7
CAPITOLO 1. NOZIONI GENERALI SULLA PRATICA
DELLA TRADUZIONE SPECIALIZZATA
Troppo spesso le riflessioni sulla metodologia della traduzione specializzata hanno limitato
questa disciplina all’ambito della descrizione funzionale dei campi lessicali delle lingue cosiddette
speciali. Contrariamente a quanto talvolta sostenuto, le lingue speciali non presentano limitazioni o
semplificazioni rispetto alla lingua co mune. Esse sono, infatti, dotate di tutte le potenzialità di
natura lessicale, fonetica, morfosintattica, retorica e testuale tipiche della lingua standard. T ali
potenzialità vengono regolarmente utilizzate nella costruzione di testi specialistici.
“Qualsiasi testo non poetico (secondo la terminologia di Jakobson), qualsiasi testo chiuso
(seguendo Eco) rientra in questa categoria. Può trattarsi, per esempio, di specifiche tecniche,
normative o contratti, manuali di istruzioni, articoli scientifici o divulgativi, elenchi telefonici, orari
ferroviari.”
1
In sede di traduzione, l’attribuzione del testo di partenza a una tipologia rappresenta un
primo passo fondamentale nel processo traduttivo, in quanto può essere correlata a determinati
aspetti della traduzione da privilegiare: è questo il senso dell’affermazione di Halliday
Il testo specializzato non ha una struttura poetica di cui il traduttore debba tenere conto,
perciò in caso di problemi di comunicazione tra culture diverse o tra sistemi diversi, si può fare
ricorso a note, specificazioni, precisazioni o lievi adattamenti, senza però alterare il passaggio dal
testo originale al testo di arrivo. Talvolta si può modificare lievemente la sintassi della frase, cercare
sinonimi, abolire ripetizioni, con l’obiettivo di creare maggiore chiarezza e massima leggibilità.
2
Però, la metodologia più immediata e intuitiva per i traduttori specializzati è quella di
tipizzare i testi in base al loro argomento, quindi raggrupparli per campi scientifici – medico,
economico, informatico, giuridico, ecc. Tassonomie di questo tipo possono essere utili anche per
distinguere le specificità di tipi testuali diversi all’interno di uno stesso se ttore disciplinare, ad
esempio i testi giuridici in legislativi, giudiziari, contratti, dottrinari.
secondo cui
“we would not translate a personal diary as if it were a scientific article.” Da qui la necessità di
categorizzare i testi da tradurre in tipologie finalizzate alla traduzione.
1
B. Osimo, Manuale del traduttore, Milano, Hoepli, 2011, p. 123.
2
M.A.K. Halliday, Language theory and translation practice, Udine, Campanotto Editore, Rivista internazionale di
tecnica della traduzione, n. 0, 1992, p. 20.
8
Un’altra metodologia è rappresentata dalla tipologia incentrata sempre sul contenuto
cognitivo del testo, proposta da Hervey e Higgins
3
Infine, vorrei mettere l’accento sulla classificazione di F. Sabatini
. Questa classificazione è formata da cinque
coppie di generi testuali: letterario/narrativo, teologico/religioso, teoretico/filosofico,
empirico/descrittivo e persuasivo/prescrittivo.
4
Della prima categoria fanno parte i testi scientifici, con funzione puramente cognitiva, basata
su asserzioni sottoposte esclusivamente al criterio di vero o f also: descrizioni e definizioni
scientifiche, formalizzate, specialmente se di materi a che consente il trattamento quantitativo dei
dati; testi normativi, con funzione prescrittiva, basata su una manifestazione di volontà coercitiva,
regolata da un intero sistema di principi enunciati espressamente: codici, leggi, decreti e altri testi
assimilabili, come ad esempio sentenze, atti amministrativi, contratti; testi tecnico -scientifici, con
funzione strumentale -regolativa, basata sull’adesione spontanea del destinatario alle istruzioni
fornite dall’emittente: istruzioni per l’uso di apparecchi, strumenti, sostanze o pe r eseguire
operazioni: movimenti, giochi e simili.
che divide i testi in molto
vincolanti, mediamente vincolanti e poco vincolanti.
Della seconda categoria fanno parte i testi espositivi, con funzione esplicativa -
argomentativa, basata sull’intenzione di spiegare rami del sapere, di stabilire trattative su ques tioni
concrete o di proporre e dibattere tesi: trattati, manuali di studio, enciclopedie, saggi in riviste,
relazioni, discorsi politici, conferenze; testi informativi, con funzione informativa, basata
sull’intenzione di mettere genericamente a disposizion e informazioni, perlopiù sommarie o
divulgative: opere di informazione corrente, testi giornalistici.
Della terza categoria fanno parte i testi d’arte o letterari, con funzione espressiva, basata
sull’intenzione (o bisogno) dell’emittente di esprimere, specie su temi esistenziali, un proprio
“modo di sentire” e di metterlo a confronto, potenzialmente, con quello di ogni altro essere umano:
opere con finalità d’arte o che assumono forme artistiche per altri fini: letteratura in prosa e in
poesia, motti e pr overbi, scritture sacre, testi liturgici e di preghiera, opere teatrali, particolari testi
pubblicitari.
Della prima categoria, cioè i testi tecnico -scientifici, fanno parte i testi medici , sotto forme
testuali come l’articolo scientifico, il foglietto illustrativo, il referto, diverse tra loro e modellate in
base all’emittente, al destinatario, allo stile personale, ma ciò che le accomuna veramente non è che
il tratto lessicale. Prendiamo come esempio due testi alquanto diversi tra loro: l’articolo
3
H. Sandor, I. Higgins, Thinking Translation. A Course in Translation Method, French to English, London, Routledge,
1992, pp. 139-141.
4
F. Sabatini, G. Skytte, Linguistica testuale comparativa, Copenhagen, Museum Tusculanum Pres, 1999.
9
specialistico e il foglietto illustrativo. Per quanto riguarda il primo, il destinatario è il medico o
comunque lo specialista così come chi stila l’articolo. L’obiettivo è l’avanzare della ricerca di
campo. La struttura testuale è meno rigida rispetto a quella del foglietto illustrativo in quanto lo stile
è contaminato da quello dell’articolo della stampa ordinaria. Fermo restando il carattere scientifico
del testo volto a presentare un esperimento con la necessaria suddivisione in premesse, metodi,
realizzazione e conclusioni volte a dimostrare la verifica dell’ipotesi di partenza. Per quanto
riguarda il foglietto illustrativo invece, esso si rivolge generalmente sia al medico (in particolare per
i prodotti che necessitano di prescrizione) sia al paz iente (farmaco senza obbligo di ricetta). In più,
il foglio illustrativo è condizionato da una struttura testuale rigida , che deve necessariamente dar
conto di determinate partizioni (composizioni, dosi, iterazioni, ecc.). L’estensore del testo può
essere solo il medico o il farmacologo (cioè un t ecnico specializzato nei contenuti, ma non
altrettanto nell’arte di organizzarli linguisticamente). Nonosta nte la legge preveda una loro
trasparenza linguistica, presenta in proposito un’ampia gamma di realizzazioni.
1.1. Lingue speciali
L’attenzione specifica verso le lingue speciali, nella tradizione italiana, risale agli anni ’30.
Nel 1935, Migliorini
5
, forse influenzato nella sua scelta dal sintagma francese langue spéciale
6
Nel 1939 invece, G. Devoto
,
utilizza per la prima volta l’espressione lingue speciali, per denominare le varietà impiegate in
settori specifici della vita sociale e professionale e caratterizzate da terminologie speciali.
7
5
Alla voce Prestito dell’Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, 1935, redatta da B. Migliorini.
, in diversi articoli pubblicati sulla rivista “Lingu a Nostra”,
delinea le caratteristiche di tali lingue: “[..] la lingua di queste cronache ha qualcosa in comune che
le deriva sia dall’argomento ben definito che tratta (ed è dunque lingua tecnica), sia dalle emozioni
che procura alle masse (ed è dunque lingua ricca di espressività, di popolarismi ), sia dalla sua breve
storia (e riflette dunque con maggiore immediatezza le correnti e le forze che affrettano il corso
6
L’espressione francese langue spéciale è documentata dal 1993 nel Trésor de la langue française, che cita come fonte
l’opera di J. Marouzeau, Lexique de la terminologie linguistique, Parigi, Geuthner, 1963. Per quanto riguarda la
tradizione francese segnalo, inoltre, che il Trésor de la langue française (s.v. spécialisé) registra anche, a partire dal
1976, la variante langue de spécialité.
7
G. Devoto, Lingua Nostra. Le cronache del calcio, I, Firenze, Sansoni, 1939, pp. 17-21 e pp. 114-121.
10
della lingua senza sentire il freno della tradizione).”
8
Negli studi italiani sulle lingue speciali si riscontra un problema terminologico, in quanto
non è stata ancora trovata una soluzione unanime riguardo alla scelta del termine adatto a designare
l’oggetto d’indagine. Le lingue speciali vengono, infatti, denominate sottocodici, linguaggi
settoriali, linguaggi tecnici, tecnoletti, gerghi, microlingue, lingue di mestiere, linguaggi
specialistici. Nonostante questa confusione, cercherò di definire l’argomento tenendo presente i
lavori di più studiosi, come ad esempio Beccaria, Berruto e Sobrero.
Quindi secondo questa definizione, si evince
che le lingue speciali sono caratterizzate da un patrimonio lessicale specialistico e , benché siano
utilizzate da specifici gruppi di parlanti, il loro tratto principale è tematico e non sociale.
Nel 1973, Beccaria
9
impiegò il sintagma linguaggi settoriali, espressione che mette ancora
in luce le caratteristiche presentate nella definizione del 1939 di Devoto. Beccaria utilizza questo
tecnicismo riferito a diverse varietà di lingua, collegate a settori eterogenei come la pubblicità, la
televisione, lo sport, la politica. Cortelazzo
10
Nel 1974, Berruto
invece definisce il linguaggio settoriale come “[…]
una varietà funzionale di una lingua naturale, dipendente da un settore di conoscenze o da una sfera
di attività specialistici, utilizzata, nella sua interezza, da un gruppo di parlanti più ristretto della
totalità dei parlanti la lingua di cui quella speciale è una varietà, per soddisfare i bisogni
comunicativi (in primo luogo referenziali) di quel settore specialistico”.
11
Nel 1971, in un saggio di Wandruska
utilizza il termine sottocodice che definisce come una “varietà del
codice lingua caratterizzata da una serie di corrispondenze aggiuntive, che cioè si aggiungono a
quelle comuni e generali del codice (soprattutto a livello lessicale), e usata in corrispondenza a sfere
e settori definiti di attività all’interno della società e in dipendenza dall’argomento di cui si parla”.
Con questa definizione, Berruto mette in evidenza i tratti aggiuntivi delle lingue speciali nel
confronto della lingua standard.
12
8
Ivi pp. 17-21.
, viene utilizzato il termine tecnoletto, che rimanda al
tecnicismo rigoroso delle lingue speciali. Come si può os servare, nella formazione di questa
espressione vengono utilizzati il prefisso tecno-, che rientra nella serie formativa rappresentata da
tecnopoli, tecnocrazia, e il suffis so –letto, che rientra nella serie formativa di dialetto, idioletto .
Entrambi gli affissi contribuiscono a rendere l’espressione più trasparente ai lettori.
9
G. L. Beccaria, I linguaggi settoriali in Italia, Milano, Bompiani, 1983, p. 7.
10
M. A. Cortelazzo, Lingue speciali. La dimensione verticale, Padova, Unipress, 1994.
11
G. Berruto, La sociolinguistica, Bologna, Zanichelli, 1974, p. 68.
12
M. Wandruszka, I. Paccagnella, Introduzione all’interlinguistica, Palermo, Palumbo, 1974.
11
Inoltre, il termine microlingua usato da Balboni
13
Più recente è, invece, la denominazione linguaggi specialistici
appare inadeguato perché implica una
minore capacità espressiva delle lingue speciali, queste ultime essendo dotate di maggiori
potenzialità lessicali, testuali, fonetiche e morfosintattiche della lingua standard.
14
Nonostante le varie e numerose nomenclature italiane, uno studio recente mette in luce la
tendenza del sintagma lingue speciali verso la codificazione, che rispecchia le varie scelte
terminologiche adottate da alcuni paesi europei, tra i quali ricordo il francese langue spéciale o
l’inglese special language. Quest’ultima non è riuscita a imporsi, perciò si sono affermate
espressioni come language for specific purposes (LSP) e language for special purposes.
, che va riservata a quei
linguaggi diversi dalla lingua comune che utilizzano regole proprie e simboli particolari. In
concomitanza con questa espressione viene usato il termine linguaggi settoriali, dove le prime si
differenziano dalle seconde per un più alto livello di specializzazione.
Al fine di ottenere una comunicazione efficace, che possa raggiungere il suo obiettivo
comunicativo, ed efficiente, che presenta quindi un equilibrio tra il dispendio di risorse e il risultato
ottenuto, le lingue speciali devono presentare alcune caratteristiche particolari. Le prime due che
presenterò sono state identificate da Serianni
15
, le altre tre da Gotti
16
Un primo tratto distintivo delle lingue speciali è la monoreferenzialità, ossia la caratteristica
dell’univocità tra significato e significante che implica il non -ricorso all’omonimia e alla sinonimia,
contrariamente a quanto avviene nella lingua comune dove la designazione di un termine tramite la
stessa parola viene quasi interpretata come una forma di deficit linguistico.
.
Il secondo elemento di caratterizzazione è la neutralità emotiva secondo cui il tono del testo
è neutro e oggettivo. Quindi si dà maggiore importanza all’aspetto denotativo del termine,
trascurando quello connotativo.
Gotti introduce altri elementi specifici delle lin gue speciali: la precisione, criterio secondo
cui ogni termine si deve riferire al proprio concetto in maniera immediata; la sinteticità, grazie alla
quale i concetti si esprimono nella forma più breve possibile; la trasparenza, secondo cui il lessico
delle lingue speciali permette una rapida decodificazione del significato di un termine tramite
l’analisi della forma superficiale dello stesso.
13
P. E. Balboni, Le microlingue scientifico-professionali: natura e insegnamento, Torino, UTET Libreria, 2000.
14
A Sobrero, Introduzione all’italiano contemporaneo. La variazione e gli usi, vol. 2, Bari, Laterza, 1993, p. 239.
15
L. Serianni, Italiani scritti, Bologna, Edizioni Il Mulino, 2003, p. 81.
16
M. Gotti, I linguaggi specialistici, Firenze, La Nuova Italia, 1991, p. 21.
12
1.1.1. Tipologie testuali
Per quanto riguarda le tipologie testuali, per procedere alla classificazione d elle lingue
speciali ci possono essere svariati criteri: contenuto del testo, funzione dominante, rapporto tra
emittente e destinatario.
17
In base al contenuto cognitivo, esistono varie tipologie formali: testo medico, economico,
giuridico, ecc.
Quanto alle tipologie funzionali, rifacendosi al modello di Jakobson, i testi vengono
classificati a seconda della funzione comunicativa preminente: testi espressivi se si mette l’accento
sull’emittente, vocativi se l’enfasi è sul destinatario, referenziali se si insiste sul la realtà
extralinguistica. Al livello del testo in quanto discorso, i tipi di testo principali sono quello
espositivo (idee e concetti sono organizzati in modo oggettivo per analisi e sintesi), narrativo (fatti e
cose sono strutturati in ordine di spazio e tempo) e argomentativo (la disposizione di idee e
conoscenze mira a suscitare una reazione da parte del destinatario). È opportuno che l’emittente
abbia una buona padronanza dell’argomento, così come delle norme e convenzioni socio- retoriche
che regolano l’uso della lingua speciale per raggiungere determinanti scopi comunicativi.
Inoltre, si possono individuare diversi livelli specialistici determinanti da fattori quali la
situazione d’uso o il grado di competenza dei destinatari. Gotti
18
1. lo specialista si rivolge ad altri specialisti utilizzando termini specialistici (per esempio nei
testi specialistici come articoli scientifici su una rivista specializzata),
individua tre situazioni
comunicative:
2. lo specialista si propone una finalità di dattica e illustra la sua disciplina a soggetti non
esperti, impiegando il linguaggio specialistico (per esempio nei testi istruttivi, come guide e
manuali d’istruzione),
3. con un i ntento divulgativo lo specialista fornisce a non s pecialisti informazioni su
determinati argomenti tecnici, ricorrendo alla lingua comune (testi divulgativi)
Infine, Sobrero
19
17
Classificazione proposta da A. Bianco in Lingue speciali e traduzione specializzata, Lecce, Adriatica salentina, 2002.
osserva come ciascuna delle suddette situazioni sia caratterizzata da un
diverso uso della lingua e da diversi tipi di testo: procedendo top-down, dal livello specialistico più
alto fino a quello più basso, decrescerà il numero di tecnicismi impiegati e la lingua sarà sempre
18
M. Gotti, I linguaggi specialistici, Firenze, La Nuova Italia, 1991.
19
A Sobrero, Introduzione all’italiano contemporaneo. La variazione e gli usi, vol. 2, Bari, Laterza, 1993.
13
meno formale; nel contempo, aumenterà la quantità di illustrazioni e spiegazioni per agevolare la
comprensione da parte degli utenti meno esperti.
1.1.2. Caratteristiche delle lingue speciali a livello intratestuale
In seguito a questo rapido esame a livello ex tratestuale, vorrei esporre alcuni tratti distintivi
delle lingue speciali a livello intratestuale, ossia le relazioni tra l e singole frasi e le unità maggiori,
come paragrafi e sezioni.
Le caratteristiche testuali e retoriche più evidenti nei testi scientifici, tecnici e nei manuali di
studio sono: impostazione rigorosa, con una netta scansione in blocchi di testo; riferiment o a
principi e postulati molto precisi; definizioni e illustrazioni esatte; uso di esempi, simboli, tabelle e
grafici.
20
L’organizzazione del discorso con una sequenza logica e gerarchica di parti e sottoparti è un
altro elemento molto importante ai fini d el successo della comunicazione; l’ordine in cui vengono
distribuite le informazioni è tanto più rigido quanto più il testo è specialistico.
Anche sul piano della testualità – “complesso di tratti in base ai quali un testo si
contraddistingue come unità s emantica e p ragmatica”
21
Per ciò che concerne i legami coesivi sintattici (coesione lessico grammaticale) che
esprimono coreferenza
– i testi specialistici possiedono
caratteristiche proprie. La testualità risulta dalla coerenza (continuità di senso) e dalla coesione
(legame semantico tra le varie parti del testo attraverso gli elementi linguistici di superficie);
entrano dunque in gioco fattori sintattici e lessicali.
22
, i testi specialistici tendono a evitare rinvii anaforici e cataforici
23
Quanto agli elementi lessicali (coesione lessicale), molto frequente è la ripetizione di
sintagmi o termini già espressi.
, ellissi e
sostituzioni che potrebbero compromettere la disambiguazione semantica; sono, invece, numerosi, i
connettivi logici testuali ( tuttavia, quindi, ne consegue) che rimarcano la successione del
ragionamento.
Vanno poi presi in considerazione gli aspetti morfosintattici delle lingue speciali, le quali si
differenziano non tanto per le regole particolari quanto per la maggiore frequenza di alcuni
20
G. Skytte, F. Sabatini, Linguistica testuale comparativa, Copenaghen, Museum Tusculanum Press, 1999.
21
A. Bianco, Lingue speciali e traduzione specializzata, Lecce, 2002, p. 10.
22
Si tratta di una relazione semantica tra elementi testuali aventi lo stesso referente.
23
Si tratta di rinvii a elementi testuali che sono già stati nominati ( anafora) o a cui si farà riferimento in seguito
(catafora).
14
fenomeni sintattici, come la preferenza per le forme verbali all’indicativo presente, il mancato uso
della prima persona singolare da parte dell’emittente, l’assenza del discorso diretto.
Una costante in ambito specialistico è la nominalizzazio ne, ossia la trasformazione dei
sintagmi verbali in sintagmi nominali. Strettamente connessa alla preferenza per la
nominalizzazione è la semplificazione della struttura del periodo: la paratassi prevale sull’ipotassi,
le frasi sono generalmente brevi e lineari.
24
Le lingue speciali preferiscono, inoltre, la diatesi passiva e la forma impersonale, in nome
della necessità di oggettivare e mettere in risalto il contenuto del testo, eclissando completamente la
figura dell’emittente; i riferimenti a se stesso da parte dell’autore sono alla terza persona (chi scrive,
l’autore).
Il tempo e il modo più frequenti nella comunicazione specialistica sono l’indicativo
presente; nel caso di istruzioni, l’italiano adotta l’infinito (imperativo in inglese), mentre per le
esemplificazioni si ricorre al congiuntivo esortativo (costrutto imperativo let us + infinito senza to
in inglese).
Riguardo la modalità, cioè l’atteggiamento del ricercatore verso le diverse asserzioni, alcuni
mezzi lessicali come avverbi, locuzioni, modi verbali – congiuntivo e condizionale – lasciano
trapelare delle spie significative sulla soggettività del parlante.
25
Di capitale importanza, per un’esposizione scientifica chiara ed efficace, è la scelta del
lessico appropriato. Trimble
26
Secondo la distinzione operata da Sager
fa la distinzione tra lessico tecnico e lessico sub tecnico. Il primo è
formato dai termini specializzati specifici di ogni settore, il secondo include i vocaboli della lingua
comune sottoposti a specializzazione semantica e i termini aventi lo stesso significato nei vari
domini tecnico-scientifici.
27
1. termini specifici di una data disciplina usati da soli esperti (neoformazioni o parole della
lingua comune rideterminate semanticamente),
, si possono individuare tre gruppi terminologici:
2. parole della lingua comune usate nelle lingue speciali senza variazione di significato,
3. parole della lingua comune impiegate con un’accezione ristretta.
24
M. Gotti, I linguaggi specialistici, Firenze, La Nuova Italia, 1991, p. 82.
25
M. T. Musacchio, La traduzione della lingue dell’economia dall’inglese all’italiano, Trieste, Lint, 1995, p. 60.
26
L. Trimble, English for Science and Technology, Cambridge, Cambridge University Press, 1985, pp. 128-130.
27
J. C. Sager, Manuale di terminologia. Aspetti teoretici, metodologici e applicativi, Milano, Editore Ulrico Hoepli,
2002.
15
1.2. La lingua medica come lingua speciale
La lingua medica presenta due caratteristiche che non si ritrovano insieme in nessun’ altra
lingua speciale. La prima è la ricchezza terminologica , per il fat to che in un dizionario circa un
lemma su venti è di ambito medico, o relativo all’anatomia, alla farmacologia e ad altre aree
connesse. La seconda c aratteristica è il fatto che la lingua medica ha una forte ricaduta sul
linguaggio comune, sia perché nel corso dell’esistenza è quasi impossibile non trovarsi ad affrontare
problemi di salute, sia perché vi sono frequenti interventi divulgativi dei grandi mezzi di
comunicazione di massa, come ad esempio la radio, le rubriche televisive o i supplementi
giornalistici.
Numerosi studiosi si sono domandati da dove proviene questa abbondanza terminologica
presente nella lingua medica. Le ragioni principali sono tre. La prima è che fino a buona parte del
‘900 i termini medici furono formati da composti di base greca e non si è fatto ricorso, come in
fisica, all’ampliamento semantico di termini già presenti nella lingua comune. Un’altra ragione è il
forte individualismo da sempre legato alla professione del medico, poiché curare i sofferenti
richiede un’iniziativa e un talento individuali, ma anche esperienza e competenze acquisite nel
corso della carriera. Di qui l’ambizione di lasciare una propria traccia linguis tica. Il terzo motivo è
rappresentato dalla complessità e dalla varietà dell’oggetto di studio, c ome l’anatomia e la
patologia.
Per dimostrare ancora una volta la complessità lessicale della lingua medica, vorrei riportare
di seguito un esempio tratto da un referto medico presentato da Peter Gross
28
Quindici minuti dopo che il paziente fu ricoverato al pronto soccorso, mentre il personale
medico stav a valutando il modo migliore per intervenire, egli perse conoscenza. Fu quindi
sottoposto alla rianimazione cardiopolmonare. Durante il tentativo di rianimazione, il paziente ebbe
. Nel caso che verrà
esposto, il paziente è un poliziotto di 47 anni che fu trasportato al pronto soccorso a causa di fitte
toraciche sottosternali. La crisi ebbe inizio 45 minuti prima del ricovero, mentre era al telefono. Il
dolore s’irradiava alla schiena e non diminuì fino al ricovero. Era associato a respiro affannoso,
vertigine e nausea. Ci fu un episodio di vomito. La moglie del paziente riferì che aveva avuto una
crisi simile 2 ore prima, mentre sollevava una cassa di birra. Inoltre, quella stessa mattina, il
paziente aveva avuto uno svenimento, seguito da palpitazioni, e non era più riuscito a riposare.
28
P. Gross, Medical english: conversazioni e terminologie nella pratica clinica, 2° ed, Roma, Cic edizioni
internazionali, 1998, pp. 111-112.
16
una tachicardia sinusale, segnalata dall’elettrocardiogramma, ma il tracciat o rimaneva in ogni modo
normale. Continuava ad avere pressione sanguigna non misurabile ed era anche apnoico. I tentativi
di fargli aumentare la pressione, per mezzo di un trattamento con soluzione fisiologica salina ,
dopamina e angiotensina II, non ebbero successo.
Le pupille del paziente rimasero dilatate e non reagirono alla luce per tutto il tempo della
rianimazione cardiopolmonare. Dopo 20 minuti di trattamento la rianimazione cardiopolmonare fu,
perciò, sospesa, e il paziente dichiarato deceduto.
Nella tabella seguente metterò in paragone la terminologia utilizzata dal paziente per
esprimere i suoi sintomi durante le crisi e la terminologia invece usata dai medici nelle malattie
cardiache:
Terminologia specifica utilizzata da un
paziente con problemi cardiaci
Termini medici specifici utilizzati nelle
malattie cardiache
- mi faceva male lo stomaco
- mi sono sentito come soffocare
- ho sentito questo terribile dolore
- …come se qualcuno mi camminasse sul
torace
- …come se qualcuno m’afferrasse per il
petto
- avevo le vertigini, mi sentivo intontito,
mi si è oscurata la vista
- il cuore prese a sobbalzarmi nel petto, a
battere irregolarmente, sembrava fosse
impazzito
- avevo le palpitazioni
- caviglie gonfie, di meno al mattino, di
più la sera
- tosse a colpi brevi e secchi, specialmente
di notte
- ho perso l’appetito per ogni genere di
cibo e il mio peso è calato di circa 7 kg
in 3 settimane
- versamento pericardico, empiema,
tamponamento
- valvole cardiache, lembi valvolari
- stenosi valvolare, insufficienza valvolare
- il sistema di conduzione cardiaca, fasci
intraventricolari; le branche del fascio
- nodo del seno, nodo atrioventricolare
- pressione polmonare di incuneamento
- elettrocardiogramma: derivazioni per le
estremità, derivazioni precordiali, asse
QRS principale; emiblocc o anteriore
sinistro/destro; blocco di branca
- fibrillazione atriale
- toni, toni extra, rumori cardiaci, rumori
di clic , rumore di sfregamento
pericardico
- insufficienza cardiaca congestizia
- congestione polmonare, edema
polmonare
- ortopnea, dispnea notturna parossistica
- infarto miocardico
Tabella 1. Paragone terminologia paziente – terminologia medico.
17
Come si è appena dimostrato tramite questo esempio, il lessico medico è caratterizzato da
elementi distintivi ed esclusivi che consentono di distinguere la lingua medica da altre lingue
speciali e dalla lingua comune. Questi segni aggiuntivi consentono di far fronte alle esigenze di
denominazione più estese o più raffinate della lingua medica rispetto a quelle della lingua comune.
Ad esempio, come si è g ià visto, l’espressione medica fibrillazione atriale è stata esposta dal
paziente come “il cuore prese a sobbalzarmi nel petto, a battere irregolarmente, sembrava fosse
impazzito” o “avevo le palpitazioni”.
I tecnicismi specifici della lingua medica rappresentano un insieme estremamente variegato,
comprendendo sia termini condivisi dalla lingua comune, come ad esempio cuore, fegato, cervello,
sia termini esclusivi che appartengono a certe branche specialistiche, le cui origini possono essere
molto antiche oppure recentissime.
1.2.1. Origini della lingua medica
Gli elementi di origine greca e latina, che formano la maggioranza dei termini medici
attuali
29
I tecnicismi specifici più antichi risalgono al greco di Ippocrate e Galeno e rappresentano
una vera pietra filosofale nella terminologia medica, sopr attutto in ambito dell’anatomia ( perone,
epigastrio) e della patologia ( alopecia, artrite). La fortuna del modello greco si spiega sia con la
facilità del greco di formare composti trasparenti, facilmente analizzabili, sia con il prestigio della
medicina greca sul pensiero medico fino all’inizio dell’età contemporanea.
rappresentano, dal punto di vista storico, un insieme quanto mai vario: alcuni vitali, s enza
mutazioni da più di due millenni, altri parzialmente innovativi, altri creati nel corso dei secoli.
Anche il la tino risulta essere una lingua d ominante nel lessico medico. I romani non
produssero opere di scienza medica, ma tradussero molto dal greco lasciandoci calchi semantici dal
greco e per quel che riguarda l’italiano e le altre lingue romanze, un certo numero di termini relativi
soprattutto all’anatomia esterna, come ad esempio occhio, cute, e agli organi interni più importanti,
come ad esempio cuore, polmone.
29
Ci si può farne un’idea approssimativa dell’estensione della terminologia medica in uso oggi, tenendo presente che
dizionari medici di uso pratico, come ad esempio M. Garnier, Dizionario dei termini di medicina, Bologna, Monduzzi,
1992 o P. Benigno, P. Li Voti, Lessico medico italiano, Torino, Edizioni Medico-Scientifiche, 1999, o Lessico medico:
italiano-francese, francese-italiano, Milano, Il polso, 1989 o A. Manuila, L. Manuila, M. Nicole, H. Lambert,
Dictionnaire français de médecine et biologie, Parigi, Masson e Cie, 1970, contengono quasi tutti circa 150.000 termini.
18
Queste forme latine ven gono recepite nel volgare italiano in età diverse. Inoltre, molti
termini latini vengono reintrodotti durante il Rinascimento, soprattutto in anatomia.
Con il passar del tempo, entrano a far parte del vocabolario medico italiano termini formati
in Francia, grazie ai grandi sviluppi della scienza medica francese e della medicina ospedaliera, e
del successo dei lessici medici francesi, tradotti e usati ampiamente in Italia. È il caso di granulare
(fr. granulaire, lat. granularis) e capillare (fr. capillaire, lat. capillaris, e), allele (fr. allèle, gr.
allelon), drenare (fr. drainer), pipetta (fr. pipette).
Certe parole o espressioni inglesi sono ormai diventate di uso comune nella lingua medica
italiana e sono in costante aumento. Esempi sono: by pass, clearance (eliminazione), crush
syndrome, clonazione in stand by (in attesa), …nei pazienti non responders (che non rispondono),
day surgery (chirurgia ambulatoriale), screening (selezione), gli effetti terapeutici vengono valutati
in base all’end point (l’esito definitivo, l’effetto di un trattamento).
1.2.2. Il francese medico
Non è casuale il fatto che sia stata la scuola francese, della quale è ben nota la sensibilità
verso la dimensione sociologica, a condizionare la scelta nomenclatoria che ricadrà sul sinta gma
langue spéciale, ritenuto appropriato alla des ignazione di “une langue qui n’est employée que par
des groupes d’individus placés dans des circonstances spé ciales”
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Innanzitutto, vorrei soffermarmi sulla terminologia del francese medico, in particolare
sull’etimologia e sull’evoluzione dei suoi termini. Come già sostenuto ed esposto nel paragrafo
precedente, il controllo e la conoscenza del vocabolario medico si basano sulla conoscenza di radici
greche e latine. L’etimologia è quindi essenziale per impararlo. Per esempio, il significato di
endométrite può facilmente essere compreso dalle sue componenti di origine greca: il radicale métr-
(fr. matrice, ita. matrice), il prefisso endo- (fr. à l’intérieur, ita. all’interno) e il suffisso –ite (fr.
inflammation, it a. infiammazione). Quindi questo termine si riferisce a un infiammazione del
rivestimento uterino.
. Il francese medico ha avuto
difficoltà di resistere all’influenza della lingua inglese, l’ultima “lingua franca” della medicina.
Oltre alla crescente penetrazione della lingua inglese, il francese medico è stato minacciato anche
dal’impatto forte che hanno avuto le riviste pubblicate in inglese. Tuttavia, esso rimane dinamico e
imponente.
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J. J. -B.-M. Vendryes, Le langage. Introduction linguistique à l’histoire, Paris, La Renaissance du Livre et Albin
Michel, 1968, pp. 272-286.