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INTRODUZIONE
La dispersione scolastica è un fenomeno molto diffuso nella società di
oggi e riguarda particolarmente i paesi economicamente e culturalmente più
sviluppati.
La dispersione scolastica non è però un problema dei giorni nostri, ma in
realtà ha radici molto lontane, e cercare di colmare questa grande piaga sociale
non è semplice, ma al contrario difficile. La dispersione scolastica è definita come
l’uscita prematura degli studenti dal sistema scolastico e vi rientrano i ritardi, le
non ammissioni agli anni successivi, le irregolarità nelle frequenze, i debiti
formativi, le interruzioni, le ripetenze ed è in sintesi il disagio scolastico nell’età
dell’obbligo che porta a non completare il corso di studio.
Il fenomeno è strettamente legato a diversi fattori come la scuola che
spesso non riesce a dare risposte concrete agli studenti, i quali trovandosi nel
periodo dell’adolescenza, vivono situazioni e trasformazioni che dovrebbero
essere supportate dalla scuola e dagli insegnati. Esistono anche altri fattori quali le
condizioni economiche e culturali della famiglia di provenienza, in cui le ricerche
condotte evidenziano che chi proviene da ceti sociali bassi è più esposto a vivere
il fenomeno della dispersione; i fattori individuali caratterizzati dalla scarsa
motivazione o capacità nell’apprendimento, dalla difficoltà nell’istaurare rapporti
con i propri coetanei e con gli insegnati. La dispersione scolastica è presente nella
scuola superiore di primo grado e, soprattutto, nella scuola superiore di secondo
grado, mentre è quasi del tutto assente nelle scuole primarie.
L’istruzione, nella società moderna, è di basilare importanza perché
permette l’acquisizione di conoscenze importanti sia per il futuro lavorativo
dell’individuo e per la formazione del cittadino del domani, che per la sviluppo
economico del Paese.
Questo fenomeno riguarda molti paesi europei fra cui anche l’Italia la
quale occupa uno dei primi posti nella graduatoria. L’Italia da questo punto di
vista sembra divisa in due parti, da una parte il Nord, ricco, sviluppato,
industrializzato, tecnologicamente avanzato, in cui tale fenomeno risulta meno
evidente rispetto al resto d’Italia. Il Sud, al contrario, vive una situazione molto
critica, determinata da arretratezza, mancato sviluppo industriale, tassi di
disoccupazione molti alti, disagio giovanile, microcriminalità, deprivazione
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culturale, situazioni familiari ed economiche molto gravi, che incidono sul
successo formativo dei giovani studenti del Sud.
La scuola del Mezzogiorno, inoltre, vive gravi deficit per quanto riguarda
gli edifici scolastici, che nella maggior parte dei casi sono strutture non a norma,
non adatti a uso scolastico, con barriere architettoniche che non permettono agli
studenti con problemi di handicap di frequentare con facilità la scuola e, tra
l’altro, ci sono molti ragazzi che sono costretti al pendolarismo, con collegamenti
poco agevoli.
La Calabria è una delle regioni del Mezzogiorno, con un tasso di
dispersione molto alto, ma questa condizione si protrae fin dall’Unità d’Italia. Nel
corso del Novecento la situazione è lentamente migliorata, anche se ci sono
ancora numerose lacune, per il ritardo complessivo dello sviluppo di questa
regione, che ha inciso pesantemente sull’istruzione calabrese, portando molti
giovani a percepire la scuola come un’istituzione non in grado di rispondere
concretamente alle loro esigenze, e quindi a percorrere la strada del lavoro.
In tutte la provincie, negli ultimi anni, si è cercato di attivare programmi di
intervento che coinvolgessero in modo attivo i ragazzi avvicinandoli sempre di
più alla scuola, cercando di fargli capire l’importanza dell’istruzione. Inoltre, si è
puntato su interventi attivi dei programmi formativi rendendoli meno rigidi e più
flessibili ai cambiamenti della società. Bisognerebbe intervenire anche sugli
educatori insegnando loro il modo di avvicinarsi al ragazzo e soprattutto alla
comprensione, in maniera da sostenerlo in modo attivo coinvolgendo anche le
famiglie.
La città di Rossano è uno dei paesi della provincia di Cosenza in cui il
tasso di dispersione è molto alto, sia nelle scuole medie inferiori, che nelle scuole
medie superiori. In queste ultime la dispersione è presente in tutti i vari istituti,
anche se prevalentemente nel professionale. La situazione si presenta molto critica
specialmente perché le scuole, i servizi sociali e le altre istituzioni pubbliche
sembrano non percepire il problema e quindi non si attivano per promuovere
programmi di intervento in modo da limitare questo tasso di dispersione.
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CAPITOLO PRIMO
LA DISPERSIONE SCOLASTICA
1.1 Introduzione alla dispersione scolastica
Parlare di cosa sia la dispersione scolastica è assai difficile.
Nel corso degli anni sono stati condotti numerosi studi per riuscire a capire
meglio l’evoluzione della dispersione scolastica. Vari istituti di ricerca hanno
evidenziato come l’abbandono scolastico sia diventato un vero e proprio problema
sociale, anche se negli ultimi anni si è cercato di migliorare gradualmente il
manifestarsi di tale fenomeno.
Per comprendere meglio la dispersione scolastica è necessario capire che
cos’è la scuola e come essa è organizzata.
La scuola può essere definita come “un’organizzazione specializzata
nell’istruzione formale cioè nella trasmissione riflessiva, sistematica e
sequenziale, ad opera di un corpo di specialisti appositamente addestrati e
selezionati, di schemi di pensiero, di metodi di apprendimento, di conoscenze
teoriche, generali e astratte, e di capacità tecniche riguardanti una serie più o
meno ampia di discipline”
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.Si tratta dunque di un’ istituzione pubblica che svolge
molti compiti e funzioni tra cui le più importanti sono la socializzazione e la
selezione.
- La socializzazione è quell’insieme di valori, conoscenze, norme, linguaggi
che vengono trasmessi alle nuove generazioni per permettere loro di
entrare a far parte della società.
- La selezione è un modo che permette di individuare soggetti con
determinate capacità e competenze per poter accedere a sbocchi
professionali, andando a soddisfare sia le proprie esigenze personali che
quelle collettive.
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Schizzerotto A., Barone C. “Sociologia dell’Istruzione” il Mulino op. cit. (pag 15)
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Analisi storiche evidenziano tre teorie che spiegano la nascita della scuola.
La prima è la teoria della modernizzazione, infatti, con l’avvento
dell’industrializzazione, il sapere, che prima veniva trasmesso nell’ambito
familiare, non basta più ed è necessaria la scuola. Essa diventa il mezzo per far
acquisire al ragazzo competenze didattiche e professionali che nell’ambito
domestico non potevano essere acquisite. L’obiettivo dello stato era quello di
creare un individuo che sapesse rispondere alle esigenze fiscali e amministrativi
del governo.
La seconda teoria è quella istituzionalista secondo cui l’obiettivo
principale era quello di creare, attraverso la scuola, cittadini onesti e abili nei loro
compiti. Infine c’è la teoria del protestantesimo secondo la quale per essere un
buon pastore di Dio bisognava almeno saper leggere e scrivere e quindi l’input
per avviare la scolarizzazione di massa.
Il sistema scolastico italiano oggi è formato nel seguente modo:
- dalla scuola dell’infanzia che ha una durata di tre anni;
- la scuola primaria che ha una durata di cinque anni;
- la scuola secondaria di primo grado di durata triennale;
- la scuola secondaria di secondo grado con una durata quinquennale.
In Italia la scuola nasce nel 1859 grazie alla legge Casati.
Nel nostro paese l’istruzione elementare diventa obbligatoria solo nel 1877
con una durata di quattro anni e articolata in due bienni. I primi due anni erano
obbligatori e si insegnava a leggere e a scrivere e quindi, ad imparare i concetti
base della lingua, nell’altro biennio, oltre a approfondire queste discipline, si
perfezionava la calligrafia e si insegnavano gli elementi base di storia, geografia e
scienze naturali.
Negli ultimi decenni dell’ottocento l’istruzione scolastica diventa
obbligatoria ma la società di quel tempo, spinta dalle forti condizioni di povertà,
non poteva permettersi di mandare i propri figli a scuola rinunciando alla forza
lavoro di quei bambini che era vitale per la loro sopravvivenza.
Negli anni a venire furono emanate altre leggi tra cui spiccava in modo
particolare il carattere obbligatorio del’istruzione elementare proprio perché, dopo
il fallimento delle legge Casati, il tasso di analfabetismo in Italia era molto
elevato.
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L’assetto istituzionale della scuola ebbe notevoli trasformazioni nel
periodo del fascismo grazie alla legge Gentile che estese fino a quattordici anni
l’obbligo d’istruzione, ma ci furono anche notevoli modifiche per quanto riguarda
i programmi didattici sia nelle scuole elementari che nelle medie inferiori.
La questione dell’obbligo venne nuovamente ripresa sia nel 1999
innalzando l’età dell’obbligo fino ai quindi anni, che nel 2003. Soltanto con il
decreto legge n. 76/2005 l’obbligo scolastico venne innalzato dai quindici ai
sedici anni, imponendo agli studenti di frequentare almeno i primi due anni della
scuola secondaria di secondo grado, proprio per invogliare maggiormente lo
studente a proseguire e conseguire il diploma o una qualifica professionale di
primo livello.
1.2 Che cosa e’ la dispersione scolastica
Dopo aver parlato della scuola diventa fondamentale inquadrare meglio il
termine “dispersione “ anche per capire fino in fondo di cosa stiamo parlando.
Dispersione non deriva dal latino “disperdere” ma significa “dispergere” di
qua e di là senza un ordine predefinito. S’indente, quindi, l’interruzione dei
processi di formazione scolastica che derivano per effetto di un insieme di più
problematiche e cioè:
- dal sistema scolastico che non è in grado di dare risposte adeguate
alle esigenze degli studenti con appropriati programmi formativi,
- da studenti che si disperdono durante il percorso scolastico,
- per fattori di disuguaglianza economica sociale e culturale.
Ancora oggi non esiste una vera e proprio definizione univoca e specifica a
tutti gli studiosi perché, su questo ampio fenomeno storico ci sono varie
interpretazioni relative al concetto di scolarizzazione, date da una società in un
dato momento storico.
Anche l’UNESCO ha cercato di capire che cosa sia la dispersione
scolastica definendola come quell’insieme di fenomeni che comportano sia un
rallentamento, sia l’arresto del percorso scolastico. Altri studiosi invece la
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definiscono come l’insieme di bocciature ripetenze e abbandoni determinate però
dai processi di selezione sociale.
Una delle più recenti interpretazioni ha evidenziato come la dispersione
scolastica sia data dalla poca efficacia del sistema formativo, sociale, economico e
culturale prodotta da una forte situazione di disagio correlata ad altri sistemi
sociali e cioè la famiglia, il gruppo dei pari e la scuola.
In via generale per dispersione scolastica si intende un fenomeno dato
dalla prematura uscita degli studenti dal sistema dell’istruzione, cioè i ritardi, le
non ammissioni agli anni successivi, le irregolarità nelle frequenze, i debiti
formativi, le interruzioni, le ripetenze e il disagio scolastico nell’età dell’obbligo
senza completare il corso di studio.
Gli studi condotti in questi anni hanno evidenziato quattro categorie di
dispersione scolastica, tre di tipo soggettive e l’altra riferita al sistema scolastico.
La prima è la categoria formale stretta data da percorsi formativi non
regolari e causata da una serie di situazioni quali evasione scolastica o abbandono.
La seconda è la categoria formale larga, determinata dall’insuccesso scolastico
che può essere di due tipi: personale, cioè non raggiungere gi obbiettivi prefissati
da se stesso, e della scuola che non è riuscita a far raggiungere il traguardo
prefissato. La categoria sostanziale è meglio conosciuta come mentale, nel senso
che l’alunno pur presente fisicamente in aula, a livello cognitivo non mostra il
minimo interesse per lo studio e non partecipa attivamente alle varie attività
didattiche. Questo soggetto spesso non riuscendo a trovare un equilibrio fra se
stesso e la scuola adotta dei comportamenti devianti che disturbano l’intera
organizzazione scolastica, la quale a fronte di questi disagi, si vede costretta ad
allontanare questi soggetti. Infine abbiamo la categoria alternativa determinata
dal completo fallimento del sistema scolastico prodotto da insegnanti non
sufficientemente preparati o motivati, da programmi didattici troppo complessi o
poco idonei alle competenze degli studenti.
Colui che abbandona la scuola spesso viene denominato con il termine
drop-out che sta a significare letteralmente “scivolato fuori”.
Il drop-out è un soggetto passivo nei confronti dello studio, spesso, ha
scarsa stima di se stesso e ha poca fiducia nelle sue capacità. Tale studente vive la
scuola come un’ esperienza negativa determinata da una serie di insuccessi,
bocciature, voti insufficienti, debiti formativi, conflitti con i docenti, spesso poco