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Introduzione
Gli ultimi dati relativi alla diffusione dell’italiano nel mondo mostrano un
crescente e vasto interesse verso lo studio della lingua e della cultura italiana da parte
di diverse ed estese fasce della popolazione di moltissime nazioni.
La Società Dante Alighieri, fondata nel 1889 da un’ampia schiera di
intellettuali guidati da Giosuè Carducci, ha stimato che nell’anno 2008 sono stati
attivati 6.103 corsi di lingua e cultura italiana, ai quali hanno partecipato 203.000
studenti
1
.
Uno dei dati più rilevanti riguarda la composizione dei partecipanti ai corsi:
se fino a pochi decenni fa l’avvicinamento alla lingua e alla letteratura italiana era
maggiormente di origine accademica, o comunque da parte di persone appartenenti a
una classe sociale e culturale medio-alta, ci troviamo invece oggi di fronte a una
crescente richiesta da parte di persone che decidono di iniziare lo studio dell’italiano
sulla spinta di una fascinazione per l’Italia e tutto ciò che la riguarda.
Abbiamo quindi un pubblico ampio ed eterogeneo, che va dallo studente
universitario di letteratura alla ragazza innamorata della moda italiana, dal giovane
designer che sogna di lavorare in Italia a chi è “semplicemente” curioso, passando
per la folta schiera degli oriundi italiani, che continuano a costituire un’alta
percentuale di coloro che partecipano ai corsi di lingua e cultura.
Nei suoi 123 anni di attività la Società Dante Alighieri ha aperto le sue sedi in
tutto il mondo, creando così una fitta rete di strutture dedicate alla conoscenza della
lingua e della cultura, composta da un totale di 500 sedi e Comitati.
Come recita l’articolo 1 del suo Statuto, lo scopo principale è «tutelare e
diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei
1
Rapporto italiani nel mondo, Roma, Fondazione Migrantes, 2009, pp. 156-157.
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connazionali all’estero con la madrepatria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il
culto per la civiltà italiana»
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. Obiettivo certamente raggiunto e in continuo sviluppo,
grazie anche alla creazione nel 1993 del Certificato Plida (Progetto Lingua Italiana
Dante Alighieri), che attesta la competenza nella lingua italiana come lingua
straniera e si articola in sei livelli progressivi, corrispondenti alle direttive dei livelli
di competenza stabiliti nel QCER.
La Società Dante Alighieri, la cui sede centrale è a Roma a Palazzo Firenze, è
presente sul territorio italiano con 95 Comitati provinciali e con 423 sedi all’estero,
diffuse in più di 60 Paesi.
Accanto alla Società Dante Alighieri operano gli Istituti Italiani di Cultura
all’estero, attualmente novantatré, che sono organi periferici del Ministero degli
Affari Esteri. Sono situati nelle capitali e nelle città principali degli Stati con cui
l’Italia intrattiene relazioni diplomatiche. Sono finanziati e controllati dal Ministero,
che decide dove localizzarli e se chiuderli. Collaborano con le Università, le
Istituzioni, le associazioni e le organizzazioni del luogo in cui si trovano.
Le loro funzioni sono molteplici:
a) stabiliscono contatti con istituzioni, enti e personalità del mondo culturale e scientifico del
paese ospitante e favoriscono le proposte e i progetti per la conoscenza della cultura e della
realtà italiane o comunque finalizzati alla collaborazione culturale e scientifica;
b) forniscono la documentazione e l’informazione sulla vita culturale italiana e sulle relative
istituzioni;
c) promuovono iniziative, manifestazioni culturali e mostre;
d) sostengono iniziative per lo sviluppo culturale delle comunità italiane all’estero, per
favorire sia la loro integrazione nel paese ospitante che il rapporto culturale con la patria
d’origine;
e) assicurano collaborazione a studiosi e studenti italiani nella loro attività di ricerca e di
studio all’estero;
f) promuovono e favoriscono iniziative per la diffusione della lingua italiana all’estero,
avvalendosi anche della collaborazione dei lettori d’italiano presso le università del paese
ospitante, e delle università italiane che svolgono specifiche attività didattiche e scientifiche
connesse con le finalità del presente articolo
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.
2
Da www.ladante.it.
3
Lg 22 dic. 1990 n. 401 art. 8, da www.esteri.it.
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Un altro importante strumento, utile nel delineare la diffusione dell’italiano
tra gli stranieri, è l’indagine Italiano 2000: promossa dal Ministero degli Affari
Esteri, Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione culturale, Ufficio I,
e diretta dal prof. Tullio De Mauro, svoltasi a partire dall’agosto 2000 fino al
febbraio 2001.
Obiettivo di questa inchiesta è stata la raccolta dei dati relativi alla diffusione
e allo stato dell’italiano nel mondo, con particolare attenzione a quanto riguarda le
caratteristiche, le motivazioni e i bisogni degli studenti. I dati sono stati raccolti
attraverso l’invio di un questionario elettronico agli Istituti Italiani di Cultura, alle
Ambasciate e ai Consolati italiani. Attraverso le sette sezioni di cui è composto, il
questionario ha raccolto i dati relativi ai particolari aspetti dell’attività del
compilatore: i dati dell’ente e del personale che vi lavora, i corsi di italiano proposti,
le altre attività didattiche, le informazioni sui docenti, gli strumenti utilizzati e
l’organizzazione didattica, i rapporti che intercorrono tra l’ente e il territorio in cui si
trova, le informazioni sociolinguistiche e culturali sugli studenti.
Grazie all’analisi delle informazioni raccolte si è potuta registrare una netta
crescita della richiesta di corsi di italiano dal 1995 al 2000, aumentati del 38%, che
statisticamente ci informano che oggi sono circa cinquantamila gli studenti che ogni
anno imparano l’italiano
4
.
Tutti questi dati presentano, quindi, un panorama didattico assolutamente
attivo e in forte crescita. La lingua e la cultura italiana interessano sempre più
persone, che si affidano a centri riconosciuti o a scuole private per iniziare il percorso
di apprendimento.
Nonostante la conoscenza dell’italiano come lingua straniera sia ancora in
percentuale minore rispetto a lingue più studiate (l’inglese predomina su tutte), ci
sono buone prospettive di crescita, avallate dalla grande affluenza di studenti
stranieri che giungono direttamente in Italia per apprendere la lingua. A conferma di
4
De Mauro T., Vedovelli M., Barni M., Miraglia L., Italiano 2000. I pubblici e le motivazioni
dell’italiano diffuso tra stranieri, Roma, Ministero degli Affari Esteri, 2001.
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ciò troviamo i dati presentati nell’ultimo convegno dell’ASILS (Associazione delle
scuole di italiano come lingua seconda), svoltosi il 25 maggio 2012 presso l’ufficio
in Italia del Parlamento Europeo, in cui la presidentessa Francesca Romana Memoli
ha stimato in ventiduemila le presenze degli stranieri che si recano nelle scuole
ASILS, quarantadue in tutta Italia, per studiare l’italiano
5
.
Un ultimo segnale di crescita da rilevare è la sempre maggiore presenza di
corsi di lingua, di cultura e di letteratura nelle istituzioni scolastiche e accademiche
del mondo. Non sono più solo le grandi Università a offrire corsi di italianistica e
spesso viene offerta la possibilità di studiare la lingua italiana, in aggiunta alle altre
possibili scelte, anche nelle scuole superiori.
Questo interesse, eccezion fatta per la popolazione oriunda che ricerca proprie
radici, scaturisce sempre più spesso dalla variegata immagine che l’Italia ha nel
mondo: l’Italia come Paese ricco di cultura, leader nel campo della moda e del
design, con una varietà e qualità gastronomica spesso sottovalutata dagli italiani ma
fortemente attraente per gli stranieri, o solamente grazie alla diffusione del cinema e
della musica nel mondo.
Insegnare una lingua straniera è un percorso lungo e complesso. Che ci si
trovi di fronte a uno studente con buone conoscenze pregresse o con nessuna base
linguistica, l’approccio didattico non cambia; ciò che invece si deve adeguare agli
allievi è la modalità di insegnamento.
Per riuscire a trasmettere la ricchezza lessicale e culturale di una lingua il
docente deve stimolare la curiosità dello studente e creare in lui un’aspettativa, così
da renderlo pronto a ricevere gli stimoli e le conoscenze che lo porteranno a poter
affrontare lo studio in maniera il più possibile partecipativa.
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Da www.asils.it.
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L’intento di questa tesi di laurea è quello di fornire un quadro completo ed
esaustivo delle pubblicazioni italiane relative all’insegnamento delle lingue, LS ed
L2, con particolare attenzione all’italiano.
Partendo dalla direttiva della Comunità Europea (aspetti generali,
caratteristiche e modalità proprie riguardanti i corsi di lingua), si passa poi alla
descrizione dei materiali didattici attualmente in commercio in Italia. Analizzando
solamente i materiali non contrastivi e pubblicati a partire dall’anno 2000 dalle case
editrici di settore, si descrive ed analizza il panorama editoriale dedicato agli studenti
stranieri, confrontandone forme e contenuti.
Nel primo capitolo viene trattato il Quadro Comune Europeo di Riferimento
per la Conoscenza delle Lingue, l’approccio che propone e i livelli di competenza
linguistica che vi vengono strutturati; la metodologia didattica e la sua evoluzione nel
tempo, le variabili che influenzano il processo di apprendimento, il ruolo del docente
all’interno della classe e la progettazione didattica; inoltre, le diverse tipologie di
materiali didattici (manuali e testi) utilizzati nei corsi di italiano e lo sviluppo delle
abilità.
Il secondo capitolo è dedicato a tre grandi casi editrici che si occupano
dell’italiano per gli stranieri: la ALMA Edizioni, le Edizioni Edilingua e la Guerra
Edizioni. Per ognuna di esse vengono inizialmente forniti un profilo e una rapida
descrizione delle sue pubblicazioni, per poi passare a una disamina dei volumi di
grammatica e dei manuali per i corsi di lingua più rappresentativi e attualmente
utilizzati.
Il terzo capitolo riguarda esclusivamente la casa editrice Bonacci e il suo
catalogo. Dopo una breve introduzione sono analizzati i suoi testi, divisi in quattro
categorie: i corsi di lingua e le grammatiche, i volumi dedicati allo sviluppo delle
abilità, i testi creati per fornire maggiori conoscenze culturali e le risorse didattiche
per i docenti
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L’italiano per gli stranieri
La società globale in cui viviamo ha creato la necessità di una
semplificazione nelle comunicazioni. All’uso dell’inglese come lingua unica si è
affiancato il rinnovato interesse per lo studio della pluralità di idiomi utilizzati nel
mondo. Intraprendere il percorso che porta alla conoscenza di una nuova lingua è
sempre più anche una necessità professionale, soprattutto nell’ambito europeo, anche
a causa dei continui cambiamenti che investono gli ambienti lavorativi. A questo
bisogno comunicativo si è aggiunto lo stimolo socioculturale, che ha portato a una
nuova apertura mentale e a una nuova curiosità verso il prossimo.
Se, quindi, consideriamo la comunicazione tra persone non solo come un
puro scambio di informazioni, dobbiamo organizzare i corsi di lingua in modo che
rispondano sia a necessità di apprendimento delle regole di morfologia e sintassi sia a
quelle culturali.
Questi bisogni sono supportati da un preciso obiettivo della Comunità
Europea, che ha realizzato la più importante “guida all’insegnamento” delle lingue: il
Quadro Comune Europeo di Riferimento per la Conoscenza delle Lingue. Questo
documento raccoglie l’insieme delle norme, comuni a tutti gli stati facenti parte
dell’Unione Europea, indirizzate a regolarizzare le modalità, le tecniche, le
competenze e gli strumenti relativi ai corsi di lingua. Grazie all’esteso uso di questo
documento per la creazione di corsi di lingua straniera, al suo riconoscimento da
parte delle istituzioni e alla creazione di certificazioni ufficiali adeguate ai modelli di
competenza che propone, il suo valore è oggi riconosciuto in tutto il mondo e i suoi
standard sono diventati il modello di riferimento globale.
L’insegnamento delle lingue è oggi un insieme ricco e variegato di attività,
che si è modificato nel corso del tempo fino a giungere alle attuali modalità
didattiche. Il docente e i suoi strumenti di lavoro, che hanno seguito l’evoluzione
delle teorie linguistiche di riferimento, si pongono oggi non più come fonte unica di
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sapere, ma come sentiero che guida il cammino dell’apprendente verso la conoscenza
della lingua e della cultura relativa all’idioma studiato.
Nel caso specifico della lingua italiana, un grade contributo alla diffusione
dell’italiano nel mondo viene dato dalla rete delle 162 Scuole Italiane all’estero e
delle 122 sezioni italiane presso le scuole straniere, dei 90 Istituti Italiani di Cultura e
dalle 413 sedi della Società Dante Alighieri, cui vanno aggiunti i 418 lettori
universitari che hanno il compito di insegnare nelle Università di 90 Stati esteri.
In questi contesti didattici vengono organizzati corsi di lingua e cultura italiana,
frequentati da persone appartenenti, per età e caratteristiche sociali, a segmenti della
popolazione molto diversi tra loro, che dimostrano come l’interesse per queste
materie non sia più manifestato solo dall’élite culturale ma si sia ormai diffuso senza
distinzioni.
1.1 Il Quadro Comune Europeo di Riferimento per la Conoscenza delle
Lingue
La pubblicazione nel 2001 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per la
Conoscenza delle Lingue (QCER), con la definizione dei sei livelli di competenza
linguistica, ha creato una base comune a tutta l’Europa per quanto riguarda i
contenuti e le abilità che uno studente di lingua straniera deve imparare e sviluppare,
anche in relazione al contesto culturale della lingua che si accinge a studiare.
Proprio nell’intento di creare un codice comune su cui elaborare le modalità di
insegnamento linguistico, il QCER si pone come strumento esaustivo, trasparente e
coerente: è esaustivo e trasparente poiché tratta tutti gli elementi che fanno parte del
contatto e dell’uso linguistico, esplicita tutte le conoscenze che un apprendente di
lingua straniera deve arrivare a possedere in modo chiaro e preciso; è coerente perché
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fornisce indicazioni applicabili in tutti i contesti linguistici europei senza distinzioni
geografiche e senza contraddizioni interne.
I principali destinatari di quest’opera sono tutti coloro che lavorano nel campo
dell’educazione linguistica, operatori che si servono del QCER per delineare e
definire la struttura di corsi linguistici idonei alle necessità comunicative di cittadini
non madrelingua che si affacciano allo studio di una lingua, così da poter creare
programmi d’insegnamento che forniscano giusti strumenti linguistici tali da
permettere una comunicazione chiara e corretta.
1.1.1 L’approccio del QCER
Uno degli elementi principali che ha portato alla formulazione del QCER è il
concetto di plurilinguismo, che ha acquisito sempre maggior rilievo all’interno delle
politiche linguistiche europee. Il plurilinguismo può essere definito non come la
conoscenza di una o più lingue, ma come la competenza funzionale che un individuo
ha di una lingua diversa da quella materna.
La conoscenza plurilingue fa sì che una persona possa comunicare in modo più
o meno completo, in base alle necessità e alla situazione, sfruttando un bagaglio di
conoscenze linguistiche che possano risolvere le situazioni comunicative in cui si
trova.
Questa conoscenza, sia pur imperfetta, crea la giusta base per lo sviluppo di
strategie e processi cognitivi utilizzabili in tutte le situazioni comunicative che
richiedano uno sforzo linguistico da parte del parlante.
Una persona plurilingue non è, quindi, chi conosce molte lingue, ma chi riesce a
comunicare in varie lingue, conosciute a livelli di competenze diversi, in modo
corretto e a servirsi delle proprie conoscenze per comprendere testi e situazioni.
L’approccio di tipo plurilingue è chiaramente relazionabile alle politiche
integrative che la Comunità Europea propone, poiché è direttamente collegato al
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concetto di pluriculturalismo: conoscere una lingua vuol dire conoscere la cultura che
ne è alle spalle, parlare e comprendere chi appartiene a una società differente è il
primo passo verso l’integrazione.
Lo scopo dell’educazione linguistica, quindi, non è più solamente relativo alla
comunicazione in senso stretto, ma si riferisce alla conoscenza multiculturale.
L’approccio su cui si basa il QCER, considerando gli utenti-apprendenti come
soggetti attivi di una società, è di tipo pragmatico e sociolinguistico, orientato
all’azione. Mira, cioè, allo sviluppo di competenze sia generali sia linguistico-
comunicative.
Le competenze da sviluppare sono organizzate in un percorso graduale che le
porta ad essere utilizzate nella più ampia gamma possibile di contesti sociali e in
condizioni di diverso livello di padronanza linguistica, andando a stimolare i processi
comunicativi dell’individuo nella formulazione di attività linguistiche volte alla
comprensione di testi, scritti e orali, di argomenti diversi e appartenenti a molteplici
domini linguistici, attraverso l’uso di strategie soggettive volte a risolvere nel
migliore dei modi la comunicazione.
Ritenendo elementi basilari la dimensione sociale e interazionale, la lingua è un
sistema di usi linguistici: «Gli atti di lingua si svolgono entro attività linguistiche, e
queste attività fanno parte di un più ampio contesto sociale: è soltanto questo che può
dar loro il pieno significato»
6
. Le competenze che deve sviluppare chi si avvicina
allo studio di una lingua sono quindi linguistiche e comunicative allo stesso tempo.
Il precedente binomio, che contrapponeva la competenza linguistica, intesa
come la padronanza delle strutture della lingua, alla competenza comunicativa,
ovvero la capacità di comunicazione sociale, è ora fuso in un modello più compatto
che racchiude al suo interno le dimensioni linguistica, sociolinguistica e pragmatica
di una lingua.
6
Vedovelli M., Guida all’italiano per stranieri. Dal Quadro comune europeo per le lingue alla Sfida
salutare, Roma, Carocci, 2010, pp. 45-46.