5
何故、ワープロの問題が国語審議会にまで取り上げられたのだろ
うか。欧米諸国においては、タイプライターやワープロが言語に及
ぼした影響はそれほど大きなものではなかった。何故なら、西洋の
コンピューターのキーボードには、それぞれの国の言語に適応でき
る文字セット(ローマ字)が全て搭載されているからである。ロー
マ字では、単純に「A」ボタンを押せばスクリーンに「A」という
文字が出、「B」を押せば「B」が出る。しかし、日本語は仮名文字・
漢字が混在する複雑な言語であるから、コンピューターやワープロ
等で、それらをどのように処理していくかが問題となるわけである。
第一のポイントは、漢字をどのようにデジタルに変換するかとい
うことである。コンピュータは主にアメリカで発達してきたため、
未だにアルファベットや数字などの1バイトを基本単位として扱う
前提で作られてあるものが中心である。故に、欧米の文字セットの
メモリロケーション(256 字)アスキー(ascii)では、日本の文字
セットを作成するには明らかに足りないのである。日本語のように
多くの文字を必要とする言語は1文字を表すのに2バイト以上を要
するため、様々な困難が伴う。特にインターネットを通じて様々な
環境の情報を交換するにあたって、思わぬ問題に遭遇するケースが
増えてくる。それに日本語の場合、文字のデータをコンピュータの
ぞれぞれのメモリ・コードに適応させるバイト・エンコーディング
というスキームは唯一でなく、システムによって違うため、同じ文
字セットでも互換性がない場合もある。
第二のポイントは、FEP インタフェースが日本語に影響を及ぼす可
6
能性についてである。その影響はもちろん言語体系に見出されるこ
とでなく、言語行動にあるものである。日本語では同じ単語を表記
するにもカタカナで書いたりひらがなで書いたり、漢字で書くこと
ができる。どれで書こうとも日本語という言語体系としては同じこ
とである。しかし、書き手の立場に立ってみると、キミ、きみ、君
のどれを使うかというのは大問題である。それぞれで意味やニュア
ンスが違うと感じるし、どれでもいいということはありえない。ワ
ープロの辞書の中に「キミ」や「きみ」がなく、「君」だけがあるな
らば、ワープロ利用者にとっては「君」の使用率が上がるはずであ
る。このように、ワープロは気付かれにくいところで日本語の言語
行動を変えてしまう力を持っている。
第三のポイントは、漢字指導と関わっていることである。ワープ
ロとは機械であり、上に述べたように文書を作るために FEP という
複雑なインターフェースが使用されている。ワープロを利用すれば
字を一点一画に書く必要はなくなり、仮名かローマ字で入力された
文字列は自動的に漢字に変換されていく。利用者は、ワープロの表
記リストから、文字列に対応できる漢字を選ぶことができる。勿論
知らない文字や漢字を使うこともできるだろう。しかし、ここでも
またワープロの普及は、文字を「書く」生活に変化をもたらすので
ある。手書きで文字を書く機会が少なくなることにより、個人の持
っている国語の能力、表現力、思考力が低下する可能性が考えられ
る。文字を書くという行為は人間が人間として生活していくために
必要な最も基本的行為の一つであり、極めて知的な行為でもある。
7
また、文字を書くためには文字を字体として記憶する必要がある。
そこで、人間は手を使い、筆順に沿って一点一画を確認しつつ、字
形を完成させる過程で、文字を記憶しているのである。少なくとも、
漢字のような複雑な文字は、書くという運動を通じてでなければ、
正確に記憶されないであろう。ワープロでは、漢字を書くという作
業を行わない為、漢字の書き方を忘れる確率が高い。これらのこと
は、避けられないことである。
しかし、ワープロ利用者の立場にとって、手書きで漢字を書ける
ということが、果たして重要なことであろうか。むしろ、ワープロ
の表記リストから当てはまる漢字を選び、また同音異義語の識別を
することの方が重要な能力になってくることは確かである。
これからの時代の漢字指導にあたっては、一般の人々がコンピュ
ーターによって文書を作成することを考慮していかなければならな
い。時代が急激に変化していくなかで、日本の国語教育も見直すべ
き時に来ていると言えよう。
8
Introduzione:
La scrittura digitale, negli ultimi anni, ha ottenuto uno sviluppo
sorprendente e rapidissimo grazie allo sviluppo dei personal computer e di
una rete globale digitale che permette di poter scambiare informazioni e
dati a considerevole velocità. Internet, infatti, costituisce una sorta di
mondo “digitale” parallelo al nostro sempre più accessibile anche dalle
case della gente comune per una varietà molto ampia di attività.
Attualmente, sebbene anche la possibilità di comunicare utilizzando la
propria voce attraverso la rete sia un dato di fatto, la comunicazione
attraverso la scrittura digitale, ovvero attraverso caratteri che rappresentano
il sistema di scrittura in uso alla propria lingua, resta ancora il metodo più
semplice e facile da utilizzare.
Internet e comunicazione sono oggigiorno parole che vengono spesso
associate e utilizzate assieme; la possibilità di utilizzo di una rete
comunicativa espande le funzioni del computer da quello di semplice
“calcolatore” a mezzo grazie al quale la funzione della comunicazione può
esplicarsi in una serie infinita di modi.
9
Proprio per questo motivo, se vogliamo definire il concetto di
comunicazione anche a livello digitale, la definizione di Shannon e
Weaver
1
, per cui la comunicazione risulta essere intesa come passaggio di
informazione, non è più sufficente.
Anche il concetto di comunicazione di Roman Jackobson
2
come quello
di Pearce
3
infatti devono essere tenuti in considerazione, in quanto il
computer come mezzo permette l’instaurarsi di una relazione tra emittente
e destinatario del messaggio pressoché uguale a quello della comunicazione
umana
4
.
La comunicazione digitale quindi può essere analizzata sotto due
prospettive differenti. Nel primo caso si considera il computer, attraverso il
quale la comunicazione si realizza, come mezzo per la comunicazione con
un altro utente o gruppi di utenti; in questo caso quindi, l’analisi punterà a
identificare quelle caratteristiche tecniche, e non, che rendono la scrittura
digitale adatta allo scopo comunicativo.
1
C.E Shannon, W. Weaver, The Mathematical Theory of Communication, University
of Illinois Press, Urbana, 1949, pp. 24-34.
2
R. Jackobson, Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli, 1966, (ed. orig.
Essais de linguistique générale, 1963), p.30.
3
B.W. Pearce, Comunicazione e condizione umana, Milano, Franco Angeli, 1993,
(ed. orig. Communication and the Human Condition, 1989), pp.18-34.
4
Per i vari concetti di comunicazione, vedere U.Volli, Il libro della comunicazione,
Milano, Il Saggiatore, 1994, pp. 11-48. Con lo schema di Jackobson, appare e si
sviluppa il rapporto tra mittente e destinatario. Pearce considera comunicare come
“mettere in comune”. La “condivisione”, la partecipazione, l’associazione, l’affiliazione
sono primarie nella comunicazione, al trasferimento di informazione.
10
Nel secondo caso, invece, la comunicazione avviene tra l’utente e la
macchina; in questo caso, non considerando la presenza di un ulteriore
utente recettore del messaggio, l’interesse è volto al funzionamento della
comunicazione uomo-macchina, rendendo il computer non tanto mezzo
attraverso il quale avviene la comunicazione, ma destinatario di questa.
Vi è poi un terzo caso che è quello che riguarda la comunicazione tra
computer e computer in quanto l’emittente può inviare un messaggio al
destinatario a patto che egli lo possa ricevere tramite un altro terminale.
Nella figura seguente, sono presentate queste 3 situazioni.
Fig i-1: Schema della comunicazione digitale
Nel primo caso la comunicazione utente-utente mediata dal computer fa
riflettere sulla portata sociale della comunicazione digitale, in quanto, come
Pearce sostiene, “Il trasferimento di informazione nella comunicazione è un
fenomeno secondario rispetto al lavoro di costruzione sociale della realtà
per cui gli esseri umani si mettono d’accordo sui valori fondamentali che
utente
dest i nat ar i o emi t t ent e
3° caso
2° caso
1° caso
computer e
mezzo
dest i nat ar i o
comput er d
mezzo
destinatario
11
presiedono alle loro attività (coordinamento), costruiscono storie su di sè e
sul mondo (coerenza) e riconoscono quello che nel mondo sfugge alla loro
conoscenza (mistero)
5
”.
Cardona
6
nel parlare di linguaggio parlato e linguaggio scritto,
individua nel processo di acquisizione del tempo una delle componenti che
maggiormente caratterizzano il secondo. Nel linguaggio scritto, ovvero, il
linguaggio diventa da linguaggio della comunicazione ordinaria, il cui
tempo di ideazione è breve e dove “c’è quasi presa diretta col pensiero,
poca o nessuna pianificazione consapevole”
7
, a linguaggio formalizzato,
proprio anche della narrazione e della oratoria, in cui avviene una
pianificazione complessiva dei contenuti e una scelta dei mezzi espressivi
in base allo scopo prefisso che comporta dei tempi più lunghi.
Con la scrittura, inoltre, la stessa acquisizione del sistema di scrittura
richiede un apprendimento lungo e consapevole. Sono consapevoli le
operazioni di scelta dei simboli e della messa in forma del testo. L’atto
materiale dello scrivere infatti richiede molto tempo: la resistenza dei
materiali, gli errori, i rifacimenti, richiedono di spezzare l’esecuzione di un
segno in un tempo molte volte più lungo di quello necessario per la resa di
un equivalente parlato. Cardona invece, afferma che la scrittura elettronica
rende minimo questo fattore tempo: “non c’è resistenza al mezzo, non c’è
5
B.W. Pearce, Comunicazione e condizione…, cit., pp.30-31.
6
G.R.Cardona, I linguaggi del sapere, Laterza, Roma, 1990, cap. 5, “I percorsi della
scrittura, aspetti conoscitivi di uno strumento di comunicazione”, pp. 182-191.
7
Ibidem.
12
attrito sulla punta della carta, non si deve interrompere la scrittura in fine di
riga: perfino il “foglio” su cui si scrive è virtualmente infinito”
8
in quanto
dipende dalla quantità di memoria del computer.
Anche la pianificazione è diversa. Per un verso ricorda quella
dell’oralità: non c’è bisogno di creare un piano di lavoro con una certa
rigidezza, le cose possono essere scritte così come vengono in mente per
poi essere spostate, corrette, cancellate in un secondo momento senza che
vi sia alcun segno di abrasione sulla carta o traccia dei segni precedenti.
La velocità di cancellazione è molto alta e non spezza il flusso della
scrttura e inoltre, malgrado la continua opera di modificazione, il testo
rimane intatto. Con la minimizzazione del fattore tempo, la scrittura
elettronica si avvicina, ancor più che alla lingua orale, ai movimenti del
pensiero. Questo porta una serie di conseguenze sul piano espressivo
soprattutto nell’ambito della posta elettronica dove il mittente e il
destinatario, seppure dislocati nello spazio, sono vicini nel tempo, in quanto
la posta elettronica giunge a destinazione spesso con tempi rapidissimi.
Sebbene quindi la scrittura elettronica rientri nella categoria del
linguaggio “scritto”, può essere talvolta vicina al linguaggio della
comunicazione ordinaria ovvero il linguaggio non pianificato e quindi
vicina al linguaggio orale
9
.
8
Ibidem.
9
Vedi anche: HARADA Etsuko, “Pasokon tsüshin no shinrigaku” (Psicologia della
comunicazione al computer), Nihongogaku, Tökyö, Meijishoin, 12, 1993, pp. 75-83.
13
Sia nel caso della posta elettronica che in generale del messaggio
elettronico, quindi, il fattore tempo non diventa minore solo nella creazione
del messaggio stesso ma anche nella trasmissione di questo.
La velocità di creazione e trasmissione del messaggio, quindi, diventa
non solo una caratteristica ma una necessità insieme della scrittura
elettronica, poiché vi è il bisogno da parte degli utenti di comunicare una
mole di dati sempre maggiore in tempi sempre più rapidi.
Insieme a ciò, si presenta il problema della compatibilità del messaggio
inviato attraverso scrittura elettronica. Poichè con la scrittura elettronica il
messaggio creato non si muove solamente nella direzione singolo emittente
– singolo destinatario ma, una volta creato, è virtualmente fruibile da un
gruppo di utenti molto esteso, si pone il problema del fatto che tale
messaggio deve essere strutturato in modo che ogni utente sia in grado di
decifrarlo. Come vedremo, per i caratteri elettronici esistono una serie di
standard seguendo i quali è possibile creare un testo che qualsiasi terminale
sia in grado di leggere e decodificare in modo appropriato.
La necessità di un sistema di scrittura e di comunicazione elettronica
compatibile con le esigenze di gruppi molto vasti di utenti appartenenti a
differenti aree geografiche e a gruppi linguistici differenti, infatti, è un
problema molto sentito. La tendenza è quella di voler ragruppare sotto lo
stesso standard codici di scrittura appartenenti a lingue differenti.
14
Attualmente non esiste ancora un set di caratteri universale che sia
effettivamente utilizzato, sebbene molti studi e ricerche stanno puntando
verso quella direzione (vedi cap. 1, “UNICODE”), ma molti set di caratteri
alfabetici contengono caratteri utilizzati da gruppi linguistici differenti.
Le prime due caratteristiche allora che caratterizzano la scrittura digitale
sono la velocità con la quale essa si produce e si trasmette e la
compatibilità dei sistemi attraverso i quali la scrittura elettronica si
trasmette.
Quando due utenti comunicano attraverso la scrittura elettronica ciò che
viene trasmesso dal computer non sono i dati riguardanti la forma
elettronica di ogni carattere, ma codici che indicano al computer del
rispettivo utente quale carattere stampare. Quando si parla di compatibilità
di set di caratteri si intende cioè che il codice che in un determinato sistema
operativo di un computer corrisponde per esempio alla lettera A, anche in
un altro sistema operativo di un altro computer corrisponda sempre alla
stessa lettera. Ogni sistema operativo, cioè possiede già in memoria una
gamma di caratteri, un set di caratteri ogni elemento dei quali è associato
ad un determinato codice numerico. Nello stesso modo, quando l’utente
“scrive” con un word processor
10
, un testo, ogni testo della tastiera che egli
preme corrisponde ad un codice che identifica un carattere del set.
10
Programma dedicato alla composizione dei testi elettronici.
15
Due sistemi quindi permettono la compatibilità di un messaggio
elettronico quando utilizzano il medesimo set di caratteri e il medesimo
sistema di codici che lo individuano.
Questo tipo di discorso ci permette di parlare del secondo tipo di
comunicazione accennato precedentemente, ovvero quello tra uomo e
macchina.
Nel caso di comunicazione tra un essere umano e una entità tecnica, è
necessario un elemento materiale del canale che la concretizzi. Questo
elemento viene detto interfaccia.
Come spiega Anceschi
11
, in ambito tecnico: “interfacciare vuole dire
predisporre dispositivi che consentono il transito di energia e di
informazione. Si può dire che per gli ingegneri elettronici l’interfaccia sono
le spine, gli spinotti, le porte, i cavi.”
Invece in senso generale si parla di interfacciamento quando vi è
incontro fra due o più entità; in maniera più specifica quando una di queste
entità è un individuo tecnico non umano.
11
G.Anceschi, Il progetto delle interfacce, Milano, Domus Accademy Edizioni,
1993, pp. 62-64.
16
Per esempio:
COMPUTER interfaccia ESSERE UMANO
(schermo, tastiera, mouse ecc.)
AUTOMOBILE interfaccia ESSERE UMANO
(cruscotto, volante, pedali ecc.)
L’uomo entra in contatto con il computer attraverso due categorie di
mezzi: recettori R che gli permettono di conoscere lo stato della macchina
(sensi della vista e dell’udito) ed effettori E con cui agisce (soprattutto le
mani). Dal punto di vista del computer, ai recettori R, corrispondono due
tipi di interfacce: protesi osservative PO (per esempio lo schermo del
computer) e grilletti o protesi trasmittive TR (tastiera, mouse, pulsanti
ecc)
12
. Il computer possiede poi all’interno un microprocessore M e altri
chip di base che ne garantiscono il funzionamento, di protesi ricettive PR
che ricevono dati esterni (porte di rete, modem, ecc.), e talvolta di protesi
motorie PM (stampante, plotter, ecc.). L’effetto dei grilletti retroagisce,
inoltre, sulle protesi osservative (per esempio la spia del tasto di blocco
delle maiuscole sulla tastiera).
12
Lo schema generale e la terminologia delle interfacce uomo-macchina, appare in
U.Volli, Il libro della comunicazione, cit., pp. 62-64. Lo schema descritto nel citato libro
non tiene conto, però, della presenza di interfacce software all’interno del sistema
operativo del computer.
17
Fig i-2: Interfacce nella comunicazione uomo-macchina
All’interno del sistema operativo del computer, inoltre, esistono altri tipi di
interfacce che hanno il compito di codificare il messaggio inviato dal
computer in una forma accessibile all’utente.
Nel caso della scrittura elettronica, per esempio, l’utente per dialogare
con il computer necessita di una interfaccia grafica che gli permette di
vedere i caratteri sullo schermo. Questa interfaccia non ha una qualità fisica,
non fa parte dell’ hardware del computer, ma è un programma del sistema
operativo (software) che permette di visualizzare sotto forma di codici
interpretabile dall’essere umano, dei codici numerici che esisterebbero solo
all’interno della memoria del computer. Per lo stesso motivo nel momento
in cui l’utente agisce sulla tastiera, come già detto, non “invia” al computer
un carattere ma indica un codice numerico associato ad un determinato
carattere visualizzato tramite un apposita interfaccia grafica.
In definitiva, poiché computer ed essere umano appartengono a due
mondi differenti (“digitale” il primo, “analogico” il secondo), qualsiasi
comunicazione deve essere mediata da una serie di interfacce che veicolano
e trasformano il transito di informazione.
R PO PR
E TR PM
uomo computer protesi
U
M
18
Nel caso della scrittura testuale, possiamo chiamare queste interfacce:
processore di testo o anche word processor
13
. Nella figura seguente è
indicato graficamente questo processo: tra l’utente e il sistema operativo
del computer si inserisce questo tipo di interfaccia che permette 1) che i
dati inseriti da tastiera rappresentino il codice di un determinato carattere
corrispondente al tasto della tastiera e 2) che essi siano visualizzabili
come caratteri sullo schermo del computer.
Fig i-3: Interfaccia processore testo nella comunicazione uomo-computer
Nel caso della scrittura digitale, quindi, il processo di comunicazione
può essere costituito dalle due componenti indicate prima che
rappresentano il rapporto utente-utente.
13
In questo caso word processor, non indica solo il programma “per scrivere” del
computer, ma quella serie di interfacce che permettono la comunicazione della scrittura
digitale uomo-macchina.
vista moni tor
dita tastiera
interfaccia
uomo processore di testo sistema operativo
( computer)
U
M
2) mostra caratteri
1) indica codici car.