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INTRODUZIONE
L'idea di proporre questo lavoro nasce da alcune considerazioni, in parte frutto di
esperienze personali, in parte emergenti dall'osservazione del clima sociale e culturale che ci
circonda. Vi è innanzitutto un dato di fatto esperienziale: la sensazione, nata osservando alcune
dinamiche oggi operanti in alcuni contesti locali del nord Italia, che la progressiva
affermazione e la diffusione di atteggiamenti fortemente individualistici ed egoistici nelle
piccole comunità (ma anche nelle città) – spesso economicamente benestanti – vadano di pari
passo con il sostegno crescente a proposte politiche sempre meno democratiche, sempre più
favorevoli a scelte repressive (incuranti del rispetto dei diritti fondamentali) verso i
comportamenti interpretati come "non normali", sempre più deresponsabilizzanti per i singoli
individui.
Un secondo elemento che ha stimolato la nascita di questo elaborato è rappresentato da
una conseguenza del primo: la crescente domanda di sicurezza (paura del degrado e della
micro-criminalità) che viene espressa nei centri urbani più o meno sviluppati. Le recenti
strategie messe in atto per rispondere al disagio dei cittadini fanno spesso riferimento alla cura
della coesione sociale come "antidoto" per contrastare il senso di insicurezza che si va
progressivamente diffondendo. Si tratta dell'ambito lavorativo dove in questo momento mi
trovo inserito, e questo ha incentivato in me la curiosità di sviluppare filosoficamente il tema
della coesione.
Un terzo fattore è il frequente rilascio di dichiarazioni da parte dei rappresentanti
politico-istituzionali, come quelle che seguono: "L'Italia si caratterizza per un alto grado di
coesione sociale, [che è] il presupposto fondamentale per la tenuta economica."
1
. Oppure:
"V ogliamo fare davvero un grande partito popolare che ha a cuore la coesione sociale."
2
. O
1 COTTONE N., Tremonti: «La coesione sociale è il presupposto per la tenuta economica», da
www.ilsole24ore.com, 21 luglio 2009.
2 NON PROFIT, Il mea culpa di Bersani, da http://www.associazioniinrete.it, 16 ottobre 2009.
5
ancora: "Fondamentali sono nello stesso tempo, quel senso di solidarietà radicato nell'animo
della comunità [...], ed un rinnovato spirito di coesione sociale e nazionale."
3
. La salvaguardia
della coesione viene posta quasi dall'intero mondo politico come un obiettivo importante da
realizzare, eppure si tratta di un termine, spesso abusato, che assume differenti connotazioni a
seconda del contesto di riferimento e della concezione della società sottesa. Per questo, si tratta
di un concetto caratterizzato da una valenza molto diversificata a seconda del quadro storico,
sociale e politico. Tutto questo ne rende difficile una chiara tematizzazione.
Su questa scia, l'obiettivo delle pagine che seguono è fare luce sul concetto di coesione
sociale nel suo rapporto con la filosofia politica liberal-democratica e con alcuni fenomeni
connessi all'età contemporanea. Si cercherà di chiarire il ruolo che il concetto riveste all'interno
del nesso tra società civile e istituzioni politiche, attraverso alcuni passaggi del pensiero
politico moderno e del secolo XX. Per farlo, si adotterà un approccio descrittivo rispetto ai
contributi teorici analizzati e alle dinamiche socio-politiche prese in considerazioni. Il tentativo
di rendere tra loro coerenti le diverse matrici concettuali di riferimento (spesso piuttosto
diverse tra loro) farà sì che non vengano trascurate ipotesi di convergenze tra i vari contributi
presi in considerazione, secondo un sentiero che ci porterà a riflettere sulle connotazioni che il
valore della coesione sociale può assumere all'interno di una cornice teorica democratica, per
favorire l'attuazione concreta dei tradizionali valori di libertà ed eguaglianza.
Si tratta di una nozione comunemente tematizzata dalla sociologia come uno dei
principali valori sociali degni di tutela, ma la sfuggevolezza del suo significato la rende non
semplice da collocare all'interno di una teoria della società e della politica. Per questo si vedrà
innanzitutto (§ 1.1) come questo tema venga oggi affrontato dai policy-maker attraverso la
promozione di strategie piuttosto diversificate e in continua evoluzione. I differenti versanti
investiti dalle attuali "politiche per la coesione" (economia, diritti, fiducia nelle istituzioni,
procedure decisionali, legami sociali, cittadinanza, pluralismo), se rendono difficile
3 NAPOLITANO G., Discorso per le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, Bergamo, 2 febbraio 2011,
da http://qn.quotidiano.net/ agg. febbraio 2011.
6
individuare una radice concettuale unitaria, non ci impediscono di ricercare una costellazione
di riferimenti, prima sociologici poi storico-filosofici, tali da circoscrivere progressivamente i
caratteri mutevoli che l'idea di coesione assume nel suo rapporto con la società contemporanea.
Per fare questo, si prenderà in considerazione la specifica trattazione del concetto da parte del
pensiero sociologico, a partire da colui che per primo esplicita terminologicamente e tematizza
la coesione sociale per affermarla a pieno titolo come componente fondamentale di una teoria
della società: Émile Durkheim. La concezione espressa dal francese (§ 1.2) pone le basi per lo
sviluppo della sociologia moderna, che nel § 1.3 vedremo alle prese con i numerosi tentativi di
esplicitare una definizione soddisfacente. Questo ci permetterà di far scaturire
progressivamente i sotto-concetti chiave che vanno a comporre l'idea, a partire da quelli di
fiducia e solidarietà (§ 1.4). Nel tentativo di individuare una sintesi concettuale dotata di
efficacia euristica, sarà adottata, come punto di riferimento, la recente proposta con cui Joseph
Chan descrive il valore della coesione in termini di interazioni orizzontali e verticali all'interno
della comunità statale.
Nel capitolo 2 ci si concentrerà invece sul pensiero del filosofo David Hume, con
l'intento di rintracciare nella sua riflessione una serie di riferimenti concettuali che –
nonostante un approccio metodologico individualista in contrasto con quello prevalente nella
sociologia (§ 2.1) – ritengo essere particolarmente proficui per delineare filosoficamente
l'oggetto di questa ricerca in riferimento ad una concezione politica liberale. Si vedrà che la
teoria humeana della politica trova un fondamento nell'articolato rapporto tra la componente
emotiva (§ 2.2) e quella razionale (§ 2.3) con cui viene descritta la genesi delle relazioni
sociali primarie e secondarie (§ 2.4). Sosterrò che il valore attribuito dallo scozzese alle
passioni dell'individuo, anziché sminuire il ruolo della razionalità, in virtù del rapporto
raffinatamente articolato che vi intrattiene, ne amplia le potenzialità nell'ottica di costruire una
società fondata sulla libertà e sulla cooperazione all'insegna della reciprocità, quindi della
coesione (§ 2.6). Gli strumenti che lo stesso Hume individua per favorire la coesione e la
7
stabilità delle istituzioni (§ 2.5), come vedremo, rappresentano idee di grande attualità, tali da
sottendere una concezione antropologica dell'individuo in grado di indicarci gli elementi
costitutivi della “natura umana” meglio in grado di spiegare le dinamiche di formazione ed
evoluzione di un ordine sociale e politico.
Con lo scopo di far emergere la potenziale pericolosità dei più o meno impliciti appelli
alla realizzazione della coesione all'interno della moderna società di massa, nel capitolo 3
vedremo, con l'aiuto di Alexis de Tocqueville e di Hannah Arendt (§ 3.1), come i fenomeni
dispotici e totalitari intrattengano con la democrazia un rapporto che vede nell'elemento stesso
della coesione un importante fattore in grado di influire sulla (ed essere influenzato dalla)
specifica configurazione che il potere politico assume quando svanisce la tutela delle libertà
degli individui. Si cercherà, in questo senso, di rendere evidente l'implicita efficacia della
teoria humeana nel sostenere una società libera e coesa, proprio utilizzando gli strumenti
concettuali messi a disposizione dallo scozzese per ipotizzare una spiegazione del totalitarismo
così come viene descritto da Arendt (§ 3.2). La stessa filosofa tedesca, anticipata per diversi
aspetti da Tocqueville, ci mostra come la democrazia moderna sia profondamente segnata
dall'inautenticità dell'idea di eguaglianza che pone formalmente alla base della propria
esistenza. Secondo questa lettura, un esercizio della politica basato sulla mera ripetizione dei
meccanismi della produzione finalizzata al consumo – qual è considerata quella della
contemporaneità – assume un ruolo determinante nel reificare i legami sociali e nel
determinare conseguenze oppressive per la società (§ 3.3).
La seconda parte di questo lavoro è più strettamente legata alla cornice teorica liberale
contemporanea, con il fine di evidenziare la rilevanza che il valore della coesione sociale
assume nel dibattito filosofico odierno. Partiremo dal filosofo politico del Novecento che più
di ogni altro ha segnato il dibattito dagli anni Settanta in poi: John Rawls. Attraverso la sua
"teoria della giustizia", sarà data una lettura del posizionamento filosofico-politico delle
cosiddette democrazie liberali basate sul welfare state, successivamente alla Seconda Guerra
8
Mondiale (§ 1.1). Si vedrà poi l'importante nucleo teorico egualitario ideato dallo statunitense
sia per mostrare i limiti di un approccio forse eccessivamente sbilanciato dal punto di vista
dell'agente razionale (§ 1.2), sia per ipotizzare convergenze con il pensiero di Hume, nel
tentativo di valorizzare l'aspetto del radicamento emotivo dei legami sociali.
Proprio la carenza di "educazione ai sentimenti" che si riscontra nella contemporaneità
rappresenta la principale problematica per una liberalismo in difficoltà nel coltivare un tessuto
sociale e civile all'altezza degli ordinamenti costituzionali che ne innervano le istituzioni (§
1.3), ancor di più con l'aumento della pluralità socio-culturale. Vedremo che, facendo propria
questa critica, il communitarianism – corrente di pensiero che ha origine negli Stati Uniti degli
anni Ottanta – sferra un duro attacco alla società liberale e alla teoria rawlsiana, per sostenere
la necessità di fondare la politica sull'idea di appartenenza nei confronti di un'identità
comunitaria culturalmente connotata, in grado di garantire la coesione e il “bene comune” ( §
2.1). Se, da un lato, la critica dei communitarians coglie alcune lacune della teoria liberal-
democratica, si mostra tuttavia foriera (almeno nella sua componente più radicale) di
conseguenze pericolose, avanzando proposte dalle implicazioni potenzialmente contrarie alla
garanzia dei diritti individuali e, indirettamente, alla stessa coesione sociale che punta a
sostenere. Per questo, nel tentativo di bilanciare il valore dell'autonomia liberale, quello
dell'equità rawlsiana e la tutela dell'appartenenza comunitaria, il canadese Will Kymlicka –
accreditato teorico del multiculturalismo – elabora un'approfondita ed equilibrata proposta
normativa che si concretizza con una teoria dei diritti collettivi per le minoranze culturali (§
2.2). Vedremo brevemente quali sono le virtù di una simile proposta, ma anche quelli che ci
appaiono essere dei limiti in riferimento all'idea della coesione.
Nell'ultimo capitolo, dopo aver mostrato brevemente le difficoltà a cui le odierne
tendenze regressive sociali e civili danno luogo in riferimento ai tentativi di affermare un'idea
di coesione sociale compatibile con istituzioni democratiche e liberali (§ 3.1), si cercherà di
immaginare un percorso differente per fondare i legami di appartenenza. Sarà ancora Hannah
9
Arendt a supportarci, stavolta fornendoci una cornice teorica per l'affermazione di un valore
dell'appartenenza che sia fondato, anziché su istanze culturali, sul versante pratico di un agire
politico democratico (§ 3.2) che intendo interpretare come strumento di coesione. Lo spunto
tratto dal pensiero della filosofa tedesca può dare luogo a diverse ipotesi per l'organizzazione
di una società politica: una di queste è l'individualismo democratico sostenuto recentemente da
Nadia Urbinati, con l'intento di interpretare la vita democratica come vero e proprio bagaglio
"quasi-culturale" di cui dotarsi (§ 3.3). L'interessante esito di questo tipo di approccio non è
tuttavia privo di criticità, come si cercherà di mostrare trattando l'idea di associazione
involontaria espressa dalla riflessione di Michael Walzer (§ 3.4). Il notevole equilibrio
riflessivo dello statunitense, unito all'"umiltà" di cimentarsi a tutto tondo con la concretezza
dei fatti sociali, ci aiuterà ad ipotizzare un ulteriore correttivo rispetto al liberalismo
democratico, basato sul sostegno ad un'idea comunitaria di partecipazione politica.
Dal confronto tra il pensiero di Urbinati e quello di Walzer, discende la differenza tra
un approccio democratico di partecipazione che fa perno in maniera preponderante sulla
componente razionale e un secondo invece più attento a considerare la dimensione socio-
emotiva. Ciò emergerà attraverso il confronto tra due recenti proposte di riforma (o
implementazione) dei processi decisionali: la democrazia deliberativa e la democrazia
partecipativa (§ 3.5). La preferenza per la seconda proposta ci porterà a concludere il lavoro
attraverso l'esame della mediazione sociale, dispositivo nato recentemente in risposta alle
condizioni di disgregazione delle società plurali, come strumento per lo stimolo e la cura della
coesione sociale (§ 3.6). Nel sostenere che la mediazione può essere considerata un
esperimento di democrazia partecipativa, vedremo che, in quanto attività figlia dei tempi
attuali, rappresenta un tentativo paradigmatico, seppur limitato, di promuovere un'idea di
coesione sociale in un'ottica di appartenenza liberale, democratica e plurale.
10
PARTE PRIMA
La coesione sociale: rilevanza filosofica di un concetto sociologico
1. COSA SI INTENDE PER COESIONE SOCIALE
1.1. La coesione oggi: i "policy-maker"
Il concetto di coesione sociale ha assunto negli ultimi tempi una rilevanza sempre più
marcata nel dibattito pubblico, nelle discussioni accademiche e nelle scelte dei policy-maker.
È sufficiente partire da un livello di discussione molto superficiale – qual è molte volte quello
delle dissertazioni politiche nei dibattiti sui media – per notare che sempre più spesso è
possibile ascoltare dichiarazioni di rappresentanti istituzionali che sostengono scelte politiche
considerate utili a garantire la "coesione sociale". Si tratta di un argomento di persuasione, a
cui ci si appella anche grossolanamente per giustificare o sostenere azioni di politica pubblica
molto diverse tra loro, accomunate generalmente dall'intenzione di produrre un beneficio per
l'intera collettività, intesa come un tutto. La crescente diffusione di simili strategie
argomentative ha spesso un carattere demagogico, ma il concetto trova spazio nei documenti e
nelle dichiarazioni di importanti organi istituzionali che agiscono a livello di politiche
nazionali e sovranazionali.
La coesione sociale emerge come questione chiave dell'agenda politica, soprattutto nel
caso del Consiglio d'Europa e del Governo Federale Canadese. Le politiche di coesione del
Governo Canadese sono rivolte ad affrontare problemi quali l'inclusione socio-economica e la
tolleranza delle differenze, mentre il Consiglio d'Europa, sottolineando come il crescente
disincanto della pubblica opinione stia diventando una minaccia per le politiche democratiche,
11
pone la promozione della partecipazione politica e civica al centro delle strategie per la
coesione.
4
Il Governo Canadese ha introdotto l'espressione "coesione sociale" nella propria agenda
ufficiale a partire dagli anni Novanta soprattutto in relazione alle politiche di promozione del
multiculturalismo. Col passare degli anni, nello stato nordamericano la nozione ha assunto una
connotazione sempre più ampia, tale da collegare diversi ambiti di intervento della politica:
distribuzione del reddito, occupazione, politiche abitative, sistema dei servizi pubblici sanitari
ed educativi, solidarietà sociale, partecipazione politica della cittadinanza.
Rapid, social, economic and technological change, driven in large part by globalization, are intensifying
the challenges faced by Canadian communities. The new forms of social cleavages that are emerging
require new approaches to governance, involving a more holistic approach to public policy design and
coordination, the promotion of trust and solidarity alongside other traditional welfare and economic
policies, and the recognition that the process of partecipation often matters as much as the outcome.
For Canada to sustain itself as a successful, cohesive and competititve society, policy-makers will have to
overcome growing social and economic fragmentation by creating new, cross-cutting forms of social
solidarity, fostering more encompassing identities, and reversing the trend of economic inequality. Despite
its variable conceptualization, social cohesion offers a framework for integrating a range of policy areas in
the pursuit of overarching social and economic objectives. The experience of a number of other countries
as well as Canadian research and initiatives can usefully inform policy and program design to that end.
5
Analogamente, l'Unione Europea ha cominciato ad interessarsi al tema della coesione
pensando soprattutto all'esplosione dei fenomeni migratori e all'aumento della diversità etno-
culturale all'interno del continente, con le nuove problematiche sociali connesse. Anche in
questo caso, il concetto si è sempre più ampliato, finendo per far riferimento ad un vasto
spettro di problematiche socio-economiche, tali da includere disoccupazione, povertà, crisi dei
4 AA.VV . a cura di COLOZZI I., La coesione sociale: che cos'e e come si misura, F. Angeli, Milano 2008, cfr.
p. 40.
5 TOYE M., Social Cohesion: the canadian urban context, Canada Library of Parliament - Political and Social
Affairs Division, 2007 da <http://www2.parl.gc.ca/content/lop/researchpublications/prb0756-e.pdf> agg.
2010, cit. pp. 15-16.
12
legami ed esclusione sociale.
In recent years the concept of social cohesion received great attention by social scientist as well as by
politicians. Social cohesion represents a central societal goal at the national and the supranational level.
For example, the European Commission has strongly emphasized the economic and social cohesion of
Europe as a main policy goal of the European Union. [...] Although social cohesion represents a societal
quality it affects the individual quality of life because the elements of social cohesion are perceived and
experienced by the members of the society. Thus, the social cohesion of a society can be conceived as an
aspect relevant to the individual life situation, and in this sense, it represents a part of the individual
quality of life. [...] There are mainly two goal dimensions inherent in the concept: (1) the reduction of
disparities, inequalities and social exclusion and (2) the strengthening of social relations, interactions and
ties
6
.
Come sostiene il sociologo dell'università di Hong Kong Joseph Chan, l'istituzione
politica che ha permesso di compiere un importante passo in avanti rispetto all'idea di coesione
sociale è il Consiglio d'Europa, che ha posto l'accento sulla crescente disaffezione dei cittadini
verso la politica democratica, interpretata come minaccia fondamentale per la stabilità
dell'ordine politico scaturito e sviluppatosi dal secondo dopoguerra. Per questo, la promozione
della partecipazione civica e politica è diventata una tematica preminente nelle politiche del
Consiglio d'Europa, che al Summit di Varsavia del 2005 ha istituito una High Level Task Force
con il fine dichiarato di promuovere la coesione sociale di fronte alle enormi trasformazioni
socio-economiche che l'Europa ha subìto con l'avvento della globalizzazione. Ecco come la
Task Force riassume lo sforzo dell'istituzione europea:
The Council of Europe has done more than any other national or international organisation to develop
social cohesion as a set of goals and practices for policy, converting it from a concept into a policy
approach.[...] The hallmark of the Council of Europe approach is to treat access to rights for all as an
6 BERGER-SCHMITT R., Social Cohesion as an aspect of the quality of societies: concept of measurement.,
Euroreporting Working Paper No. 14, Centre for Survey Research and Methodology, Manheim, 2000, cit. p.
28.
13
essential reference for a cohesive society and also as a principle facilitating recognition of the dignity of
all individuals regardless of their ability to meet their own needs. [...] The Revised Strategy for Social
Cohesion is now the leading relevant policy document. [It] dates from 2004 and as the title implies is an
update of the original strategy (which was produced in 2000). [...] The Revised Strategy continues the
Council of Europe’s tradition of a rights-based approach, orienting itself to building social cohesion as a
basis for human rights. The approach developed in the Revised Strategy can be summarised in terms of
four hallmark features [...]: prioritising democratic negotiation involving development of shared
responsibility, rights and the rule of law; emphasising that recognition of rights for all must be
accompanied by a set of policies to bring about economic growth, the welfare of all and sustainable
development; calling for, above and beyond the legal recognition of rights, the active reintegration of
vulnerable groups; highlighting that responsible implementation of public action and consultation among
actors impacts positively on the values underlying cohesive societies
7
.
Non va poi dimenticato che, sia l'OCSE sia la Banca Mondiale, nei loro documenti ufficiali
descrivono la coesione sociale come elemento funzionale alla diffusione del benessere
economico.
Riassumendo, si può affermare che le istituzioni politiche internazionali oggi invocano
la promozione della coesione sociale per rispondere a problematiche specifiche del nostro
tempo, che colpiscono le società industriali avanzate (o post-industriali) dell'occidente,
sviluppatesi nel XX secolo secondo un modello di welfare state entrato in crisi con l'avvento
della globalizzazione. Ne sono manifestazioni chiare il disincanto dell'opinione pubblica verso
la politica democratica, una quota di disoccupazione persistente come conseguenza dei
continui cambiamenti economici globali, l'aumento dei fenomeni migratori e della
differenziazione sociale, le nuove forme di esclusione nell'epoca della società
dell'informazione.
Generalmente, a queste sfide, a queste spaccature nella società, le istituzioni cercano
oggi di rispondere secondo tre direttive principali, che vengono così operativamente a
7 COUNCIL OF EUROPE, Towards an active, fair and socially cohesive Europe, Report of high level task
force on social cohesion, Sstrasbourg 2008, cit. pp. 10-11.
14
circoscrivere il concetto di coesione sociale:
(1) promoting trust or "solidarity" alongside with other traditional welfare and economic policies; (2) a
recognition that the process of partecipation matters as much as the outcome and (3) a more holistic
approach to public policy design and coordination [corsivi miei].
8
In estrema sintesi, possiamo affermare che fiducia, solidarietà, welfare, partecipazione,
condivisione, approccio olistico verso le politiche pubbliche sono le nozioni generalmente
ricorrenti nel discorso dei policy-maker contemporanei che si occupano esplicitamente della
tematica in oggetto.
1.2. Durkheim e le origini sociologiche
Il tema della coesione sociale è giunto all'attenzione delle istituzioni politiche
solamente da pochi decenni. Eppure si tratta di un concetto che da molto più tempo affonda le
proprie radici nel mondo accademico. In questo ambito, la nozione è da sempre trattata
soprattutto in sociologia, disciplina a cui se ne attribuisce la paternità. L'opinione prevalente ne
fa risalire l'origine alla prima opera importante di uno dei padri della disciplina stessa, La
divisione del lavoro sociale
9
di Émile Durkheim, su cui ci soffermiamo brevemente al fine di
favorire l'emergere di alcuni dei temi che tratteremo in questo lavoro.
Il sociologo francese, sulla scia di Comte e del positivismo ottocentesco, studiando le
dinamiche e gli elementi della nuova società capitalistica che si va affermando nella Francia di
fine XIX secolo, si pone l'obiettivo di ri-fondare un ordine sociale capace di adattarsi alle
nuove condizioni storiche, economiche e politiche negli anni della cosiddetta Terza
Repubblica, nata dopo la guerra perduta con la Prussia nel 1870, con i relativi disordini interni
8 CHAN J., TO H., CHAN E., Reconsidering social cohesion: developing a definition and analytical framework
for empirical research, in "Social Indicators Research", Springer, 75, 2006, pp. 273 – 302, cit. p. 279.
9 DURKHEIM É., De la division du travail social, 1893; trad. it. a cura di AIROLDI NAMER F., La divisione
del lavoro sociale, Edizioni di Comunità, Milano 1996.