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INTRODUZIONE
La Sabina è un’area in cui è presente un vasto patrimonio
archeologico, storico, ambientale e culturale. Molti sono i centri storici che
conservano la propria impronta storica. Ma nonostante la varietà della gamma
di attrattive presenti sul territorio, non viene registrato un movimento turistico
importante.
In questa sede viene analizzata la modalità di valorizzazione di una
precisa area della Sabina effettuata dalle associazioni di volontariato Pro Loco.
L’area è situata ad Est nella Provincia di Rieti e confinate con la
Regione Umbria a Nord e la Provincia di Viterbo ad Ovest. Comprende 16
comuni: Montasola, Cottanello, Configni, Vacone, Montebuono, Torri in
Sabina, Casperia, Roccantica, Cantalupo, Poggio Catino, Poggio Mirteto,
Stimigliano, Forano, Selci in Sabina, Collevecchio e Magliano Sabina.
La scelta di analizzare le attività di valorizzazione della Bassa
Sabina, svolte precisamente dalle associazioni Pro Loco, nasce dalla mia
personale convinzione che la Sabina è un territorio ricco di storia e di aspetti
culturali e folkloristici, ma in cui non è presente una valida strategia di
promozione e valorizzazione. Inoltre ritengo utile mettere in luce il ruolo che
le Pro Loco rivestono in ambito turistico e che, nonostante tale funzione, non
sono coinvolte dagli Enti Locali, nella pianificazione di strategie rivolte allo
sviluppo turistico.
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Esse rappresentano per i piccoli comuni un valido mezzo per la
promozione turistica del patrimonio in quanto associazioni territoriali di
volontariato senza scopo di lucro volte alla promozione ed alla tutela delle
località su cui operano, sia per conservare e valorizzare le risorse ambientali e
culturali, sia per migliorare le caratteristiche e le condizioni per lo sviluppo
turistico e sociale.
Le Pro Loco in tutta Italia sono presenti con circa 600.000 volontari
che cercano di rendere più attraente il luogo in cui vivono. Oltre ad adoperarsi
per la promozione turistica del “luogo”, sono istituzioni che si occupano di
altre attività, tutte rivolte a migliorare la vita sociale della località. Detto ciò, è
indiscutibile la loro valenza nei piccoli centri come quelli presi in esame in
questa sede.
La maggior parte di queste associazioni punta sulla promozione dei
prodotti tipici attraverso l’organizzazione di eventi enogastronomici,
concentrati nei mesi tra maggio e agosto e ottobre novembre. Negli ultimi
anni i programmi delle sagre sono stati arricchiti con diverse attività, per
rispondere ai bisogni di un pubblico più vario. La maggior parte delle sagre
oggi oltre alla degustazione dei piatti tipici, offrono la possibilità di effettuare
visite guidate nei centri storici, assistere a spettacoli musicali o a cortei storici.
Esemplare è la festa organizzata a Ferragosto dalla Pro loco di
Roccantica denominata “Medioevo in festa”. Questo evento da 16 anni
ripropone la messa in scena dell’avvento storico più significativo della storia
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di Roccantica avvenuto nel 1059: si parla dell’assalto alla rocca causato dalla
lotta tra il Papa legittimo Niccolò II e l’antipapa Benedetto X. Oltre alla
rappresentazione storica nel borgo vengono aperte tutte le taverne per ospitare
i visitatori per la cena, cucinata con i prodotti tipici e in chiave medievale. Il
punto forte della manifestazione è la capacità di emozionare il visitatore
attraverso lo spettacolo dei tamburini, sbandieratori, delle chiarine, danzatrici,
dei musici, mangiafuoco e cacciatori medievali.
È un evento frutto della collaborazione tra Pro Loco,
amministrazione comunale, Ente Provincia, Regione e la stessa popolazione
di Roccantica, la prova che è indispensabile la collaborazione tra Enti Locali e
Pro Loco per la riuscita di un evento e della promozione turistica.
Gli aspetti critici riscontrati riguardano la poca collaborazione tra le
Pro Loco di questi comuni che ha causato una sorta di competitività non
positiva generata da una ridondanza dell'offerta. Nel giro di un mese, come
quello di agosto, sono promosse un numero elevato di eventi anche tra
comuni confinanti e ciò può solo che sfavorire e diminuire la presenza del
pubblico. Questo succede perché le Pro Loco operano autonomamente e non
in rete. In questo senso è necessario stilare un calendario di manifestazioni,
da scaglionare durante l’arco dell’anno, in accordo tra le Pro Loco del
territorio.
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Nel primo capitolo “l’Associazione Pro Loco” viene spiegato cosa
sono, il loro ruolo nel settore turistico, la loro evoluzione nel tempo, gli
aspetti burocratici che la riguardano e i rapporti con gli Enti Locali.
Nel secondo capitolo “l’UNPLI” (Unione delle Pro Loco d’Italia)
viene preso in esame l’unico ente di riferimento a livello nazionale di queste
Associazioni. Questa istituzione rappresenta il supporto e l’intermediario tra
le Pro Loco e gli attori istituzionali e permette di accedere a progetti nazionali
come il Servizio Civile e partecipare ad iniziative volte al recupero e alla
tutela del patrimonio sia materiale che immateriale.
Nel terzo capitolo “la Bassa Sabina” viene descritta l’area attraverso
gli aspetti territoriali, storici, socio - economici e turistici.
Nel quarto capitolo “Le Pro Loco e le strategie applicate” ho
analizzato le singole località e le rispettive Pro Loco attive sul loro proprio
territorio. Per elaborare questa tesi ho effettuato delle interviste ai Presidenti
delle Pro Loco dei comuni dell’area, chiedendo ad ognuno quali fossero le
attività, gli eventi con cui si vuole promuovere la propria località, quale
aspetto del luogo si valorizza per incrementare il numero di visitatori.
Nel quinto capitolo “considerazioni critiche” ho analizzato la
quantità degli eventi, affrontato la stagionalità con cui vengono organizzati,
gli aspetti critici che ostacolano una valorizzazione efficiente attraverso
un’analisi SWOT. Inoltre ho spiegato quali sono le strategie da intraprendere
rivolte non solo puntando alla valorizzazione della cultura locale ma anche
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attraverso la creazione di un sistema di sviluppo turistico attraverso la
cooperazione degli Enti Pubblici e Privati.
Nel sesto capitolo ho elaborato le proposte rivolti alla soluzione dei
problemi trovati lungo la trattazione del problema. Ritengo necessario che le
Pro Loco operino in rete, concordando il calendario delle manifestazioni,
elaborando materiale di promozione turistica e affrontino insieme una
strategia rivolta a rinnovare e migliorare l’immagine della Sabina.
Nell’ottavo capitolo “conclusioni” ho riportato, le difficoltà nel
reperire i dati attendibili adatti ad una precisa analisi delle presenze turistiche;
le avversità che si potrebbero presentare nell’attuare una collaborazione tra le
Pro Loco e gli Enti Locali. Questo rapporto è complesso e troppo spesso
influenzato dà interessi politici e non propriamente rivolti al benessere della
comunità, ma deve essere necessariamente migliorato per una migliore
valorizzazione e promozione del territorio e uno sviluppo in chiave turistica.
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1. L’ASSOCIAZIONE PRO LOCO
1.1 Cenni storici
La parola “pro loco” è un accostamento di parole che significa
letteralmente “in favore del luogo”. Viene spesso riportato un parere,
attribuito al giornalista e docente universitario Claudio Bonvecchio, secondo
cui il termine Pro Loco risalirebbe a Roma antica, quando i romani,
chiamarono proprio così le singole organizzazioni preposte a rendere attraenti
e accoglienti le località lungo le vie consolari dell’epoca.
La prima Associazione Pro Loco italiana viene individuata nella
“Società di Abbellimento” fondata a Pieve Tesino nel 1881 (allora impero
Austro-Ungarico oggi Italia), in particolare per l’imboscamento e
l’abbellimento del grazioso colle di S. Sebastiano, da molti affatto deserto,
brullo e sterile del tutto”
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. Sul finire dell’800, sull’esempio dei comitati di
cura e o per il concorso di forestieri, iniziarono quindi a nascere dei comitati
cittadini che utilizzavano come denominazione la semplice preposizione
“PRO” davanti al nome della località in cui operavano. La preposizione
sopracitata indica la volontà di operare a favore del proprio paese,
generalizzando molto il campo d’azione di queste associazioni.
E’ negli anni venti del XX secolo che le Pro Loco cominciarono ad
essere sollecitate a diffondersi su tutto il territorio nazionale dall’ente ENIT
1
http://comune.pievetesino.tn.it/view_page.php?option=com_content&view=article&id=35
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(Ente Nazionale Italiano per il Turismo, nato nel 1919). Lo stesso ente nel
1921 pubblicò un opuscolo a cura di A. Tulli in cui si tracciarono le linee
guida per la nascita di queste associazioni: “.. Tra noi, purtroppo, la coscienza
di queste verità (tanto ovvie, che in Svizzera ed in Francia hanno portato alla
costituzione di mirabili organizzazioni di turismo ricettivo, le Sociétés Suisses
de Developpement ed i Syndiacats d’iniziative) è ancora allo stadio
crepuscolare. Solo a pochi e dispersi enti locali, le associazioni Pro Loco, è
balenata chiaramente la importanza della loro funzione, e a questi sono
mancati i mezzi o è venuta meno la lena o sono state negate le possibilità di
sviluppo e di coordinamento con istituzioni affini. Mentre il turismo attivo
vanta fra noi un’organizzazione ormai studiata ed invidiataci anche all’estero,
il turismo ricettivo – che a ragione di logica avrebbe dovuto precedere l’altro,
poiché non si possono invitare ospiti in casa propria senza aver prima
preparato questa casa in modo da renderla degna di riceverli - è ancora
nell’infanzia; in moltissimi luoghi dove la bellezza di posizione e d’arte lo
dovrebbe aver già largamente sviluppato, esso non ha dato ancora i primi
vagiti, o, datili, s’è subito addormentato…”.
L’ENIT adattò le Pro Loco alle condizioni italiane tanto da
tratteggiare sulle pagine delle “Vie d’Italia”, rivista del Touring Club Italiano,
un organico piano d’azione secondo il quale ciascuna Pro Loco, di cui
dovevano far parte tutti gli interessati al turismo locale, avrebbe mantenuta
piena autonomia pur agendo in coordinazione con l’Ente; venne previsto,
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inoltre, il raggruppamento di tutte le Pro Loco in federazioni regionali facenti
capo ad una Pro-Regioni, composta da esperti in materie turistiche integrati
con rappresentanti dei principali enti nazionali turistici.
Il programma però non venne mai attuato. Le tendenze accentratrici
dello Stato portarono all’istituzione nel 1926 delle AA.AA.C.S.T. (Aziende
Autonome Cura, Soggiorno, Turismo) che, dipendendo dal Ministero degli
Interni, risultavano di più facile controllo.
In ogni modo, nell’opuscolo “L’Italia Turistica” di Giovanni
Mariotti pubblicato nel 1929, delle Pro Loco si dice: “… il campo d’azione di
questi Enti fu assai vasto. Esso comprende infatti l’organizzazione dei servizi
di stagione ed il controllo dei pubblici locali, il funzionamento di speciali
servizi di informazione, il controllo degli alberghi, il miglioramento delle
passeggiate dei parchi e dei giardini, la propaganda e la pubblicità delle
prerogative locali ed altri compiti minori. Grandi furono i benefici ottenuti
con l’azione volenterosa delle associazioni turistiche locali. E ancora
maggiori sarebbero stati ove avessero potuto contare su mezzi finanziari
meno ristretti di quelli che possedevano…”
Nel 1936, pertanto, il progetto di sviluppo delle Pro Loco venne
ripreso: il Ministero per la Stampa e la Propaganda sollecitò, attraverso una
circolare con precise direttive, gli EE.PP.T. (Enti Provinciali al Turismo) a
favorire l’istituzione delle Pro Loco, ma a causa della serie di controlli e di
vincoli posti a carico delle stesse, né venne ritardato comunque lo sviluppo.
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Appare chiaro che le esigenze di coinvolgimento locale spingessero
lo stato a valorizzare le Pro Loco, pur dopo aver puntato decisamente sulle
proprie neonate strutture pubbliche, proprio in virtù di risultati non del tutto
positivi.
Quindi lo Stato, durante il Ventennio Fascista, tiene in buona
considerazione le Pro Loco, sollecitandone la nascita con precise indicazioni
tendenti all’istituzione di Enti diffusi sul territorio che potessero essere
uniformi nelle caratteristiche statuarie e nella composizione ma anche
facilmente controllabili. Come detto, gli ostacoli burocratici e le istanze di
controllo sugli Enti non consentirono però un pieno sviluppo dell’iniziativa
locale.
Nel 1940, a cura del Dott. Guido Saraceni, per le edizioni de “La
rassegna moderna”, viene pubblicato un opuscolo intitolato “Aziende
Autonome per le Stazioni di Cura, Soggiorno e Turismo e Associazioni Pro
Loco” contenente un riepilogo delle norme di funzionamento, uno statuto tipo,
uno stralcio del Codice Civile sulle Associazioni non riconosciute (come le
Pro Loco) ed un elenco dei Presidenti e dei Segretari delle Pro Loco allora
ufficialmente riconosciute. Nell’elenco in questione, si nota come le 2 cariche
in questione siano ricoperte molto spesso da nobili e notabili del luogo, a
significare l’importanza data alle associazioni in oggetto.
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Dopo la 2° guerra mondiale le Pro Loco ripresero la loro costante
crescita e il movimento riprese volume, nonostante l’assenza di stimolo da
parte dello Stato Italiano.
Un timido segnale ci fu con l’art. 2b della legge 174 del 4 marzo
1958, il quale stabiliva che i comuni con i proventi dell’imposta di soggiorno
dovevano provvedere anche al sostentamento delle Pro Loco, ma l’imposta fu
motivo di discussioni.
Nel 1962 venne fondata dall’On. Prof. Quirino Borin l’Unione
Nazionale Pro Loco d’Italia (UNPLI), con lo scopo di unire tutte le Pro Loco
sparse in tutta Italia. Ciò diede impulso alla nascita più prolifera di questo tipo
di associazioni. Nel 1962 le Pro Loco erano 1300; dopo tre anni, come si vede
nella Tabella 1 si contavano già 2076 Associazioni.
Con il D.M. del 7 gennaio 1965 e successiva modifica del 19 Luglio,
venne istituito l’Albo Nazionale delle Associazioni Pro Loco, tenuto dal
Ministero del Turismo e Spettacolo. Per essere inseriti occorreva rispondere a
determinati requisiti contenuti nel decreto, per impedire la proliferazione
incontrollata di questi enti.
Con il D.P.R. n°6 del 14/01/1972 la tenuta dell’Albo venne
trasferito alle Regioni diventando così, grazie anche alla Legge Quadro sul
Turismo 217/83, i principali enti pubblici di riferimento.
Il 1 gennaio 1989 scomparì una delle poche forme di finanziamento
delle Pro Loco, con l’annullamento dell’imposta di soggiorno.
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Il 25 marzo 2001 venne approvata la riforma della legislazione
nazionale del turismo con la Legge Quadro n.135 del 29/03/2001 di cui le
principali novità sono:
introduzione del concetto di federalismo per cui lo Stato conserva
competenze relative alla promozione dell’offerta turistica all’estero mentre le
rimanenti funzioni sono delegate alle Regioni, Province e Comuni;
istituzione della Conferenza Nazionale del Turismo, indetta dal
Consiglio dei Ministri ogni due anni. Le sue funzioni sono di verifica e
aggiornamento della materia;
redazione della Carta dei Diritti del Turista. Una sorta di guida
pratica per la conoscenza dei propri diritti e doveri in ambito turistico;
concessioni di agevolazioni per i cittadini meno abbienti e con
ridotte capacità sensoriali e creazione del Fondo di Cofinanziamento
dell’offerta turistica per la concessione di agevolazioni alle imprese;
individuazione di sistemi turistici locali, ovvero territori che dal
punto di vista dell’offerta turistica sono considerati in modo unitario; ovvero
contesti turistici omogenei che siano in grado di presentare un’offerta
integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, il tutto
raccordato con l’offerta di prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato
locale;
semplificazione delle procedure amministrative e per l’apertura
ed il trasferimento degli esercizi ricettivi.
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N. Pro Loco
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
anni 20 anni 40 anni 50 anni 60 anni 80 anni 90 anni 2000
N. Pro Loco
Tabella 1 Crescita delle Pro Loco in Italia. Fonte UNPLI
Come risulta dalla tabella sopra, dopo l’arresto delle crescite a
seguito della II Guerra Mondiale, le Pro Loco riprendono la loro crescita.
Negli anni ’60 è incoraggiata dalla fondazione dell’Unione Nazionale Pro
Loco Italia e dagli anni 60 agli ultimi anni ’90 si registra un forte incremento
dovuto, forse, al passaggio di competenze dallo Stato alle singole Regioni che
hanno regolarizzato e quindi resi più chiari gli scopi e la vocazione di questo
tipo di associazioni.
1.2 Come nasce una Pro Loco
Nella maggior parte dei casi, le Pro Loco nascono per soddisfare il
bisogno di tutelare e migliorare la qualità della vita nel proprio paese. Gli
scopi principali consistono nella difesa del patrimonio culturale, ambientale e
storico del paese e nella promozione della conoscenza. Ciò serve a potenziare
le attività legate al turismo.