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I
Premessa
L’universo di conoscenze e di scambi di informazione era un tempo chiuso all’interno del sistema
ambientale in cui viveva ogni singolo individuo. Esso era attaccabile solamente da pochi fattori,
facilmente quantificabili: l’immigrazione o il ritorno delle masse emigrate, il turismo se presente, il
“quarto potere” e qualche altro. Era perciò più stabile il mantenimento di tradizionali forme nominali
e più semplice risalire alle cause di eventuali nuove immissioni o tendenze. La “moda” viaggiava
attraverso canali molto più lenti e aveva una permanenza più lunga e stabile all’interno del sistema in
cui subentrava. Oggi le innumerevoli ramificazioni attraverso le quali passano le informazioni hanno
abbattuto i confini dei sistemi ambientali, politici e culturali, creando un universo di conoscenze
globale, continuamente in evoluzione.
Questa tesi non ha dunque come fine ultimo il “nome”, si propone bensì di utilizzare il nome come
“mezzo” per risalire a una generale analisi del nostro poliedrico mondo comunicativo. La domanda
che ci siamo posti non è perciò attraverso quali processi si sia giunti a un numero X di occorrenze di
un dato nome ma come, attraverso quel nome, possiamo decifrare l’evoluzione culturale del nostro
paese e quanto questa evoluzione sia correlata ai mezzi di comunicazione.
Oltre a un’analisi di tipo sincronico, in cui esamineremo gli odierni fattori d’influenza sull’universo
onomastico dei nomi personali, proporremo anche un confronto diacronico, osservando le differenze
tra le forme nominali correnti e quelle del periodo antecedente all’avvento del sistema mediatico
televisivo e del web.
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II
Presentazione dei dati
La raccolta dei dati concernenti i nomi degli italiani nel periodo corrente è stata effettuata tramite la
campionatura di otto città italiane: Bari, Cagliari, Firenze, Genova, Palermo, Perugia, Torino,
Venezia. La campionatura è stata dettata dalla mancanza, nel nostro paese, di una banca-dati
anagrafica unica per tutto il territorio nazionale. Si è dunque dovuto ricorrere a una cernita di un
gruppo ristretto di comuni italiani, considerando anche il gravoso iter burocratico per l’acquisizione
dei dati.
Le otto città sono state scelte tutte tra i capoluoghi regionali. La selezione è avvenuta sulla base di
due parametri principali: la copertura di tutto il territorio nazionale (nord, centro, sud, isole); una
gamma rappresentativa di valori dimensionali urbani (piccolo, medio, grande centro). L’arco
temporale preso in esame è il triennio che va dal 2002 al 2004; esso viene considerato come unico,
senza un’ulteriore suddivisione tra le tre diverse annate.
I dati sui quali è improntata l’analisi riguardano i nomi di stato civile dei bambini nati nel suddetto
triennio e residenti nella città di nascita. Sono stati esclusi dalla nostra indagine i figli di uno o di
entrambi i genitori che non posseggano la cittadinanza italiana. Questa scelta è stata determinata dalla
necessità di analizzare i forestierismi in quanto prestiti, i quali non possono essere valutati come tali
se comuni o tipici all’interno del paese di provenienza dei genitori. Ciò non esclude che alcuni
individui presenti nel corpus siano figli di stranieri che abbiamo ottenuto la cittadinanza italiana; ma
il margine di errore, non potendo disporre di informazioni dettagliate, è inevitabile.
III
Testi di confronto
Questo lavoro di analisi ha come principali fonti di confronto due testi pubblicati dal linguista Emidio
De Felice che concernono lo studio sui nomi di persona in Italia. Lo studioso fu il primo a impegnarsi
in una ricerca sistematica all’interno dell’intero campo antroponimico italiano contemporaneo,
utilizzando come corpus gli elenchi telefonici SEAT del 1981.
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Il corpus di De Felice (1982) comprende un totale di 11.427.655 utenti. Da questa cifra De Felice ha
eliminato i nomi le cui occorrenze fossero inferiori a cinque, i quali sono perlopiù stranieri, rarissimi
e dall’etimologia oscura. Mancano poi i nomi dei cosiddetti “utenti riservati” (ovvero quegli utenti
che hanno esplicitamente richiesto di non essere inseriti negli elenchi telefonici), tutti i nomi di
quelle persone che non usufruiscono dell’utenza telefonica (ovvero i figli degli utenti) e parte
dell’universo femminile, in quanto solitamente l’utenza è intestata al capofamiglia.
Nonostante ciò il corpus può definirsi rappresentativo della situazione reale dei residenti in quanto:
la quantità numerica del campione è ingente;
vi è omogeneità qualitativa tra campione e universo rappresentato;
la rappresentatività della forma nominale è massima (circa 128.724) se si esclude la
possibilità dell’esistenza di poche altre migliaia di forme nominali (percentuale comunque
trascurabile poiché costituita da forme di occorrenza minima).
Dal punto di vista della rappresentatività storico-culturale gli elenchi telefonici del 1981
comprendono i nomi attribuiti tra i primi anni del ‘900 e gli anni ’60, registrando come punto di
riferimento una fascia d’età degli utenti che va dai 18 sino agli 80 anni.
Accostando il nostro corpus a quello di confronto notiamo subito come la rappresentatività del nostro
campione sia certamente ridotta sia dal punto di vista numerico (68.627 nomi) sia dal punto di vista
della differenziazione delle realtà urbane (possediamo unicamente campioni cittadini). Dal punto di
vista dell’analisi culturale, però, abbiamo il vantaggio di possedere date precise relative alle nascite
(il triennio 2002-2004); questo ci consente di rintracciare più facilmente le influenze socio-culturali
che hanno in molti casi indotto i genitori alla scelta dei nomi. Tali influenze, in un arco temporale di
tre anni, sono certamente più omogenee e correlate tra loro rispetto a quelle riscontrabili in un arco
temporale che copre sessant’anni della storia italiana fitti di avvenimenti (le due guerre mondiali, il
fascismo, la nascita della Repubblica, la guerra fredda, l'avvento della radio e della tv, etc.).
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Il secondo testo fondamentale di Emidio De Felice utilizzato per il confronto con il nostro corpus è il
dizionario edito nel 1986. Questo dizionario, unico nel suo genere sino a ieri
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, utilizza le estrazioni
dagli elenchi telefonici del 1981 al fine di realizzare un’indagine diacronica volta a ricostruire la
storia dei nomi di persona. Il testo è stato a noi utilissimo per la catalogazione delle forme nominali
riscontrate nelle città campione e per la ricerca etimologica (laddove si fosse rivelata utile). Poiché
molte forme nominali riscontrate non erano però contemplate da De Felice (1986) è stata necessaria
la consultazione di siti Internet onomastici di supporto. Per questi e per gli altri testi utilizzati si
rimanda alla bibliografia.
IV
Catalogazione dei nomi
Questa tesi non si pone come obiettivo una rigida catalogazione linguistica dei nomi presenti nel
corpus a nostra disposizione, ha bensì come scopo primario quello di una loro catalogazione
“culturale”. Ecco perchè verranno annoverate tra i cosiddetti nomi italiani molte forme che, in una
normale analisi etimologica, rientrerebbero quale più quale meno in universi nominali stranieri.
A quale scopo un’analisi di questo tipo? In primo luogo una classificazione rigidamente linguistica
avrebbe richiesto una mole di lavoro spropositata e impossibile da realizzare in questa sede,
considerando le numerose implicazioni a cui va incontro la categoria linguistica degli antroponimici
(prestiti, calchi, deformazioni, interscambi, etc). In secondo luogo questo lavoro non vuole incentrarsi
sui nomi in quanto unità lessicali ma in quanto parte integrante del un sistema socioculturale
nazionale (e quindi capace di “parlarci” dell’Italia, del suo grado di apertura e chiusura, come si è già
detto, rispetto alle culture altre).
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Risale infatti a pochi mesi fa la pubblicazione dei due volumi, curati da Alda Rossebastiano, dedicati ai Nomi propri in
Italia. Dizionario storico ed etimologico, Torino, UTET 2006, ai quali non abbiamo però potuto attingere.
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Di seguito riportiamo gli indici di catalogazione del corpus a nostra disposizione, ricordando che i
dati forniti dai comuni italiani comprendono i nomi di bambini figli di cittadini italiani, nati tra il
2002 e il 2004, con le relative occorrenze.
Nomi italiani
Seguendo in linea generale la catalogazione tipologica di De Felice (1986: 3-16) annovereremo tra i
nomi italiani:
i nomi di matrice religiosa, estrapolati dalle Sacre Scritture;
i nomi di matrice classica, ripresi per lo più, a partire dall’Umanesimo e dal Rinascimento, da
personaggi della storia greca e romana e spesso attinti da lingue morte;
i nomi, sorti e affermatisi dal primo Ottocento alla metà del Novecento, che rispondono
frequentemente alla ideologia patriottica e nazionale, politica e civile dei genitori. Sono nomi
risorgimentali, ispirati ai protagonisti dell’unità e della storia d’Italia e alle relative vicende
intervenute (dalle imprese garibaldine e dalle guerre di indipendenza alle due guerre
mondiali);
i nomi irradiati o rilanciati da modelli letterari, teatrali, musicali o diffusi dallo spettacolo e
dallo sport, che oggi possono considerarsi pienamente interiorizzati dal sistema
antroponimico italiano. Tra essi includeremo anche i nomi di moda considerati recenti da De
Felice (1986). Non considereremo però italianizzati quei nomi che nel repertorio di De Felice
hanno un’occorrenza minore di 100;
i nomi laici, che comprendono: nomi affettivi, augurali e gratulatori, di formazione per lo più
volgare e medievale, e tutti i nomi trasparenti
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;
tutti gli ipocristici e i diversi allotropi di nomi italiani, anche quelli che presentano grafie
esotizzanti ma che sono comunque chiaramente riconducibili a forme nominali italiane.