1. BIOGRAFIA
1.1 Rutebeuf: il nome
Tutto quello che sappiamo della vita di Rutebeuf ci è pervenuto esclusivamente
dai suoi scritti. Nessun autore a lui contemporaneo lo ha mai citato; neanche
indagini su documenti coevi testimoniano l’esistenza del personaggio: d’altro
canto non c’è certezza alcuna che il nome con il quale lo conosciamo sia il suo
nome di battesimo
1
.
Egli stesso si cita in quindici delle sue opere; resta tuttavia il dubbio sulla forma
del suo nome: alcuni manoscritti tramandano Rutebeuf/Rutebuef, altri
Rustebuef/Rustebeuf. Tra questi quindici componimenti, ce ne sono sei nei quali
egli stesso scherzosamente analizza il proprio nome, fornendoci l’etimo di
“Rutebeuf”: 1) Du sacristain et de la famme au chevalier (vv. 750-760); 2) Sainte
Elysabel (vv. 2156-2168); 3) Dit d’Hypocrisie (vv. 45-46); 4) Sainte Marie
l’Egyptienne (vv. 1301-1302); 5) Mariage Rutebeuf (v. 45); 6) Voie de Paradis
(vv. 18-19)
1)
750 Et Rustebués en un conte a
Mise la chose et la rima.
Or dist il que, s’en la rime a
Chose ou il ait se bien non,
Que vous regardez a son non.
Rudes est et rudement oevre:
Li rudes hom fait la rude oevre.
Se rudes est, rudes est bués:
Rudes est, s’a non Rudebués.
Rustebués oevre rudement,
1 La questione è trattata in Oeuvres complètes de Rutebeuf , éd. par E. Faral et J. Bastin, Paris,
Picard, 1959-60, vv. 2, I (1959), pp. 32 ss. Rutebeuf. Le miracle de Théophile éd. par G. Frank,
1969. Introduction pp. VII ss. Oeuvres complètes de Rutebeuf , éd. par M. Zink, Paris, Bordas,
1989, pp. 2-3. Rutebeuf. I fabliaux. Introduzione e traduzione a cura di A. Limentani, Roma,
Carocci editore, 2007, pp. 9-10-11. Riassunta nel Dictionnaire des lettres pp.664-665.
5
760 Sovent en sa rudece ment.
2)
2156 Se Rustebués rudement rime
Et sa rudece en sa rime a,
Prenez garde qui la rima.
Rustebeuf, qui rudement oevre,
Qui rudement fait la rude oevre,
Qu’assez en sa rudece ment,
Rima la rime rudement:
Quar por nule riens ne croiroie
Que bués ne feist rude roie
Tant i meist l’en grant estude.
Se Rustebués fet rime rude,
2167 Je n’i part plus, més Rustebués
Est ausi rudes comme uns bués.
3)
45 … hom m’apele Rutebuef,
Qui est dit de «rude» et de «buef».
4)
1301 Por moi, qui ai non Rustebuef,
Qui est di de «rude» et de «buef».
5)
45 Rustebuef, qui rudement oevre…
6)
18 Rustebuef, qui rudement oevre,
Quar rudes est…
1.2 Etimologia di Rutebeuf
Stando pertanto alle indicazioni dell’autore stesso il nome Rutebeuf (si vedano ad
esempio i vv. 2167-2168 del Sainte Elysabel) e le altre varianti deriverebbero da
rude<RUDEM e bues/buef<BŎVEM (la pronuncia dei dittonghi –ue- ed –eu- non
doveva differire l’una dall’altra). Il primitivo “Rudebeuf” sarebbe poi passato, per
dissimilazione della prima occlusiva dentale sonora “d” in occlusiva dentale sorda
“t” a Rutebuef; si tenga, inoltre, presente che, secondo Faral, da uno studio delle
6
rime la dentale sonora “d” non doveva essere molto diversa nella pronuncia dalla
dentale occlusiva sorda “t”: nell’Ave Maria Rutebeuf ai versi 93-94-95 i rimanti
perte : deserte : terde sembrano indicarlo chiaramente. Dobbiamo ritenere,
pertanto, che Rutebeuf più che il nome sia stato il soprannome del nostro poeta
2
.
In tal caso, la forma Rustebeuf/Rustebuef (si vedano le citazioni sopra riportate),
risulterebbe errata e potrebbe essere il risultato di una lettura non corretta di
RUDEM>rute: l’errore sarebbe stato determinato dal fatto che questa era parola
colta e poco corrente nella Francia medievale e quindi poco conosciuta dai copisti;
o anche, per ipercorrettismo: rute poteva apparire una grafia errata che si è tentato
di ricostruire etimologicamente con ruste<RUSTICUM.
Secondo Edmond Faral, il maggiore studioso di Rutebeuf e autore, con Julia
Bastin, di un’ampia edizione delle sue opere, studio di riferimento per qualsiasi
ulteriore trattazione sul poeta, la forma del nome Rutebeuf potrebbe avere un’altra
origine: Faral ipotizza che l’etimo che Rutebeuf stesso fornisce del suo nome sia
solo un gioco “rimico”. Sin dall’alto Medioevo in Francia fu ricorrente una serie
di nomi con la terminazione -BODUS, in francese divenuta –beuf
3
; in seguito la
commistione di questa terminazione volgare con –buef <BŎVEM avrebbe offerto
la possibilità, al nostro autore di dare vita ad un vero e proprio gioco rimico.
Questi nomi tuttavia erano originari della zona occidentale, e, come vedremo più
avanti, il nostro Rutebeuf è nato probabilmente nella Champagne; nulla però
impedisce di pensare che un Rutebeuf, tra gli avi del nostro autore, sia emigrato
da ovest verso est in tempi anteriori.
Inoltre il nome del nostro scrittore non è mai accompagnato da un appellativo: ciò
dimostra che Rutebeuf era di estrazione sociale non elevata, malgrado l’ottima
istruzione ricevuta. Infatti, anche ammettendo che l’appellativo sia un
soprannome, sembra che gli sia stato assegnato più all’interno di un gruppo di
amici di scuola che in ambito popolare
4
.
2 Spesso i giullari erano conosciuti per i loro soprannomi. A. Limentani testo cit. Le fabliaux, J.
Bedier , Paris, Honoré, 1964, pp. 399 e ss.
3 Ad esempio Magnibodus (Mainbeuf), Marbodus (Marbeuf), Gandelbodus (Grandebeuf) etc.
Faral, Bastin ed. cit. pp. 33-34, A. Limentani testo cit.pp. 9-10.
4 Faral, Bastin ed. cit. pp. 33-34.
7
A lui sono attualmente attribuiti cinquantacinque (cinquantasei se si considera sua
la Neuf joies Notre-Dame) componimenti. Di questi, come già detto sopra,
quindici sono i testi in cui si cita, gli altri sono a lui attribuiti nei manoscritti. Il
fatto che egli non si nomini in tutti i testi di cui si pensa sia l’autore, oltre a
seguire una prassi di anonimato predominante nel medioevo, si può spiegare in
diversi modi: per ragioni di prudenza, di convenienza e per la natura
“propagandistica” di talune sue opere. Da una parte le sue feroci satire avrebbero
potuto metterlo in pericolo, dall’altra gli elogi funebri o gli appelli alle crociate
avrebbero sortito meno effetto se firmati da un autore e non visti come un’idea
comune
5
.
Fra i poemi “firmati” si annoverano alcune composizioni commissionate da
mecenati, fabliaux come la Disputaison de Charlot et du Barbier e altri
componimenti lirici e comici.
1.3 La vita
Attualmente si ritiene che Rutebeuf fosse originario della Champagne. Per molti
anni questa tesi fu sostenuta grazie al solo indizio che il “ciarlatano”, protagonista
della sua composizione l’Herberie, si dice nativo di questa regione. Ma tale
spiegazione risulta molto debole: il “ciarlatano” non è che un personaggio
truffaldino all’interno della narrazione di Rutebeuf, di cui egli ha messo in scena
la frode. Il fatto che il nostro poeta l’avesse creato come nativo della Champagne
è evidentemente stato causato dalla fama legata a questa regione: era un luogo
comune dell’epoca che nella Champagne ci fossero molti specialisti di erbe e
pozioni
6
.
Esistono, d’altro canto, indizi più forti che legano il nostro autore alla
Champagne. Il primo è di ordine contenutistico e riguarda la descrizione che
Rutebeuf opera, nel Dit des Cordeliers, dei conflitti avvenuti nel 1249 a Troyes
7
,
dove in quel momento egli si trovava.
5 Faral, Bastin éd. cit. p.34.
6 Faral, Bastin ed. cit. p. 35.
8
Ancora a sostegno dell’ipotesi delle origini “champenoises” si può aggiungere che
tutti i grandi personaggi citati nei suoi scritti o ai quali Rutebeuf porge un elogio o
che gli hanno commissionato opere
8
, possedevano feudi nei territori orientali al
confine tra la Champagne e i domini reali, pur mantenendo una residenza
secondaria a Parigi.
Inoltre, secondo Zink, ultimo editore dell’opera completa di Rutebeuf, il fatto che
due dei tre principali manoscritti che ci hanno tramandato l’opera completa di
Rutebeuf
9
, siano uno della Champagne e l’altro di una zona limitrofa (è stato
ritrovato tra la Champagne e la Lorraine) indicherebbe che l’opera di Rutebeuf
suscitava particolare interesse in quella regione, poiché regione di origine
10
.
Infine un ultimo indizio, che dimostra lo stretto legame del nostro poeta con la
regione della Champagne, sono le descrizioni dei luoghi: nella sua opera
menziona come luoghi a lui familiari la foresta di Bierre (De Monsieur Geoffroi
de Sergines), quella di Fontainebleau (Frère Dénise), la foresta di Sénart, con i
suoi asini carichi di legna (Renart le Bestourné) e i paesaggi del Gatinais (La
dame qui fit trois tours).
Sappiamo tuttavia che il nostro autore si trovava già a ovest nel 1252, anno nel
quale compose un elogio funebre per Anseau de l’Isle-Adam, i cui versi indicano
una buona conoscenza della zona del Valmondois.
In seguito, trascorse a Parigi la maggior parte della vita partecipando alle
polemiche locali
11
: nel 1254 compose la Discorde des Jacobins et de l’Université,
in cui mostra di essere impegnato nella questione universitaria. La “querelle” tra
7 I conflitti, come racconta Rutebeuf, opponevano i Frati Minori ai curati delle parrocchie della
città di Troyes. Le dit des Cordeliers strofe XII e ss. v. 53«L’abeasse que est torte lor fet grand
tort:»
8 Rutebeuf ha scritto un appello in favore di Geoffroi de Sergines, un elogio funebre per Thibaut
V de Navarre, conte della Champagne, un altro elogio funebre per suo nipote Eudes de Nevers,
nipote di Thibaut, la Vie de sainte Elysabel scritta per la moglie di Thibaut V su richiesta di Erart
de Lezinnes della Champagne. E’ sempre per Erart de Lezinnes, nipote di Gui de Mello, vescovo
di Auxerre, che Rutebeuf ha scritto La chanson de Pouille. Il nostro autore inoltre era ben
informato su un personaggio “champenois” Erart de Valéri. Zink éd. cit. pp. 13-14. Faral, Bastin,
éd. cit. p. 36.
9 In tutto ci sono pervenuti quattordici manoscritti che tramandano le opere di Rutebeuf.
10 Zink ed. cit. pp . 3-4.
11 Zink ed. cit. pp. 4-5, Faral, Bastin ed. cit., pp. 36-37.
9
l’Università parigina e gli Ordini dei frati mendicanti lo assorbì durante il
decennio seguente, a conferma della sua presenza nella città regale. Qui scrisse,
nello stesso decennio, Renart le Bestourné (1261), la storia del suo Mariage
(1261), la Complainte de l’Oeil (1263), i lamenti riguardo la sua Pauvreté e il Dit
d’Aristote (1271); dopo essere rimasto così a lungo a Parigi, viaggiò ancora, come
testimoniano la Disputaison de Charlot et du Barbier, ambientata sul cammino di
Saint-Germain-l’Auxerrois e la storia di Charlot et la peau de lièvre, che si svolge
a Vincennes; tornò poi nella capitale, come provano gli Ordres de Paris, in cui
sono presenti scrupolose descrizioni dei conventi parigini.
Ai pochi dati sulla vita si aggiungono le poche notizie sulla sua morte: l’ultima
composizione che possiamo attribuirgli con certezza è la Nouvelle complainte
d’Outremer del 1277. Non è, invece, dato sapere se la Vie du Monde, composta
nel 1285
12
, sia effettivamente sua.
1.4 L’educazione
Sempre dalle sue opere è possibile dedurre che Rutebeuf ricevette una buona
formazione, studiò da chierico. Possedeva sicuramente una buona conoscenza del
latino; infatti alcuni suoi componimenti, come ad esempio la Vie de Marie
l’Egyptienne e il Miracle de Theophile
13
, implicano la conoscenza di poemi, non
solo in lingua volgare, ma anche in latino
14
. Egli stesso dichiara nella sua Vie de
Sainte Elysabel, commissionatagli da Erart de Lezinnes, di averla tradotta dal
latino e adattata al verso francese
15
.
12 Faral, Bastin ed. cit. pp. 37-38, Zink ed. cit. p.6.
13 Rutebeuf. Le Miracle de Théophile, édité par G. Frank, Paris, Honoré Champion, 1969,
deuxième édition.
14 Faral, Bastin ed. cit., Zink ed. cit. Questo poema mostra molti punti di contatto con l’omonimo
poema di Gautier de Coinci. Le miracle de Théophile ou comment Théophile vint a la penitence,
(édité par A. Gamier, Paris, Honoré Champion, 1998), vol. infra.
15 vv. 2011-2014 «Messire Erart la me fist faire,/ De Lezignes, et toute traire/ De latin en rime
fransoise,/ Car l’estoire est bele et cortoise»
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