numero di materie opzionali quelle che più considerava attinenti al proprio iter
formativo e di specializzazione.
La maggiore difficoltà consisteva nel rendere perfettamente compatibili gli
esami del piano di studi del Corso di Laurea in Psicologia a Padova, con quelli,
simili ma ovviamente non uguali nei contenuti, in quanto formalmente
frammentati in micro-corsi e connotati da una differente accreditazione, del Pla
d’Estudi de la Licenciatura en Psicologia di Barcellona.
Il pericolo di vedere vanificati gli sforzi con il non riconoscimento della
validità degli esami sostenuti a Barcellona (11 prove corrispondenti a sei esami
presso la Facoltà di Padova), aveva comportato, già prima del trasferimento,
un'analisi approfondita dei programmi, supportata da un' intensa corrispondenza
con le segreterie ed i docenti delle rispettive Università.
Durante la frequenza dei Corsi subentrarono poi altre curiosità: i compagni di
studi spagnoli dedicavano, nell'ambito delle materie da frequentare, un gran
numero di ore (sempre espresse in crediti) alla pratica e dovevano immatricolarsi
ad un numero altissimo di esami per semestre; inoltre, coloro che si laureavano in
Psicologia avevano un'età media inferiore di ben tre anni rispetto agli studenti
della stessa disciplina italiani e manifestavano una mentalità decisamente
pragmatica e concreta, orientata all’intervento sul campo.
Queste ed altre curiosità sono andate acquisendo col tempo una fisionomia di
preciso interesse, che ha trovato espressione concreta nella presente ricerca tesa
ad approfondire in modo più sistematico la comparazione, prima articolata in
intuizioni e riflessioni frammentarie, tra i due sistemi universitari; nel contempo
è stata allargata l'area di indagine ad altre due Facoltà di Psicologia, la
Complutense di Madrid e la Facoltà di Torino: ad una spagnola dunque e ad
un'altra italiana.
Uno degli obiettivi era quello di capire, per quanto possibile, se ciascuna di
esse, in forza di peculiarità specifiche acquisite nel tempo nel proprio contesto
socio-culturale locale, si caratterizzasse per una sostanziale individualità,
estranea ad ogni forma di affinità con altre realtà formative; o piuttosto potesse
essere ricondotta ad un'area di comune appartenenza contribuendo alla
costituzione, in forza di unificanti esperienze di natura culturale, storica e sociale,
di una comune identità culturale nazionale.
Da qui il bisogno di percorrere un excursus storico della disciplina della
Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni nei due Paesi e, di conseguenza, la
scelta di inserire nel piano di studi patavino l'esame di "Storia della Psicologia":
si trattava di capire come le correnti filosofiche e ideologiche e i fatti storici da
un lato, e i personaggi importanti del passato, fautori della disciplina dall'altro,
avessero attivato e influenzato lo sviluppo, il “rumbo”, come dicono gli spagnoli,
ossia il ritmo intrinseco, della disciplina sia nell’ambito della formazione
Universitaria che della professione.
Per raggiungere l'obiettivo prefissato, si è voluto raccogliere, riordinare e
ampliare le menzionate riflessioni all'interno del presente lavoro, che senza
esprimere giudizi di valore attraverso la comparazione delle due realtà, quella
spagnola e quella italiana, desidera apportare innanzitutto un contributo rispetto
ai seguenti poli di interesse:
1- La peculiarità dello sviluppo, secondo una prospettiva storica, della
Psicologia Applicata come disciplina, in particolare modo della Psicologia del
Lavoro e delle Organizzazioni nei due Paesi.
2- La Peculiarità dello sviluppo, secondo una prospettiva storica, della
formazione offerta dal mondo universitario nel campo della disciplina, in risposta
alle esigenze di professionalizzazione poste dal mondo economico lavorativo nei
due Paesi.
L'elaborato si articola pertanto in una prima fase di ricerca storica.
Nei capitoli 1-2-3-4, infatti, viene seguita l'evoluzione della Psicologia
Applicata, e specialmente della Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni in
Italia e in Spagna, a partire dal concetto di Psicotecnica dei primi anni del 1900,
sottolineando l'influenza che le correnti filosofiche esercitarono nel tempo in
particolare sulla Psicologia Applicata (In Italia ad esempio l'Idealismo, il
Cattolicesimo, il Marxismo; in Spagna il Krausismo e la Psicologia francese…)
Parallelamente viene analizzata l'evoluzione dell'offerta formativa e di quella
professionale della disciplina: viene considerato da un lato il ruolo ricoperto
dall'Università, come principale e privilegiato organo erogatore di formazione in
Psicologia Applicata o meglio in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni,
nell'offerta al contesto lavorativo; dall'altro lato il ruolo del mondo sociale in
generale, in continua ricerca di professionisti in grado di risolvere problematiche
non solo di natura psicologica o psicosociologica e di facilitare con ciò lo
sviluppo organizzativo ed economico.
Utilizzando le informazioni ottenute attraverso la ricerca bibliografica e le
interviste a testimoni privilegiati di questa disciplina, ci si è poi disposti a
riflettere, allargando i confini dell'indagine, sulla questione se la distanza tra i
due mondi, quello lavorativo/professionale e quello della formazione
universitaria nei rispettivi Paesi possa col tempo attenuarsi (processo già in atto
da tempo in Spagna), in forza delle rispettive riforme dei Piani di Studio.
Nei capitoli 5,6,7 viene comparata l'offerta di formazione universitaria in
Psicologia del lavoro e delle Organizzazioni da parte dei due Paesi mediterranei
(con riferimento specifico alle Facoltà summenzionate), secondo l'ottica di una
formazione di qualità che si esplicita nell'applicazione nel contesto universitario
stesso di concetti quali "obiettivi formativi", "competenze acquisite ed attese",
"qualità dell'attività didattica".
(Viene anche proposto un possibile modello, il Modello dei Beni di
Formazione, con cui poter affrontare su scala più ampia e in modo più
sistematico, qualora ritenuto applicabile, il tema della formazione universitaria e
in particolare della formazione in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni,
mediante un'analisi delle componenti Hard e Soft del sistema "Università" e dei
caratteri di necessità e di opportunità dei beni formativi da esso offerti).
In Italia, come in Spagna, è presente una varietà di esperienze didattiche di
apprendimento, alcune delle quali permettono di acquisire una formazione con
alto valore aggiunto.Il fatto che, però, esse siano state sperimentate e avviate
talvolta solo a livello locale nelle singole Facoltà di Psicologia e che ancora non
abbiano avuto la possibilità di diffondersi ed arrivare a diventare patrimonio
comune può essere uno svantaggio per lo sviluppo di una formazione di qualità
nazionale.
E' stato allora utilizzato lo strumento dell'intervista allo scopo di sondare le
opinioni di professori universitari, italiani e spagnoli delle tre Psicologie
dell'Indirizzo di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni (Psicologia del
Lavoro, Psicologia delle Organizzazioni, Psicologia della Formazione), la cui
competenza in materia ne fa dei veri testimoni privilegiati, allo scopo di
percepire la loro propensione ad una apertura verso esperienze a livello nazionale
ed internazionale, l' attenzione al cambiamento, con riferimento in particolare ai
temi della formazione, della professione, delle prospettive della disciplina (quali
attività avranno nel prossimo futuro un reale valore formativo? quali saranno i
futuri clienti/committenti dello Psicologo del Lavoro?; quali saranno le richieste
più incisive? quali le nuove competenze da formare?).
IL CONTESTO ATTUALE: L'EUROPA NON E' PIU' DIETRO
L'ANGOLO
Per la disciplina di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni si prevedono
infatti grossi cambiamenti in un momento in cui si parla sempre più
concretamente della creazione di un Diploma di Laurea Europeo in Psicologia
del Lavoro e delle Organizzazioni (W&O Psychology), a seguito di un processo
di comparazione e di omogeneizzazione della formazione e degli obiettivi
formativi propri delle Facoltà di Psicologia di tutta Europa.
Nell’ultimo decennio sono aumentati gli sforzi per creare occasioni di incontro
e di scambio di idee tra gli addetti ai lavori (docenti professionisti e ricercatori)
quali gli European Congress, la IAAP (The International Asociation of Applied
Psychology)e una lista di associazioni per coloro che si interessano di ambiti
specifici della materia.
25 associazioni membri di EFFPA, the European Federation of Professional
Psychologists Asociations, (la S.I.P.L.O-Società Italiana della Psicologia del
Lavoro e delle Organizzazioni per l’Italia e il COP-Colegio Oficial de los
Psicologos per la Spagna), nel 1994 hanno concordato un documento intitolato
“Optimal Standards for Training in Professional Psychology” , anche se la sua
utilità consiste soprattutto nel rappresentare, non offrendo dettagli sui Curricula,
standards o minimal standards.
EFFPA ha inoltre costituito varie Task Forces affidando loro i compiti di
approfondire le specifiche aree della Psicologia e di descrivere le linee di
formazione e di pratica di questi ambiti sottolineando gli elementi in comune e le
differenze esistenti tra i diversi Paesi europei.
Eawop (the Europe Association of Work and Organizational Psychology) nel
1996 ha costituito una Task Force su “Professional Issues of Work and
Organizational Psychology in Europe” con lo scopo di acquisire informazioni sui
percorsi di studio e di formazione nei vari Paesi europei atti a conferire la
qualifica di Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni: raccogliere dati a
livello di ciascuna nazione sull’organizzazione e sulle modalità peculiari
formative di questa disciplina avrebbe reso possibile la costruzione di una
piattaforma educativa europea comune denominabile: “Diploma Universitario
Europeo in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni”.
Quello che segue è un breve schema della situazione della formazione in
W&O Psychology in Italia e Spagna così come venne riportata dalla Task Force
nella presentazione della ricerca condotta nel 1998
1
.
Italia Spagna
Membri della Task
Force
Spaltro, Avallone Peiró
Stages of study Laurea: continuos course to master
level: two stages -general psychology
on the first specializing confined to
the
Second (2 più 3)
Licenciatura: continuos course to
master level: two stages -general
psychology on the first specializing
confined to the
second (3 più 2 a Madrid, 2 più
2 a BCN)
Esclusività dell’area di
specializzazione
Specializzazione in un’area applicata
(Madrid) o in più aree (Barcelona)
Accesso alla professione
Riconoscimento della
competenza
Solo con un tirocinio di 12 mesi e
l’esame di stato per l’iscrizione
all’albo degli psicologi
E’ sufficiente la laurea
Associazione di categoria Ordine degli psicologi Collegio Oficial de los Psicologos
(1) dall’ articolo “Qualifying as a W/O Psychologist in Europe:a report compiled by the Eawop Task
Force on Professional Issues” tratto dal " European Journal of work and organizational Psychology"
Vol.8, (3) pgg.455-486
IL PROCESSO DI ARMONIZZAZIONE EUROPEO
Fin dagli inizi degli anni '90, comunque, si è dato avvio ad un Processo di
Armonizzazione dell’insegnamento della Psicologia del Lavoro in Europa grazie
a Enop (the European Network of Organizational and Work Psychologists) una
rete di professori universitari in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni,
creata nel 1980 e che attualmente comprende 40 professori di 20 Paesi europei.
Tra le attività scientifiche ed educative organizzate da questo organismo
internazionale è compreso lo sviluppo di un modello del curriculum di
formazione degli Psicologi del Lavoro e delle Organizzazioni in Europa.
Il modello “Reference Model And Minimal Stadards“
1
definisce gli standard
educativi per un training di base comune europeo in W&O Psychology, definisce
cioè i requisiti minimi fondamentali che forniscono la necessaria preparazione
accademica per il lavoro professionale e la ricerca in W&O Psychology.
Gli Obiettivi che ENOP intende perseguire attraverso il “Model of Reference
and Minimal standards” sono, tra gli altri:
lo sviluppo di standard educativi in Psicologia a livello europeo;
lo sviluppo di un sistema per il riconoscimento (accreditation) della figura
dello Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni.
I passi successivi
Nel 1999 è stato avviato un progetto sovvenzionato dall’Unione Europea della
durata di due anni, dal 1999 al 2000, per sviluppare un “Common Framework for
European Psychologist’s Training “; il progetto, costruito sul lavoro e sugli
obiettivi portati avanti da EFFPA, coinvolge 15 Paesi, tra cui Italia e Spagna,
ognuno dei quali ha il compito di creare una rete nazionale per la consultazione e
1
La descrizione del modello la si trova all’allegato 1
la divulgazione: esso include rappresentanti di Università, le associazioni e le
Società di Psicologia nazionali e altri organismi di rilievo.
Gli scopi di tale progetto sono i seguenti:
-Sviluppare una rete di conoscenze, abilità e competenze per formare psicologi
in Europa la quale, nel futuro, in condizioni appropriate, potrebbe offrire le basi
per una “Diploma Europeo per Psicologi”.
-Produrre una dettagliata comparazione dei curricula di formazione
universitaria, delle variabili e delle caratteristiche professionali della formazione
a livello nazionale.
- Facilitare la mobilità degli psicologi all’interno degli Stati membri.
-Sviluppare nuovi modelli di formazione professionale basati sulle
competenze e le conoscenze sottese.
- Costruire sistemi più trasparenti per un reciproco riconoscimento.
Il team ha presentato il progetto al European Congress of Psychology nel
Giugno 1999 a Roma, al “Second International Congress on Leisure and
credentialing” in Oslo nel Luglio 2000, al Congresso Internazionale di Psicologia
a Stoccolma sempre nel Luglio 2000; nel Congresso Europeo di Psicologia, che
verrà organizzato nel Luglio 2001, verrà effettuata la presentazione del lavoro
finale.
La disciplina in Italia
La Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni in Italia, anche se
storicamente è una disciplina che, rispetto ad altri Paesi e per particolari eventi
storici, ha avuto meno tempo, risorse e sostegni per radicarsi e svilupparsi, ha il
"privilegio e la disgrazia", secondo il parere di chi scrive, di affrontare un ambito
cruciale della vita sociale e culturale del nostro Paese: la dinamica del lavoro, che
fin dalle righe della Costituzione si proclama il fondamento del nostro Stato.
Soprattutto oggi sta imparando a studiare questo ambito con una sensibilità e
un’attenzione date sia dalla specificità degli strumenti metodologici di ricerca e
di intervento, sia dai nuovi " mondi concettuali" che si dispone ad affrontare
coraggiosamente ma con coscienza (il mondo dei valori, il mondo dei soggettivo,
il mondo degli obiettivi, delle motivazioni e delle emozioni) rivendicandone
l'esclusiva nei confronti delle altre discipline, con cui si confronta e collabora,
nell’affrontare i problemi del contesto lavorativo e delle organizzazioni, quelle
macro-sociologiche ed economiche.
1.
LA STORIA DELLA DISCIPLINA E DEI PERSONAGGI DELLA
PSICOLOGIA DEL LAVORO E DELLE ORGANIZZAZIONI IN
ITALIA
1.1. LA SITUAZIONE ITALIANA: AFFRONTARE LA COMPLESSI-TÀ
DI UN SECOLO DELLA DISCIPLINA
Parlare di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni (che per comodità
chiameremo d'ora in poi PL/O) in modo tale da conferirle la dignità che merita
pur nella sua ancora giovane età (non ha ancora compiuto cent’anni in Italia)
significa, partendo da un punto di vista diacronico, seguire lo sviluppo della sua
identità con la consapevolezza dell’influenza su di essa esercitata da molteplici e
differenziati stimoli provenienti dalla realtà esterna.
Con il termine identità si intende fare riferimento al contesto che connota il
campo di intervento e di ricerca della disciplina, alla sua azione, in termini di
influenza e di cambiamento, esercitata su tale contesto, alle diverse
denominazioni assunte, ed in parte ancora coesistenti, nel corso del tempo
(Psicotecnica, Psicologia Industriale, Psicosociologia del Lavoro, Psicologia
delle Organizzazioni, Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni).
Nessuna disciplina come la PL/O, lo stesso Gemelli ne prese atto fin dagli anni
'40, fu così legata alle condizioni sociali, sociologiche, culturali, economiche e
politiche proprie dell'ambiente in cui si sviluppò.
Proprio questa consapevolezza spinse Spaltro negli anni '70 a considerare la
PL/O nella nuova prospettiva di fatto sociale: egli stesso ebbe modo di affermare
che "… il mondo dei fenomeni acquista il senso che gli danno le ipotesi e i
modelli elaborati. Che poi sono essi stessi fenomeni della nostra cultura. La
nostra cultura produce le ipotesi per interpretare i fatti umani.
2
”
Evoluzione storica
Approssimativamente 90 anni sono passati dalla prima conferenza tenuta da
Gemelli in Sicilia e considerata il manifesto della condizione lavorativa del
lavoratore quando ancora non si parlava di PL/O e nemmeno di Psicotecnica.
Da quel momento fino ad oggi questa disciplina ha conosciuto momenti di
forte crescita e di sviluppo (come negli anni del primo dopo guerra), un
progressivo incremento dell’accettazione e della approvazione sociale e culturale,
che riflettevano il positivo costituirsi della sua identità e immagine sociale, ma
anche bruschi arresti e pericolose regressioni e chiusure (durante gli anni del
Fascismo e dell’Idealismo), camuffamenti e mimetizzazioni sotto false
sembianze (come quella dell'assistenzialismo cattolico con Gemelli) e successivi
momenti di rinnovamento negli anni del secondo dopoguerra, connotati da
ambizioni e progetti nuovi che richiedevano nuove vesti metodologiche e
l’abbandono di quelle vecchie e strette (come la nuova teoria psicosociologica
degli anni ’60).
Nel corso del secolo due bisogni fondamentali hanno convissuto nella PL/O,
talvolta alternandosi, altre volte convinendo, e il cui soddisfacimento appare
arduo anche attualmente, come rilevato da Sarchielli
3
: il bisogno da un lato di
rispondere ai criteri di scientificità e il bisogno dall'altro di mantenersi aderente e
"responsive" al contesto reale per portare a un reale miglioramento del benessere
e della qualità della vita all'interno del contesto lavorativo.
Il tema della scientificità e dell'ideologia in PL/O è realmente un tema spinoso
che ha coinvolto e coinvolge gli psicologi applicativi e di base italiani e che
2
Spaltro, "Storia e metodo della Psicologia del Lavoro", 1974.
3
Sarchielli G., “Aspetti problematici della ricerca in Psicologia del Lavoro: considerazioni e
proposte”,1997.
caratterizza la storia italiana di questa disciplina.
Quest’ultima, in Spagna, sebbene non abbia avuto vita più semplice,
sicuramente ha avuto un'identità più delineata e socialmente accettata che le ha
permesso di individuare ben presto il nemico contro cui affilare le armi.
La PL/O in Italia, invece, di nemici ne ha avuti molti, pochi gli amici invece,
per lo più coraggiosi pionieri e per lo più solitari: di tale realtà porta traccia
tuttora, a cominciare dalle scarse azioni di marketing sociale condotte per
promuovere la professione e per favorire un aumento della presa di coscienza
delle reali esigenze di formazione che ha la professione e delle richieste avanzate
dal mondo del lavoro.
Eppure la PL/O italiana ha in sé le potenzialità per acquisire ulteriore spessore
e potere contrattuale con il mondo sociale e lavorativo: la sua tradizione e la sua
storia, anche se brevi e dallo sviluppo lento e molto sensibile alle circostanze
esterne, le conferiscono per il suo approccio metodologico carattere di
avanguardia rispetto alle altre discipline psicologiche e ai relativi metodi (la
Psicologia Clinica, la Psicologia Sociale, la Psicanalisi) tanto da essere proposta
come la "madre" delle Psicologie del futuro
4
.
I due mondi della disciplina
La PL/O può essere paragonata ad una moneta a due facce, un "unicum" cioè
nel quale coesistono e dialogano due mondi spesso divergenti: quello concettuale
e quello sociale, quello culturale e accademico e quello socio-politico-economico
italiani, caratterizzati da tempi di sviluppo molto diversi, come diversi sono gli
obiettivi e le mete valoriali da raggiungere, nonché le problematiche intrinseche
da risolvere.
4
Contessa G.,"Dalla Psicologia del Lavoro alle nuove psicologie di Telepolis: appunti per un manifesto",
Psicologia e Lavoro, 1996.
Il tempo del mondo culturale italiano può essere considerato come il tempo
lento del cammino di una scienza che fa riferimento costante alla tradizione del
passato da cui é fortemente condizionata.
La PL/O italiana nasce nel mondo delle Università e nei laboratori
psicofisiologici, e non necessariamente fin dall'inizio ad opera di Psicologi
(Mosso era fisiologo ma i suoi studi ergografici di Torino avrebbero avuto parte
nella costituzione della Psicologia del Lavoro…)
5
, come applicazione delle teorie
della Psicologia generale e sperimentale, della Psicologia di base insomma…
Lo sviluppo di tale faccia della Psicologia italiana, in generale, e della PL/O
nello specifico, come scienze e discipline, é stato scandito dall’intrecciarsi delle
ideologie e dei movimenti di pensiero che hanno attraversato la penisola nel
corso dei secoli XIX° e XX°: Positivismo, Idealismo, Cattolicesimo, Marxismo.
Ciascuno di essi ha ricoperto un ruolo importante nel determinare la
concezione, l’orientamento, i modelli di riferimento e i progressi nella ricerca di
questa disciplina.
Nei primi anni del Novecento lo sviluppo della PL/O, che allora si chiamava
Psicotecnica, fu condizionato dalla concezione che, facendola rientrare nella
categoria delle discipline applicate, la voleva dipendente dalla ricerca di base
condotta col metodo scientifico delle scienze naturali e dalle teorie elaborate
dalla Psicologia di base.
Un condizionamento che avrebbe conferito alla giovane disciplina il rigore
dell'oggettività nella ricerca, indispensabile per essere accettata nel panorama
culturale scientifico italiano.
L'uso ortodosso del metodo e delle tecniche scientifiche, l’unica strada
possibile e permissibile per acquisire nuove conoscenze, rischiava però di
5
Marhaba A.,1981.
rendere il lavoro di ricerca e la risoluzione stessa dei problemi concreti riduttivi e
semplicistici
6
Come scienza che studia l’uomo, infatti, la PL/O non poteva
non dare risposte rilevanti alle molteplici problematiche psico-sociali che gli
organismi sociali, con cui si faceva coraggiosamente interlocutrice, le ponevano
sotto la pressione dello sviluppo socio-economico e industriale, spesso
complesso e non facilmente leggibile ed interpretabile.
E qui la moneta si capovolge.
Il tempo adesso é quello dello sviluppo socio-economico: il tempo rapido,
turbolento, inarrestabile del progresso. La Psicologia studia l’uomo, che del
progresso é artefice, ma nello stesso tempo fruitore, vivendone le conseguenze,
positive o negative, e al quale si adegua cercando di migliorare il suo livello di
benessere. La PL/O quindi é, ed é sempre stata, lo studio e l’interpretazione dei
mutamenti delle condizioni e delle concezioni del lavoro nel corso del tempo,
delle organizzazioni che lo strutturano, dei giochi di potere tra chi dà il lavoro e
chi lo esegue.
Se l'obiettivo è quello di affrontare il reale, studiarlo per poi intervenire come
agente del cambiamento, questa scienza scopre che deve fare i conti con fattori
nuovi ed estremamente dinamici e mutevoli, difficili da sistematizzare e da
conciliare con i requisiti della ricerca scientifica: tra essi le aspettative
tipicamente economiche di efficacia e di efficienza del proprio intervento; un
ambiente di competizione che la pone a doversi confrontare con le altre discipline
affini e con questioni come il mondo dei valori, dell’etica e della deontologia, la
qualità della vita …. che devono essere affrontate con modelli e metodologie
adeguati, capaci di dare risposte reali.
Il rischio, la storia del Novecento lo ha ben evidenziato, è quello di non
6
Sarchielli e Novara, 1996.
possedere appunto modelli e metodologie tanto forti, ma nello stesso tempo
flessibili e ad ampio raggio in grado di difenderla dal pericolo di
strumentalizzazioni da parte di ideologie o da forze economiche e sociali.
Progetto collettivo: un confronto continuo
Moneta a due facce dicevamo, e facce con due tempi diversi, ma comunque
sempre sfaccettature di uno stesso fenomeno sociale e come tale in evoluzione
continua.
Progetto e sapere collettivo e non individuale, anche se in alcuni periodi storici
può aver assunto tale configurazione grazie all'apporto di figure singole (vedi
Gemelli fino agli anni della II° Guerra Mondiale); un collettivo che fa spazio ad
un’ampia tipologia di figure e persone complesse e poliedriche la cui vita privata
spesso si intreccia con quella professionale, contribuendo alla costruzione del
progetto “Una Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni italiana”: professori
universitari e studenti, ricercatori e professionisti, psicologi e altre figure
professionali di distinta formazione (fisiologi, psichiatri, antropologi..) studiosi
delle scienze economiche e sociali, ma accomunati dall'interesse convergente per
l'uomo al lavoro, altri protagonisti del contesto lavorativo (sindacati e datori di
lavoro); generazioni che si confrontano, che accumulano e verificano
conoscenze, che perfezionano metodi e modelli, che si distaccano dal passato per
creare modelli nuovi, che fanno coesistere modelli vecchi e resistenti della
tradizione con le proiezioni di un futuro ancora a livello di intuizione, perché il
modello dell’uomo cittadino lavoratore del futuro ancora non esiste, ma si può
ipotizzare, proprio grazie alla memoria e all’evoluzione dei modelli importanti
del passato.
La PL/O si é trovata al centro di numerose ed intense discussioni nel corso del
XX° secolo e di dibattiti che hanno impegnato sia interlocutori interni che esterni
al mondo psicologico: accademici e professionisti, psicologi sperimentali e
psicologi applicativi, psicologi e aziende, psicologi e sindacati, psicologi
naturalisti e filosofi idealisti, psicologi del lavoro italiani e psicologi di altri
paesi, psicotecnici e psico-sociologi, ma anche pseudo-psicologi e altre figure
professionali affini per ambito di intervento; dibattiti che hanno visto, sempre
durante il XX° secolo, il nascere di istituzioni come le Scuole di
Specializzazione, Corsi di Laurea, Facoltà, Associazioni di categoria: in alcuni
casi questi ultimi organismi sono scomparsi temporaneamente (come la S.I.P.S. ,
che se da un lato é stata spesso luogo di scontro intellettuale, ha svolto anche un'
importante funzione di comunicazione e di punto privilegiato di incontro aperto e
disponibile ad accettare, a far confluire e coesistere anche nella loro
inconciliabilità le diverse istanze); in altri casi sono scomparsi definitivamente
(come l’APIL dopo dieci anni di brillante attività); in altri casi ancora continuano
a svolgere la loro attività grazie agli apporti delle vecchie e delle nuove
generazioni di psicologi (come la SIPLO).