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Introduzione
La legislazione comunitaria in materia di alimenti negli ultimi anni ha subito
notevoli cambiamenti, in particolar modo dopo la pubblicazione del Libro Bianco
(12 gennaio 2000) che ha portato l’attenzione sulla necessità di garantire in tutta
Europa elevati standard di sicurezza mediante un impianto normativo solido e
immediatamente condiviso fra tutti gli stati membri dell’Unione Europea.
Per garantire il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza vengono individuati
alcuni principi come:
- responsabilità degli operatori del settore alimentare nel settore
agroalimentare per l’applicazione di misure idonee ad ottenere alimenti
sani e salubri;
- controllo di filiera e rintracciabilità garantita dai campi alla tavola;
- nuove metodologie per il controllo ufficiale;
- individuazione di criteri microbiologici (di processo e di sicurezza) che
consentano di verificare la corretta applicazione dei regolamenti igienico
sanitari, con attenzione in modo particolare, a quegli alimenti e a quei
microrganismi che costituiscono oggi, anche dal punto di vista
microbiologico, un serio problema per la salute pubblica.
Tra questi vi è certamente Listeria monocytogenes, agente della listeriosi,
una delle più importanti malattie alimentari degli ultimi decenni
(Mereghetti et al., 2002).
Questo batterio è un bacillo gram-positivo psicrotrofo caratterizzato da una forte
capacità di adattamento a condizioni stressanti che gli consente di sopravvivere e
replicare negli alimenti e nell’ambiente (Tauxe, 1997).
L’epidemiologia della listeriosi non è, tuttavia, solamente legata alle
caratteristiche di ubiquitarietà, resistenza, capacità di crescita in biofilm etc..
tipiche del microrganismo. I mutamenti della vita sociale (specialmente dei paesi
industrializzati) e, di conseguenza, le nuove abitudini dei consumatori, sembrano
aver favorito un aumento dell’incidenza di questa malattia.
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Tra i fattori sociali da tenere in forte considerazione spiccano sicuramente:
- la diffusione del virus dell’HIV,
- l’applicazione di trattamenti immunosoppressivi nella terapia dei tumori e
nei trapianti d’organo,
- le modificazioni nella produzione (ampia applicazione di “Mild
technologies” ovvero tecnologie poco aggressive nei confronti dei
microrganismi e in grado di mantenere le caratteristiche organolettiche
naturali dell’alimento) e conservazione degli alimenti con grande
prolungamento della shelf-life media degli stessi (Farber et al., 1991),
- i cambiamenti delle abitudini alimentari dei consumatori che hanno
provocato un forte incremento della richiesta di cibi pronti al consumo
(Ready To Eat).
Gli alimenti RTE sono stati fortemente apprezzati dal consumatore che, in questi,
ricerca i caratteri di: freschezza, rapidità di impiego, praticità e facile utilizzo.
Per alimenti RTE si intendono, secondo quanto afferma il Regolamento CE
2073/2005, “..prodotti alimentari destinati dal produttore o dal fabbricante al
consumo umano diretto, senza che sia necessaria la cottura o altro trattamento
per eliminare o ridurre a un livello accettabile i microrganismi presenti”.
Questa tipologia di prodotti, viste le caratteristiche fisico-chimiche e le modalità
di conservazione, spesso rappresenta un buon substrato per la crescita di
L. monocytogenes.
Tra tutte le tipologie di prodotti RTE è stato dimostrato che alcuni risultano
essere maggiormente permissivi verso il patogeno. Tra questi rientrano: alcuni
prodotti della pesca affumicati (specialmente se a freddo), prodotti vegetali (in
particolare IV gamma), prodotti a base di latte e prodotti a base di carne o misti
carne/vegetali. Nella maggior parte dei casi i prodotti RTE necessitano
fortemente del rispetto della “catena del freddo” ma le basse temperature di
refrigerazione rappresentano un fattore di selezione dei patogeni psicrotrofi tra i
quali, come detto in precedenza rientra L. monocytogenes (Farber et al., 1999 –
Ryser, 1999 - Aureli, 2000).
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Secondo quanto stabilito dai recenti regolamenti comunitari l’operatore del
settore alimentare (la principale figura incaricata della responsabilità della non
nocività dei propri prodotti) deve compiere studi per conoscere a fondo le
caratteristiche dei propri prodotti al fine di garantire il rispetto dei requisiti
normativi e la salute del consumatore.
Tra gli studi che l’operatore può sviluppare rientrano le prove di inoculazione
sperimentale (Challenge Test Microbiologici = MCT) e l’applicazione di modelli
di microbiologia predittiva.
Per prove di inoculazione si intendono analisi di laboratorio mirate alla
valutazione del comportamento di un microrganismo (es. L. monocytogenes)
introdotto in concentrazione nota all’interno di un prodotto alimentare e
monitorato in tempi prestabiliti.
Per modelli di microbiologia predittiva si intendono modelli fisico-matematici
che simulano e valutano il comportamento di un microrganismo all’interno di un
prodotto alimentare.
Gli studi di modellazione predittiva vengono generalmente sviluppati al
computer con l’applicazione di software specifici in grado di simulare il
comportamento di molti microrganismi patogeni responsabili di malattie
alimentari in relazione a variabili multiple (pH, Aw, temperatura, periodo di
osservazione ecc..).
In relazione a quanto sopra esposto la presente tesi, suddivisa in due parti
(Generale e Speciale), si occupa nella parte generale di descrivere:
- nel primo capitolo i cambiamenti del quadro normativo Europeo in tema
di sicurezza alimentare a partire dalla pubblicazione del “Libro Bianco”, il
nuovo approccio di filiera alimentare del tipo “from farm to fork” (dai
campi alla tavola) e il concetto di rintracciabilità, l’istituzione dell’EFSA,
il sistema RASFF (Rapid Alarm Sistem for Food and Feed), la nuova
attribuzione delle responsabilità in tema di sicurezza alimentare e
l’organizzazione delle attività di controllo ufficiale;
- nel secondo capitolo le caratteristiche principali di Listeria spp. e Listeria
monocytogenes trattandone la tassonomia, l’ecologia microbica,
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la resistenza ai disinfettanti e agli antibiotici, la presenza e lo sviluppo
nelle diverse tipologie di prodotti RTE e la patogenesi nell’uomo e negli
animali.
- nel terzo capitolo le caratteristiche principali dei vari modelli di
microbiologia predittiva, degli studi di challenge e la loro applicazione nei
confronti di prodotti alimentari RTE.
Nella parte speciale, capitolo 4, lo studio tratta la diretta applicazione di
challenge test su prodotti alimentari RTE preparati in una gastronomia
artigianale.
Lo studio, incentrato su 10 tipologie di prodotto, ha lo scopo di analizzare il
comportamento, durante tutto il periodo di shelf-life, di una concentrazione nota
di L. monocytogenes inoculata in laboratorio al fine di ottenere informazioni sulla
permissività dei prodotti esaminati nei confronti del microrganismo, per un
corretto inquadramento dei prodotti stessi rispetto ai parametri forniti dal
Regolamento CE 2073/2005.
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PARTE GENERALE
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Capitolo 1
Normativa europea in tema di sicurezza alimentare
La pubblicazione del Libro Bianco sulla sicurezza alimentare il 12/01/2000 ha
fornito elementi per forti cambiamenti nell’organizzazione del controllo sanitario
degli alimenti.
Prima di trattare i cambiamenti intercorsi, è necessario fare un accenno ai punti
caratterizzanti la vecchia regolamentazione quali:
- un impianto legislativo che, pur essendo comune a diversi paesi
dell’Unione Europea, era organizzato mediante direttive, molto
dettagliate, che dovevano essere inserite nell’impianto legislativo di ogni
paese;
- assenza di un’istituzione unica europea di riferimento per l’analisi dei
pericoli;
- alcune direttive erano di difficile comprensione e, in alcuni casi,
contraddittorie (es: requisiti strutturali a volte dettagliati in modi diversi
in settori produttivi differenti come nel caso di latte, carne o pesce);
- la responsabilità della sicurezza alimentare ricadeva per lo più sulle
autorità competenti.
In particolare, l’esigenza europea di sviluppare una struttura normativa solida,
comune a tutti gli Stati membri e allo stesso tempo non troppo articolata e
“pesante” ha fatto si che siano stati emanati il Libro bianco sulla sicurezza
alimentare, il Reg. CE 178/2002 (food-law), il “Pacchetto Igiene” (costituito
dai regolamenti CE 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari, CE
853/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari di origine animale, CE 854/2004
sui controlli ufficiali in prodotti di origine animale, CE882/2004 sui controlli
ufficiali in alimenti e mangimi e sulla salute e benessere animale e la direttiva
41/2004), il Reg. CE 183/2005 sull’igiene dei mangimi e il Reg. CE
2073/2005 (e il successivo Reg. CE 1441/2007) sui criteri microbiologici
applicabili ai prodotti alimentari.
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La nuova legislazione in tema di sicurezza alimentare può quindi essere così
schematizzata:
Il 12 gennaio 2000 la Commissione delle Comunità Europee ha presentato il
“Libro Bianco sulla sicurezza alimentare”. Tale testo esprime l’importanza di
dare priorità assoluta alla sicurezza alimentare ed alla protezione della salute dei
cittadini; di rivedere, aggiornare ed unificare la normativa del settore e di istituire
un’apposita Autorità alimentare Europea indipendente con compiti di
responsabilità di valutazione dei rischi e delle relative comunicazioni alle
istituzioni dei Paesi Membri e a tutta la filiera agroalimentare.
La visione della filiera alimentare proposta dal Libro Bianco è decisamente
innovativa e la catena alimentare è rappresentata come un percorso continuo che
l’alimento compie “dai campi alla tavola” (“from farm to fork”), le cui tappe
devono essere chiare, corrette e documentate in tutti i passaggi. Questo percorso
parte dai produttori di mangimi per animali fino ad arrivare al prodotto “finito”
destinato ai consumatori.
Al fine di documentare in modo inequivocabile il percorso compiuto
dall’alimento lungo la catena alimentare emerge il concetto di rintracciabilità.
LIBRO BIANCO
12.1.2000
Reg . 178/ 2002
FOOD-LAW
PACCHETTO IGIENE
2004
Reg. CE 2073/2005
Reg. CE 183/2005
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Con questo termine viene identificata la possibilità di risalire in breve tempo a
qualsiasi anello della suddetta catena.
La rintracciabilità, al contrario di quanto accade per il naturale iter dell’alimento,
non ha soltanto un percorso progressivo dai campi alla tavola ma deve essere in
grado di rendere note le varie tappe anche procedendo a ritroso e quindi dalla
tavola ai campi.
Le figure incaricate di documentare la rintracciabilità dell’alimento sono gli
operatori del settore alimentare, dei mangimi e le imprese alimentari.
Tali figure devono essere in grado di poter determinare chiaramente lungo la
catena alimentare quanto meno l’anello a loro antecedente (anche definito a
monte) e quello a loro successivo (a valle) secondo il principio definito “one step
backward – one step forward” (un gradino avanti e uno indietro).
Gli operatori devono pertanto tenere adeguati registri dei fornitori di materie
prime e di ingredienti in modo da rintracciare, qualora si presentasse, la fonte di
un problema.
percorso dell’alimento lungo la catena alimentare
Rintracciabilità a monte / valle
I ruoli e le responsabilità di tutti gli attori della catena alimentare devono perciò
essere ben definiti.
La responsabilità primaria, per quanto concerne la sicurezza degli alimenti spetta
agli operatori del settore alimentare quindi a produttori di mangimi, agricoltori,
allevatori, macellatori e così via fino al consumatore escluso; quest’ultimo, però,
non è del tutto privo di responsabilità in quanto dopo l’acquisto è responsabile
della conservazione, manipolazione ed eventualmente cottura dell’alimento.
Alle autorità competenti è affidato il compito di fare rispettare a ogni figura le
proprie responsabilità mettendo in atto sistemi di verifica, controllo e
sorveglianza.
Anello a
monte
operatore
Anello a
valle
Campi Tavola
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Un'altra tematica molto importante tratta dal Libro Bianco è rappresentata dal
maggiore interesse verso una politica alimentare uniforme a livello europeo da
cui si sviluppa la proposta di istituzione di un’Autorità alimentare europea.
Secondo la Commissione l’istituzione di un’Autorità europea costituisce la
risposta più appropriata alla necessità di garantire un elevato standard di
sicurezza alimentare e lo strumento più efficace per porre in atto i cambiamenti
necessari per proteggere la salute pubblica e ripristinare la fiducia dei
consumatori.
Per far si che l’Autorità alimentare europea possa operare nel migliore dei modi e
con la finalità di fornire un elevato livello di protezione della salute dei
consumatori, questa dovrà avere alcune caratteristiche fondamentali:
1) dovrà attingere alle migliori conoscenze scientifiche;
2) dovrà essere “super-partes” e indipendente da interessi industriali e
politici;
3) dovrà essere aperta ad un esame rigoroso da parte del pubblico;
4) dovrà essere scientificamente autorevole;
5) dovrà operare in stretto contatto con gli organismi scientifici nazionali.
Il ruolo dell’Autorità dovrà essere definito contestualmente al processo di analisi
del rischio che si articola nella valutazione, gestione e comunicazione del rischio
(Libro bianco sulla sicurezza alimentare- capitolo 4- 12/1/2000).
I compiti che vengono attribuiti all’Autorità sono:
- formulazione di pareri scientifici mediante la raccolta mirata e l’analisi
di informazioni ottenute sia a livello comunitario che mondiale in materia
di sicurezza degli alimenti. Tali pareri, destinati alla Commissione,
riguarderanno questioni in grado di avere impatto diretto o indiretto sulla
salute e sulla sicurezza dei consumatori in relazione al consumo di
alimenti.
- reazione alle crisi. In caso di emergenza l’Autorità raccoglierà, analizzerà
e distribuirà informazioni pertinenti alla Commissione e agli Stati
Membri. In questo modo, in caso di crisi, l’Autorità assumerà un ruolo
chiave nella pianificazione della risposta di reazione dell’Unione Europea
che avverrà in tempi più rapidi e con maggiore efficacia.
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- Strettamente correlato al compito di reazione alle crisi è il compito di
creare una fitta rete di contatti scientifici attraverso tutta l’Europa ma
anche al di fuori di essa.
Tale rete, con al centro l’Autorità stessa, permetterà lo scambio di
informazioni con gli organismi scientifici e le Agenzie nazionali, la
comunicazione con i consumatori in tema di sicurezza alimentare e
soprattutto renderà possibile sviluppare e sostenere il sistema di allarme
rapido ovvero un nuovo sistema in grado di potere identificare e
notificare, in tempi brevi, problemi urgenti in materia di sicurezza
alimentare.
L’Autorità, da quanto emerge dal Libro Bianco, deve essere una struttura che
dovrebbe operare in stretta collaborazione con le agenzie scientifiche nazionali e
con le istituzioni incaricate della sicurezza degli alimenti avvantaggiandosi delle
loro esperienze. Il ruolo dell’autorità sarà pertanto di tipo proattivo, volto alla
tutela e al mantenimento della salute dei consumatori e allo sviluppo di
programmi di monitoraggio e sorveglianza in tema di sicurezza alimentare.
Altri temi trattati dal Libro Bianco sono: il benessere animale, i mangimi, i
controlli ufficiali e le importazioni.
L’interesse per il benessere animale, non è solo strettamente legato ad un
aspetto etico (comunque di crescente importanza e di maggiore interesse sociale)
ma tiene conto che alcune malattie tra cui salmonellosi, tubercolosi e listeriosi,
possono essere trasmesse agli esseri umani attraverso alimenti contaminati.
Per quanto riguarda i mangimi bisogna tener presente che, se la sicurezza
alimentare parte dai campi e arriva alla tavola, è corretto affermare che la stessa
sicurezza alimentare inizia con la sicurezza dei mangimi e di conseguenza il
Libro Bianco afferma che: “l’industria dei mangimi dovrebbe essere sottoposta
alle stesse prescrizioni ed agli stessi controlli rigorosi che si applicano al settore
degli alimenti umani”.
Oltre alle norme riguardanti i mangimi saranno introdotte norme precise circa i
requisiti di igiene, requisiti che dovranno essere garantiti e rispettati in ogni fase
a cui andrà incontro l’alimento. Inoltre saranno fissati limiti per quanto riguarda
contaminanti e residui, distinguendo così le sostanze che accidentalmente e