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INTRODUZIONE
Torino città industriale, città degli Agnelli, città del più
grande stabilimento italiano di automobili, quello della Fiat.
Per lunghissimi anni questa immagine si è insidiata nella mente
di molti. E questa immagine, nel tempo ha arrecato diversi danni
al capoluogo piemontese, perché Torino è ben altro. Torino è una
città elegante, ricca culturalmente e piacevole da vivere.
Se si guarda in passato, si può ben notare che, nonostante la
sua posizione geografica, Torino non ha mai fatto parte del gran
tour che richiamava in Italia ricchi nobili e studiosi del
passato. Il motivo è molto semplice, infatti in epoca
rinascimentale, le città che contavano erano Napoli, Milano,
Firenze e Venezia. Torino era considerato solo un piccolo borgo.
Nonostante la sua ricca storia, la città ha conservato la sua
caratteristica di città di frontiera.
Lo sviluppo di Torino si è avuto con la rivoluzione industriale,
e da qui, nel proseguirsi degli anni si è creata la sua immagine
di città industriale, fredda e grigia.
Negli anni ottanta, la città inizia a sentire il bisogno di un
forte cambiamento, causato anche dal calo nell’ occupazione
industriale. Il settore turistico e quello culturale sembrano
una vera e propria opportunità per iniziare questo cambiamento.
Si sente il bisogno ed il desiderio di uscire dallo stereotipo
di città industriale e quindi bisogna iniziare a cercare i mezzi
affinché ciò avvenga. Uno di questi mezzi è la pianificazione di
un Piano Strategico. La città di Torino è stata infatti la prima
in Italia e la settima in Europa a decidere di progettare e
firmare questo Piano nel 2000.
Si vuol dotare la città strategie di comunicazione di progetti,
attività, iniziative e di promozione che accendano l’attenzione
su Torino nei mercati esteri e in Italia.
Accanto alla creazione del piano strategico iniziata nel 1998,
l’anno successivo è un anno importante in quanto la città è
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nominata come sede dei XX Giochi Olimpici Invernali. Le basi per
la rinascita della città ci sono tutte. In questa tesi, vengono
analizzati i due Piani Strategici, l’effetto turistico ed
economico- finanziari che le Olimpiadi hanno prodotto sulla
città e quella che è stata la sua eredità verso la città. Torino
inizia a esser inserita nei percorsi turistici non solo dagli
italiani curiosi di scoprire una città dal nuovo volto, ma
diventa oggetto di attenzione anche dai turisti stranieri. Si
vedranno, nel corso della tesi i cambiamenti a livello
turistico, con dati che dimostrano l’effettivo cambiamento e la
scoperta e rinascita di due luoghi simbolo di Torino: il Museo
Nazionale del Cimena e il Museo delle Antichità Egizie, che
riescono ad attrarre sempre più visitatori regalando alla città
un valore aggiunto non indifferente.
Devo dire, che l’ elaborazione di questa tesi è servita anche a
me, in quanto anch’ io consideravo Torino come semplice città
industriale e niente più. Invece, ho scoperto una città nuova
che merita di esser visitata ed apprezzata per la sua storia,
cultura ed eleganza.
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CAPITOLO 1
Un’ identità mutevole
1.1 Dalle origini all’ impero romano
L’ architetto e pittore Le Corbustier
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sosteneva che Torino
fosse la città più bella grazie alla sua posizione geografica
naturale. Anche gli storici, nel corso degli anni, hanno
sostenuto questo pensiero, sottolineando l’importanza
fondamentale di tale posizione nei secoli che ha contribuito a
determinare le sorti della città.
Le popolazioni di origine celtico- ligure, che si insediarono
nella zona, a partire dal IV secolo la scelsero sicuramente
anche sulla base di considerazioni geografiche. La pianura su
cui oggi sorge Torino forma fin dalla preistoria un fondamentale
snodo dei percorsi fluviali e terrestri, e nel punto in cui la
pianura si restringe, tra le Alpi e le colline, in una specie di
corridoio naturale, che la unisce con molti corsi d’acqua.
Proprio la posizione geografica spinse la tribù dei taurini
sulla rotta italiana di Annibale, quando nel 216 a. C, questi
valicate le Alpi, nel suo cammino verso Roma, confluì nella
pianura e spazzò gli insediamenti locali dando vita ad una
sanguinosa battaglia. Nel I secolo a. C l’attuale Piemonte venne
piano piano romanizzato, mentre la conquista della Gallia
rendeva fondamentale il controllo di tutti i punti di accesso
che si snodavano nella pianura padana. Per far fronte a questa
esigenza, vennero fondate diverse colonie, a cominciare da
Eporedia, l’attuale Ivrea, finché sotto il dominio di Giulio
Cesare o Augusto, anche l’insediamento dei taurini venne
trasformato in colonia militare e dopo in una piccola città. La
sua tipica struttura urbanistica, segnata da una pianta
quadrangolare e dal reticolato stradale ortogonale all’ interno
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1887- 1965
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delle cerchia muraria rappresenta un tratto unico e duraturo che
ha superato millenni di storia con una forte continuità,
influenzando anche le modifiche e gli ampliamenti in epoca
moderna. Umile municipio di provincia, in epoca imperiale la
città sembra fiorente, confermando ancora una volta il ruolo di
importante snodo stradale e punto di pedaggio, reso ancora più
forte dalla costruzione di un ponte sul Po, che la rende unica
per tutto il Medioevo. Gli ultimi secoli dell’ Impero romano
sono caratterizzati da problemi politici e amministrativi, che
interessano da vicino il Piemonte dando luogo a numerose
invasioni e saccheggi, facendo emergere una nuova autorità,
quella del vescovo. Infatti alla fine del IV secolo, la città
torinese è la sede episcopale, retta da Massimo, a cui si deve
l’affermarsi del Cristianesimo, la consapevolezza da parte
della Chiesa di un crescente ruolo politico ed amministrativo e
la costruzione dei primi edifici di culto a Torino, come il
Duomo.
1.2 Età medievale
Riscrivere la storia di questa città nel periodo dell’ alto
medioevo è compito difficile a causa delle scarse fonti
disponibili. Si sa che passò attraverso il dominio ostrogoto e
longobardo e dalla fine del VIII secolo, la città fece parte
dell’Impero carolingio per circa un secolo, e successivamente a
seguito di lotte fra i vari regni e ducati, i territori dell’
Italia centro-settentrionale vennero unificati nel nascente
Impero romanico-germanico ottoniano.
1.3 Età sabauda
Andando avanti nel tempo, nei secoli XII e XIII Torino si
afferma in qualità di principato vescovile, ma fu costretta, in
seguito al dispiegarsi delle istituzioni comunali, ad assumere
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un ruolo secondario, che la schiacciò dal punto di vista
demografico, economico e territoriale, fino al 1280 quando perse
l’indipendenza ed entrò sotto il dominio sabaudo. Anche sotto il
dominio dei Savoia, Torino non emerge ed occupa un posizione
secondaria perché gli interessi della dinastia erano rivolti
Oltralpe, il ramo d’ Acaja, a cui vennero assegnati i
possedimenti piemontesi, aveva il suo centro a Pinerolo. La
città conservava però la sua importanza per lo snodo dei
traffici locali e internazionali che formavano una importante
fonte di guadagno grazie ai pedaggi percepiti su merci e
consumi. Ma nonostante tutto, rimaneva ancora una città piccola,
con quasi 3500- 4000 abitanti distribuiti all’ interno delle
mura, con un economia basata sulla agricoltura, dove anche le
attività artigianali e finanziarie erano assai scarse. Nel 1418,
con la scomparsa degli Acaja e l’accorpamento dei domini sabaudi
nelle mani di Amedeo VIII, eretto duca, segnarono un punto di
cambiamento per Torino. Nel corso di qualche decennio, si
sviluppano i presupposti affinché Torino iniziasse ad assumere
il ruolo di capitale. I motivi sono legati agli interessi dei
Savoia: vogliono espandere il loro dominio verso l’Italia, e la
posizione geografica di Torino la pone al centro di questi
interessi. E’ sempre grazie alla sua posizione se nasce a Torino
la prima università del ducato, fondata nel 1404. Superando la
concorrenza di altre città, Torino divenne sede stabile del
Consiglio ducale cismontano, il più importante organo
amministrativo e giudiziario nato nei primi decenni del secolo.
Questi avvenimenti, furono alla base della nuova rinascita
demografica ed economica della città, grazie a cui, fra la metà
del Quattrocento e il Cinquecento, Torino superò le altre città
del Piemonte sia in termini di ricchezza che di popolazione.
Neanche l’ occupazione del ducato nel 1536, da parte dei
francesi arrestò questo processo anzi, sotto il loro dominio la
città continuò ad accrescere la propria supremazia politica ed
amministrativa regionale e continuò la propria crescita, tanto
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che quando il duca Emanuele Filiberto nel 1563 rientrò a Torino,
i suoi 14.000 abitanti la rendevano la prima città Stato e
mettere in dubbio le capacità e il ruolo di unica capitale del
ducato era ormai impossibile. Per essere all’ altezza del nuovo
ruolo, la città necessitava di importanti interventi poiché si
apprestava ad accogliere per la prima volta la corte in maniera
stabile. Emanuele Filiberto iniziò ad operare su questo fronte,
favorendo le costruzioni difensive.
Fu l’architetto Francesco Paciotto ad occuparsi della
costruzione dell’ imponente cittadella situata all’ angolo
sudoccidentale delle mura. Ma l’ascesa di Torino continuava,
infatti nel 1578 venne trasferita da Chambéry, la più importante
reliquia della dinastia, ovvero la Santa Sindone. Nel lungo
regno di Carlo Emanuele I la crescita della città proseguì
nonostante la peste e una diffusa preoccupazione dovuta alle
ricorrenti guerre. Nel corso di un secolo, le modifiche e gli
ampliamenti della città continuarono e furono organizzati in tre
tappe: la prima iniziò nel 1619 in occasione delle nozze tra
Vittorio Amedeo I e la figlia del re di Francia, Maria Cristina.
Nella parte sud della città, venne edificata una porta, chiamata
appunto porta Nuova, collegata con bastoni e mura alla vecchia
cinta muraria già esistente. Venne costruita una strada dritta
che collegava la porta e la piazza dove si affacciava sia il
nuovo palazzo ducale che il vecchio castello. La seconda tappa
venne avviata nel 1669, estendendo la città verso il Po sotto la
guida di Carlo Emanuele II, mentre l’ultima pianificata nel
1713, riguardava la parte occidentale. A seguito di queste
modifiche, Torino assunse la forma a mandorla e negli
ampliamenti veniva riproposto il reticolo viario ortogonale di
origine romana. Nelle vicinanze sorgevano le prime residenze
principesche, come Mirafiori e il Regio Parco, la Venaria ed
infine il castello di Tivoli. L’esperienza di grandi artisti
come Filippo Juvarra, Guarino Guarini, Carlo e Amedeo di
Castellamonte, nel corso del Settecento diedero a Torino un
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nuovo aspetto elegante e un po’ austero che ancora oggi la
contraddistingue dalle altre città.
Fra il 1630 e il 1684, lo stato sabaudo attraversò difficili
vicende politico- dinastiche. Conteso tra la Francia e la
Lombardia spagnola, il ducato affrontò un lungo periodo di
guerre. Divisa fra un partito filo- francese e un partito filo-
spagnolo, Torino subisce l’ assedio dei francesi nel 1640. Nel
1706 ci fu il famoso assedio da parte dei francesi, poiché
Torino era rimasta l’ultimo ostacolo alla conquista del Piemonte
da parte della truppe di Re Sole.
Ben armata e fortificata, difesa con coraggio dai suoi uomini di
cui non si può non nominare il coraggioso Pietro Micca, la città
resistette alle truppe francesi per quasi cinque mesi, quando le
truppe asburgiche dopo essersi riunite con quelle sabaude
liberarono finalmente Torino ed i torinesi. Questa vittoria
suscitò molto interesse in tutta Europa e permise Vittorio
Amedeo II di prender parte alla trattative di pace con il
trattato di Utrecht del 1713, che oltre a stabilire nuove
conquiste territoriali, gli consegnarono il titolo di regio,
grazie alla consegna della Sicilia, scambiata sette anni dopo
con la Sardegna. Ormai la popolazione torinese si aggirava
intorno ai 46.000 abitanti e la città era diventata la capitale
di un regno con grandissime aspirazioni.
La forte crescita demografica, la bonifica di nuovi terreni, il
progressivo inurbamento dell’aristocrazia, crearono un tessuto
robusto dal punto di viste economico e produttivo basato sulla
fabbricazione di beni di lusso, sulla metallurgia e sulle
manifatture tessili e conciarie. Però a tale sviluppo non
corrispose una apertura sul piano sociale, culturale e politico:
ancora una volta Torino si presenta come una città chiusa,
sottoposta ad un regime vigile e poliziesco. Questo clima cambia
con l’ ascesa al trono di Vittorio Amedeo III nel 1773 che fu in
grado di far rinascere la vita intellettuale dando maggiore
libertà, creando nuove associazioni, accademie e circoli in
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città. Di notevole importanza, si ricorda la nascita dell’
Accademia delle Scienze, cui prese parte anche il famoso
matematico Lagrange. Nell’ aria arrivavano le prime notizie
delle rivoluzioni americana e francese, a stento contenute dal
governo che accrescevano la voglia e necessità di rinnovamento.
Il sovrano si schierò con chi combatteva i francesi, che però
guidati dal giovane Napoleone Bonaparte, a partire dal 1796
iniziarono ad occupare piano piano il Piemonte e nel giro di
soli due anni entrarono a Torino costringendo il sovrano
all’esilio in Sardegna. Durante la dominio francese Torino venne
annessa al primo impero francese e fu colpita da nuove
trasformazioni su più versanti: vennero abbattute le mura che
impediva lo sviluppo della città, venne costruito il ponte di
pietra sul Po che oggi collega piazza Vittorio Veneto con la
chiesa della Grande Madre ed altri piccoli interventi necessari
per la crescita della città. Questi cambiamenti urbani ed
edilizi però non fermarono il declino demografico ed economico
che Torino stava subendo. Il rientro del nuovo sovrano Vittorio
Emanuele I e la restaurazione cancellarono gran parte delle
novità introdotte ed istituirono un regime molto conservatore,
senza però riuscire a soffocare del tutto le istanze di
rinnovamento che sfociarono nella rivoluzione militare del 1821,
i cui obiettivi erano quelli di far abdicare il re in favore di
Carlo Alberto principe di Carignano, ritenuto più liberale ed
ottenere una costituzione. La rivolta fallì, l’unico esito fu
l’ ascesa al trono di Carlo Felice che diede il via ad una
stagione di repressione che però non impedì a Torino di
continuare la crescita su più aspetti, ovvero quello politico-
amministrativa, economico, commerciale. Alla morte del re, il
suo successore Carlo Alberto inaugurò un ciclo di importanti
riforme normative ed economiche, conseguì diverse opere
pubbliche e si adoperò nel campo assistenziale e culturale.
Questi cambiamenti ebbero un forte impatto sulla città e per la
prima volta la collocò all’attenzione dei paesi più sviluppati.
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In ambito politico il conservatorismo creò nuove agitazioni e
dimostrazioni in favore della costituzione e per l’unificazione
nazionale che, nel 1848 le rivolte coinvolsero tutta l’ Europa,
tanto da indurre il re a concedere lo Statuto, a dichiarare
guerra all’Austria e a entrare in Lombardia. Dopo diverse
vicende disastrose, gli stati italiani abolirono le costituzioni
concesse, invece Torino confermò lo Statuto e divenne modello
per tutti i liberali e patrioti italiani, con uomini del calibro
di Cavour che era a capo del movimento risorgimentale terminato
nel marzo del 1861 con la proclamazione del regno d’ Italia, di
cui Torino fu la prima capitale.
1.4 Età moderna
In pochissimi anni, la città vide aumentare ancora una volta la
sua popolazione: furono molti i politici, uomini di cultura e
giornalisti a scegliere Torino come città dove vivere. Se nel
1851 la città contava circa 180.000 di abitanti, si passò nel
1861 a circa 204.000. Il numero della case aumentò del 7% in
quasi tre anni, e d anche il loro prezzo si triplicò. A Torino
si respirava una nuova aria ricca di fascino, tangibile e
visibile ancora oggi, racchiusa nelle parole di Edmondo De
Amicis
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torinese d’adozione
“Si può camminare ad occhi chiusi: non si può sbagliare. Ogni
tanti passi, riaprendo gli occhi, si vedranno due interminabili
vie diritte a destra e a sinistra, l’una chiusa dalle Alpi,
l’altra dalle colline”. Torino cresce e viene sottoposta ai
diversi “ piani di ingrandimento” prima da Carlo Promis e nel
1863 da Alessandro Antonelli che incominciò a costruire come
sinagoga un edificio dalle forme singolari che successivamente
verrà chiamato Mole Antonelliana divenendo uno tra i simboli più
famosi della città. Ma gli anni di gloria stavano per terminare,
perché solo quattro anni dopo la proclamazione a capitale
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Scrittore e pedagogo italiano. 1846- 1908