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Introduzione
<< Il bambino ha paura di parlare e, quando lo fa, l’adulto ha paura di ascoltare.>>
(Gabel, 1992)
La letteratura negli ultimi anni si è sempre più adoperata a studiare il fenomeno degli
abusi sessuali e della violenza all’infanzia. Infatti, oggi si sente parlare di infanzia
violata molto più spesso rispetto a quanto avvenisse anni fa, mettendo in evidenza
casi di bambini abusati da persone sconosciute, ma, molto più spesso, dagli stessi
famigliari.
Nella maggior parte dei casi, queste piccole vittime sono le sole in grado di denunciare
il loro abusante e gli abusi subiti, in quanto l’abuso sessuale infantile è uno dei crimini
maggiormente celati e tenuti nascosti; pertanto è facile comprendere come l’ascolto
dei minori in ambito giuridico sia un aspetto fondamentale da tenere in dovuta
considerazione per arrivare alla verità e a far giustizia a questi bambini, la cui vita sarà,
in un modo o nell’altro, per sempre segnata da questi eventi negativi.
In questa cornice contestuale si va a inserire l’importanza della disclosure, che
rappresenta un aspetto critico e cruciale di tutto il processo di denuncia; essa
rappresenta il primo passo, la prima condizione, per provare a fermare il ciclo degli
abusi, permettendo di “coinvolgere” altre persone e di render noti i fatti ad altre
persone, oltre al perpetratore e alla sua piccola vittima (Alaggia, 2004; Jensen et al.,
2005; Allnock, 2010; D’Ambrosio, 2010) .
La presente tesi, inserendosi in tale ambito di studi, si articola in tre capitoli.
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Nel primo capitolo sarà trattato, in termini più ampi e generali, il fenomeno dell’abuso
sessuale e delle sue conseguenze a breve e a lungo termine sullo sviluppo del
bambino; inoltre andrò a introdurre informazioni di carattere più giuridico circa i temi
dell’ascolto del minore e dei relativi limiti e perplessità, presenti in letteratura, per
quanto concerne la memoria traumatica del testimone, l’attendibilità dei minori e la
loro credibilità e, infine, della loro potenziale suggestionabilità.
Il secondo capitolo, invece, ha l’obiettivo di entrare più nello specifico e approfondire
l’argomento delle rivelazioni (“disclosures”, appunto), indagando in che cosa consista
il fenomeno e come si articoli, in che modo le rilevazioni vengano effettuate e a chi; i
fattori che ostacolano o, viceversa, facilitano la disclosure degli abusi subiti; le
caratteristiche specifiche di come i bambini raccontano gli abusi subiti e, infine, gli
effetti della narrazione.
Infine, nel terzo capitolo viene presentata una ricerca effettuata su un campione di 59
bambini vittime di abuso sessuale attraverso l’analisi delle deposizioni testimoniali
fornite nell’ambito di procedimenti penali, conclusisi con la condanna dell’imputato.
In particolare, l’obiettivo della ricerca è di valutare l’impatto specifico dell’età e della
presenza di PTSD sulla narrazione degli abusi subiti attraverso l’uso di uno strumento
di analisi del contenuto, il LIWC (Linguistic Inquiry and Word Count) di Pennebaker
(2001; 2007).
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Capitolo 1: ABUSO SESSUALE E TESTIMONIANZA INFANTILE
1.1 L’abuso sessuale
Dal momento che, nel corso degli anni, è stato ampliamente trattato e studiato
l’abuso sessuale infantile, le definizioni di tale fenomeno sono molte; ne propongo,
qui di seguito, alcune di esse.
* “Coinvolgimento di un minore in atti sessuali, con o senza contatto fisico, a cui non
può liberamente consentire in ragione dell’età e della preminenza dell’abusante, lo
sfruttamento sessuale di un bambino o adolescente, la prostituzione infantile e la
pedopornografia”.
(Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, 1999)
* “Coinvolgimento di bambini e adolescenti - soggetti immaturi e dipendenti - in
attività sessuali che essi non comprendono ancora completamente e alle quali non
sono in grado di acconsentire con totale consapevolezza o che sono tali da violare
tabù vigenti nella società circa i ruoli famigliari”.
(Kempe e Kempe, 1978; Montecchi, 1994)
L’abuso è una violazione dei diritti del minore che si verifica quando il comportamento
inadeguato, volontario o meno, di un adulto, impedisce la crescita armonica del
bambino non tenendo conto dei suoi bisogni primari (Caffo et al. 2004).
Rientrano, pertanto, in queste definizioni, gli episodi di pedofilia, stupro, incesto,
abuso rituale e, più in generale, di sfruttamento sessuale.
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Un riferimento di un certo rilievo è costituito dalla definizione proposta al IV colloquio
criminologico del Consiglio d’Europa (Strasburgo 1978), dove si è affermato che per
abuso sessuale di un minore debba intendersi “ogni atto sessuale che provochi lesioni
fisiche e ogni atto sessuale imposto al bambino, non rispettando il suo libero
consenso”.
Si comprende, quindi, che entrambe le definizioni rimandano a episodi che possono
differire l’uno dall’altro per la presenza o meno di violenza fisica, ma accomunati dalla
caratteristica di agire in modo molto forte sulla vita psicologica e sulle relazioni sociali
dei minori, turbandone i processi di sviluppo della personalità e di maturazione della
sessualità (Di Blasio, 2000).
Perciò, ogni rapporto sessuale tra adulto e bambino deve essere considerato abuso in
quattro casi:
1. Se il minore è usato e/o sfruttato per azione sessuale di un adulto;
2. Se il minore è esposto e/o coinvolto in attività sessuali inappropriate al suo
sviluppo psicofisico;
3. Se il minore, coinvolto sessualmente, si trova nell’incapacità di essere
consenziente a causa della differenza di età e di ruolo dell’adulto;
4. Se il minore è coinvolto nell’attività sessuale con persone che hanno un ruolo
determinante nell’ambiente familiare (incesto).
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Oltre a quanto appena detto, gli abusi sessuali si definiscono a partire da due concetti
principali: la coercizione e la differenza di età tra l’offender e la vittima.
Per quanto riguarda la coercizione (con la forza, con la pressione psicologica e
l’inganno), essa deve essere considerata di per sé un criterio sufficiente per avvalorare
la sussistenza di abuso sessuale su un minore, indipendentemente dall’età
dell’offender (World Health Organization, 2004).
Invece, la differenza di età inficia la reale libertà di decisione e rende impossibile
un’attività sessuale pienamente condivisa, in quanto gli attori presentano livello di
esperienze, grado di maturità psicologica e biologica, nonché aspettative molto
differenti.
Tra le diverse forme di abuso sessuale possiamo distinguere: pedofilia, incesto, atti di
libidine, violenza carnale.
Nell’abuso sessuale, il minore è coinvolto in pratiche sessuali manifestate o
mascherate che presuppongono violenza e ai quali il minore non può acconsentire con
una totale consapevolezza, in quanto non maturo, dipendente e incapace, quindi, di
un libero e cosciente consenso (Montecchi, 1994; De Leo e Petruccelli, 1999).
Se, invece, prendiamo in considerazione gli autori di reato, indipendentemente dal
tipo di atti abusivi, possiamo dividere l’abuso sessuale sui minori in diverse categorie
1
:
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Suddivisione S.I.N.P.I.A., Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (2007)
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1) Intrafamiliare: l’abuso viene attuato da membri della famiglia nucleare
(genitori, anche affidatari e adottivi, fratelli, patrigni, conviventi) o da membri
della famiglia allargata (nonni, zii, cugini, amici intimi della famiglia);
2) Extrafamiliare: l’abuso viene attuato da persone conosciute dal minore, ma non
facenti parte della famiglia (vicini di casa, conoscenti, ecc.);
3) Istituzionale: esso avviene quando gli autori della violenza sono maestri, bidelli,
educatori, assistenti di comunità, medici, ecc.; in pratica, da parte di tutti
coloro ai quali il minore viene affidato per ragioni di cura, custodia, educazione,
gestione del tempo libero, all’interno delle diverse istituzioni e organizzazioni;
4) Di strada: l’abuso è attuato sul minore da parte di persone a lui sconosciute:
5) A fini di lucro: l’abuso viene commesso da singoli o gruppi criminali organizzati,
come ad esempio le organizzazioni per la produzione di materiale
pornografico, per lo sfruttamento della prostituzione e agenzie per il turismo
sessuale; oltre a questi vi sono anche gruppi organizzati (sette, gruppi di
pedofili, ecc.) esterni al gruppo familiare.
Gli indicatori dell’abuso sessuale
Per accertare l'effettivo verificarsi di un abuso sessuale è possibile utilizzare una serie
di criteri o indicatori, i quali però non possono costituire un elenco completo e certo in
base al quale poter desumere con esattezza se l'abuso si è realizzato oppure no. Sono
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molti, infatti, i casi in cui la sintomatologia clinica non è esaustiva e dove rimangono
molti dubbi (ad esempio quando non c'è stata penetrazione) (Di Blasio, 1999; 2000).
Gli indicatori variano in relazione alla fase di sviluppo del minore e si distinguono in:
1. indicatori cognitivi;
2. indicatori fisici;
3. indicatori comportamentali/emotivi.
Tra gli indicatori cognitivi rientrano le conoscenze sessuali inadeguate per l'età, le
modalità di rivelazione da parte del bambino dell'abuso sessuale, i dettagli dell'abuso
e, a volte, si verifica una certa confusione nel ricordo dei fatti e nella sovrapposizione
dei tempi. Per scoprire questi indicatori, le aree da indagare sono: il livello di coerenza
delle dichiarazioni, l'elaborazione fantastica, la distinzione tra il vero e il falso, il
giudizio morale e la chiarezza semantica.
Gli indicatori fisici di abuso sessuale sono: la deflorazione, la rottura del frenulo, le
ecchimosi e i lividi in zona perineale, i sintomi di malattie veneree ed altri che devono
considerarsi più equivoci per le molteplici cause che possono averli generati, come le
incisure imeneali, le neovascolarizzazioni a livello del derma nelle grandi labbra (nelle
bambine) o le irritazioni del glande o del prepuzio (nei bambini) oltreché arrossamenti
e infiammazioni aspecifiche localizzate.
Gli indicatori comportamentali ed emotivi comprendono sentimenti di paura,
depressione, disturbi del sonno e dell'alimentazione, un comportamento ipervigilante
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che indica la paura della ripetizione del trauma, la mancanza di interesse verso le
attività ludiche con i compagni, l'alterazione significativa della personalità con
possibili sintomi psiconevrotici (isteria, fobie, ipocondria). La timidezza e la paura si
manifestano soprattutto in presenza del genitore abusante o nei confronti di adulti di
tal sesso. A causa dei sensi di colpa e delle minacce che ricevono, i bambini abusati
possono mettere in atto comportamenti autodistruttivi fino al suicidio.
De Young (1986) ritiene che un ulteriore indicatore comportamentale di abuso
sessuale sia una spiccata erotizzazione della propria vita: infatti i bambini abusati
tendono a diventare sessualmente aggressivi nei comportamenti e nei giochi. Vero è
che occorre tener conto che tali indicatori di abuso non possono essere utilizzati
indiscriminatamente, poiché la presenza di uno o più di essi può essere determinata
anche da altre cause; bisogna fare attenzione al rischio di vedere una correlazione
illusoria tra causa supposta (abuso sessuale) e conseguenze (indicatori), dove questa
non c'è.
Gli indicatori, da soli, non possono essere considerati gli indici certi di un avvenuto
abuso sessuale: sono necessarie ulteriori indagini sulla situazione, come vedremo nei
paragrafi successivi.
Le conseguenze dell’abuso sessuale
Gli eventi traumatici violano l’autonomia del soggetto e inficiano il livello base
dell’integrità corporea. Nel caso dell’abuso sessuale, il corpo viene invaso e ferito;
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pertanto, la reazione traumatica è la conseguenza di situazioni in cui il soggetto non
può ricorrere a un’azione per reagire (Meares, 2005).
I bambini abusati sessualmente, per fronteggiare il trauma e tollerare la paura,
possono sviluppare un comportamento di ipervigilanza e di attacco-fuga. Sentono di
aver subìto una violazione e spesso esplodono in accessi di rabbia o di odio, che
costituiscono la loro armatura protettiva. Inoltre, possono manifestare una ri-
attualizzazione dell’evento traumatico, cercando, appunto, di metterlo in atto con i
proprio coetanei. Questi bambini, fintanto che non elaborano il trauma, si trovano a
dove gestire una vasta gamma di emozioni contrapposte: tenerezza e amore per
l’abusante, ma anche piacere fisico e schifo, paura, impotenza, colpa.
L’impatto con il trauma potrebbe comportare difficoltà nello sviluppo e la rottura del
normale percorso di crescita del bambino; rotture nell’emergere di abilità, come le
abilità relazionali, l’intelligenza, il coping e le capacità di problem solving,
l’autoregolazione, l’autostima e la fiducia, potrebbero annullare la capacità di
resilienza e spostare il ragazzo su una traiettoria caratterizzata da problemi
comportamentali o da psicopatologia (Nader, 2008).
In ogni caso, c’è da sottolineare che non tutti reagiscono agli eventi della vita nello
stesso modo e questo, per quanto possa sorprendere, avviene anche nel caso in cui si
tratti di un evento traumatico. La domanda allora che ci si può porre è: perché?
Per capire i casi, non così rari, di persone capaci di affrontare le avversità, di superarle
e, a volte, persino, di uscirne rafforzati è stato introdotto il concetto di resilienza, con
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cui si intende una capacità d’adattamento, di flessibilità, di resistenza allo stress e
all’ansia (cit. in Di Blasio, 2005). Luthar (2003) ha definito il concetto di resilienza come
la manifestazione di un adattamento positivo, nonostante condizioni di vita avverse.
Si tratta di un aspetto costitutivo della natura umana, di cui gli individui sono
indistintamente dotati: quindi presente in tutte le fasi della vita, seppur non sempre
attiva, che consente di utilizzare le esperienze, anche negative, per riflettere, riparare,
ricominciare a costruire e a realizzare progetti nuovi con forza ed energie interiori
(Caprara et al., 2003; 2004).
Finkelhor e Browne (cit. in C. D’Ambrosio, 2010) hanno individuato quattro vissuti
emotivi caratteristici dell’abuso, rintracciabili nel mondo interno del bambino abusato:
1. Sentimento di impotenza: il bambino sente di non avere il controllo sulla propria
esistenza. Esso si collega a vissuti di svalutazione, negatività e degradazione
dell’immagine di sé, che risulta danneggiata e indebolita;
2. Sentimento di tradimento: l’adulto ha abusato, tramite la seduzione e l’inganno,
il corpo e la mente del minore, violandone l’intimità. Questo tradimento porta
il bambino a perdere la fiducia negli adulti e nelle loro capacità di garantire
protezione e sicurezza. Inoltre, il vissuto di tradimento può legarsi alla
depressione o all’iper-dipendenza, legate a loro volta dal senso di sfiducia
tipico in questi bambini;
3. Sentimento di stigmatizzazione:il bambino si sente “diverso”, sente di esser
stato segnato per sempre. A questa sensazione si associano vissuti di colpa e di