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1. GLI ACCIAI INOSSIDABILI
1.1 INTRODUZIONE
La norma EN 10088 definisce acciai inossidabili quelle leghe ferrose che
contengono cromo in ragione di almeno il 10,5%: la ragione di tale definizione va
ricercata nella caratteristica di queste leghe di resistere bene ad un attacco corrosivo,
proprietà posta in luce sperimentalmente a suo tempo da Tamman (Figura 1.1 [1]);
gli acciai inossidabili, infatti, sono in grado di passivarsi in un ambiente
sufficientemente ossidante (per esempio l’aria), ossia di formare sulla superficie una
sottile (20 100 Å) ma tenace pellicola di ossido. La composizione della pellicola è
variabile e dipende da molteplici fattori quali il tipo d’acciaio, la sua composizione
chimica, lo stato superficiale e le condizioni di trattamento termico [2].
In questo capitolo verranno illustrate le caratteristiche generali e i principali
metodi di indurimento superficiale degli acciai inossidabili, con particolare
riferimento agli austenitici.
Figura 1.1 Curva di Tamman.
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1.2 CARATTERISTICHE DEGLI ACCIAI INOSSIDABILI
1.2.1 Metallurgia
Gli acciai ordinari, non legati, sono essenzialmente delle leghe ferro-carbonio
le cui caratteristiche metallurgiche sono rappresentate nel diagramma di stato
riportato in Figura 1.2 [3].
Figura 1.2 Diagramma di stato ferro-carbonio.
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Figura 1.3 Cella elementare cubica a corpo centrato (a), cubica a facce centrate (b).
Come si può notare da tale diagramma, il ferro puro è caratterizzato da diverse
forme allotropiche, distinte con lettere dell’alfabeto greco [4]:
Ferro . La sua forma di cristallizzazione è cubica a corpo centrato
(Figura 1.3 (a)), è magnetico ed è stabile fino a 769°C.
Ferro . La sua forma di cristallizzazione è analoga al ferro , per cui
modernamente non è considerato come forma allotropica a se stante; è
paramagnetico ed è stabile negli intervalli 769911°C durante il
riscaldamento, 900769°C nel raffreddamento.
Ferro . Forma di cristallizzazione cubica a facce centrate (Figura 1.3
(b)), stabile negli intervalli 911 1392°C nel riscaldamento, 1401 900°C
durante il raffreddamento.
Ferro . Forma di cristallizzazione cubica a corpo centrato, stabile da
1392°C al punto di fusione (1536°C).
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In definitiva, a seconda della struttura del reticolo di ferro si distingueranno
diversi tipi di soluzioni ferro-carbonio:
Ferrite : soluzione solida interstiziale di carbonio in ferro . Per analogia
vengono chiamate ferrite tutte le soluzioni solide di altri elementi nel ferro
.
Austenite: soluzione solida interstiziale di carbonio in ferro . Per analogia
vengono chiamate austenite tutte le soluzioni solide di altri elementi nel
ferro .
Ferrite : soluzione solida interstiziale di carbonio in ferro .
Data la forma della cella cubica a facce centrate, l’austenite è in grado di
mantenere in soluzione una quantità di carbonio molto superiore rispetto alla ferrite.
Nel caso degli acciai inossidabili, oltre al ferro e al cromo, entrano in gioco
anche altri elementi quali cromo e nichel: sarà opportuno allora considerare altri due
diagrammi di stato, quello ferro-cromo (Figura 1.4) e quello ferro-nichel (Figura 1.5)
[1].
Il diagramma ferro-cromo evidenzia la azione alfagena o ferritizzante del
cromo che, come è chiaramente visibile in Figura 1.4, restringe il campo di esistenza
del ferro per favorire il dilatarsi di quello del ferro ; esistono anche altri elementi
alfageni e tra questi ricordiamo il silicio, il molibdeno, il titanio, il niobio , il tantalo
e l’alluminio.
Nel campo dei tenori di cromo fino a circa il 13% si nota l’esistenza di un
campo chiuso del ferro , quindi per leghe aventi tenore di cromo inferiore al limite
predetto si ha, partendo dal solido, prima la separazione di ferrite, poi la
trasformazione di questa in austenite e infine la ritrasformazione finale in ferrite.
Una più attenta osservazione ci porta poi a considerare l’esistenza di una
nuova fase, denominata fase : questa fase, che può essere presente negli acciai
inossidabili, specialmente con alto tenore di cromo, è da considerarsi deleteria sia
per quanto riguarda la tenacità che per quanto riguarda la resistenza a corrosione.
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Figura 1.4 Diagramma di stato ferro-cromo. Figura 1.5 Diagramma di stato ferro-nichel.
Figura 1.6 Influenza del carbonio sul diagramma ferro-cromo.
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Il diagramma ferro-nichel, invece, mostra la netta azione gammagena o
austenitizzante del nichel che, al contrario del cromo, allarga il campo di esistenza
del ferro riducendo quello del ferro e del ferro ; anche in questo caso esistono
altri elementi ad azione gammagena e tra questi ricordiamo il manganese, l’azoto, il
rame e il carbonio. In effetti, considerando l’influenza del carbonio sul diagramma di
stato ferro-cromo (in Figura 1.6 è riportata la porzione di diagramma relativa alla
parte inferiore della zona di esistenza del ferro ) si nota come esso allarghi la curva
che delimita il campo di esistenza dell’austenite [5]. Poiché il campo in cui il ferro
è stabile a temperatura elevata si allarga, quando sia presente carbonio in ragione
dello 0,25%, a tenori di cromo superiori al 20%, potremo avere acciai inossidabili
temprabili, vale a dire in grado di elevare la loro durezza attraverso un trattamento
termico di tempra.
Da quanto detto finora emerge che avremo la possibilità di distinguere almeno
tre famiglie di acciai inossidabili:
I ferritici, a struttura ferritica stabile indipendente dalla temperatura;
Gli austenitici, a struttura austenitica stabile indipendente dalla
temperatura;
I martensitici, induribili mediante trattamento termico.
Schaeffler ha riportato in un diagramma che prende il suo nome l’influenza dei
diversi elementi alfageni e gammageni sulla formazione dei diversi tipi di acciai
inossidabili.
Questo diagramma, riportato in Figura 1.7 [6], considera gli elementi alfageni
espressi come “cromo equivalente”:
cromo equivalente = %Cr + % Mo + 1,5 · %Si + 0,5 · %Nb.
L’asse delle ordinate del diagramma riporta invece gli elementi gammageni
espressi come “nichel equivalente”:
nichel equivalente = %Ni + 30 · %C + 0,5 · %Mn.
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Figura 1.7 Diagramma di Schaeffler.
Il diagramma, per la verità, è stato tracciato per indicare le strutture che
possono essere presenti nei cordoni di saldatura, dunque generabili in un bagno fuso
che solidifica rapidamente partendo da una temperatura molto elevata. Ne scende
che, in linea di principio, l’estensione al caso della produzione di acciai inossidabili
costituisce un’estrapolazione certamente non rigorosa.
Nel diagramma di Schaeffler, poi, non sono indicati né un elemento alfageno
come il titanio né un elemento gammageno come l’azoto: la ragione va ricercata nel
fatto che il diagramma è tracciato per cordoni di saldatura all’arco ricavati con l’uso
di elettrodi rivestiti e che elettrodi contenenti titanio non sono adottati nella pratica.
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L’azoto, non compreso inizialmente nello studio di Schaeffler, è stato
successivamente introdotto nel diagramma di De Long o Schaeffler modificato
(Figura 1.8 [7]) in cui
nichel equivalente = %Ni + 30 · %C + 30 · %N + 0,5 · %Mn.
Possiamo dunque concludere che
Gli acciai martensitici sono quelli aventi indicativamente un tenore di
carbonio compreso tra 0,1 0,5% con punte anche di 1% e oltre, nonché
un tenore di cromo indicativamente compreso tra 11 e 19%;
Figura 1.8 Diagramma di De long
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Gli acciai ferritici sono quelli aventi indicativamente un tenore di cromo
compreso tra 10,5 e 30% e tenori di carbonio molto bassi, solitamente al
di sotto dello 0,1%;
Gli acciai austenitici sono quelli che, oltre al cromo (in ragione del
1628%) contengono nichel in ragione del 6 32% e tenori di carbonio
molto bassi, al di sotto dello 0,15%. Vanno menzionati, accanto a questi,
anche quelli in cui parte del nichel è sostituita dal manganese.
Ricordiamo che esistono anche gli acciai a struttura duplex, detti anche
austeno-ferritici, in cui la composizione è equilibrata in modo che siano presenti
contemporaneamente austenite e ferrite, e gli acciai inossidabili indurenti per
precipitazione.
I diagrammi riportati nelle Figura 1.9 e Figura 1.10 [1] illustrano, in modo
puramente qualitativo, il posizionamento delle varie famiglie di acciai inossidabili in
una rappresentazione avente in ascisse le percentuali di cromo ed in ordinate,
rispettivamente, quelle di nichel e di carbonio.
Oltre a carbonio, nichel e cromo, gli acciai inossidabili possono contenere al
loro interno altri elementi di lega, tra i quali ricordiamo:
Molibdeno: aumenta la stabilità della pellicola passivante, specie in
ambienti riducenti, e ha un’influenza favorevole sulle proprietà
meccaniche a caldo degli acciai austenitici;
Manganese: viene utilizzato negli acciai austenitici per sostituire
parzialmente il nichel come elemento austenitizzante;
Silicio e Alluminio: aumentano la resistenza all’ossidazione a caldo;
Titanio e Niobio (o Columbio): avendo affinità per il carbonio formano
con esso carburi molto stabili, evitando il verificarsi della corrosione
intergranulare (v. Paragrafo 1.4.2.3);
Tungsteno e Vanadio: vengono aggiunti in alcuni acciai austenitici e
martensitici per elevarne le proprietà meccaniche a caldo;
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Figura 1.9 Tipi o famiglie di acciai inossidabili in funzione del contenuto di cromo e nichel.
Figura 1.10 Tipi o famiglie di acciai inossidabili in funzione del contenuto di cromo e carbonio.
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Rame: talvolta aggiunto per aumentare la resistenza a corrosione in certi
ambienti oppure, in parziale sostituzione del nichel, per ottenere acciai
austenitici che presentino una migliore deformabilità a caldo;
Azoto: utilizzato negli acciai austenitici per accrescere il carico di
rottura e, soprattutto, il limite di scostamento dalla proporzionalità; per
ragioni economiche può essere utilizzato in parziale sostituzione del
nichel;
Zolfo: migliora la lavorabilità alle macchine utensili.
1.2.2 Designazione degli acciai inossidabili
La designazione degli acciai inossidabili è stabilita dall’UNI nella norma UNI-
EN 10027, che vale in generale per tutti gli acciai e consta di due parti.
La prima parte (designazione alfanumerica) fissa le regole di designazione
mediante simboli letterali e alfanumerici che esprimono la destinazione di impiego e
le caratteristiche principali degli acciai e che ne forniscono una indicazione
abbreviata (vedi Tabella 1.1).
La seconda parte (designazione numerica) fissa le regole di designazione
attraverso un sistema numerico, orientato all’informatizzazione dei dati, in cui ogni
acciaio è individuato da un codice così formato:
1.XX YY(YY)
dove 1. numero di gruppo del materiale (1.=acciaio)
XX numero del gruppo dell’acciaio
YY(YY) numero sequenziale. Le cifre tra parentesi sono
previste per una possibile applicazione futura.
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Tabella 1.1 Designazione (secondo UNI) degli acciai legati il cui tenore in massa di almeno un elemento di lega
supera il 5%.
Tabella 1.2 Numeri di gruppo per individuare i diversi tipi di acciai inossidabili e refrattari con codice
numerico secondo la norma UNI-EN 10027.
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Nella Tabella 1.2 viene riportato l’estratto del prospetto dei codici che
consentono di costruire o decifrare la designazione numerica degli acciai inossidabili
e refrattari.
A livello mondiale, una tra le designazioni più diffuse nel settore degli acciai
inossidabili è sicuramente quella della AISI (American Iron and Steel Institute): essa
divide gli acciai in
Acciai austenitici al cromo-manganese-nichel, designati da un numero
di tre cifre principiante con la cifra 2 (2xx), dove la seconda coppia di
cifre (xx) non ha nessun riferimento alla analisi del materiale, ma
semplicemente serve a distinguere un tipo da un altro;
Acciai austenitici al cromo-nichel, designati da un numero di tre cifre
principiante con la cifra 3 (3xx), dove la seconda coppia di cifre ha il
medesimo significato sopra menzionato; ;
Acciai ferritici e martensitici al solo cromo, designati da un numero di
tre cifre principiante con la cifra 4 (4xx) dove la seconda coppia di cifre
ha il significato già sottolineato.
Per la corrispondenza tra le designazioni degli acciai inossidabili secondo le
varie unificazioni e le classificazioni esistenti a livello mondiale si rimanda a testi
specializzati.
1.3 TIPI DI ACCIAI INOSSIDABILI
1.3.1 Gli acciai inossidabili martensitici
Nella Tabella 1.3 sono radunate le analisi dei tipi di acciai inossidabili previsti
dalla UNI-EN 10088 designati con sigla alfanumerica, codice numerico (secondo
UNI-EN 10027) e affiancati alla sigla AISI corrispondente, quando possibile.
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Tabella 1.3 Analisi indicativa degli acciai inossidabili martensitici.
Gli acciai inossidabili martensitici posseggono i punti A
1
e A
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e sono
suscettibili, pertanto, di innalzare le loro caratteristiche meccaniche resistenziali e di
durezza mediante un trattamento termico di tempra: tali acciai vengono dunque
utilizzati quando, oltre ad una certa resistenza alla corrosione, sono richieste elevate
caratteristiche di resistenza a trazione, durezza e resistenza ad usura.
A seconda della quantità di carbonio e di cromo presente in lega si possono
ottenere, mediante riscaldo a temperature superiori a quella di austenitizzazione
(punto A
3
) delle strutture completamente austenitiche o delle strutture austenitiche
più carburi: ne consegue che si avranno, a tutta tempra, strutture formate,
rispettivamente, da martensite oppure da martensite più carburi. Questa è la ragione
del fatto che, dopo tempra, è possibile pervenire a durezze molto diverse a seconda
del tipo di acciaio con cui si ha a che fare.
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A causa dell’elevato tenore di leganti in essi presenti, questi acciai sono detti
autotempranti: possono quindi essere temprati anche su grossi spessori e come mezzi
di raffreddamento vengono di solito adottati l’aria e l’olio riscaldato.
La resistenza alla corrosione degli acciai inossidabili martensitici è inferiore a
quella dei ferritici e degli austenitici. Le migliori condizioni di resistenza alla
corrosione sono quelle corrispondenti allo stato di tempra e distensione attorno ai
150 200°C: allo stato ricotto, infatti, una buona parte di cromo è combinata con il
carbonio sotto forma di carburi, con il risultato che la matrice risulta notevolmente
impoverita di cromo e quindi si comporta come se ne avesse un tenore molto
inferiore a quello nominale.
La permeabilità magnetica (relativa) classifica gli acciai inossidabili
martensitici tra i materiali ferromagnetici: essa si aggira, per i tipi AISI 410 e 416,
attorno a valori di 700 1000.
In Figura 1.11 i vari tipi di acciai martensitici vengono messi in relazione con
gli AISI 403 e 410 assunti come riferimento.
Figura 1.11 Relazione tra gli acciai martensitici rapportati agli AISI 403 e 410 assunti come riferimento.