4
LE SOCIETA’ “PRIMITIVE”
SIGNIFICATI, TEORIE E TECNICHE “NAIF” DELLA MALATTIA MENTALE
Numerose ricerche storiche ed antropologiche confermano come fossero già presenti presso le
popolazioni antiche, teorie e tecniche di guarigione psicologica praticata da sciamani, stregoni,
uomini della medicina ecc. che, se in un primo momento vennero considerati, dagli studiosi, degli
ignoranti superstiziosi o imbroglioni speculatori della credulità altrui, sono oggi ritenuti gli
antenati precursori di diverse applicazioni terapeutiche moderne. Come sostiene Bartels una parte
sostanziale della medicina primitiva rappresenta un primo stadio della medicina empirica, come
l’impiego di bagni d’acqua e di vapore, del massaggio, di alcune semplici conoscenze chirurgiche, e
delle droghe. Sappiamo infatti oggi come la farmacopea moderna, abbia ereditato molte delle
droghe più efficaci dalla medicina primitiva. Una importante testimonianza sulla razionalità della
medicina primitiva ci è data da G.W. Harley, che visse per un significativo periodo di tempo
all’interno della tribù Mano in Liberia, identificando un centinaio di condizioni, di cui solo quindici
erano trattate con modalità magica o irrazionale; Più di duecento specie di vegetali, sostiene,
erano usate dagli uomini della medicina sotto forma di infusi, decotti ecc. Per quanto riguarda
invece il trattamento delle malattie mentali, ad esempio in Lapponia, veniva prescritto dai
guaritori uno specifico stile di vita : astensione dalle bevande alcoliche, dal tabacco e dal caffè,
alzarsi presto e andare presto a dormire, tenersi occupato con un lavoro leggero. Il paziente non
doveva prendere alcuna medicina ma si doveva lavare due volte al giorno, in acqua di mare al
mattino e in acqua dolce la sera; Se fosse diventato aggressivo, non lo si doveva legare ma
chiuderlo in una camera priva di oggetti pericolosi, e se avesse aggredito qualcuno, gli si doveva
dare un colpo su qualche parte nuda del corpo con un ramo senza foglie, mostrandosi arrabbiati e
senza paura. Un guaritore lappone curò, in tal modo, molti pazienti mentalmente disturbati. E’ da
attribuire a Forest E. Clement, invece, la descrizione di alcune forme di cura della malattia
mentale primitiva, in base al semplice nesso di causa/ effetto che le caratterizzava; Volendo
schematizzare :
*Teoria della malattia Terapia
1. Intrusione di un oggetto malattia Estrazione dell’oggetto malattia
2. Assenza dell’anima Trovare, richiamare, e restituire l’anima perduta
3. Introduzione di uno spirito Esorcismo Estrazione meccanica dello spirito estraneo
4. Infrazione di un tabù Confessione, espiazione
5. Stregoneria Magia riparatrice.
*[TRATTO DA ELLENBERGER “La scoperta dell’inconscio” 2001 ed. Boringhieri]
5
MALATTIA PER INTRUSIONE DELL’OGGETTO
Secondo questa teoria l’intrusione di un oggetto all’interno del corpo sprigionerebbe una
“Essenza malattia” che diventerebbe causa dei suoi mali. Antiche credenze suggeriscono che l’
oggetto potrebbe anche essere inoculato appositamente da uno stregone.
Questa teoria è molto diffusa in America, in Siberia, Asia Orientale, Australia e Nuova Zelanda ma
è anche possibile ritrovarne tracce nella medicina popolare europea. E’ ovvio come l’oggetto
malattia, apparentemente estratto dallo stregone, sia fatto comparire mediante un gioco di
prestigio e questo spiega perché molti europei che ne avevano direttamente o indirettamente
avuto esperienza, etichettavano tali praticanti come ciarlatani ed impostori. La procedura di
estrazione, era anche accompagnata da una serie di riti, quali canti e gesti magici ad opera di
assistenti partecipanti chiamati (suonatori di tamburo). La riuscita o meno dell’intero cerimoniale
dipendeva a sua volta da una serie di prerequisiti di ordine psicologico e sociologico, che sia il
malato che il guaritore dovevano soddisfare, ad esempio : la fede di quest’ultimo nelle proprie
abilità, la fiducia del paziente nelle capacità del guaritore, l’accettazione e la credenza dell’intero
rituale da parte del gruppo sociale di appartenenza. Appare evidente a questo punto, che se pur
l’estrazione di un oggetto dal corpo successivamente esibito al paziente a scopo rassicurante,
stesse ad indicare una chiara relazione causa/effetto di tipo organico, il principio attivo della cura
fosse invece di ben altra natura, cosi come conferma il forte coinvolgimento emotivo che
accompagnava la cerimonia sorretto dalle specifiche credenze popolari di fondo.
MALATTIA PER POSSESSIONE
Secondo questa teoria il male è causato da spiriti maligni che si sono impossessati del corpo del
paziente. Dalle ricerche effettuate sembra che questa forma di malattia si sia maggiormente
diffusa in Asia Occidentale e che sia perlopiù sconosciuta presso altre popolazioni : australiani,
americani, filippini ecc.. La cura, in tal caso, veniva praticata attraverso tre principali metodi : il
primo consisteva nel cercare di espellere lo spirito attraverso una perdita di sangue procurata al
paziente, oppure percuotendolo o frustandolo, dunque meccanicamente; Il secondo nel favorire
il passaggio del maligno in un altro essere, in genere un animale; Il terzo e più noto era l’
“Esorcismo”, molto diffuso sia in Europa che in America e che trova numerose testimonianze in
un famoso libro di Oesterreich. Secondo questo autore un individuo, improvvisamente, perde la
propria identità assumendo nel corpo e nell’anima le sembianze dell’agente che lo possiede. La
possessione che può manifestarsi con diversa gravità e durata può essere di due tipi :
sonnambolica e lucida; nel caso della sonnambolica la persona perde la propria coscienza
personale ed inizia a parlare di se stesso o di altri con la voce del possessore, per poi non ricordare
nulla al momento di ritorno della coscienza; In quella lucida, invece, l’individuo è consapevole di
sé, ed intenzionalmente cerca di liberarsi dello spirito senza riuscire ad impedirgli
occasionalmente di parlare. La Teologia cattolica definì “Possessione” la forma sonnambolica e
“Ossessione” quella lucida, mentre con il termine “Esorcismo” indicò la procedura terapeutica
per entrambe le affezioni. L’esorcista, che ha un addestramento particolarmente accurato in
6
merito, deve lottare con lo spirito intruso, svolgere la sua tecnica in un luogo consacrato e
pronunciare specifiche formule, quali preghiere o altro, per indurre l’intruso a parlare e a ribellarsi
anche e soprattutto attraverso il corpo (abreazione). Nonostante le caratteristiche della
“Possessione” e dell’ “Esorcismo” siano sostanzialmente le stesse, assumono forme diverse a
seconda delle varie parti del mondo.
Si riporta qui di seguito un famoso caso di “possessione ed esorcismo” verificatosi negli anni 1842-43 nel villaggio di
Mottlingen, ad opera del pastore luterano Christoph Blumhardt(1805-80) sulla persona di Gottliebin Dittus:
*“ G. Dittus, ventottenne, aveva perso i genitori in tenera età ed ora viveva con tre fratelli e sorelle più anziani,
nessuno dei tre coniugato. La prima impressione di Blumhardt, in occasione di un incontro fortuito, fu negativa : egli
avvertì nella ragazza qualcosa di scostante. Poi, verso la fine dell’aprile 1842, Blumhardt venne a sapere che la ragazza
aveva delle visioni in cui appariva una donna, morta due anni prima, che teneva in braccio un bambino. Gli fu detto che
la casa in cui abitavano Gottliebin e i suoi parenti era stregata : i vicini riferivano di sentire nella notte strani rumori
terrificanti. Il medico del villaggio, rimasto una notte nella casa con alcuni testimoni, confermò di avere sentito i
rumori. Blumhardt fu chiamato sul posto: la donna era rimasta in stato d’incoscienza per una giornata intera. Consigliò
di portarla da una cugina : allora la casa cessò di essere stregata, ma i sintomi della possessione apparvero nella
persona di Dittus, con violente convulsioni. Nel corso di una visita di Blumhardt, la ragazza cambiò espressione e voce,
e prese a parlare con la voce della morta. Tra il pastore e lo spirito ebbe allora luogo un dialogo pieno di drammaticità:
Lo spirito affermava di non poter trovar pace nell’aldilà, né pregare in quanto nella vita terrrena aveva commesso due
infanticidi e ora si trovava in potere del demonio. Blumhardt non ebbe alcun dubbio: ritenne di trovarsi difronte alle
potenze delle tenebre e accettò la lotta. Si recò regolarmente a far visita a Dittus, i cui sintomi continuarono a
peggiorare. In breve la ragazza fu posseduta da tre demoni, poi da sette e da quattordici. In ultimo i demoni
diventarono centinaia e migliaia, e lanciavano per bocca della ragazza le peggiori bestemmie. Presumibilmente spinta
dai demoni, Dittus, cercava di percuotere chiunque le stesse vicino, tranne Blumhardt. Egli non cercò mai di eseguire
qualche cerimonia: la sua arma era costituita dalla preghiera e dal digiuno, secondo le parole del vangelo. Un giorno,
nel febbraio del 1843, Dittus riferì che nel corso dell’ultima perdita di coscienza la sua anima aveva vagato intorno al
mondo e aveva visto i demoni all’opera per causare un terremoto in qualche paese lontano che, dalle descrizioni,
Blumhardt riconobbe per le Indie occidentali. Dopo alcuni giorni, la notizia di una catastrofe come quella giunse al
villaggio. Nello stesso periodo di tempo, Dittus incominciò a vomitare sangue, pezzi di vetro, chiodi e altri oggetti
ancora. Perdeva grandi quantità di sangue. Tra gli spiriti che parlavano per bocca sua, molti affermavano di essere
vittime dei demoni, e chiedevano il permesso a Blumhadrdt di fermarsi nella sua casa o nella chiesa. Dopo molte
esitazioni Blumhardt diede loro il permesso, con la condizione tuttavia che Gesù desse prima il consenso. Ora Dittus
incominciava a sentire l’influenza di Blumhardt e ad accettare i suoi ordini. La crisi finale ebbe luogo in corrispondenza
del Natale del 1843. I demoni tentarono un ultimo disperato attacco. Non più limitandosi a Dittus, essi aggredirono
anche il fratello e la sorella della ragazza, Katharina. Presto la prova del fratello ebbe termine, ed egli si ristabilì in
fretta, inoltre i demoni sembrarono avere perso interesse a torturare Dittus. Katharina, tuttavia che in precedenza non
era mai stata disturbata dai demoni, ora cadde in loro balìa, e prese a comportarsi come si era comportata Gottliebin
nel corso degli attacchi più intensi. Infine, il 28 dicembre 1843, dopo una lotta disperata tra Blumhardt e le potenze
demoniache, Katharina lanciò nella notte un urlo tremendo e gridò:”Gesù ha vinto!”erano le due del mattino; sei ore
più tardi gli spiriti erano scomparsi e Katharina si era ristabilita. Il potere delle tenebre era spezzato, Gottliebin era
libera da spiriti e demoni. *[TRATTO DA ELLENBERGER “La scoperta dell’inconscio”-2001 ed. Boringhieri ]
[In chiave psichiatrica moderna, potremmo paragonare il suesposto trattamento
all’attuale psicoterapia delle psicosi gravi; in quanto, come sostiene Benedetti, il pastore
Blumhardt fu particolarmente abile sul piano controtransferale nel contenere gli attacchi di
Dittus (nevrosi di traslazione) e non solo; si immerse nel mondo demoniaco della posseduta, allo
stesso modo di come fa il terapeuta moderno quando esplora le bizzarrie del paziente; creò
7
intuitivamente un’alleanza con la parte sana per dare ordini e sconfiggere la parte malata. I
continui attacchi demoniaci che G. Dittus, nonostante ciò, continuava ad avere, possono infine
corrispondere alle resistenze del paziente durante il percorso terapeutico. Successivamente, in
epoca scientifica e positivistica del secondo ottocento, gli ormai rari casi di possessione furono
portati in ospedali per malati mentali, come la Salpètriere di Parigi. Qui, ricevevano trattamenti
anche più semplici, ma comunque poggianti su principi e tecniche dinamiche, si ricorda a tal
proposito la guarigione ottenuta da Janet, consistente nel far affiorare alla coscienza “L’idea
fissa sub-conscia”dell’infermo, senza peraltro ricorrere all’esorcismo].
GUARIGIONE PER CONFESSIONE E “CURA D’ANIME”
Numerosi popoli primitivi credevano che sia le gravi malattie che le morti psicogene fossero
causate da violazioni di tabù o da altre simili trasgressioni. Diversi casi di morte psicogena sono
stati documentati presso le popolazioni primitive dell’Uganda, Polinesia ed Africa Centrale. Una
rassegna sui dati riguardanti la confessione dei peccati è stata fatta da Raffaele Pettazzoni. Costui
riporta che in fondo non c’era distinzione tra un peccato volontario ed uno casuale, che le
trasgressioni potevano essere anche di natura morale, soprattutto quelle di carattere sessuale. Di
solito la confessione era pubblica, non esisteva il segreto confessionale ed era spesso
accompagnata da rituali di purificazione, come lavacri, vomito, sanguinamento. Gli Aztechi
dell’antico Messico usavano confessarsi da un sacerdote, ed i peccati più frequenti erano
l’adulterio e l’ubriachezza, altri potevano essere furti o violazione della proprietà altrui. La Chiesa
cattolica assorbì dalle precedenti religioni la pratica della preghiera, dei voti, dei pellegrinaggi ma
soprattutto quella del segreto confessionale, che veniva fatto individualmente ad un sacerdote
vincolato al segreto più assoluto. I sacerdoti acquisirono una gran mole di conoscenze
psicologiche, che sistematizzarono nei manuali di teologia morale, anche se la natura stessa del
segreto confessionale ed il rigore con cui esso veniva rispettato, resero piuttosto astratta tale
conoscenza. Quando i riformatori protestanti abolirono l’obbligo della confessione, nacque
proprio fra quelle stesse comunità protestanti una nuova pratica detta “Cura d’anime”, assumente
varie forme fra cui una di particolare rilievo. Si credeva che certi ministri del culto protestante
avessero un particolare dono spirituale, che consentiva loro di ottenere dalle anime afflitte la
confessione di un segreto doloroso, e di aiutarle in seguito ad affrontare le relative difficoltà.
Anche se tali membri del clero rispettavano comunque il segreto professionale, quest’ultimo non
veniva imposto in maniera severa così come faceva la Chiesa cattolica; ma l’aspetto non
trascurabile riguarda proprio la procedura d’aiuto, che non si esauriva con la confessione del
segreto doloroso e la seguente consolazione, ma vi era anche una partecipazione attiva del
clericale nella risoluzione del problema. Questo procedimento potrebbe essere paragonato alla
nostra attuale psicoterapia breve. Intanto, con l’avvento della psicologia del profondo il concetto
di segreto patogeno venne sostituito da quello di ricordo traumatico, rimozione o senso di colpa,
che spesso sappiamo essere causa di grave disagio psichico. Fra i principali studiosi della
psichiatria dinamica, colui che più di ogni altro prestò attenzione a questo concetto fu C.G.Jung ,
8
che lo considerava, essendo figlio di un ministro del culto protestante, parte essenziale ed
imprescindibile di ogni percorso terapeutico.
MALATTIA PER FRUSTRAZIONE
Il problema in questo caso derivava da una insoddisfazione personale dovuta a vari motivi, in
particolare a desideri frustrati che non potendo trovar appagamento, ingeneravano malumore con
difficoltà di adattamento. Un antico proverbio maori recita : “C’è una fonte di insoddisfazione nel
cuore dell’uomo, da cui escono il malumore e l’ansia”. La nostalgia di casa o la lontananza dalla
donna amata, sarebbero causa di sofferenza depressiva ad esempio nei soldati, che nel momento
in cui non riuscivano a ritornare nella loro dimora o a ricongiungersi con l’oggetto d’amore,
potevano nel peggiore dei casi anche morire. Generalmente, in questi casi, l’appagamento stesso
del desiderio frustrato costituiva una cura efficace dei sintomi, che scomparivano in tempi anche
molto brevi. Sarebbe crudeltà, anzi omicidio, negare ad un uomo l’oggetto dei suoi sogni : un
simile rifiuto potrebbe causarne la “morte”, scriveva un gesuita; a proposito dei sogni, ricordiamo
anche la famosa frase di Freud sugli stessi, da egli definiti come “appagamenti allucinatori di
desideri inconsci”, capaci di restituire un istantaneo se pur breve sollievo al soggetto sognante. A
riguardo, la moderna psichiatria dinamica sottolinea l’importanza etiologica per il disagio psichico,
non solo dei desideri di possesso e dei desideri di pulsione sessuale, ma anche di impulsi tendenti
alla soddisfazione della personalità. Interessante appare il caso di alcuni abitanti dell’isola di Haiti,
che iniziarono a manifestare “reazioni paranoiche”, nel momento in cui avvertirono forti tensioni
derivanti dal crescere delle difficoltà e dai ripetuti insuccessi; tutto ciò comportava, ad opera di
meccanismi proiettivi, intenso disagio nelle persone interessate, che a loro volta coinvolgevano gli
altri abitanti creando in tal modo un vortice di psicosi collettiva. Non accade tutt’oggi, che a volte
ci si sente irritati o tristi perché non adeguatamente considerati dal contesto sociale di
riferimento, o addirittura dai familiari stessi? Non è forse vero che non solo i disturbi di
personalità ma anche la pura “Follia”, sono spesso slatentizzati dallo stesso contesto socio-politico
di riferimento? La medicina primitiva e le più recenti teorie psicologiche ne hanno dato evidenti
conferme.
GUARIGIONE PER IPNOSI
Non sappiamo oggi fino a che punto l’ipnosi sia stata la tecnica basilare di guarigione a
disposizione di stregoni, esorcisti ecc.; fatto sta che come afferma anche il nostro già citato
studioso Bastian, molti guaritori della medicina primitiva erano senz’altro capaci di indurre,
intenzionalmente, stati ipnotici o semipnotici; ma questo non vuol dire che la tecnica sia stata
l’unico strumento nelle loro mani, oppure che venisse intenzionalmente usata a fini terapeutici , è
più probabile a mio parere, che dietro i poteri della stregoneria o anche dell’esorcismo, si
9
nascondessero sue tracce frammiste ad altre dinamiche psicologiche e strumenti curativi : cibi
particolari, bevande, infusi, erbe ecc. L’esempio che più si avvicina alla moderna procedura
dell’ipnosi, lo troviamo in un documento rinvenuto in un papiro egizio, risalente al terzo secolo
dopo Cristo e pubblicato da Brugsch; lo stato ipnotico era indotto in un giovane mediante
“fissazione dello sguardo” su un oggetto luminoso, e raggiunta la trance, lo stesso soggetto
iniziava a dire ciò che aveva visto o sentito. Questo aneddoto conferma che la tecnica ipnotica
nell’antica medicina, venisse usata più come chiaroveggenza che a fini terapeutici.
MALATTIA PER PERDITA DELL’ANIMA
Secondo questa antica concezione la malattia sarebbe causata da una fuga dell’anima dal corpo.
Le possibili cause possono essere : incidenti, fatture, spiriti o anche abbandono spontaneo. La
guarigione, pertanto, consiste nel riportare l’anima nel corpo ad opera di un guaritore esperto.
Questa teoria era molto diffusa fra le popolazioni più primitive della terra : Negritos, pigmei delle
Filippine, australiani, Melanesia, Africa, Siberia e altri popoli primitivi, che formavano quello che
veniva chiamato “Cerchio delle civiltà primitive”. Secondo Frazer, l’anima poteva nel corso dei
sogni, abbandonare il corpo e vagabondare esplorando quei luoghi presenti nella scena manifesta
del sognatore, con la possibilità di non farvi più ritorno per mezzo di spiriti maligni, per perdita
dell’orientamento o per essersi smarrita in occasione di un risveglio improvviso. La rimozione
dell’anima dunque, come si è già detto, poteva avvenire o spontaneamente o per forze esterne
agenti, quali demoni, fattucchieri, spiriti ecc. In tali casi la cura era praticata da uno sciamano, che
conoscendo bene il mondo degli spiriti poteva far da tramite con il mondo dei viventi.
A scopo esemplificativo si riporta il racconto dell’etnologo russo Ksenofontov, a proposito della
guarigione ad opera di uno sciamano :
[Quando un essere umano ha perso l’anima, lo sciamano si porta in uno stato di estasi per mezzo di tecniche
particolari, e mentre è in tale stato la sua anima raggiunge il mondo degli spiriti. Gli sciamani affermano di potere, ad
esempio, seguire nell’altro mondo le tracce dell’anima perduta, nello stesso modo in cui un cacciatore segue la
selvaggina nel mondo fisico. Essi spesso devono venire a patti con gli spiriti che hanno sottratto l’anima, propiziarseli e
offrire doni. Talvolta debbono lottare con gli spiriti, e di solito ciò avviene con l’aiuto di altri spiriti loro alleati. Quando
ottengono la vittoria, a volte devono premunirsi contro la vendetta degli spiriti maligni. Dopo aver catturato l’anima
perduta, la riportano indietro e la restituiscono al corpo cui è stata sottratta, ottenendo così la guarigione].
Potremmo concludere sostenendo che, se pur confermata dal progresso scientifico
l’inscindibilità anima / corpo, ormai considerati due facce di un'unica medaglia, è sul piano
psichico che si lavora oggi nel caso di una psicoterapia della schizofrenia, al fine di recuperare
quella parte malata di un io che ha perso i confini, che diffonde la sua identità vagando in
fantasia. Ancor più suggestivo sarebbe pensare all’assenza, in alcune forme di psicosi funzionali, di
alterazione organica…che lascerebbe supporre come in fondo in fondo non sempre le cose ci
appaiono incapsulate in un così semplice rapporto di causa/effetto.
10
*LA GUARIGIONE NEI TEMPLI E LE SCUOLE FILOSOFICHE
Verso il 4000 a.c. il sorgere dei primi regni e dei primi imperi in Asia, gettò le basi per lo sviluppo
di organizzazioni religiose sacerdotali e per un corpus sistematico di conoscenze basato
sull’osservazione e sulla deduzione, piuttosto che sulla misura e sull’esperimento della scienza
moderna. In questo periodo, alcune tecniche della medicina primitiva, si concretizzarono nella
medicina dei templi, di cui un’ applicazione fu proprio la pratica dell’esorcismo. Altre forme di
cura vennero messe a punto nei templi (come le cure che venivano praticate negli asclepiei).
Anche la medicina cosiddetta secolare ebbe un notevole sviluppo, ma si rivelò più adatta al
trattamento dei disturbi organici che di quelli affettivi, di cui invece erano egemoni i sacerdoti.
Da questo momento in poi, ci fu la separazione tra la medicina secondo la nostra
moderna concezione e le guarigioni sacerdotali; Per un’ulteriore chiarezza, possiamo dire che i
veri antenati del moderno medico erano i guaritori secolari, cioè quelle persone a cui il medico
dell’epoca lasciava le cure fisiche del paziente, mentre invece l’uomo della medicina era
piuttosto l’antenato del sacerdote.
Galeno, uno dei più importanti medici del secondo secolo dopo Cristo, spesso ricorreva
all’asclepieo di Pergamo per il trattamento di alcuni pazienti. Secondo alcune fonti storiche, la
cura psicologica deriverebbe proprio dagli asclepiei piuttosto che dalla medicina secolare. Oltre a
queste due forme di medicina, sacerdotale e secolare, c’era anche una terza tecnica mistica
d’impostazione filosofico/religiosa ,lo “Yoga”, comune a molte scuole filosofiche e religiose
dell’india, ed altre ancora derivanti invece dal buddismo, come ad esempio lo “Zen”. Anche in
Occidente diverse forme di addestramento mentale furono associate a scuole filosofiche;
in quell’epoca, i platonici, i seguaci di Pitagora, Aristotelici, epicurei ecc. non erano
semplici aderenti a correnti filosofiche, ma erano raggruppati in scuole organizzate chiamate
“Sette”, che oltre ad imporre degli addestramenti specifici, dettavano anche uno stile di vita
proprio.
Ogni scuola aveva un istituto centrale detto “Scuola madre” ed istituti periferici, le classiche
succursali; per diversi secoli i platonici, gli aristotelici, epicurei, ebbero i propri rispettivi istituti ad
Atene (l’Accademia, il Liceo, la casa e il giardino di Epicuro). In questi istituti c’erano le abitazioni
dei membri più importanti, oltre alle aule di lezione, le biblioteche, le copisterie; ogni scuola
godeva di una propria organizzazione interna ed era diretta da uno “scolarca”, successore del
fondatore, con una gerarchia che andava dai membri anziani ai novizi. Ciascuna scuola impartiva
agli allievi gli insegnamenti del proprio fondatore, e perciò, spesso capitava che i vari orientamenti
si trovassero in disputa fra loro, con i non filosofi e con chi se ne era dissociato; c’è da dire però,
che nonostante le possibili controversie interne alle scuole, esisteva comunque una dottrina
“ufficiale” comprendente non solo la metafisica, ma anche la logica, la morale, la fisica e le altre
scienze.
Ciascuna scuola insegnava specifiche forme di addestramento psichico, ad esempio i
pitagorici, che erano molto rigidi, seguivano forti restrizioni alimentari, si addestravano molto
11
sull’autocontrollo e sul potenziamento della memoria. I platonici nella loro scuola, ricercavano
invece la verità attraverso le conversazioni tra insegnante e discepoli, un’altra pratica era quella
delle “consolazioni”, cioè discorsi preparati e rivolti a persone addolorate.
Gli epicurei, che praticavano le meditazioni, evitavano di parlare direttamente del male e
preferivano evocare direttamente gioie passate o future, ricorrendo anche ad una ferrea
memorizzazione di massime, che recitavano senza fermarsi ad alta voce. Gli stoici effettuavano
addestramenti per imparare a controllare le emozioni, facendo esercizi verbali, di concentrazione
e di meditazione, per esempio sceglievano un determinato argomento, “la morte”, e si
proponevano lo scopo di dissociarlo da tutte le opinioni comuni, le paure, i ricordi ad essa
associati. Sappiamo oggi come queste pratiche esercitassero un’azione anche a livello
psicoterapeutico individuale, difatti, oltre a questi insegnamenti collettivi, le scuole filosofiche
proponevano anche una psicoterapia individuale. Galeno, nel suo trattato “Sulle passioni
dell’animo”, suggeriva un percorso individuale basato su tre passi : un periodo di astensione dagli
scoppi di rabbia(controllo emotivo), affidamento ad un mentore, un saggio consigliere, capace di
far notare i difetti e di dare consigli, ed un ultimo passo incentrato sul controllo delle proprie
passioni. Con il passare del tempo il soggetto avrebbe ridimensionato il proprio standard di vita ai
soli necessari bisogni di sopravvivenza, e raggiunta la serenità interiore attraverso il dolore,
avrebbe visto le passioni come gravi malattie dello spirito, ottenendo così la possibilità di aiutare
altre persone. Per quanto suddetto, si è oggi evidenziato un chiaro parallelismo tra le
caratteristiche dello stoicismo e quelle della scuola adleriana ed esistenzialista moderne e in più
fra le caratteristiche dell’accademia platonica e quelle della scuola junghiana, così come Epicuro
che cercava di scacciare l’ansia, è stato paragonato a Freud.
*[TRATTO DA ELLENBERGER “La scoperta dell’inconscio” 2001 ed. Boringhieri ]
12
MEDICINA PRIMITIVA - PSICOTERAPIA MODERNA - POST-MODERNA
“Una panoramica per confronto ed analogie”
MEDICINA PRIMITIVA PSICOTERAPIA MODERNA
Il guaritore è considerato la Il terapeuta è uno specialista al pari di tutti
Persona più autorevole del suo gruppo gli altri
Dunque più importante del medico
Egli persegue la guarigione usando Il suo modo di lavorare è neutrale
Anche la sua personalità e basato su tecniche scientifiche
Tratta malattie organiche con C’è una chiara separazione tra fisico e psichico
Metodi psicologici la psichiatria tratta organicamente i disturbi
E’ uno psicosomatico mentali
La formazione di guaritore è molto rigida La formazione è razionale e scientifica e non tiene
Esso stesso deve superare un grave disturbo per poi conto dei problemi personali del terapeuta
Avere le abilità adeguate alla cura
Il guaritore appartiene ad una scuola lo psicoterapeuta agisce in base ad una disciplina
Con proprie regole ed insegnamenti unificata e scientifica non in base ad esoterismi
PSICOTERAPIA POST-MODERNA PSICOTERAPIA COGNITIVO-CAUSALE
Il terapeuta non è uno specialista come gli altri Il terapeuta è per definizione il “Thèrapon”, servo,
È dotato di peculiari caratteristiche ed esclusive messo al servizio a far sì che il paziente non sia più
Competenze ridotto dal suo condizionamento e
schiacciato dalla sua morsa
Il terapeuta è eticamente rispettoso ed La relazione paziente/terapeuta è un incontro
epistemologicamente non neutrale tra due persone dove l’una è semplicemente più
(epistemologia post-moderna) dotta rispetto all’ordine dell’uomo, della realtà e
Dell’esistenza.
Progressiva conferma dell’unità
Inscindibile mente-corpo riconosciuta Mente e corpo sono due facce di un’unica
Come entità olistica (psicosomatica) medaglia, l’una è espressione dell’altra; Dunque
Tecniche olistiche entità olistica e relative tecniche olistiche.
Neuroimmunoendocrinologia (approccio integrato alla malattia) si lavora in
Medicina quantistica èquipe.
Tecniche meditative Yoga, Zen
La formazione è razionale, scientifica, personale Il terapeuta cognitivo- causale è umile nell’ammis
E tenendo conto dei problemi del terapeuta sione del proprio limite; Pertanto si rivela al
Tende a garantirne il pieno ed ottimale paziente come soggetto ancora in evoluzione
Equilibrio, perché esso stesso strumento messo verso una definizione completa di sé.
Al servizio (il valore terapeutico della relazione nel setting)
Lo psicoterapeuta agisce in base ad una disciplina Lo psicoterapeuta opera con strumenti
Integrata che contempla anche fonti non scientifiche : provenienti anche da altre discipline : filosofia,
filosofia,antropologia, teologia, letteratura, neuroscienze. Antropologia,teologia,letteratura,neuroscienze.
13
LA NOSOGRAFIA DELLE PSICOSI : “LE ORIGINI”
PREMESSA
L’omogeneità nei disturbi psichiatrici è cosa rara. La variabilità fenomenologica, del decorso,
della risposta al trattamento e dei meccanismi sottostanti alla malattia, crea un quadro
complesso dei disturbi mentali. Infatti oggi com’è noto, il termine “Psicosi” viene utilizzato in
diverse accezioni.
In Psicoanalisi ad esempio viene utilizzato soprattutto per indicare entità nosologiche
contrapposte alle nevrosi, ed in tal senso esso comprende : la schizofrenia, la psicosi maniaco
depressiva, la paranoia. Altre volte viene utilizzato anche come sinonimo di schizofrenia, mentre in
altri casi ancora per indicare uno stato caratterizzato da : perdita dell’esame di realtà,
dall’impiego di meccanismi di difesa primitivi nei confronti di pressioni interne o esterne, e dalla
sindrome della “dispersione d’identità”. Su questi tre elementi si fonda la diagnosi differenziale
con i pazienti indicati da Otto Kernberg come “Borderline”, in cui i tre fattori summenzionati sono
comunque presenti ma con un esame di realtà prevalentemente preservato. Nella letteratura
psichiatrica contemporanea si preferisce, però, parlare più genericamente di “Stati psicotici” per
riferirsi a determinati quadri clinici quali: (sindromi borderline, disturbi schizofrenici, affettivi,
ecc.). La schizofrenia è uno dei disturbi psichiatrici più variabile, infatti la stessa variabilità è
considerata da alcuni esperti la caratteristica intrinseca di questa malattia. Allo scopo, dunque,
di evitare dispersioni concettuali e descrizioni varie sul più vasto spettro dei disturbi psicotici, ci
focalizzeremo qui di seguito più propriamente sul concetto di “Schizofrenia”, per riferirci alla più
grave e invalidante forma di malattia mentale che da diversi anni impegna clinici di qualsivoglia
orientamento psichiatrico, sia esso biologico che dinamico.
Un ulteriore ma breve esposizione verrà altresì dedicata alla diagnosi di disturbo
“schizoaffettivo”, giustificata dalla presenza di un “caso”, che sarà documentato per esteso nella
seconda parte clinica del presente elaborato.
PRIME DEFINIZIONI FORMULATE IN BASE AL DECORSO LONGITUDINALE DEI SINTOMI
LA “VISIONE ORGANICISTICA” DI EMIL KRAEPELIN (1856-1926) NELLA “SECONDA META’
DELL’800”
Numerosi scienziati hanno contribuito alla creazione del costrutto di “Schizofrenia”, ma colui che
più di ogni altro seppe definire la schizofrenia da un punto di vista nosografico fu Emil Kraepelin, e
dopo di lui Bleuler e Schneider. Per diversi decenni nella seconda metà dell’800, Kraepelin seguì
un’ampia gamma di malati mentali gravi registrando accuratamente i sintomi e il decorso della
malattia; lo scopo di questi, era di correlare la fenomenologia clinica osservata ai meccanismi
neurobiologici sottostanti, identificando quindi precise entità nosografiche. Sebbene non abbia
raggiunto insieme ad altri neuroscienziati come Alzheimer, Brodmann e Nissl gli obiettivi prefissati,
riuscì comunque a fornire per i disturbi psicotici un inquadramento nosografico rimasto nel tempo.
14
Egli notò che nonostante le varie manifestazioni con cui potevano esordire i pazienti nel contesto
della psicosi ( ad es: la catatonia, l’ebefrenia, la paranoia, tutte descritte come sindromi separate),
alcuni di loro avevano un decorso episodico, con buon funzionamento interepisodico, mentre altri
avevano un decorso prevalentemente cronico e di deterioramento. Costatando che i pazienti a
decorso episodico tendevano ad avere prominenti sintomi affettivi durante i momenti di
esacerbazione acuta, distinse due forme cliniche di pazienti psicotici : “Follia maniaco-depressiva”
e “Dementia praecox” (successivamente denominata “schizofrenia” da Bleuler). Questa
distinzione fra schizofrenia e disturbi psicotici dell’umore è stata mantenuta da quasi tutti i sistemi
nosografici successivi; infatti, nel DSM III TR, la psicosi maniaco depressiva era classificata come
“disturbo affettivo maggiore bipolare” passibile di una restitutio ad integrum, mentre nella
demenza precoce si sottolineava il carattere illogico e bizzarro dei comportamenti tipicamente
incomprensibili, che esitava in un progressivo, irreversibile e rapido deterioramento mentale.
Inoltre Kraepelin separò dalla schizofrenia un’altra entità nosologica, la “Parafrenia”, termine che
Freud tentò di includere nel quadro della schizofrenia e della paranoia senza successo, che non
comportava una necessaria destrutturazione della personalità.
UNA PROGRESSIVA ATTENZIONE AL SINTOMO : L’APPROCCIO EPISTEMICO DI TIPO PSICOLOGICO
LE QUATTRO “A” DI EUGEN BLEULER (1857-1939) NELLA
“PRIMA META’ DEL ‘900”
Agli inizi del novecento, al Burgholzli di Zurigo, Bleuler influenzato da Freud affrontò lo studio dei
disturbi psicotici partendo da un modello più psicologico. Mostrandosi, rispetto a Kraepelin, più
interessato alla descrizione dei sintomi che al decorso longitudinale, sostituì il termine “Demenza”
con quello di “Schizofrenia” volendo sottolineare l’importanza della Spaltung(splitting o scissione)
in tali pazienti. La scissione, mediante la sua azione sul comportamento e sul sistema emotivo,
sarebbe causa non solo dei disturbi delle associazioni, ma anche del distacco del paziente dalla
realtà con conseguente ritiro in fantasia. Bleuler ha descritto un insieme di sintomi,
comunemente detti le quattro A, che includono : l’appiattimento affettivo, l’allentamento delle
associazioni, l’ambivalenza e l’autismo. Egli descrisse l’appiattimento affettivo come una marcata
riduzione dell’espressività emotiva; l’allentamento dei nessi associativi come una
disorganizzazione dei processi di pensiero; l’ambivalenza come incapacità ad iniziare e seguire
anche semplici compiti; e l’autismo come un profondo grado di incapacità di relazionarsi
socialmente e con le altre persone.
Quindi Bleuler, nella descrizione della schizofrenia, ha evidenziato quelli che oggi sono
chiamati “Sintomi negativi” indicando come “Accessori”, rispetto a questi sintomi fondamentali,
i disturbi dispercettivi, i deliri, i manierismi ecc., che non sono altro che, come egli sostiene, la
“reazione dell’anima malata al processo patologico”. [ Trattato italiano di psichiatria(Cassano 1993)
pag.1303 ]
15
L’INDIVIDUAZIONE DEI SINTOMI POSITIVI
GLI ALBORI DEL SECONDO NOVECENTO : Kurt Schneider (1887-1967)
Kurt Schneider influente studioso dello stesso periodo di Bleuler, ma più famoso in Europa che in
America, identificò l’importanza di certi sintomi che riteneva osservabili trasversalmente e ridusse
l’enfasi posta sul decorso longitudinale da Kraepelin. I sintomi da questi descritti includevano :
sentire voci molteplici che commentano o discutono sul proprio comportamento; esperire i
propri pensieri come se fossero trasmessi e percepiti da altri; esperire la sensazione di essere
controllato da forze esterne, accanto ad una serie di altri deliri e allucinazioni che avessero come
tematica comune una compromessa capacità di differenziare le esperienze interne da quelle
esterne o di distinguere tra sé e l’altro. Tali sintomi, da esso stesso definiti di primo rango,
(comunemente noti come sintomi schneideriani) sono stati da allora in poi considerati come
caratteristici se non patognomonici del disturbo.
LA SCHIZOFRENIA DI TIPO I E DI TIPO II
DI CROW
“LA FINE DEL ‘900”
Crow (1980) ha effettuato una distinzione fra sintomi positivi e negativi per ipotizzare due tipi di
schizofrenia : Tipo I, caratterizzata da sintomi positivi, assenza di deficit intellettivo, struttura
cerebrale normale, rispondente alla terapia neurolettica; Tipo II, caratterizzata prevalentemente
da sintomi negativi, deterioramento intellettivo, dilatazione dei ventricoli cerebrali e scarsa
risposta ai neurolettici. Inizialmente Crow concepì i due tipi di malattia come facenti parte di due
stadi differenti, in cui dal I° tipo ritenuto meno grave si passasse al II°, considerato di tipo cronico e
maggiormente deteriorato. In base a ciò, Crow(1985) suggerì che i sintomi positivi e negativi
fossero due processi relativamente indipendenti, e che potessero coesistere nello stesso paziente
ma seguire un decorso differente nel tempo. Ipotizzò che l’iperattività dopaminergica fosse la
base sottostante alla sindrome positiva, e pertanto rispondente ai neurolettici, mentre l’atrofia
cerebrale ed altre alterazioni della stessa struttura, costituivano la fisiopatologia sottostante alla
sindrome di tipo II. Tale concettualizzazione, fra sintomatologia positiva e negativa (riflettenti
cioè processi diversi ma non mutuamente escludentisi) è oggigiorno confermata e accettata da
tutti gli studiosi del caso.
SCHIZOFRENIA TIPO I SCHIZOFRENIA TIPO II
(Sintomi positivi) (Sintomi negativi)
Allucinazioni Appiattimento dell’affettività :
Uditive Facies inespressiva (amimia)
Voci che commentano Riduzione movimenti spontanei
Voci che conversano Povertà della gestualità espressiva
Somatiche –tattili Scarso contatto visivo
16
Olfattive Mancanza di partecipazione affettiva
Visive Affettività inappropriata
Deliri; Alogia
Persecuzione Eloquio scarso e povero di contenuti
Gelosia Blocco
Colpa Aumentata latenza di risposta
Grandezza Concretismo
Religiosi
Somatici Assenza di volizione/apatia
Riferimento Carenza di pulizia e igiene
Controllo Discontinuità lavorativa e scolastica
Lettura del pensiero Anergia fisica
Influenzamento Rallentamento psicomotorio
Furto delle idee Anedonia
Carenza di desiderio sessuale
Comportamento bizzarro Scarsi o assenti rapporti sociali
Abbigliamento, aspetto stravagante
Comportamenti sociali e sessuali inadeguati Compromissione dell’attenzione
Comportamenti aggressivi-agitati Mancanza di attenzione in ambiti sociali
Comportamenti ripetitivi-stereotipati Mancanza di attenzione durante il
“Mental status testing”
Disturbi formali del pensiero
Deragliamento
Tangenzialità
Incoerenza
Illogicità
Circostanzialità
Aumento della produttività verbale
Distraibilità
Associazioni per assonanza