunto, dove ogni output diventa input,
elemento di partenza per la successiva e che individua nella soddisfazione del
cliente la sua fase centrale.
Fig.1-1.1 La catena della redditività
Fonte: Iasevoli G., Micro & Macro Marketing, n°2/1996
Quando il vantaggio competitivo si gioca tutto sulla capacità di mass
customization
15
le uniche prospettive percorribili risultano la conoscenza delle
responsabilità nel soddisfare i loro bisogni”; VALDANI E., BUSACCA B., La customer satisfaction:
specificità, analisi e management, Micro & Macro Marketing, n° 3, dicembre 1995, pag. 315.
14
Il tutto abbandonando un orientamento di tipo deduttivo dove le informazioni relative alla
domanda venivano traslate sul cliente singolo, per seguire una logica induttiva che
dall’acquisizione puntuale di informazioni personalizzate, passi attraverso la loro successiva
aggregazione, a conoscere il mercato. IASEVOLI G., La catena della redditività e la centralità del
cliente nel sistema aziendale, in Micro & Macro Marketing, n° 2/96, pag.318-335.
15
La mass costumization, ovvero la produzione personalizzata è accompagnata e sostanziata da
una micro segmentazione del mercato. Per esempio la Seat–stet, basandosi sulle 350.000 aree
emerse dal censimento ISTAT del 1991 propone per ciascuna fino a 41 segmenti di persone
individuati prevalentemente sulla base delle variabili socio–economiche-demografiche. IASEVOLI
G., opera citata.
Sull’argomento si consulti anche: PACIFICO R., Mass customization, il futuro è su misura?,
MarkUp, n° 62, 1999, pag. 131.
Customer
profittability
Customer
loyalty
Customer
satisfaction
Customer
supply
Customer
relationship
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
esigenze del momento e dei bisogni specifici del consumatore, anche se non
direttamente manifesti.
Quanto viene a costituirsi come solo background possibile per l’impianto di
relazioni impresa clienti che vogliano riscoprire una valenza dialettica, fiduciaria,
di confidenza.
Relazioni durature e proficue che diventino fonti inesauribili di indicazioni da
tradurre, in chiave tecnologico-produttiva, in valore tangibile e simbolico
dell’offerta, e, in termini di redditività, come strumenti per l’incremento del
numero dei clienti profittevoli.
Relazioni che compongono nella mente del più critico stakeholder, il cliente
appunto, il livello di soddisfazione atteso nell’erogazione del servizio che si
scontri, o più proficuamente si incontri, con quello effettivamente ottenuto.
Customer satisfaction per misurare questi gap, dove l’insoddisfazione, tristemente
nota come causa prima d’abbandono, trova il suo riflesso economico nelle
variazioni del portafoglio clienti
16
.
Se un cliente soddisfatto è un cliente fedele, questi deve essere coccolato, amato,
rassicurato e conservato con cura, in quanto fattore che influenza direttamente il
tasso di profittabilità dell’impresa
17
. Soprattutto la sua voce non deve disperdersi
nel vociare indistinto dei consumatori.
Quando, poi, si dovesse allargare la propria analisi agli sforzi effettuati dalla
concorrenza e ai tentativi di ottimizzare i rapporti con l’ambiente esterno (il che
significa migliorare, sì le relazioni con i propri stakeholders e clienti, ma anche, e
perché no, con quelli delle altre imprese) sicuramente il mercato sarebbe più
povero di “amanti insensibili”.
16
Misurando il retention rate (∆ clienti nell’anno/clienti inizio anno x 100) si può verificare che
piccoli incrementi di questo producono aumenti più che proporzionali dell’anzianità media della
clientela, il che genera una serie di benefici per l’intera azienda in termini di miglioramento
d’immagine, migliore dinamicità nell’individuare soluzioni d’offerta, minori costi di gestione e di
acquisizione di nuovi clienti. LUMACA C., Aspetti del processo di rilevazione della customer
satisfaction, in Piccola Impresa, n°1/97, pag.90.
17
BORTUZZO A., Fedeltà chiama differenziazione, MarkUp, n° 58/59, 1999, pag. 92.
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
1.2 …Per produrre un consumatore di “qualità”.
Costretta alle corde e pronta ad abbandonare il campo, la visione aziendocentrica
dell’impresa dominatrice orientata alla produzione in un mercato considerato
come variabile dipendente, diventa ormai retaggio storico; anzi, alla spasmodica
ricerca di vantaggi competitivi, essa guarda con sempre maggiore attenzione al
referente finale, il consumatore, ravvisandone nella piena soddisfazione il suo
fattore critico di successo. Nuovo must: conoscerlo per soddisfarlo. Per
conoscerlo, indagarlo prima e soprattutto in qualità di persona.
Davvero tutt’altro che rassicurante la descrizione che ne fornisce Alvaro Fusetti
18
:
“Il consumatore è un mostro…E’ insaziabile, spietato, esigente, timido,
vendicativo, invadente, egocentrico. E oltre che un mostro, è anche il nostro
padrone”.
In effetti, il consumatore non è più lo sprovveduto mass consumer
19
individuato
attraverso criteri socio demo economici, assegnato ad un segmento di mercato e
ipnotizzato dalle formule magiche della pubblicità, che si aggira tra le offerte di
mercato come Alice nel Paese delle Meraviglie
20
.
Addio all’individuo anonimo, distaccato, isolato, le cui azioni venivano dominate
da una sola idea, la più semplice possibile e orientata allo scopo per la via più
18
Alvaro Fusetti, vicepresidente sud Europa di Nielsen. RUBINELLI R., Il consumatore? Un mostro,
in Mark Up n°34/35, 1997, pag.53.
19
Il concetto di società di massa costituisce il sostrato culturale della teoria ipodermica (cui teatro
è il periodo compreso tra le due guerre mondiali, con la crescita esponenziale delle comunicazioni
di massa). Massa è per Ortega y Gasset: “tutto ciò che non valuta se stesso, né in bene né in male,
mediante ragioni speciali, ma che si sente come tutto il mondo e tuttavia non se ne angustia, anzi si
sente a suo agio nel riconoscersi identico agli altri”. Corpo della teoria ipodermica è che se il
messaggio della propaganda riesce a raggiungere gli individui della massa la persuasione viene
facilmente inoculata e ottiene il successo che si prefigge. I mass media incarnano la nuova forza
unificatrice che si estende a toccare ogni occhio e ogni orecchio in una società caratterizzata da un’
organizzazione sociale amorfa. Sull’argomento si veda WOLF M, Teorie delle Comunicazioni di
Massa, Bompiani, Milano, 1992.
20
Negli anni ’60 si iniziò a parlare di effetti limitati dei media, sempre in relazione ad un individuo
in balia di una società che lo manipola a piacere, dove il consumatore non è sovrano, come
l’industria culturale vorrebbe far credere, non è soggetto, ma oggetto. L’individualità è sostituita
dalla pseudoindividualità, dove divertirsi è non doverci pensare ed essere conformi. La ripetitività
e la standardizzazione dell’industria culturale rendono la cultura di massa uno strumento
potentissimo di controllo psicologico. Oggi invece l’individuo rivendica una declinazione
personale del modello, si riscopre come uno ed unico, fiero paladino della propria diversità
distintiva, come l’amante tradito si riprende dal plagio d’amore più scaltro e disincantato. WOLF
M., Gli effetti sociali dei media, Bompiani, Milano, 1992.
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
lineare. Egli è prima di tutto individuo che fra le variegate aree esistenziali
esprime anche quella del consumo.
È smaliziato, esperto, pronto a denunciare e demistificare le false profezie
dell’oracolo pubblicitario. Mostra una sempre maggiore indipendenza nelle scelte
e un rapporto meno “sognante” con la marca
21
, trasformandosi nel più scaltro
professionista dell’acquisto, pronto a valutare ogni atto di consumo come unico,
eclettico e pragmatico, ma soprattutto autonomo, affrancato da ogni servile
dipendenza dai padroni della produzione.
Naturale conseguenza è l’adesione ad un nuovo paradigma del consumo che
propone (paradosso comico o beffardo?) una inquadratura olistica di un
consumatore che non può essere considerato avulso dal clima storico e culturale di
cui è espressione, cioè una società pragmatica e multilineare
22
. Esso è prima e
soprattutto attore sociale, individuo e protagonista del rituale di consumo, in cui si
sedimenta il sodalizio tra aspetti tangibili ed intangibili del prodotto/servizio. Un
consumatore che diventa sempre più un simulacro, un costrutto semiotico pronto
ad assumere di rappresentazione in rappresentazione i tratti desiderati, cioè
inesistente
23
.
Dopo aver cupidamente bramato e soddisfatto l’ansia del possesso, dell’accumulo,
dell’ostentazione, dell’avere fine a se stesso, quando ormai i bisogni della scala di
Maslow
24
vengono automaticamente soddisfatti quasi che la loro realizzazione ci
21
Se è vero che oggi la marca, come “insieme d’attributi riferibili ad un prodotto/servizio, capace
di generare una differenziazione nell’offerta” non vive più di antica stima, essa deve conquistare
giorno per giorno il consumatore attraverso una soddisfazione costante e continua delle sue attese.
In tal modo assolve una funzione di garanzia per il cliente, assumendosi la responsabilità di
erogare concretamente valore, pena la svalutazione del suo stesso capitale d’immagine.
Sull’argomento si veda: CUOMO M.T., Il ruolo della marca nella customer satisfaction, in
Esperienza d’impresa, n°2/97, pag. 89-105.
22
Il superamento dei confini, il mescolamento di razze, cultura, etnie, l’annullamento delle
distanze spazio – temporali e geopolitiche con il propagarsi dei mezzi di comunicazione che hanno
fatto del mondo un villaggio globale se non una Babele globale, contestualmente all’esaurimento
dei consueti paradigmi politici ed economici, hanno strutturato una società quanto mai
differenziata e segmentata in un ambiente complesso e turbolento, fortemente instabile, che si
evolve secondo una dinamica non lineare.
23
Tuttavia, poiché si ha necessità di fornirgli una forma grafica e sonora, sembrerebbe più
appropriato parlare di cliente, portando un maggior rispetto all’identità di chi acquista ed una più
nitida coerenza con le esigenze di servizio tra chi produce e il pubblico.
24
Maslow prevedeva un modello organizzato secondo una gerarchia di bisogni, da quelli
fisiologici, sicurezza, amore – appartenenza, per giungere a stima – status e autorealizzazione, per
cui ogni individuo attiva un comportamento in relazione al bisogno che deve soddisfare. Il bisogno
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
sia naturale come il possedere tutte le dita della mano, oggi stiamo vivendo
l’epoca meno materialistica della storia e consumiamo segni, non oggetti tangibili.
Il bisogno, inteso come privazione, mancanza che deve essere soddisfatta, è pura
evaporazione concettuale, testimonianza pressoché intangibile di un retaggio
quasi del tutto superato.
“Forse non ci sono più bisogni. Forse oggi, più che di bisogni, potrebbe essere più
utile parlare di desideri. All’urgenza pratica del bisogno si sostituisce così una
ricerca. Il bisogno deve essere soddisfatto; il desiderio, in fondo, non può essere
soddisfatto; anzi, forse, può essere più bello che resti desiderio. Il bisogno è
materiale, è possesso; il desiderio è immateriale, è sogno”
25
.
Alla soddisfazione del bisogno si sostituisce la costruzione di senso, come
produzione personalizzata perché non esiste più un individuo – cliente tipo, ma
tanti quanti (facendo un’approssimazione per difetto) i principali stili di vita
ravvisabili nei mercati e, più analiticamente, quante sono le diverse individualità.
Nell’ottica di un consumer marketing micropersonale, diretto e interattivo, ancora
una volta le aziende devono reinventare il proprio ruolo e porsi come problem
solving e attributrici di senso (al prodotto). Esse gestiscono gli elementi di senso
da attribuire al prodotto/servizio, quelli che vogliono rafforzare o allontanare.
Questa trasformazione dell’offerta in segno, come mutazione fisica del prodotto
che riduce le proprie dimensioni, diventa più discreto ed esteticamente
apprezzabile ed, oltre, un’espansione della dimensione del servizio che tende a
fagocitare gli aspetti più strutturali dell’offerta con la “continua emergenza delle
componenti intangibili simboliche”, bandisce il consumo di forme vuote, ma
nell’estrema competizione tra significante e significato questo diventa il referente
più autentico della personalità del cliente.
di livello superiore subentra solo dopo avere soddisfatto quello di livello immediatamente
precedente. Dunque il comportamento non è casuale, ma finalizzato alla soddisfazione del
bisogno. È questo che tiene in tensione l’individuo, una volta soddisfatto non è più tale. Lo stesso
Maslow però successivamente comprese che la sua divisione dei bisogni non è così netta. In effetti
un bisogno non scompare mai, ma quando è sufficientemente soddisfatto, ne sorgerà uno nuovo.Il
comportamento, così, risulta essere regolato dal bisogno preponderante. LAMBIN J.J., Marketing
strategico, McGraw – Hill, Milano, 1996, pag.80.
25
A. BUCCI : L’impresa guidata dalle idee, Domus accademy, Milano, 1992
CUSTOMER SATISFACTION: UNA RIVOLUZIONE NELMONDO D’IMPRESA
Qui si concreta la costruzione di senso dell’offerta, in cui la rappresentazione
sociale dell’acquisto, la pratica del consumo quale elemento di emancipazione,
crescita interiore, diventa il canale per eccellenza per trasmettere un’immagine
coerente di sé, per comunicare come veramente siamo.
Corre l’obbligo all’impresa di conoscere ed appropriarsi di questo linguaggio
della frammentazione culturale per aprire un dialogo costruttivo con il moderno
consumatore.
Il fine tuning, come capacità di sapersi sintonizzare su questa nuova frequenza,
diventa una sorta di formula magica, veicolo preferenziale per la decodifica di
questi complessi comportamenti d’acquisto, per adeguare costantemente l’offerta
alle cangianti esigenze della domanda nelle sue caratteristiche tangibili e
intangibili.
Per raggiungere questo consumatore in costante accelerazione l’azienda si deve
proiettare in una nuova era, quella del progetto in cui trovi come interlocutore la
persona i suoi sogni, i suoi valori.
Accelerazione, che, d’altra parte, essa stessa ha prodotto, poiché il cliente viene
reso esigente dalle sollecitazioni delle stesse aziende. Ci vuole poco, infatti,
perché lo standard fissato da un produttore, l’inseguita qualità tecnica, diventi ben
presto standard atteso e preteso da tutti.
Costui è il consumatore di qualità?
Azienda vincente è tale nel farsi propositrice di nuovi valori, per creare, anziché
inseguire la propria domanda. Elemento ultimo dei suoi processi di
trasformazione diventa proprio il cliente (e lo stesso rituale di consumo)
26
.
Un prodotto finale, il cliente, particolarmente complesso, da trattare agendo sulle
sue percezioni, attese per renderlo soddisfatto. Non più attraverso inganni e false
promesse, ma attraverso interrogazioni continue, nel viaggio comune alla ricerca
di un’identità tra attese e percezioni.
26
Il cliente è “prodotto” poiché la fruizione dei beni/servizi ne modella i desideri e le aspettative,
quegli stessi che poi egli utilizza per valutare la qualità del bene/servizio che consuma e misurare
la propria soddisfazione. GUIDO G., Il ruolo dei servizi nel nuovo orientamento al consumatore, in
Finanza Marketing e Produzione, marzo’99, pag.77; VARALDO R, GUIDO G., Il consumatore come