Introduzione
L'aspetto odierno dell'arco alpino è quello di una plaga eterogenea e multiforme,
segnata, nel complesso, da fenomeni di cambiamento che ne hanno condizionato i trend
di crescita e sviluppo concorrendo a favorire, in alcune sue parti, la vitalità economica
seppur condizionando il più delle volte la stabilità fra il sistema naturale e quello
antropico. In altre porzioni di territorio tali processi di trasformazione hanno però
determinato sovente l'instaurarsi di andamenti involutivi egualmente deleteri per gli
ecosistemi e in grado di nuocere anche alle dinamiche di popolamento, andando ad
influire negativamente sulla presenza umana. Proprio l'impattante attività con la quale
quest'ultima ha via via agito sulle fragili regioni montane appare oggi come una delle
principali concause cui prestare particolare attenzione onde evitare scenari di generale
sfruttamento o, viceversa, progressivo abbandono.
Partendo dall'analisi sommaria della situazione alpina – in particolar modo italiana –
e soffermandosi successivamente sulla disamina relativa alla realtà bresciana della
Vallecamonica e del Parco dell'Adamello, il presente elaborato ha lo scopo principale di
mettere in evidenza le potenzialità che i territori di montagna, se rispettati e valorizzati,
hanno la capacità di manifestare, proponendosi quali luoghi di richiamo e seduzione
piuttosto che d'avversione e abbandono. Nel corso della trattazione verrà quindi
dedicato ampio spazio all'individuazione, descrizione e analisi dei possibili settori
chiave su cui agire al fine di condurre nel nome della sostenibilità le future tendenze che
interesseranno siffatte regioni specificando e approfondendo ulteriormente, anche e
soprattutto mediante l'analisi svolta nell'ambito del progetto “Alta....qualità”, quelli
ritenuti maggiormente rilevanti.
Nel primo dei tre capitoli in cui si articola la trattazione verranno messe in evidenza
le dinamiche di mutamento che hanno interessato e ancora coinvolgono lo spazio
alpino, del quale s'è voluto in precedenza delineare l'estensione senza la pretesa di
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Introduzione
pervenire ad una descrizione esaustiva data la mole e la varietà della regione e,
soprattutto, dato lo spazio riservato successivamente allo studio orientato nei confronti
della Valle dell'Oglio. L'analisi dei processi di trasformazione inerenti le Alpi consentirà
di tracciare le modalità di gestione responsabile attraverso le quali poter governare
l'evoluzione di tale ambiente in modo da non sacrificarne il valore; ricorrendo, in
definitiva, al paradigma dello sviluppo sostenibile. Inoltre, particolare attenzione verrà
rivolta al ventaglio di ambiti proposti come volano attraverso cui perseguire l'obiettivo
della sostenibilità nei territori alpini, individuando al suo interno i settori di agricoltura,
turismo, risorse forestali, rivoluzione energetica e rifiuti, mobilità, uso e difesa del
suolo e, infine, quello inerente le aree protette, al quale è stato dedicato per intero il
terzo paragrafo. Ciò permetterà di introdurre il discorso relativo al Parco dell'Adamello
inserito, a sua volta nel secondo capitolo, in quello inerente il più vasto contesto della
montagna bresciana e, nello specifico, della Vallecamonica, alla quale è riservata
un'osservazione più dettagliata. L'inquadramento regionale di siffatti territori fa da
cornice all'analisi di criticità e potenzialità che tale ambiente montano evidenzia, cui
s'affianca lo studio dei processi di insediamento umano, a loro volta strettamente
influenzati e spesso correlati agli andamenti del settore turistico. La descrizione degli
obiettivi e delle principali forme di protezione presenti nell'area protetta adamellina
contribuirà inoltre a evidenziarne l'importanza nel quadro di uno sviluppo sostenibile.
Infine, il terzo capitolo sarà interamente dedicato all'analisi del progetto “Alta...qualità”
e alla sua applicazione nell'area camuna nel tentativo di ipotizzare una crescita
responsabile per gli ambienti di montagna partendo dal buon governo dei rifugi, dalla
gestione della pratica escursionistica e, più in generale, dalla valorizzazione degli
ambienti in quota.
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Capitolo I
Il “versante” dello sviluppo sostenibile nelle regioni alpine
L'arco alpino ha un'estensione “mutevole” a seconda del punto di vista cui si fa
riferimento; un'estensione che varia non solo, potremmo dire, “in lungo e in largo”, ma
anche, seguendo i pendii, verso l'alto e verso il basso. Se per l'occhio del turista, infatti,
«le Alpi diventano sempre più “uniche” e importanti con l'aumentare della quota»
1
,
mobilità e attività economiche concentrano la loro attenzione sui fondovalle.
Da tale premessa, assumendo una visione piuttosto che un'altra, risulta non difficile
individuare un arco alpino che “sacrifichi” certi spazi rilevanti o, viceversa, che si
estenda troppo oltre i “confini montuosi” del comprensorio. «La delimitazione
intermedia è quindi la più indicata per una definizione delle Alpi, perché consente di
mantenere importanti interrelazioni infralpine»
2
e «perché con essa le Alpi sono
abbastanza grandi per trovare ascolto a livello politico in Europa»
3
. Non a caso la stessa
Convenzione delle Alpi delimita la regione attraverso i medesimi criteri: un territorio
che occupa oltre 190.000 chilometri quadrati, abitato da quasi 14 milioni di persone
distribuite su circa 6.000 comuni e compreso fra: Italia, Svizzera, Germania, Austria,
Liechtenstein, Francia, Principato di Monaco e Slovenia.
1.1 Cambiamenti non solo climatici
La più alta e imponente catena montuosa d'Europa, che dal Mediterraneo si estende
1 W. BÄTZING, Le Alpi. Una regione unica al centro dell'Europa, ed. italiana a cura di F. BARTALETTI,
Bollati Boringhieri, Torino 2005, p. 36.
2 Ibidem.
3 Ibidem.
6
Capitolo I
fino alla pianura ungherese, è per molti, ancora oggi, l'immagine dell'immobilità e della
staticità; un'area marginale (seppur centrale) che evoca ricordi del passato, totalmente
estranei alla frenesia dei cambiamenti che caratterizzano invece lo spazio urbano.
Montagne nuovamente terrificanti
4
per i disastri ambientali ad esse connessi nonché
ostacolo ai commerci e alle comunicazioni. Ma le Alpi sono anche – e soprattutto –
l'esatto opposto e il ritiro dei ghiacciai “eterni”, connesso ai cambiamenti climatici, s'è
affiancato ad un più generale movimento di persone e nuove forme di popolamento
5
(oltre allo sviluppo di attività economiche, punti di vista e nuovi paesaggi) che, seppur
connessi a criticità, recentemente hanno portato a considerare questo come un territorio
ricco di potenzialità piuttosto che ad una barriera. Uno spazio da vivere e non
unicamente da dover attraversare.
La comparsa dell'uomo nelle regioni alpine viene fatta risalire a circa 100.000 anni
fa, ma «solo a partire dal 5000 a.C. le Alpi vedono lo sviluppo di forme di allevamento
e, dal 4500 a.C., di agricoltura»
6
. Da allora, numerose popolazioni si sono succedute
all'interno del territorio trasformandolo e modificandolo attraverso modelli insediativi e
forme di utilizzazione agricola differenti.
Se consideriamo le Alpi nella loro globalità – senza addentrarci nelle singole
specificità che costellano il territorio – è possibile osservare che attorno all'anno 1000
d.C. prende avvio uno sviluppo che proseguirà – successivamente e con maggior vigore
– tra il XVIII e XX secolo. A partire da tale periodo infatti
lo sviluppo intensivo dell'agricoltura, lo sfruttamento minerario, la diffusione
dell'artigianato, del commercio e delle prime forme di protoindustrializzazione e poi di
industrializzazione, attraverso lo sfruttamento del “carbone bianco” e, ancora, la crescita
delle città alpine, la costruzione di nuove vie e mezzi di comunicazione, quali trafori e
4 «Questa antica immagine delle Alpi è ancora profondamente impressa nella memoria collettiva, per
cui viene facilmente recuperata e riproposta in chiave contemporanea». Ivi, p. 28.
5 «in particolare da parte di genti talvolta completamente estranee alla realtà della montagna e
provenienti da paesi e culture molto lontane». M. PASCOLINI (a cura di), Le Alpi che cambiano. Nuovi
abitanti, nuove culture, nuovi paesaggi, Forum, Udine 2008, p. 13.
6 A.G. DAL BORGO, Il futuro delle Alpi sui sentieri della sostenibilità. Idee, progetti, esperienze, Aracne
Editrice, Roma 2009, pp. 18-19.
7
Il “versante” dello sviluppo sostenibile nelle regioni alpine
ferrovie, e la diffusione del turismo rappresentano tutti elementi di grande cambiamento e
trasformazione
7
.
Tuttavia con l'età moderna le Alpi, che durante tale evoluzione non risultano escluse
dallo sviluppo europeo, tendono ad essere meno reattive agli impulsi provenienti dal
resto dell'Europa che andava industrializzandosi. Uno svantaggio che scomparirà tra il
1970 e il 1980 «quando i tassi di crescita delle Alpi superano per la prima volta quelli
dell'Europa»
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anche se la regione montuosa continuerà a rappresentare un sobborgo di
quest'ultima non essendo propulsore d'innovazione ma semplicemente area coinvolta nei
processi tecnologici in atto al suo esterno.
Le Alpi sono però anche la somma di singole realtà che al loro interno presentano
diverse dinamiche. Così, attraverso una più attenta osservazione, è possibile notare
come il trend positivo precedentemente delineato nasconda fenomeni del tutto diseguali
e, in ultima analisi, come con l'industrializzazione si siano avuti effetti notevolmente
differenti tra comune e comune. L'odierna immagine alpina quale spazio periferico
problematico – ma utile e talvolta “felice” – rispetto alle aree extralpine di maggior
sviluppo, nasconde quindi situazioni di grande eterogeneità; differenze spesso ampie fra
parti che inizialmente (fino alla metà circa del 1900) occupano vaste porzioni di
territorio mentre più tardi si riducono a sezioni di superficie più ridotta, fino a
raggiungere il livello infra-comunale: all'interno di uno stesso comune possiamo infatti
trovare situazioni molto differenti tra il produttivo fondovalle e le sezioni meno
accessibili lungo i pendii. Popolazione e posti di lavoro sono in crescita all'interno
dell'arco alpino, ma tale tendenza media risulta evidentemente distribuita in maniera
diseguale.
Fenomeni di urbanizzazione e polarizzazione hanno preso avvio nelle aree più
privilegiate quanto a posizione o accessibilità. Esse, situate lungo le vallate principali,
evidenziano aumenti di popolazione e raggruppano al loro interno attività produttive e
7 Ivi, p. 18.
8 W. BÄTZING, Le Alpi. Una regione unica, cit., p. 403.
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