2
INTRODUZIONE
Nel presente lavoro confronteremo due traduzioni latine della terza
omelia sull‟Hexaemeron di Basilio di Cesarea: quella realizzata dal dotto
bizantino Giovanni Argiropulo nel XV secolo e quella del 1540 del medico
tedesco Ianus Cornarius. L‟obiettivo è quello di capire le modalità versorie
dei due dotti.
Nel primo capitolo verrà presentato il profilo biografico di Basilio
seguito dall‟elenco delle sue opere, con particolare attenzione
all‟Hexaemeron. Il secondo capitolo si articolerà in quattro paragrafi: nel
primo si traccerà un excursus dell‟utilizzo delle opere basiliane nel corso
del XV e del XVI secolo, soffermandoci soprattutto sul periodo della
Riforma; nel secondo paragrafo parleremo dei principali metodi di
traduzione diffusi tra il Medioevo e il XVI secolo; nel terzo e nel quarto
paragrafo presenteremo rispettivamente la figura dell‟Argiropulo e quella di
Cornarius. Nel terzo e ultimo capitolo, dopo l‟analisi contrastiva delle due
traduzioni della terza omelia sull‟Hexaemeron condotta paragrafo per
paragrafo, ricostruiremo i metodi di lavoro seguiti dall‟Argiropulo e da
Cornarius. Seguirà un‟appendice nella quale riporteremo in grafia moderna
le due traduzioni latine precedute dal testo greco.
Il testo greco di riferimento della terza omelia è quello pubblicato da
M. Naldini nel suo volume
1
.
1
Vedi bibliografia.
3
CAPITOLO I
Basilio di Cesarea: un campione della fede
1. Vita e opere
Il primo maggio 2011 è stata una giornata molto importante per i
cattolici di tutto il mondo: Giovanni Paolo II, il papa polacco acclamato
santo subito dopo la sua compianta morte, è stato beatificato. La sua
capacità di trasmettere il messaggio evangelico, il costante invito, durante
tutto il suo pontificato, a non avere paura di Cristo, la sua venerazione
mariana, gli hanno valso il titolo di Gigante della fede. E‟ a lui che abbiamo
subito pensato nell‟accostarci alla figura di un altro campione della fede,
che nel IV secolo si è contraddistinto per aver difeso strenuamente e con
forza d‟animo l‟ortodossia cristiana: Basilio di Cesarea, non a caso detto il
Grande. Anche se ben diciassette secoli dividono le vite di questi due
massimi esponenti della Chiesa Cattolica, non possiamo non sottolineare
quanto a guidarli nel loro cammino fosse un unico obiettivo: l‟unità della
Chiesa.
2
2
Icona di Basilio di Cesarea risalente al XV secolo e conservata presso il Monte Athos. Basilio è
raffigurato con le caratteristiche iconografiche dei vescovi: un rotolo del vangelo, che tiene con
una mano, e il pallio, la fascia bianca con croci, simbolo per i cristiani dell'attività pastorale.
4
Nella parte finale dell‟orazione 43, elogio funebre per l‟amico
Basilio, Gregorio di Nazianzo scrive a proposito di alcune caratteristiche
fisiche dell‟amico
3
: […] οἷον ὠχρότητα λέγω καὶ γενειάδα καὶ βαδίσματος
ἦθος καὶ τὸ περὶ λόγον μὴ πρόχειρον, σύννουν τε, ὡς τὰ πολλά, καὶ εἴσω
συννενευκός· ὃ τοῖς πολλοῖς μὴ καλῶς ζηλωθὲν μηδὲ νοηθέν, σκυθρωπότης
ἐγένετο· ἔτι δὲ εἶδος ἐσθτος καὶ σκίμποδος σχμα καὶ τρόπος βρώσεως, ὧν
οὐδὲν ἐκείνῳ διὰ σπουδς ἦν, ἀλλ' ἁπλῶς ἔχον καὶ συμπῖπτον ὡς ἔτυχε.
4
Quest‟uomo pallido e barbuto, che si distingueva dagli altri per il
modo di vestire e le abitudini alimentari, avrebbe lasciato nella storia della
Chiesa la sua impronta indelebile fino ai giorni nostri.
Ripercorriamo le tappe principali della vita e dell‟attività letteraria
di Basilio Magno
5
. Egli nacque a Cesarea di Cappadocia, odierna Kaysery,
città che ha una posizione centrale in Turchia, intorno al 330
6
.
7
3
Dell‟amicizia tra Basilio e Gregorio parleremo in modo più esteso più avanti.
4
<< Mi riferisco, per esempio, al suo pallore, alla sua barba e al suo modo di camminare, al suo
eloquio non scorrevole, ma per lo più riflessivo e volto all‟interiorità: tutto questo, malamente
imitato dalla maggior parte degli uomini e non compreso, fu inteso come atteggiamento arcigno.
Aveva anche un suo modo di vestire, una sua foggia di lettiga e una sua abitudine alimentare:
nessuna di queste cose era per lui una ricercatezza, ma semplicemente gli appartenevano, derivate
anche dalle circostanze >>: or. 43, 77, trad. di C. Sani e M. Vincelli, Moreschini, p. 1117.
5
Per il profilo biografico di Basilio, i testi di riferimento sono la monografia di Moreschini e la
voce del DPDC.
6
Fedwick scrive: “330 or 329”, p. 5.
7
Cartina geografica della Turchia.
5
Nella Cappadocia
8
, situata all‟interno dell‟Asia Minore, “durante i
primi quattro secoli il metropolita di Cesarea esercita una sorta di
supremazia sulle province settentrionali e nord-orientali d‟Asia Minore, con
il titolo di esarca”.
9
Quanto il Cristianesimo fosse diffuso nella regione è
testimoniato, oltre che da Basilio, anche da altri due uomini divenuti santi
che lì nacquero: Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nissa, rispettivamente
l‟amico più caro e uno dei fratelli del Cappàdoce. I tre, passati alla storia
come i Padri Cappàdoci, “realizzarono la fusione tra sentire cristiano e
paideia greca”
10
.
La famiglia di Basilio era aristocratica; possedeva, infatti, vaste
proprietà nel Ponto e nell‟Armenia. Il padre, Basilio, era un retore di
Neocesarea, mentre la madre, che si chiamava Emmelia
11
, era una
nobildonna nativa della Cappadocia. Basilio ebbe otto tra fratelli e sorelle;
conosciamo i nomi soltanto di cinque di questi, compreso il Nostro
12
:
Macrina la Giovane, la figlia primogenita, Naucrazio, Gregorio di Nissa e
Pietro di Sebaste. Così come una donna aveva indirizzato alla formazione
cristiana l‟amico Gregorio di Nazianzo, allo stesso modo Basilio fu guidato
nel suo cammino verso la santità da una donna. Nel primo caso si tratta di
una madre, Nonna, nel secondo di una nonna, Macrina. Basilio ricorderà
sempre con affetto e devozione la figura della nonna, discepola di Gregorio
Taumaturgo
13
, che ancora fanciullo, lo sollecita a recarsi presso Neocesarea
sul Ponto, la città natale del padre, per apprendere i principi cristiani. La
strada per la santità non era certamente sconosciuta a questa famiglia: il
nonno era morto come martire durante la persecuzione di Diocleziano,
8
Per avere una visione più completa delle condizioni storiche della Chiesa Cattolica nella
Cappadocia, si veda Scazzoso, pp. 7–31.
9
DPAC, col. 587.
10
Simonetti–Prinzivalli, pag. 61.
11
Dal greco ™mmšleia, “armonia”.
12
Fedwick, pag. 5.
13
Nato a Neocesarea, visse tra il 213 e il 270 ca. Importante il suo ruolo nella diffusione del
pensiero di Origene in Cappadocia.
6
mentre la nonna Macrina, la madre Emmelia, i fratelli Gregorio, vescovo di
Nissa, Pietro, vescovo di Sebaste e la sorella Macrina sono, insieme a
Basilio, venerati dalla Chiesa Cattolica come santi.
Basilio riceve una […]
ἐγκύκλιον παίδευσιν […]
14
. Il suo primo
maestro fu l‟omonimo padre Basilio il Vecchio, retore famoso. Dopo la sua
morte il Nostro prosegue gli studi in un primo momento a Cesarea di
Cappadocia, e in seguito a Costantinopoli
15
e ad Atene, capitale culturale
del mondo ellenico e pagano, dove fu condiscepolo del futuro imperatore
Giuliano e dove conobbe Gregorio Nazianzeno. A proposito di questo
incontro, Gregorio afferma: […]
λόγους ἐπιζητῶν εὐδαιμονίαν ἐκομισάμην
.
[…]
16
. Ad Atene il loro rapporto si consolida a tal punto da far scrivere a
Gregorio: Μία μὲν ἀμφοτέροις ἐδόκει ψυχὴ δύο σώματα φέρουσα
.
[…]
17
. Al
rapporto tra i due Cappàdoci Pizzolato
18
dedica un paragrafo del suo libro
sull‟idea dell‟amicizia dove osserva che il legame tra i due studenti si fonda
sul loro univoco guardare all‟unico Dio. Tra i suoi insegnanti ad Atene
c‟erano Imerio e Proeresio, esponenti di spicco della paideia classica. Alla
fine del 355 Basilio lascia la città dell‟Attica, nonostante l‟opposizione di
un gruppo di compagni e coetanei alla sua partenza, e ritorna in patria.
Dopo un breve periodo nel quale Basilio svolse l‟attività di insegnante di
retorica, su esortazione della sorella Macrina
19
, che aveva organizzato un
monastero femminile nelle tenute di famiglia del Ponto, accettò di
condividere il suo progetto di vita ascetica, dopo aver ricevuto il
sacramento del battesimo nel 357. La vita monastica lo attrasse a tal punto
da intraprendere un viaggio per i luoghi in cui erano fioriti gruppi di
14
Or. 43, 12, trad. di C. Sani e M. Vincelli, Moreschini, p. 1043.
15
Qui Basilio ascolta il retore Libanio.
16
Or. 43,14, trad. di C. Sani e M. Vincelli, Moreschini, p. 1045.
17
Or. 43, 20, trad. di C. Sani e M. Vincelli, Moreschini, p. 1053.
18
Pizzolato, pp. 256-268.
19
Macrina fu una celebre vergine cristiana, della quale il fratello Gregorio di Nissa scrisse la
biografia, la Vita di Macrina, la prima biografia dedicata nell‟antichità cristiana a una donna.
7
anacoreti, per comprendere meglio il loro stile di vita; si reca, dunque, in
Egitto, Siria, Mesopotamia e Palestina. Di ritorno in patria distribuì il
proprio patrimonio ai poveri e insieme alla madre e alla sorella si ritirò ad
Annesi, una proprietà di famiglia sulle rive del fiume Iris, presso
Neocesarea. Lì fu raggiunto dal fratello Gregorio e dall‟amico Gregorio,
con il quale compilò la Philocalia
20
. Ispirato da Eustazio di Sebaste
21
, che
era andato a fargli visita ad Annesi, Basilio iniziò a maturare la sua
concezione di vita ascetico-monastica, che gli valse la paternità del
monachesimo in Oriente. Dopo un iniziale influsso, testimoniato anche da
un fitto scambio di epistole, Basilio prenderà le distanze dal suo maestro,
del quale non arriva a condividere pienamente lo stile di vita ascetico
22
.
L‟ideale monastico proposto e realizzato da Basilio non consiste in una vita
da condurre in posti isolati, ma nel donare la propria esistenza alla
comunità. Lo scopo di Basilio non è quello di ispirare nuovi monaci
anacoreti, ma uomini di fede disposti a trascorrere le loro giornate
pregando, svolgendo umili lavori manuali, dedicandosi all‟attività
intellettuale, tenendo però sempre presente il bene della comunità. Si tratta
di un modello di ascesi comunitaria, nel quale possiamo riconoscere il
nucleo dell‟ora et labora, la regola cardine del monachesimo benedettino.
Manifestazione visibile di come Basilio intendesse l‟ideale
monastico è la cosiddetta Basiliade
23
, una sorta di città della carità con
edifici per poveri, un ospedale, un lebbrosario, chiese e conventi sotto la
guida del vescovo. Teoria e prassi, infatti, sono strettamente connesse per il
Nostro: l‟uomo di chiesa non può isolarsi nella preghiera, ma deve anche
essere una guida sia per i suoi fedeli che per tutte le persone bisognose.
20
Vedi p. 15.
21
Diffusore degli ideali monastici in Asia Minore.
22
Vedi p. 9.
23
Quest‟opera gli valse l‟appellativo di Magno.
8
Per motivi che non conosciamo, Basilio abbandona la vita ascetica e
intraprende la sua carriera ecclesiastica. Scazzoso, nel suo lavoro sulla
ecclesiologia di Basilio, sottolinea il fatto che “dei tre Cappàdoci soltanto
Basilio, interessato a tutte le questioni concernenti la chiesa, esercitò
un‟attività politica notevole per conseguire l‟unità delle chiese”
24
. Intorno al
360 il vescovo Eusebio di Cesarea
25
conferì a Basilio l‟ordinazione
sacerdotale. Il suo rapporto con Eusebio non fu certo tutto rose e fiori;
infatti a causa di alcune incomprensioni, nel 363 Basilio preferì ritornare ad
Annesi
26
. Due anni dopo, però, il vescovo di Cesarea lo richiama, perché
riconosce che il carisma e lo zelo del giovane sacerdote sono necessari per
tenere testa all‟imperatore ariano Valente. A favore del ritorno di Basilio a
Cesarea si era pronunciato anche l‟amico Gregorio Nazianzeno: Basilio,
infatti, era considerato il solo in grado di combattere l‟eresia.
Morto Eusebio nel 370, Basilio gli succedette in qualità di nuovo
vescovo di Cesarea, assumendo il ruolo di guida carismatica della sua terra
natìa. La sua elezione avvenne non senza difficoltà. Un fattore che giocò a
favore della sua ordinazione fu, senza dubbio, la sua decisa opposizione a
Valente; inoltre Basilio aveva dalla sua parte l‟elettorato popolare, che il
futuro vescovo riuscì a far prevalere con uno zelo che sconcertò l‟amico
Gregorio.
Dopo il 370 e, più in generale, nel corso degli ultimi anni della sua
vita, Basilio si allontanò da due figure che fino ad allora erano state
importanti nel suo cammino umano e spirituale, Gregorio di Nazianzo ed
Eustazio di Sebaste, ed iniziò un rapporto di amicizia più stretto con
Amfilochio di Iconio
27
ed Eusebio di Samosata. L‟episodio che portò alla
fine dell‟amicizia tra Basilio e Gregorio si verificò nel 372. Per contrastare
24
Scazzoso, pag. 34.
25
265 ca.–340.
26
Fedwick, pag. 8.
27
Cugino del Nazianzeno.
9
l‟attività dell‟imperatore Flavio Valente
28
volta alla diffusione
dell‟arianesimo, Basilio moltiplica il numero delle diocesi sotto la sua
giurisdizione e ne affida la guida a persone di fiducia; il fratello Gregorio,
fu nominato vescovo di Nissa, e l‟amico Gregorio, vescovo di Sasima
vicino Nazianzo
29
. Gregorio non prese mai possesso della sua nuova
cattedra, anche per cause che potremmo definire di “forza maggiore”
30
, ma
andò nel deserto, suscitando la delusione nell‟amico, che si lamentava di
essere stato abbandonato. Da questo episodio emerge chiaramente che i due
Cappàdoci avevano una diversa concezione della vocazione sacerdotale e
della vita “filosofica”: se per Basilio le due aspirazioni erano conciliabili,
per Gregorio, invece, il sacerdozio minacciava la filosofia.
La motivazione che provocò, invece, la fine dei rapporti con
Eustazio di Sebaste fu di natura dottrinale
31
. Nello specifico i due amici
avevano opinioni diverse riguardo alla teologia trinitaria; Eustazio, infatti,
si opponeva al riconoscimento della natura divina dello Spirito Santo.
Tra le caratteristiche dell‟episcopato di Basilio ricordiamo:
1. la difesa dell‟autonomia della Chiesa contro le invadenze
imperiali. Come sottolinea Scazzoso, “sua precisa idea era che la chiesa e lo
stato sono due principi tra di loro distinti, due organismi autonomi e
indipendenti l‟uno dall‟altro”
32
;
2. l‟abile amministrazione del territorio;
3. le attività caritatevoli;
28
L‟imperatore, però, non contrastò mai direttamente Basilio.
29
Di questa città Gregorio ci ha lasciato una descrizione umoristica.
30
In realtà egli non raggiunse mai questa sede vescovile perché solo con le armi sarebbe potuto
entrarvi: il vescovo di Tiana, Antimo, convinto che Sasima dipendesse dalla sua giurisdizione,
aveva installato sulla strada uno sbarramento di contadini armati di bastoni.
31
Fedwick, pp. 158–160.
32
Scazzoso, p. 37.
10
4. i rapporti con altre sedi episcopali (Neocesarea, Ancira,
Armenia
33
, Siria, Antiochia);
5. la strenua difesa dell‟ortodossia, e soprattutto della Trinità, contro
le eresie, come dimostrano queste parole di Gregorio di Nazianzo: Ἐκεῖνος
γὰρ ἕνεκα τοῦ ὀρθοῦ λόγου καὶ τς κατὰ τὴν ἁγίαν Τριάδα συναφείας καὶ
συνθεἸας, ἥ οὐκ οἶδ' ὅ τι κυριώτερον χρὴ εἰπεῖν καὶ σαφέστερον, μὴ ὅτι
θρόνων ἐκπεσεῖν, οἷς οὐδὲ ἀπ' ἀρχς ἐπεπήδησεν, ἀλλὰ καὶ φυγὴν καὶ
θάνατον καὶ τὰς πρὸ τοῦ θανάτου κολάσεις προθύμως ἐδέξατο ἅν ὡς
κέρδος, οὐ κίνδυνον
34
.
Ma un avvenimento in particolare fu causa di molti pensieri per
Basilio, negli ultimi anni del suo episcopato: lo scisma di Antiochia. Egli si
schierò dalla parte di Melezio contro Paolino, convinto che quest‟ultimo
fosse uno scismatico di tendenze sabelliane
35
; il primo era sospetto ai
vecchi niceni, mentre il secondo era sostenuto dall‟Egitto e dall‟Occidente.
Basilio, attraverso varie ambascerie in Occidente e un fitto scambio
epistolare con il papa Damaso, cercò di risolvere lo scisma, ma senza
riuscirci. La risoluzione, solo momentanea però, si ebbe con il concilio di
Costantinopoli del 381
36
. L‟esito del Concilio, che si risolse a favore di
Melezio, totalmente riabilitato, può essere considerato come la vittoria
postuma Basilio.
33
Qui l‟imperatore Valente lo incaricò di ristabilire la concordia tra i vescovi e provvedere alle
sedi vacanti.
34
<< Egli, infatti, per la retta dottrina, per l‟unità e la divinità comune della Trinità - non saprei,
infatti, come altrimenti esprimermi in modo più appropriato ed organico - sarebbe stato pronto ad
accettare come un profitto, non come un pericolo, non solo l‟allontanamento dalle cariche, a cui
neppure all‟inizio ambì, ma anche l‟esilio, la morte e i supplizi che la precedono >>: or. 43, 68,
trad. di C. Sani e M. Vincelli, Moreschini, p. 1107.
35
Sabellio, teologo di origine africana vissuto nel III secolo, sostenne una dottrina trinitaria
secondo la quale le persone non sarebbero che modi di apparire dell‟unica essenza; in sostanza Dio
è concepito come una monade.
36
Si tratta del secondo concilio ecumenico; il primo, infatti, si era tenuto a Nicea, in Anatolia, per
volere di Costantino il Grande, nel 325. Inizialmente lo presiedette Melezio di Antiochia, che,
morto dopo solo qualche giorno dall‟apertura, fu sostituito da Gregorio Nazianzeno.