Dispersione di particelle pesanti in turbolenza - Indagine sperimentale e analisi di Voronoi
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Relatore Prof. Renzo Piva Correlatore Ing. Claudia Nicolai Introduzione Questa tesi si ripropone di analizzare la dispersione di particelle in un flusso tur- bolento a shear omogeneo, ciò costituisce un’innovazione in quanto abitualmente tali analisi vengono effettuate per flussi turbolenti isotropi. La scelta di un flusso “Homogeneous Shear Flow” (HSF) favorisce una trattazione più rigorosa perchè es- ente da disomogeneità, inoltre questo tipo di flusso può essere utilizzato in prima approssimazione come modello per gran parte dei flussi multifase reali. Il lavoro è stato svolto in due momenti: il primo dedicato alla sperimentazione, ovvero l’acquisizione dei dati, ed il secondo riguardante l’analisi dei dati ottenuti attraverso il metodo delle aree di Voronoï. L’acquisizione vera e propria dei data- set è avvenuta durante il tircoinio, della durata di 4 mesi, svolto presso l’istituto CNR-INSEAN, utilizzando parte di un set-up pre esistente adattato, la dove nec- essario, alle esigenze dell’analisi sperimentale da svolgere. Si è trattato quindi di acquisire delle immagini del flusso inseminato illuminato da una lamina di laser, tali acquisizioni sono state precedute dalla taratura del sistema di misura. In secondo momento invece, ho rielaborato i dati collezionati ed ho effettuato un analisi sui campioni acquisiti legata all’individuazione delle particelle. L’indivudazione dei centri delle particelle è finalizzata alla verifica della presenza del fenomeno dell’accumulazione preferenziale. Questa è una problematica sulla quale sono state svolte numerose indagini, a causa della sua ricorsiva presenza in natura e della sua difficile modellizzazzione. Sono state svolte numerose simulazioni nu- merichedalnotevoleonerecomputazionale, chenonpresentanolacompletaaderenza alla realtà essendo basate su un modello semplificato del fenomeno, da qui la neces- sità di un’analisi parallela di natura sperimentale. Per verificare la presenza di questo fenomeno ho misurato l’ampiezza delle aree di Voronoï associate ad ogni particella. Essendo le dimensioni delle aree proporzionali alla concentrazione di particelle all’interno dell’acquisizione, più l’area risulta essere di piccole dimensioni, più alta è la concentrazione di particelle in quella determinata zona. Hoindividuato, attraversoilconfrontodeidatisperimentaliconquelliottenuti da Ferenc e Neda 1 relativi ad una distribuzione poissoniana di particelle, un’area caratteristica del clustering. Ho trovato così la misura dell’area sotto la quale si può parlare di clustering perchè, paragonata ad una distribuzione casuale di particelle, risulta essere più piccola di quanto in effetti non sarebbe se non fosse presente il fenomeno del clustering. 1 J.-S. Ferenc, Z. Neda / Physica A 385 (2007) 518–526 1 Oltre ad eseguire quest’analisi rigorosa sulla presenza del clustering, ho effettuato un’analisi di natura qualitativa relativa all’allineamento dei clusters a 45 ° , sostenuta dalla trattazione rigorosa di natura sperimentale e numerica svolta in “Cluster- ing of inertial particles in homogeneous sheared turbulence” 2 L’analisi delle aree di Voronoï a questo livello non fornisce informazioni precise sulla geometria com- plessiva risultante dalla connessione delle aree, ma permette una visualizzazione qualitativa delle struttre coerenti associabili al clustering. Questo allineamento è il risultato dell’interazione delle strutture vorticose presenti in flussi a shear omogeneo e l’accumulazione preferenziale delle particelle inerziali. A partire dai dati analizzati ho ritrovato, nel piano che contiene il profilo del flusso, la presenza di clusters allun- gati a differenza di ciò che si può osservare nel piano parallelo al fondo del canale. Tali evidenze porterebbero ad avvalorare la tesi dell’interazione tra particelle pesanti e strutture turbolente in fluissi multifase. Il fenomeno del clustering ha diverse applicazioni, dalla riduzione della resistenza viscosa a causa della coalescenza di bolle, al recupero di materiali inquinanti in filtri industriali, come al recupero di particolato nella post combustione. L’esempio di più evidente di clustering nella vita di tutti i giorni riguarda la coalescenza di particelle di acqua all’interno delle nubi che una volta raggiunta una dimensione sufficientemente elevata precipitano sotto forma di pioggia. La tesi si articola in tre capitoli: nel primo capitolo viene introdotto il fenomeno dal punto di vista teorico spiegando il comportamento di flussi multi-fase, e illustrando le strutture presenti all’interno di flussi a shear omogeneo. Nel secondo capitolo invece viene illustrato il set-up e il principio di funzionamento dei componenti dello stesso. Nel terzo capitolo invece è illustrata la modalità di elaborazione dei data-set ovvero la definizione delle aree di Voronoï, la loro misurazione ed il confronto con la distribuzione Poissoniana. 2 C. Nicolai, B. Jacob, P. Gualtieri, R. Piva; “Clustering of inertial particles in homogeneous sheared turbulence” (2011). 2 1 Introduzione teorica al problema I flussi che presentano una fase dispersa con la tendenza all’accumulazione preferen- ziale, sono piuttosto rilevanti per quanto riguarda l’ambito industriale e ambientale. Iflussimultifasicisonocaratterizzatidallapresenzadiunafasecontinua, chechiame- remoflussoportante,edunafasediscreta,chechiameremofasedispersa. Nell’ambito di questa tesi la fase continua non sarà altro che un flusso d’acqua, mentre la fase dispersa sarà composta da particelle sferiche di vetro di dimensione d = 0.25mm. Quando si parla di accumulazione preferenziale in un flusso multifase ci si riferisce alla tendenza delle particelle, a seconda delle loro caratteristiche di dimensione e densità, ad assecondare le forze presenti nel flusso. Queste forze, avendo preso in esame un flusso turbolento a shear omogeneo, sono generate dai vortici presenti. Le particelle, interagendo con questi ultimi sono repulse dalla forza centrifuga, accumulandosi nelle zone esterne ai vortici. In materia esistono numerosi esempi ap- plicativi, infatti questo fenomeno può essere d’aiuto per l’ottimizzazione di reazioni chimiche quali ad esempio la combustione. Inoltre la formazione di clusters è ricercata in ambito ambien- tale per far coalescere sostanze inqui- nanti prodotte a seguito di processi in- dustriali, le quali sono così facilmente removibili. Unodeifenomenicheèstatoaddottoalclusteringèl’aumentodellavelocitàtermina- le delle particelle in flussi turbolenti, numerosi studiosi hanno cercato di quantificare e caratterizzare tale fenomeno attraverso l’analisi numerica e sperimentale. In gene- rale per effettuare delle simulazioni tenendo costanti alcuni parametri si preferisce utilizzare la numerica, tuttavia modelli per la risoluzione di un campo a turbolenza omogenea ed isotropa sono stati solo recentemente ottenuti 1 . Questa tesi si ripropone di analizzare, in un flusso con fase dispersa diluita, l’effetto della presenza di gradienti di velocità all’interno del flusso turbolento sull’accumu- lazione preferenziale. L’analisi delle aree di Voronoï metterà in evidenza la presenza di zone di clustering (zone di accumulazione preferenziale) attraverso il confronto dei dati sperimentali con quelli di una distribuzione Poissoniana delle particelle. 1 Lucci ed al, 2010 3 1.1 Cenni di Turbolenza Per comprendere le difficoltà nella realizzazione di un modello che tenga conto della presenza di due fasi in un flusso turbolento a shear omogeneo, ho ritenuto utile introdurre i concetti fondamentali della turbolenza. Questa breve introduzione è necessaria per entrare poi in merito alle tecniche, numeriche e sperimentale adottate per la risoluzione e sperimentazione di tali campi fluidodinamici. Un flusso è definito turbolento quando il moto delle particelle, seppur descritto dalle equazioni di Navier-Stokes, risulta tutt’altro che prevedibile. Due grandi proprie- tà della turbolenza sono la capacità di mescolare fluidi differenti e la capacità di dissipare energia cinetica. Se si risolvono le equazioni di Navier Stokes 2 per nume- ri di Reynolds 3 molto ampi queste, essendo fortemente dipendenti dalle condizioni iniziali, determineranno un campo istantaneo molto diverso cambiando di poco le condizioni iniziali. Non potendo definire in maniera esatta le condizioni iniziali di un esperienza sperimentale, si realizzeranno una serie di campi istantanei che saranno mediati e comporranno la media di ensamble del flusso, il risultato non sarà più deterministico bensì statistico. 2 Le equazioni di Navier-Stokes ci permettono di risolvere in maniera deterministica un campo fluidodinamico, si esprimono nella forma indiciale ρ Du i ∂t =ρf i − ∂p ∂x i +(λ+μ) ∂ ∂x i ∂u k ∂x k +μ ∂ 2 u i ∂x j ∂x j che, se consideriamo un fluido incomprimibile (∇