8
Introduzione.
Gli studi sulla partecipazione femminile al movimento Mau Mau hanno
registrato negli ultimi anni importanti contributi innovativi. Gran parte
della letteratura sull’argomento individua nelle fonti orali uno strumento
essenziale per dare voce all’esperienza delle donne nel nazionalismo e
contrastare la tendenza a sottovalutare i ruoli femminili nella sfera
politica. I lavori più recenti evidenziano l’importanza del contributo
femminile alla protesta anticoloniale africana (di cui il movimento Mau
Mau fu un caso specifico) e, nello stesso tempo, forniscono alcuni spunti
significativi per analizzare il modo in cui il colonialismo ha potuto
trasformare e condizionare i ruoli politici e sociali delle donne
1
. In Kenya, il
nazionalismo femminile e quello maschile agirono contemporaneamente
per protestare contro lo sfruttamento del lavoro, l’alienazione dalla terra e
l’erosione della cultura africana determinati dal dominio britannico: inoltre,
la partecipazione delle donne alle contestazioni antieuropee introdusse
alcune trasformazioni fondamentali della società kenyota, in particolare
nella definizione dello status politico e giuridico femminile all’interno del
futuro stato postcoloniale
2
.
Questo lavoro si incentra essenzialmente sull’analisi della
trasformazione dei ruoli femminili, avvenuta in Kenya dalla fine dell’800
alla vigilia dell’indipendenza nel 1962, intensificata dal significativo
coinvolgimento delle donne kikuyu nella politica di protesta contro il
governo coloniale tra gli anni ’20 e la rivolta Mau Mau: il conflitto politico
tra africani ed europei durò a lungo, coinvolse gran parte della
popolazione kenyota, mise in discussione la politica sociale coloniale e ne
accelerò le riforme. L’indagine sui mutamenti dello status socio-politico
femminile nel Kenya coloniale scaturisce dal riscontro di un notevole
gender gap all’interno della storiografia del nazionalismo africano e
1
Cfr. Parpart J. e Staudt K., Women and the State in Africa, Boulder, Lynne Rienner,
1987; Berman B. e Lonsdale J., “Coping with the contradictions: the development of the
colonial state in Kenya, 1895-1914” in Journal of African History, 20 (1979), pp.487-505.
2
Cfr. Santoru Marina E., Politica coloniale e nazionalismo in Kenya. Le donne e il
movimento Mau Mau, Torino, L’Harmattan Italia, 1996, p.8.
9
kenyota in particolare: raramente le donne vengono inserite in studi
politici; in molte dissertazioni accademiche esse vengono ancora
considerate come soggetti apolitici e confinate in indagini di secondaria
importanza.
Ciò nonostante, alcuni scienziati politici e alcuni storici si sono di
recente dedicati all’analisi del ruolo femminile all’interno del movimento
nazionalista kenyota: lo studio di Cora Ann Presley sulle donne kikuyu del
Kenya individua nell’interazione tra donne e potere coloniale un elemento
che è stato capace di influenzare la partecipazione femminile alla politica.
La sua tesi di base è che vi fu una trasformazione dei ruoli delle donne dal
1880 al 1962 in seguito al coinvolgimento femminile nelle proteste
anticoloniali, partecipazione determinata in gran parte dal colonialismo
stesso
3
. Anche Tabitha Kanogo
4
ha sottolineato nei suoi lavori più recenti
sugli squatters l’importanza del colonialismo nella costruzione dell’identità
femminile kikuyu e nella formazione del movimento nazionalista kenyota,
confutando la visione dominante esclusivamente maschile del movimento
Mau Mau, dando voce alle stesse protagoniste della protesta e proponendo
le loro esperienze come fonte primaria di conoscenza
5
.
Gli studi citati sono rappresentativi di una nuova tendenza nella
storiografia del movimento Mau Mau in quanto essi indicano nel concetto
di genere
6
una possibile chiave interpretativa del movimento e
3
Cfr. Presley C.A., Kikuyu women, the Mau Mau rebellion, and social change in Kenya,
Oxford, Boulder Westview, 1992, p.1.
4
Cfr. Kanogo T., Squatters and the roots of Mau Mau. 1905-63, Londra, Eastern African
Studies, 1987.
5
Diversi studi si concentrano sugli squatters, individuando nella protesta politica di
questa categoria l’origine del movimento Mau Mau. A tal proposito si confronti Kanogo T.,
op.cit., 1987; Barnett Donald L. e Njama K., Mau Mau from within. Autobiography and
analysis of Kenya’s peasant revolt, Londra, MacGibbon & Kee, 1966; Kershaw G., Mau
Mau from below, Oxford, James Currey, 1997; Throup D., Economic and social origins of
Mau Mau 1945-53, Londra, James Currey, 1987.
6
Il concetto di “genere”, nelle diverse formulazioni che la letteratura femminista ha
proposto, insiste sull’importanza della società nella definizione dei ruoli maschili e
femminili. Si tratta di una categoria sociale contrapposta al sesso in quanto categoria
biologica. Cfr. Jaggar A., Feminist politics and human nature, Totowa, Rowman and
Allenheld, 1983; Ortener S.B e Whitehead H., Sexual meaning: the cultural construction
of gender and sexuality, Cambridge, Cambridge University Press, 1981; Rubin G., “The
traffic in women: notes on the political economy of sex” cit. in Reiter R., Toward an
anthropology of women, New York, Monthly Review Press, 1975; Stamp P., “Kikuyu
women self-help group: towards an understanding of the relation between the sex-
10
suggeriscono che il colonialismo e le sue dinamiche ebbero effetti
differenziati per le donne. Alla luce degli studi più recenti, la questione
centrale non è più soltanto verificare la portata della partecipazione delle
donne alla protesta antieuropea: è rilevante considerare se e come questa
partecipazione sia stata influenzata dall’intervento coloniale e se questo, a
sua volta, sia derivato da un’interpretazione particolare dell’esperienza
femminile
7
.
Partendo da tali presupposti, la presente analisi si focalizza su tre temi
principali: in primo luogo sulla forte connessione tra questione della terra,
del lavoro e del nazionalismo culturale e la crescente politicizzazione
femminile in Kenya; in secondo luogo, sull’effettiva partecipazione delle
donne kikuyu alla rivolta anticoloniale dei Mau Mau e la conseguente
reazione dell’amministrazione britannica; infine, sulla memoria privata
delle ex ribelli e la necessità di dover promuovere un più ampio dibattito
pubblico sul movimento Mau Mau in grado di incoraggiare una concreta
riconciliazione tra kikuyu
8
.
Nel I capitolo viene analizzato il ruolo del colonialismo, nella forma
peculiare che esso ha assunto in Kenya, come variabile fondamentale nel
determinare le trasformazioni del ruolo femminile kikuyu. Nella società
tradizionale solitamente le donne non partecipavano alle dinamiche
politiche della comunità ma si occupavano prevalentemente della sfera
domestica: cura della famiglia, produzione agricola e, in alcuni casi,
gender system and mode of production in Africa” cit. in Robertson C. e Berger I., Women
and class in Africa, New York, Holmes and Meier Publishers, 1986; Stichter S. e Parpart
J., Patriarchy and class: African women in the home and workforce, Boulder, Westview
Press, 1988 citati in Santoru Marina E., op.cit., 1996, p.23.
7
Le proteste femminili vennero interpretate dall’amministrazione coloniale come il
risultato dell’organizzazione politica maschile: alla base di questa considerazione vi era
l’idea che le donne kikuyu non fossero pienamente consapevoli del significato della lotta
anticoloniale e che il loro coinvolgimento dipendesse interamente dalle pressioni
esercitate dagli uomini dell’etnia. Cfr. Idem, pp.96 e ss.
8
In Kenya, la rivolta anticoloniale diede origine ad una vera e propria guerra civile tra
kikuyu ribelli e kikuyu lealisti (alleati del governo coloniale) le cui ripercussioni sono
ancora oggi percepibili: solo un confronto costruttivo consentirebbe all’intera popolazione
di superare definitivamente il passato, di discutere apertamente del significato della
rivolta e di raggiungere un’effettiva riconciliazione. Cfr. Lonsdale J., “La pensée politique
kikuyu et les idéologies du mouvement Mau Mau” in Cahiers d’Etudes africaines, 107, 27
(1987), p.336. Inoltre, a tale proposito si veda il cap.III (pp.97 e ss.).
11
commercio
9
. Il colonialismo britannico creò un insieme di condizioni che
diedero alle donne l’opportunità di conquistare una parziale indipendenza
economica e l’accesso formale al processo politico nazionale: prima
attraverso la Imperial British East Africa Company (IBEAC) nel 1885 e poi,
attraverso la formazione dell’East African Protectorate nel 1895, la Corona
britannica assunse gradualmente il controllo del Kenya creando un
sistema di governo coloniale incentrato sullo sfruttamento del lavoro
africano e sull’alienazione degli indigeni dalla propria terra. I kikuyu
iniziarono ben presto a contestare tale sistema e la questione della terra
coinvolse direttamente anche le donne, che iniziarono a partecipare alle
prime manifestazioni del nazionalismo radicale.
Nella società kikuyu tradizionale precoloniale le donne gestivano la
produzione agricola familiare, controllando la distribuzione del cibo e gli
scambi commerciali con le altre etnie. Nel momento in cui i bianchi
cominciarono ad impossessarsi dei terreni più produttivi attraverso
l’espropriazione, le donne kikuyu furono costrette ad emigrare verso le
aree urbane per lavorare come domestiche, commercianti o prostitute
10
;
inoltre, molte di esse divennero braccianti agricole, soprattutto all’interno
delle piantagioni di caffè gestite dai farmers europei, in condizioni
lavorative disumane, spesso oggetto di umilianti violenze e abusi fisici. Il
lavoro salariato indebolì profondamente l’autonomia femminile poiché gran
parte delle donne si stabilì nelle riserve e nelle aree occupate dai settlers
divenendo manodopera sottopagata e dedicandosi, con risultati sempre
più scarsi, ai propri esigui appezzamenti di t erreno: questa trasformazione
diede luogo alla perdita di controllo delle donne sul processo produttivo
tradizionale. Tali radicali cambiamenti contribuirono alla partecipazione
9
Cfr. Guyer J., “Household and community in African studies” in African Studies Review,
24, 2/3 (1981), pp.87-137; Goody J. e Buckley J., “Inheritance and women’s labour in
Africa” in Africa, 42, 2 (1973), pp.108-110; Kershaw G., “The changing roles of men and
women in the Kikuyu family by socio-economic strata” in Rural Africana, 29 (1975-76),
pp.173-194; Edholm F., Harris O. e Young K., “Conceptualizing women” in Critique of
Anthropology, 3, 9/10 (1977), pp.104-105, pp.110-111, pp.116-117.
10
Cfr. Van Zwannenberg R., Colonial capitalism and labor in Kenya, 1919-1939, Nairobi,
East African Literature Bureau, 1975, pp.1-80; Gordon D., Colonial crises, decolonization
and the state: the case of Kenya, University of Michigan, 1981. Dissertazione accademica
cit. in Presley C.A., op.cit., 1992, p.4.
12
femminile alle prime proteste kikuyu anticoloniali degli anni ’20, mentre
tra gli anni ’30 e gli anni ’40, le donne kikuyu promossero anche la
creazione di un’associazione esclusivamente femminile
11
, la Mumbi Central
Association (MCA), inserita all’interno della più ampia Kikuyu Central
Association. Le attività politiche femminili della Mumbi Central Association
furono successivamente inglobate nella Kenya African Union (KAU), creata
nel 1944: le promotrici della MCA affermarono che la grandezza e la forza
di questa nuova organizzazione politica avrebbero consentito alle donne di
partecipare in modo sempre più decisivo alla lotta anticoloniale e
all’autodeterminazione della popolazione kikuyu
12
.
La seconda parte del lavoro presenta un’analisi descrittiva del
movimento Mau Mau, della sua formazione, della sua organizzazione
interna e, infine, della reazione coloniale alla rivolta attraverso i processi
di detenzione e riabilitazione. La ribellione Mau Mau è stata studiata
approfonditamente da un numero considerevole di storici, ma raramente
viene analizzato l’impatto che essa ha avuto sulle donne kikuyu, così come
viene sottovalutato il contributo femminile alla rivolta anticoloniale: il II
capitolo risponde proprio alla necessità di mettere in evidenza il
coinvolgimento delle donne kikuyu in quanto sostenitrici e dirette
protagoniste della rivolta.
L’impegno femminile si dispiegò in alcuni settori specifici del
movimento Mau Mau, fatto che colpì e sorprese profondamente gli
amministratori coloniali i quali interpretarono tale partecipazione in
termini di aiuto ai guerriglieri, significativo soprattutto all’interno della
cosiddetta “ala passiva”: nell’organizzazione del movimento nelle riserve,
il ruolo delle donne fu fondamentale nella fase di sostegno attraverso la
raccolta di cibo, informazioni ed armi destinati ai combattenti nelle
foreste. Di fatto, con il sostegno alla lotta armata, le donne divennero
parte concreta del movimento e, con l’inasprirsi della reazione coloniale e
11
La formazione, negli anni ’30, di un’organizzazione politica femminile (la Mumbi Central
Association) rappresentò un tentativo per garantire il coinvolgimento delle donne kikuyu
nell’azione politica. A fornire notizie sulla sua esistenza è Cora Ann Presley sulla base di
alcune testimonianze orali. Cfr. Idem, p.7.
12
Cfr. Santoru Marina E., op. cit., 1996, p.42.
13
della repressione esercitata contro l’etnia kikuyu, la diretta adesione
femminile all’insurrezione rappresentò un ulteriore modo attraverso cui
manifestare la propria lealtà al gruppo etnico di appartenenza e alle sue
tradizioni.
Con la dichiarazione dello stato di Emergenza nel 1952 vennero
arrestate le prime kikuyu sospettate di appartenere al movimento Mau
Mau: l’arresto fu inizialmente dettato dai sospetti di coinvolgimento nella
lotta anticoloniale e di militanza all’interno delle organizzazioni politiche
sovversive; in seguito, la detenzione e la riabilitazione divennero non solo
lo strumento di individuazione d elle donne coinvolte nella ribellione ma
anche il modo attraverso cui arginare e ridurre la partecipazione
femminile
13
. Detenzione e riabilitazione furono due processi fortemente
legati ed interdipendenti: alla base di questo complesso sistema vi era la
convinzione che la partecipazione alla rivolta Mau Mau derivasse
dall’esistenza di un’ideologia (fondata su elementi atavici, selvaggi e
violenti) nella quale i kikuyu coinvolti credevano profondamente:
attraverso i due processi complementari di detenzione e riabilitazione si
doveva eliminare tale “ideologia del male” sostituendola con principi e
ideali giudicati sani e legittimi, conformi alla società colonizzata
14
. La
riabilitazione promossa dall’autorità coloniale aveva infatti lo scopo di
“ricostruire” la p ersonalità delle donne kikuyu e si fondava su un’immagine
femminile rassicurante, interamente dedita al miglioramento dell’ambito
domestico e alla cura dei figli, disposta a rinnegare totalmente la propria
esperienza nel movimento Mau Mau
15
.
Il III capitolo, infine, è interamente dedicato alle memorie delle
protagoniste della rivolta. Gran parte delle memorie degli ex combattenti
Mau Mau finora raccolte e pubblicate sono state scritte quasi interamente
partendo da una prospettiva maschile: non dicono quasi n ulla sulla
13
Cfr. Elkins C., “The struggle for Mau Mau rehabilitation in late colonial K enya” in The
International Journal of African Historical Studies, 33, 1 (2000), pp.35 e ss.
14
Cfr. Kennedy D., “Constructing the colonial myth of Mau Mau” in The International
Journal of African Historical Studies, 25, 2 (1992), p.253.
15
Cfr. Lonsdale J., “Mau Maus of the mind: making Mau Mau and remaking Kenya” in
Journal of African History, 31, 3 (1990), pp.393-421.
14
partecipazione delle donne che si dispiegò sul fronte domestico e nei
villaggi fortificati, creati durante l’Emergenza, in cui veniva ammassata la
popolazione kikuyu per separare gli insorti dalle fonti di
approvvigionamento. Le memorie femminili sono state ignorate fino alle
ricerche più recenti, condotte in particolare da Cora Ann Presley e da
Caroline Elkins negli anni ’90, quarant’anni dopo la fine della guerra
civile
16
. Inoltre, con la fine del conflitto e la conquista dell’indipendenza
nel 1 963, il Kenya è stato investito da una vera e propria “crisi della
memoria” incoraggiata dal nuovo governo guidato da Jomo Kenyatta, il
quale sostenne la necessità di dover “perdonare e dimenticare” affinché
tutti i kikuyu potessero superare le ostilità del passato e partecipare alla
costruzione e allo sviluppo del nuovo stato indipendente
17
. Ciò nonostante,
le memorie degli ex Mau Mau hanno continuato ad influenzare
silenziosamente i rapporti all’interno dell’etnia kikuyu: il silenzio indotto
dai governi kenyoti in merito all’insurrezione anticoloniale non ha in alcun
modo placato il rancore e il risentimento di gran parte della popolazione
nei confronti di coloro che si sono macchiati di crimini atroci durante la
fase dell’Emergenza (come le violenze fisiche e sessuali esercitate dai
kikuyu lealisti sulle donne, l’uccisione di vicini e parenti ecc.) e da più parti
si ritiene che solo un ampio dibattito pubblico sulla rivolta potrebbe
incoraggiare un’effettiva riconciliazione all’interno dell’etnia
18
. In tale
contesto, le sempre più numerose interviste ed indagini effettuate da
studiosi e ricercatori, sia occidentali che africani, rappresentano per molti
ex ribelli ed ex detenuti non solo la prima occasione per confessare
pubblicamente la propria tragica esperienza ma soprattutto un’opportunità
per liberarsi definitivamente del passato: l’iniziale diffidenza è stata
sostituita dalla necessità degli ex Mau Mau di narrare le proprie
testimonianze affinché il loro passato venga riconosciuto, rompendo quel
16
Cfr. Presley C.A., op.cit., 1992; Elkins C., Detention and rehabilitation during the Mau
Mau emergency: the crisis of late colonial Kenya, Harvard Univerisity, PhD Thesis, 2001.
17
Cfr. Sabar-Friedman G., “The Mau Mau myth. Kenyan political discourse in search of
democracy” in Cahiers d’Etudes africaines, 137, 35 (1995), p.104.
18
Cfr. Lonsdale J. e Elkins C., “Ricordare i Mau Mau. Conflitti di memoria nel Kenya
postcoloniale” in Triulzi A. (a cura di), Dopo la violenza. Costruzioni di memoria nel
mondo contemporaneo, Napoli, L’ancora del Mediterraneo, 2005, pp.195-196.
15
silenzio e quell’amnesia collettiva che per loro è stata un vero e proprio
tormento
19
.
L’attività politica delle donne in Kenya è stata strettamente connessa
alla trasformazione sociale verificatasi in epoca coloniale. E’ in questo
contesto che va esaminato il contributo femminile, dalle prime proteste
organizzate alla lotta armata del movimento Mau Mau: benché tale
contributo difficilmente appaia come un processo continuo e costante, la
partecipazione delle donne ha rappresentato una delle manifestazioni più
evidenti dei sentimenti nazionalisti in Kenya. Questi erano già emersi nelle
situazioni in cui il rapporto tra donne e governo coloniale poteva
considerarsi diretto, in particolare in quelle sfere della politica coloniale in
cui l’intervento sulle donne era maggiore, come lo sfruttamento della
manodopera femminile nelle piantagioni di caffè e la coercizione nel
communal labour. In questo senso è possibile considerare gran parte delle
proteste delle donne kikuyu come atti di resistenza alle pressioni di una
politica economica che agiva principalmente su fattori quali la terra e il
lavoro
20
. Rilevante ai fini della comprensione del ruolo femminile nel
nazionalismo è l’esistenza di una coscienza politica propria, verificabile
negli episodi di opposizione e di protesta di cui le donne furono
protagoniste. Si tratta di un tema cruciale che evidenzia la presenza delle
donne nella fase di proposta di modelli alternativi a quello coloniale e
delinea un ruolo attivo nella costruzione della comunità.
Per i kikuyu i momenti di maggiore impegno politico coincisero con la
riaffermazione di valori culturali propri e, nel processo nazionalistico che
culminò nel movimento Mau Mau, la proposta di elementi culturali e
19
L’amnesia collettiva sulla rivolta Mau Mau imposta da Kenyatta subito dopo la
conquista dell’indipendenza ha scoraggiato qualsiasi confessione o testimonianza pubblica
degli ex ribelli i quali, tuttavia, non hanno né dimenticato né perdonato i crimini e i delitti
commessi dal governo coloniale e dai kikuyu lealisti negli anni ‘50. Cfr. Idem, pp.192-
193.
20
Attraverso l’alienazione degli indigeni dalla propria terra e attraverso la creazione di
una manodopera africana sottopagata, l’amministrazione coloniale britannica originò una
politica economica incentrata sullo sfruttamento della popolazione kenyota. Cfr.
Mackenzie F., “Political economy of the environment, gender and resistance under
colonialism: Murang’a District Kenya, 1910-1950” in Canadian Journal of African Studies,
25, 2 (1991), pp.226-256.
16
l’elaborazione di nuove idee affiancarono la reazione al potere coloniale. I
sentimenti anticoloniali costituivano la parte essenziale dell’opposizione
kikuyu ma la rivisitazione della propria cultura fu l’elemento cruciale
dell’azione politica. Il nazionalismo nasceva dalla combinazione di questi
elementi: il rifiuto di un’imposizione esterna ed estranea e la produzione di
idee molteplici, spesso contrastanti, ma riconducibili alla matrice
dell’etnicità. Anche l’analisi dell’esperienza femminile va articolata sul
significato attribuito all’appartenenza etnica, da un lato, e sull’effettiva
opposizione alla politica coloniale, dall’altro. Partendo da questi temi
centrali, è possibile considerare la peculiarità del ruolo femminile nel
nazionalismo kikuyu: l’appartenenza alla comunità fu prioritaria rispetto
all’affermazione di questioni specificamente femminili e l’azione delle
donne molto spesso si uniformò alla più generale reazione al potere
coloniale
21
.
La difficoltà dell’autorità coloniale nel collocare la donna in un sistema
sociale che rappresentasse gli ideali e i valori europei era strettamente
connessa alla difficoltà di codificare e comprendere quei comportamenti e
quelle pratiche basati sui valori propri di ciascuna comunità. Per questo
motivo l’amministrazione britannica tendeva ad accettare situazioni già
esistenti che non implicassero un eccessivo mutamento delle strutture
tradizionali e questo atteggiamento si tradusse nella legittimazione
dell’idea di una donna rassicurante, totalmente estranea a qualsiasi tipo di
attività politica e con una capacità d’azione sociale limitata che rendeva
necessaria la tutela maschile; di contro, laddove era possibile un
progressivo inserimento della manodopera femminile nel mercato del
lavoro, si cercò di attribuire alle donne una capacità contrattuale
autonoma favorendo l’idea di un soggetto “adulto” e indipendente. Per
tutto il periodo coloniale il governo fece riferimento alternativamente a
questi due modi di percepire la donna kikuyu, indirizzando i suoi interventi
a partire da esigenze economiche concrete. Questo atteggiamento influì
notevolmente sulla scarsa attenzione dell’amministrazione britannica nei
21
Cfr. Santoru Marina E., op.cit., 1996, p.25.
17
riguardi dell’azione politica femminile dato che la protesta delle donne, in
forma di azione pubblica, venne percepita dagli amministratori locali nel
suo carattere di eccezionalità. La visione coloniale non andò mai oltre la
considerazione che le proteste femminili fossero uno strumento
dell’organizzazione politica maschile: nella risposta alla lotta kikuyu, il
governo valutò l’attività femminile in funzione dell’aiuto fornito
all’opposizione, voluta e pensata dagli uomini dell’etnia, e questa stessa
collaborazione venne spesso interpretata in termini di totale dipendenza
piuttosto che di volontaria e spontanea partecipazione
22
. Gran parte delle
stesse indagini storiografiche sulla rivolta Mau Mau sono state
profondamente influenzate da questa interpretazione coloniale per cui il
nazionalismo femminile kikuyu è per lo più considerato come un evento
accidentale e marginale rispetto all’insurrezione organizzata dagli uomini:
l’estensione di tale filone storiografico, soprattutto nei decenni successivi
all’indipendenza del Kenya, non ha consentito lo studio e
l’approfondimento di tutti i molteplici aspetti della presenza femminile
nella rivolta Mau Mau
23
.
In realtà, un’analisi approfondita della partecipazione delle kikuyu al
movimento Mau Mau, utilizzando come fonti principali le testimonianze e
le memorie delle dirette protagoniste, è necessaria per mettere in
evidenza l’indispensabile contributo femminile al nazionalismo kenyota: le
donne ebbero una responsabilità politica largamente riconosciuta ed
accettata all’interno della rivolta antieuropea e la loro azione fu legittimata
dal diretto coinvolgimento nella lotta della comunità kikuyu per la propria
affermazione e autodeterminazione. Lo studio dell’esperienza femminile
nell’organizzazione Mau Mau è di rilevante importanza soprattutto per
definire e comprendere il significato della partecipazione delle donne alla
ribellione; inoltre, esso permetterà di considerare la misura dell’impegno
femminile nel nazionalismo kenyota e rappresenterà, allo stesso tempo,
un’ulteriore chiave di lettura della protesta anticoloniale in Kenya.
22
Cfr. Idem, p.26.
23
Cfr. Presley C.A., op.cit., 1992, pp.169-170.