4
CAPITOLO I
NASCITA E PROBLEMATICHE DELLE NUOVE IMPRESE:
FOCUS SU SEED FINANCING E START UP FINANCING
Premessa
L’enorme potenziale offerto dalla new economy insieme alla capillare diffusione
di Internet, inducono molti imprenditori a creare un’impresa web based o
comunque legata all’Information Technology, tralasciando la possibilità di operare
in settori più tradizionali.
Tuttavia, anche le imprese della old economy stanno ricorrendo
all’informatizzazione di molti processi, mostrando un orientamento sempre più
deciso ad utilizzare l’Information Technology in chiave di innovazione dei
modelli operativi ed organizzativi.
Ciò che contraddistingue la new economy si può sintetizzare in tre punti
principali:
- idea innovatrice;
- informazione intesa come bene di scambio;
- software.
Queste tre caratteristiche permettono all’impresa di poter operare in un mercato
globale, caratterizzato da una maggiore diffusione di informazione, intesa come
strumento idoneo a produrre beni/servizi che rispondano sempre più ai bisogni
legati alla dimensione culturale e alle esigenze dei clienti.
La new economy quindi permette, attraverso i nuovi canali di trasmissione delle
informazioni (internet in primis), di condurre sempre più ad una visione
globalizzata del mercato, accelerando il processo di sviluppo della cosiddetta
“economia della conoscenza”.
1
Ciò è utile in diversi ambiti: innanzitutto nel settore commerciale, ma per diversi
aspetti, anche in campo scientifico.
1
«Si occupa di studiare le caratteristiche della conoscenza e delle informazioni, con particolare
attenzione a natura, creazione, diffusione, trasformazione, trasferimento e utilizzo della
conoscenza in ogni sua forma». (http://it.wikipedia.org)
5
Infatti lo sviluppo e la rapida circolazione di informazioni e di conoscenza è un
grande stimolo alla base sia della creazione di nuove idee imprenditoriali, sia al
perfezionamento e alla correzione di idee in fase “prototipale”.
E’ l’applicazione sistematica della scienza alla produzione di beni e servizi a fare
la vera differenza tra old economy e new economy, dove la conoscenza ricopre un
ruolo centrale, essendo considerata un fattore produttivo più importante dello
stesso capitale, in quanto assume un rilievo strategico in grado di generare
sviluppo e sostenere maggiore competitività.
La nuova chiave di lettura del mondo imprenditoriale è dunque l’innovazione che
ogni impresa riesce ad applicare al proprio prodotto, indipendentemente
dall’ambito operativo: il vero obiettivo è fornire un bene che soddisfi le esigenze
della clientela e che lo faccia meglio dei prodotti offerti dai concorrenti.
2
Il futuro di una nazione dipende dallo sviluppo economico, lo sviluppo economico
dipende dall’innovazione, l’innovazione dipende dalla nascita e dalla crescita di
nuove imprese.
La nascita di nuove iniziative imprenditoriali è, dunque, uno degli indici più
importanti della vitalità di un sistema economico.
Anche in Italia, come nel resto del mondo, l’avvio di nuove attività di impresa è
stato associato al settore della new economy, collegato ad Internet o
all’Information Technology.
L’Italia ha tra i suoi vantaggi quello di rappresentare un esempio di vitalità e
creatività imprenditoriale, ma sconta ritardi preoccupanti specialmente nei settori
ad alta tecnologia, quelli con maggiori prospettive di crescita e di sviluppo.
L’elevata natalità delle imprese non è un fattore sufficiente per lo sviluppo
economico: se le imprese nascono povere di risorse e competenze, la loro
sopravvivenza è meno probabile e, di conseguenza, difficile la crescita.
Tra le problematiche maggiori che causano la scarsa diffusione di queste imprese
in Italia si individuano: l’elevata rigidità strutturale, relativa al funzionamento dei
mercati, a barriere all’entrata nei confronti di nuovi competitor, ad una rigidità nel
sistema dei prezzi, oltre che ad un’eccessiva regolamentazione.
3
2
Start-up: dall’idea all’impresa (collana: Metodi e strumenti). A cura di Advance Intelligenza
Finanziaria per l’impresa IPSOA, 2001 (pagg. 4-5)
3
Ibidem Start-up: dall’idea all’impresa (pagg. VII-VIII)
6
Il modello di finanziamento tipico di queste imprese si differenzia da quello
tradizionale, qualificato da una presenza importante del debito.
1. Ciclo di vita delle imprese ed esigenze di finanziamento
Un’impresa, nel corso della sua “vita”, si trova a percorrere diverse fasi, ognuna
caratterizzata da diverse problematiche ed esigenze di finanziamento.
L’insieme delle suddette fasi permettono di delineare il cosiddetto “ciclo di vita
delle imprese”, il quale può essere schematizzato in una sequenza di stadi che
corrispondono a tappe significative del suo processo di nascita e di sviluppo.
È un processo articolato, in cui è necessaria un’analisi preliminare per valutare la
fattibilità del progetto.
In questo senso Vesper ha elaborato un modello, all’interno del quale si elencano
sette fasi che caratterizzano il processo di creazione dell’impresa:
- Cogliere l’opportunità che si presenta;
- Rifinire l’idea imprenditoriale ed affinarla;
- Creare meccanismi di protezione delle imitazioni;
- Costruire un team di lavoro motivato e professionale;
- Reperire risorse finanziarie;
- Realizzare lo start up dell’impresa;
- Lanciare il prodotto/servizio sul mercato.
Il ciclo di vita delle imprese può essere suddiviso in quattro diverse fasi, ognuna
delle quali include differenti esigenze di natura finanziaria:
1. La fase progettuale (seed financing);
2. La fase di partenza (early stage);
3. La fase di sviluppo e di espansione;
4. La fase matura.
Nella fase progettuale (seed financing) assume importanza predominante l’idea
del business (Business Idea). Il futuro imprenditore prima di avviare la
commercializzazione del prodotto/servizio, deve svolgere una serie di ricerche (di
prodotto e di mercato), sostenendo investimenti molto spesso onerosi ed ha la
7
necessità, oltre che di capitali, di un supporto dal punto di vista delle competenze
aziendali e manageriali per strutturare la sua impresa.
In questa fase si effettuano investimenti in ricerca e sviluppo, in modo di far
fronte alla necessità di reperire capitali “pazienti” da investitori che credono
nell’idea e che sono disposti ad attendere lo sviluppo dell’impresa e la
maturazione del progetto.
In questa fase è necessario l’intervento di soggetti in grado di immobilizzare
capitali in una prospettiva di lungo periodo ed in operazioni ad elevata rischiosità.
Nella fase di partenza (early stage) l’impresa muove i primi passi ed effettua i
primi investimenti e vengono poste le basi per iniziare la produzione.
Ai finanziatori sono spesso richiesti notevoli esborsi di capitali, sempre in una
prospettiva di investimento di lungo periodo e di notevole incertezza.
In questa fase le iniziative produttive hanno spesso la necessità di avvalersi di
figure professionali e manageriali in grado di indirizzare opportunamente la fase
dello sviluppo aziendale.
È possibile, infatti, suddividere la fase dell’early stage in due diverse micro-fasi:
4
start up: intervento effettuato in coincidenza dell’avvio dell’attività
produttiva. Non si conosce ancora la validità economica del prodotto. Gli
investitori esterni che intervengono in questa fase incontrano
problematiche essenzialmente di natura tecnica e specifica. Non è ancora
possibile apprezzare adeguatamente il ritorno commerciale del prodotto,
che però è stato individuato, sviluppato e realizzato. L’impresa è stata
avviata e sono già disponibili i dati delle prime ricerche di mercato.
first stage: intervento effettuato quando l’attività produttiva è completata,
ma la validità del prodotto deve essere ancora verificata. In questa fase
l’imprenditore è alla ricerca di fondi per la crescita dell’azienda, i quali
non sono reperibili facendo ricorso al capitale di credito. La
professionalità degli investitori esterni è rivolta a cogliere le opportunità
commerciali ed a sviluppare analisi di mercato e sono meno legate agli
4
D’Innella E. Metodi e tecniche di start up aziendale. Università degli studi “G. D’Annunzio”,
Pescara, 25 Ottobre 2007.
8
aspetti tecnici e scientifici relativi alla progettazione, sperimentazione ed
avvio della fase produttiva.
Nella fase dello sviluppo e dell’espansione, le imprese necessitano di realizzare
investimenti destinati a supportare la crescita dimensionale di aziende già esistenti
e consolidate o in via di consolidamento.
In questa fase gli apporti richiesti possono essere anche di rilevante entità, ma
l’investitore è in grado di poter contare su una attività già avviata.
L’orizzonte temporale dell’investimento si restringe e la rischiosità della
operazione diminuisce.
Il finanziamento dello sviluppo va incontro alle esigenze delle attività
imprenditoriali che hanno già raggiunto un livello di attività e che desiderano
evolversi attraverso:
5
l’incremento o la diversificazione della propria capacità produttiva
(sviluppo per vie interne); è previsto da parte del finanziatore istituzionale
essenzialmente un intervento di natura finanziaria, anche se non potrà
essere trascurata l’attenzione nei confronti della struttura organizzativa;
l’acquisizione di altre aziende o rami d’azienda (sviluppo per vie esterne);
l’opera del finanziatore è rivolta anche all’individuazione del miglior
partner commerciale;
integrazione con altre imprese (sviluppo a rete); qui risulta più complessa
l’attività dell’investitore istituzionale; si tratta di interventi finalizzati al
raggruppamento di più società operative indipendenti, sotto una holding il
cui capitale è detenuto da un investitore istituzionale, allo scopo di
realizzare economie di scale.
Nella fase matura, le imprese non hanno bisogno di nuovi investimenti volti ad
incrementare il capitale, bensì possono essere necessari interventi di
riorganizzazione della struttura societaria (ad esempio: replacement capital,
turnaround financing, cluster venture). Può ad esempio verificarsi la necessità del
5
Ibidem D’Innella E.
9
cambiamento totale della proprietà dell’impresa, oppure quello di sostenere la
società per condurla alla quotazione in borsa.
Di seguito sono illustrate le diverse fasi del ciclo di vita e gli operatori coinvolti.
Grafico 1.1: Ciclo di vita dell’impresa e principali investitori nel capitale di
rischio
Fonte: Pierrini F., Le nuove quotazioni alla Borsa Italiana, evidenze empiriche delle PMI
Ad ogni diversa fase del ciclo di vita dell’azienda corrisponde pertanto una
diversa tipologia di intervento:
- nella fase progettuale: seed financing (finanziamento dell’idea);
- nella fase di partenza: startup financing;
- nella fase di sviluppo: expansion financing o development;
- nella fase matura: replacement capital.
Ai fini dell’analisi del lavoro in esame, occorre analizzare esclusivamente lo step
iniziale del finanziamento dell’avvio, il quale si compone delle prime due fasi del
ciclo di vita dell’impresa, ossia: il seed financing e lo start up.
10
2. Il finanziamento dell’avvio
2.1 La fase di Seed Financing
È la prima fase del ciclo di vita di un’impresa, caratterizzata dalla sperimentazione
dell’idea innovativa. Si deve ancora dimostrare la validità tecnica del
prodotto/servizio che si intende realizzare.
Ruolo centrale assume l’imprenditore ed il suo grado di creare una Business Idea
innovativa.
Si parte quindi dall’idea imprenditoriale, identificata come Business Idea, la quale
nasce per effetto della «spinta creativa di un imprenditore individuale, dei suoi
desideri, aspirazioni e competenze, il quale genera dal nulla un’organizzazione
intorno alla propria azione personale sfruttando le opportunità presenti sul
mercato»
6
.
Si deduce il fatto che questa fase è altamente influenzata dalle capacità
dell’imprenditore, sia in ambito strettamente “imprenditoriale”, sia in ambito
strategico e di governance.
È necessario soffermarsi sulla figura dell’imprenditore: in primo luogo occorre
dare una definizione di “imprenditore”: le discipline aziendali si ricollegano alla
definizione individuata dal Codice Civile (art. 2082).
7
In sintesi, si possono individuare tre competenze che contraddistinguono la
funzione imprenditoriale:
8
- innovatività: l’imprenditore deve avere una spiccata flessibilità nei
confronti dei mutamenti dell’ambiente economico;
- originazione del rischio: conseguentemente alla prima competenza,
l’imprenditore dà origine a una situazione di rischio, in virtù della sua
propensione ad innovare;
- attività decisionale: l’imprenditore mette in atto decisioni finalizzate a
creare, mantenere ed ingrandire la struttura dell’impresa.
6
Ibidem Advance (pag. 21)
7
«È imprenditore chi esercita professionalmente un‘attività economica organizzata al fine della
produzione o dello scambio di beni o di servizi»
8
Ibidem Advance (pag. 16)
11
Risulta chiaro come il successo di un’impresa sia strettamente collegato alle
caratteristiche sopra esposte dell’imprenditore.
Come si è già accennato precedentemente, questa fase si caratterizza per la
volontà creatrice dell’imprenditore, la quale è determinata da diversi aspetti, che
prendono il nome di «variabili individuali», riguardanti l’imprenditore medesimo:
aspetti motivazionali, culturali, sociali, geografici.
9
In particolare l’imprenditore
acquisisce informazioni dall’ambiente esterno e le trasforma in conoscenza e
competenze utili in modo tale da poter massimizzare l’efficacia e l’efficienza nella
gestione del proprio business.
10
Al di là di questo importante aspetto, bisogna anche considerare il cosiddetto need
of achievement, ossia il bisogno di realizzazione, il quale influenza fortemente sia
l’idea imprenditoriale, sia l’andamento dell’impresa stessa, in quanto una forte
aspirazione dell’imprenditore, lo porterà a raggiungere risultati sempre più
ambiziosi, anche a costo di affrontare situazioni altamente rischiose.
Ovviamente l’ambizione deve essere accompagnata da una forte preparazione, in
modo tale da ottimizzare le risorse a propria disposizione affinché si massimizzi la
loro efficienza.
11
Insieme alla preparazione teorica è conveniente possedere anche delle esperienze
lavorative, che saranno utili nel momento in cui si dovrà individuare il progetto e
l’idea imprenditoriale.
Ciò deriva principalmente dal fatto che l’avvio di impresa richiede una serie di
competenze:
12
- competenze tecniche, relative al prodotto o servizio che si intende offrire;
- competenze tecnologiche, relative ai processi produttivi;
- conoscenza del mercato (previsione della domanda, bisogni dei
consumatori);
- competenze di marketing (politiche di prezzo, distributive e pubblicitarie);
- competenze manageriali ed organizzative;
9
Petretto L.: Imprenditore ed università nello start-up di impresa: ruoli e relazioni critiche. Firenze
University Press, 2008 (pag. 56)
10
De Massis A, Viviani D.: Il processo di apprendimento imprenditoriale nelle start-up high-tech.
Un modello concettuale e i risultati preliminari di alcuni casi studio. Aracne. 2007 (pag. 14)
11
Petroni G.: Le competenze distintive nelle imprese science-based, in Economia&Management
num.3, 1993 (pag.6)
12
Ibidem Advance (pag. 17)
12
- competenze economico-finanziarie per realizzare piani affidabili di
crescita e sviluppo.
Specificatamente all’idea imprenditoriale, essa può perseguire due differenti
logiche: infatti l’idea può nascere o per soddisfare una determinata domanda (in
questo caso si devono cercare delle soluzioni alla richiesta e individuare una
possibile forma di offerta), ovvero può partire dall’individuazione di una nuova
soluzione tecnologica (ed in quest altro caso invece si deve cercare una potenziale
domanda da soddisfare).
13
L’idea imprenditoriale deve essere il fine per cui la
nuova impresa viene costituita, tenendo conto dei bisogni dei potenziali clienti
dell’impresa
14
.
Affinché l’idea “potenziale” si trasformi in una business idea è necessario che
l’idea di base si combini, in un sistema integrato, con la definizione dello spazio
ambientale (segmento di mercato) insieme alla struttura organizzativa ed alle
risorse.
15
A ciò bisogna aggiungere, come sostenuto precedentemente, che per fare in modo
che la business idea possa trasformarsi in un’ipotetica attività è necessaria
l’intuizione imprenditoriale, supportata dalle abilità tecniche, dalle possibilità
finanziarie e dalla conoscenza del mercato. È proprio per questo che l’idea,
durante le varie fasi del processo, viene modificata e ridefinita, in funzione delle
relazioni che col tempo si instaurano con gli attori sociali e dell’influenza delle
variabili ambientali.
16
Ci sono due possibili alternative per avere la definizione della business idea: il
caso fortuito e la ricerca mirata. Nel primo caso si ha un alto grado di rischio, in
quanto l’idea può non essere accolta dal mercato e tantomeno si possono
effettuare delle pianificazioni. È questo il caso delle idee nuove in senso
“assoluto”. Per quanto riguarda la ricerca mirata, invece, la formazione di nuove
13
Ibidem Petretto L. (pag. 62)
14
Carrus P.P.: Ambiente e competitività delle imprese, Padova, CEDAM, 1998 (pag. 78)
15
Buttà C.: La genesi dell’impresa, Franco Angeli, Milano, 1995 (pgag. 35-37)
16
Palomba G.: Tipici problemi nella valutazione delle Start up (collana di Finanza Aziendale,
Università “La Sapienza” di Roma), Aracne Editrice, 2001 (pagg. 11-12)
13
idee è un processo mirato dall’impresa, a causa di diversi motivi: per rinnovare il
suo bene/servizio oppure per rispondere ad una particolare esigenza della clientela
(nel caso di squilibrio di mercato o di situazioni emergenti o in attesa di sviluppo,
in cui non sono ancora ben delineati i protagonisti e quindi risulta più facile
trovare una possibilità di inserimento anche per nuove imprese).
17
Oltre alla business idea, il successo di un’impresa si basa su altri due elementi
fondamentali: le persone ed il tempo. Molte imprese di successo sono nate grazie
all’intuizione o alla visione particolarmente esatta degli scenari futuri da parte del
loro fondatore. È altrettanto importante capire quali relazioni, individuali o con
altre imprese, debbano essere sviluppate. Inoltre un’accorata percezione del tempo
“giusto” può decretare il successo di un’iniziativa. Cogliere l’opportunità significa
vedere uno spazio libero sul mercato e colmarlo con un’idea.
Infine si può sostenere che le piccole imprese imprenditoriali appaiono le più
adatte ad identificare e sfruttare con successo le opportunità di business offerte
dall’innovazione radicale.
In questa fase si possono individuare due principali investitori esterni: gli
incubatori e gli operatori pubblici
18
con competenze specifiche (grazie a rapporti
con la realtà industriale di riferimento).
Per quanto riguarda gli incubatori, essi sono nati nelle aree depresse degli Stati
Uniti per favorire lo sviluppo di iniziative imprenditoriali e la creazione di nuovi
posti di lavoro in zone ad alto tasso di disoccupazione; in genere erano strutture
no-profit finanziate con capitali statali o regionali a fondo perduto.
19
Gli incubatori, attualmente, forniscono aiuto ai neo-imprenditori sotto forma di
assistenza manageriale, accesso ai finanziamenti agevolati, supporti tecnici e
tecnologici all’avanguardia: infatti, per incubatore d'impresa (termine che
proviene dall'inglese incubator) si intende uno spazio fisico che ospita nuove
17
Ibidem Palomba G. (pagg. 13-15)
18
Gli operatori pubblici raramente entrano a far parte del capitale sociale delle start up, ma in
genere erogano dei finanziamenti a fondo perduto.
19
Ibidem Advance (pag.146)
14
imprese e mette a loro disposizione servizi materiali ed immateriali per facilitarne
lo sviluppo.
Un'impresa può decidere di insediarsi nell'incubatore oppure di associarsi
(mantenendo una propria sede ma usufruendo dei servizi e della rete di contatti).
Questi operatori possono essere localizzati anche presso le università.
20
Essi
selezionano i progetti da finanziare, attraverso diversi criteri: in base al settore o al
mercato in cui andranno ad operare.
Da sottolineare una differenza tra gli incubatori “pubblici” e “privati”: questi
ultimi rimangono all’interno dell’impresa per una durata superiore, a differenza
dei primi, e anche l’ammontare dell’investimento è superiore, in quanto hanno il
fine di portare l’impresa verso la quotazione in borsa od a cederla ad un altro
investitore.
Questi investitori, intervenendo nella fase di sperimentazione del prodotto devono
necessariamente essere dotati di opportune conoscenze non solo manageriali, ma
anche scientifiche e tecniche nello specifico settore.
Tra gli operatori pubblici, si individuano coloro che realizzano Business
Innovation Centres (i BIC) o Parchi Scientifici e Tecnologici, i quali puntano a
sviluppare l’imprenditorialità in aree depresse del territorio.
Gli operatori industriali finanziano progetti di start up al fine di incrementare la
propria quota di mercato grazie alle conoscenze innovative sviluppate da questa.
Essi sono generalmente finanziati dallo Stato o dall’Unione Europea, a causa delle
ingenti risorse necessarie e del lungo tempo di attesa prima di verificare i risultati.
Essi hanno due obiettivi:
21
- sviluppare l’imprenditorialità in zone svantaggiate del territorio;
- apportare innovazioni in imprese già presenti sul territorio.
Questi due enti contribuiscono a stimolare: il trasferimento delle tecnologie, la
diffusione dell’innovazione, la formazione imprenditoriale e la valorizzazione
delle risorse locali (attraverso l’offerta di spazi logistici in grado di ospitare i
20
Gli incubatori presso le università sono lo strumento attraverso il quale le università riescono a
monetizzare i brevetti di ricerca messi a punto all’interno dei propri laboratori, in quanto le
aziende incubate possono utilizzare i brevetti previo pagamento di una royalty (Start-up: dall’idea
all’impresa; pag. 146)
21
Ibidem Advance (pag. 153)
15
nuovi imprenditori), l’assistenza tecnica e finanziaria, l’integrazione nel proprio
network di relazioni.
22
I Parchi Scientifici e Tecnologici sono nati negli anni ’70, grazie ad un’iniziativa a
livello universitario.
Entrambi gli enti saranno affrontati dettagliatamente nel Cap. II.
Nel seed financing non si riscontra la presenza tra gli investitori dei venture
capitalist, in quanto, come vedremo nel prosieguo del lavoro, è difficile che in
questa fase ci possa essere il processo di disinvestimento, al quale sono interessati
questi particolari investitori; difatti in questa fase gli investitori tendono ad
acquisire solo partecipazioni di maggioranza.
L’intervento degli investitori (si ricorda che in questa fase si hanno
esclusivamente investitori istituzionali) è condizionato dall’innovazione del
progetto imprenditoriale: più innovativo è il prodotto o il processo produttivo e
maggiore dovrà essere il supporto manageriale e strategico richiesto al
finanziatore.
Risulta quindi chiaro che gli interventi effettuati in questa fase della vita
dell’impresa sono caratterizzati da un’elevata rischiosità e anche da un elevato
tasso di insuccesso, soprattutto se riguardano settori ad alta tecnologia, dove
risulta particolarmente difficile la valutazione delle capacità dell’imprenditore e
quelle reddituali dell’impresa.
L’alta rischiosità giustifica il fatto per cui in questa fase gli interventi sono
finanziariamente molto contenuti.
2.2 La fase di Start up financing
Con il termine start up si indica la fase preliminare dell’avvio di una nuova realtà
imprenditoriale. Ci si trova di fronte ad un “embrione” che contiene già i caratteri
distintivi del successo, ma che ancora deve sviluppare tutti gli elementi che
costituiranno la struttura portante sulla quale basare la crescita e lo sviluppo
duraturo della neonata impresa.
22
Ibidem Palomba G. (pag. 96)
16
In questa fase si profilano quei momenti che seguono la nascita dell’idea
imprenditoriale:
23
- analisi di fattibilità economica e sociale dell’iniziativa;
- definizione del disegno di business con il quale competere;
- ricerca e scelta del finanziamento più opportuno per il sostegno dell’idea.
Per start up quindi si intende il processo dello sviluppo del progetto
imprenditoriale volto a creare un’azienda di successo.
Alcune difficoltà riguardano la definizione dei criteri per misurare la profittabilità
dell’impresa, soprattutto perché si tratta di un’impresa legata alla new economy.
Dopo aver definito l’idea imprenditoriale, parte la fase dove si deve valutare la
business idea e la struttura operativa dell’impresa, a cui si deve aggiungere
l’analisi dell’ambiente esterno
24
, in modo da ottenere la cosiddetta “formula
imprenditoriale”, la quale rappresenta l’elemento centrale di ogni azienda che
determina il ruolo da ricoprire sia all’interno del proprio segmento di mercato (nei
confronti delle imprese concorrenti), sia nei confronti di tutti i soggetti con i quali
si intratterranno delle relazioni.
25
La start up rappresenta dunque la prima verifica dell’iniziativa, della funzionalità,
della struttura organizzativa e delle competenze manageriali, da cui dipendono la
flessibilità aziendale e la capacità di apportare i necessari adattamenti sulla base
dei meccanismi di risposta tra impresa e mercato.
Il processo di valutazione della start up è composta da diverse fasi; ognuna di
queste è estremamente importante, in quanto alla fine dell’analisi si possono avere
due opposte situazioni: proseguimento o abbandono del progetto. Le suddette fasi
sono:
26
23
Ibidem Advance (pag. 158)
24
L’ambiente è uno dei fattori di stimolo alla formazione di imprese in funzione della natura e
della varietà di risorse offerte e delle condizione di accesso. Infatti la nuova impresa che riesca a
dotarsi di una effettiva capacità di approvvigionamento può realizzare la propria attività
ricavandone il massimo beneficio; per far ciò è necessario che ci siano alcuni presupposti: le
risorse devono essere fisicamente raggiungibili, adatte all’attività che si intende svolgere ed
economicamente convenienti, ossia accessibili ad un costo compatibile con il loro impiego.
(Palomba G., pag. 90)
25
Ibidem Advance (pag. 3)
26
Ibidem Advance (pagg. 78-87)
17
- Valutazione della business idea
In questa prima fase bisogna analizzare le caratteristiche dell’idea
dell’imprenditore ed iniziare ad individuare e studiare le opportunità offerte dal
mercato di sbocco, soffermandosi anche sulla valutazione del peso dei competitor.
Un’ulteriore riflessione riguarda la scelta tra due alternative: decidere se risulta
maggiormente conveniente sviluppare l’idea ex novo o se è possibile acquisire un
business già esistente in modo da poter essere successivamente adattato alla nuova
idea.
È in questa fase, dunque, che l’idea matura attraverso un processo di raccolta,
analisi ed elaborazione di informazioni, di valutazione e di selezione tra tutte le
opportunità potenzialmente sfruttabili.
Tenuto conto di questi importanti presupposti bisogna iniziare a sviluppare il
progetto nei minimi particolari, traducendo l’idea e le esigenze aziendali nelle
corrispondenti tecniche specifiche di un bene concreto.
27
Un altro criterio da seguire nella valutazione dell’idea è quello di individuare la
sua funzionalità strategica, ossia definire le linee guida per perseguire gli scopi
dell’impresa, identificando vincoli e finalità nel cui ambito le proposte innovative
devono essere valutate. Accade spesso, però, che in questa fase preliminare non si
riesca a cogliere appieno quali possano essere precisamente gli obiettivi che l’idea
potrà conseguire. Ciò appena detto rappresenta il rischio che caratterizza questa
fase, ossia il fatto di non essere in grado di interpretare ed individuare benefici e
rischi insiti all’idea, a causa delle poche informazioni in possesso.
28
- Predisposizione del Business Plan (o piano di investimento)
Obiettivo generale di un business plan è quello di formalizzare in maniera
economico – scientifica un’idea imprenditoriale fondata su un’intuizione.
29
Per
27
Ibidem Palomba G. (pagg. 17-18)
28
Ibidem Palomba G. (pagg. 22-23)
29
(Start-up: dall’idea all’impresa; pag. 79) Attraverso il business plan si possono raggiungere
importanti obiettivi:
- Sistematizzare le intuizioni;
- Individuare coerenze ed incoerenze all’interno del progetto;
- Valutare la fattibilità economico-finanziaria;
18
iniziare a definire il business plan bisogna innanzitutto raccogliere analiticamente
tutti i dati necessari e successivamente costruire un piano di sviluppo. Lo step
successivo riguarda la revisione del piano, dopo aver analizzato criticamente i
risultati ottenuti, in modo tale da essere in grado di stilare il documento definitivo.
Il piano di investimento ha due funzioni:
30
- funzione interna: comunicare all’interno dell’impresa gli obiettivi e le
sfide per il futuro;
- funzione esterna: comunicare gli stessi obiettivi agli stakeholder, alla
comunità finanziaria e al mondo esterno. In particolare, i potenziali
finanziatori trovano nel business plan gli elementi per effettuare una
valutazione sintetica della bontà del progetto, traendo le informazioni
rilevanti sui risultati che l’azienda si aspetta di ottenere nel periodo
successivo la sua formazione, sia in termini di redditività, che di rischio.
Inoltre il piano di investimento è indispensabile per ottenere finanziamenti
ed attrarre la fiducia dei creditori.
È importante che il piano di investimento tratti i seguenti aspetti:
31
- descrizione del business;
- piano di marketing;
- piano finanziario;
- piano di management.
Si possono riportate in sintesi i punti chiave che si individuano in un business
plan:
- sintesi del progetto;
- descrizione dell’idea imprenditoriale alla base della start up;
- analisi dell’ambiente esterno (politico, sociale, normativo);
- definizione ed analisi del potenziale di mercato a cui la nuova impresa si
vuole riferire (trattando anche delle opportunità e dei rischi insiti);
- analisi dei potenziali clienti (in base al bisogno che si vuol soddisfare);
- Far conoscere le proprie idee anche ad interlocutori esterni e dare vita ad una prima
verifica di interesse;
- Accedere a fonti finanziarie.
30
Ibidem Advance (pag. 80)
31
Ibidem Advance