7
Prima di tutto è necessario specificare il particolare significato di città
digitale: questo è un termine prettamente europeo che traduce, pur con
sostanziali modifiche, esperienze maturate negli Stati Uniti basate
sullo scambio di informazioni, in ambito locale, mediante computer.
Si considera pertanto il termine città digitale come l’evoluzione-
trasformazione europea dei community networks statunitensi.
Questi ultimi erano servizi telematici, antecedenti all’avvento di
Internet, nati con lo scopo di rafforzare la coesione nell’ambito delle
comunità locali.
Nell’era della globalizzazione economica, della presunta perdita delle
peculiarità e delle identità locali, i community networks emersero col
fine dichiarato di salvaguardare il senso di appartenenza e le culture
locali.
In Europa si parla, invece, di digital cities e civic networks in quanto
le tecniche e gli strumenti tecnologicamente avanzati si legano
maggiormente al governo della città.
Il termine città digitale quindi non rappresenta un modello teorico
astratto applicato ovunque allo stesso modo ma, al contrario, una
varietà flessibile di sistemi di comunicazione che hanno sviluppi
diversi secondo il contesto sociale in cui operano.
Alle città digitali sono assegnate due funzioni: quella di e-government
e quella di marketing territoriale. Ci si aspetta che la presenza e gli
investimenti monetari e lavorativi, nel campo della digitalizzazione,
portino ad una maggiore competitività dei privati nel settore
economico, una migliore visibilità con vantaggi pubblicitari, un
miglioramento nello scambio di conoscenze (know-how) e di
informazioni che rilancino tutte le attività produttive.
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Dal punto di vista politico è il funzionamento della macchina
burocratica al centro dei pensieri degli amministratori locali.
A partire dal 1995 si è assistito, nel nostro Paese, alla febbrile corsa
verso un primato telematico alla quale nessun attore sociale si è
sottratto. Tutti i partiti politici, soprattutto in vicinanza delle tornate
elettorali, hanno investito sulla presenza in rete, risorse ingenti: i
Comuni, le Province e le Regioni hanno dato vita a sistemi complessi
di informatizzazione degli uffici pubblici e, sebbene lavorando in
maniera incostante e scoordinata, hanno investito miliardi di lire nella
creazione di siti Internet istituzionali e reti civiche.
Questa tesi si propone di registrare quali sono stati gli sviluppi più
interessanti e di esaminare quali saranno le future evoluzioni di questo
processo soprattutto per ciò che riguarda le potenzialità sovvertitrici
delle gerarchie territoriali, di cui la telematica è investita.
L’interesse principale, nel corso dello studio si è incentrato, in maniera
approfondita, sul ruolo delle Amministrazioni Pubbliche delle zone
considerate marginali del nostro Paese: si è, infatti, cercato di scoprire
quanto i progetti telematici rilanceranno il territorio locale nell’ambito
del globale rappresentato dalla rete mondiale.
Su questo tema si è anche analizzata l’importanza della presa di
coscienza del settore pubblico e l’importanza di un suo intervento
riequilibratore proprio per creare i presupposti di un generale
assestamento territoriale che il settore privato, impegnato
nell’investire laddove trova un concreto riscontro economico ed un
utenza preparata, non potrà mai rendere possibile.
9
Il lavoro è diviso in quattro parti: le prime tre sono incentrate sulla
nascita delle digital cities in Italia, sulle modalità di sviluppo che
producono nell’incontro con il contesto italiano e sui risultati fin qui
ottenuti.
Ogni parte corrisponde ad un diverso angolo visuale dello stesso
fenomeno: storico, teorico e normativo.
Nella ricostruzione tematica questa divisione ha il proposito di offrire
un quadro d’insieme ed un’analisi completa che lo studio di ogni
singola componente lascerebbe lacunoso e parziale.
L’ultima parte, invece, si occupa di un caso di studio.
Il primo capitolo, come detto, mira ad una ricognizione storica del
fenomeno: si inizia dalle origini, nel 1965, del progetto ARPANET, la
costruzione di una rete nazionale militare senza un nodo centrale
affinché potesse sopravvivere ad un eventuale attacco nucleare da
parte dell’Unione Sovietica.
In seguito si analizza il passaggio dalla rete militare alla rete civile e
da questa a quella globale.
Nel terzo paragrafo del primo capitolo si ha la descrizione della rete
Internet negli anni ‘90 con particolare riferimento alla sua
strutturazione odierna negli Stati Uniti ed in Europa. Un certo
interesse è riservato anche, senza peraltro scendere nei particolari, ad
alcuni aspetti tecnici quali i protocolli di trasmissione e l’architettura
www della rete: queste nozioni risulteranno certamente utili al fine di
definire gli ambiti e le possibilità tecniche entro le quali le
Amministrazioni sono costrette a muoversi.
10
La ricostruzione storica prosegue con lo studio del fenomeno dei
community networks nel Nord America (Stati Uniti e Canada): la
prima generazione, nel 1991, dei pionieri e la seconda, nel 1993, della
differenziazione e dello sviluppo.
La descrizione si fa man mano più analitica e dettagliata quando dal
continente americano si passa a quello europeo mentre l’ultima parte
del capitolo è completamente dedicata al fenomeno delle città digitali
in Italia, sorto all’inizio del ’95 con le prime reti civiche ed esploso nel
1996 con studi, conferenze e soprattutto con l’interessamento sempre
più esteso delle Amministrazioni Pubbliche .
Il proposito del secondo capitolo è quello di affrontare il dibattito
teorico sul fenomeno delle città digitali, in maniera particolare per ciò
che si riferisce agli aspetti geografici:
- la questione della connessione tra le nuove tecnologie, la
partecipazione dei cittadini alla vita politica e il prospettarsi di un
nuovo tipo di democrazia;
- la questione della presunta morte della distanza, che le reti
globali causerebbero e che porterebbe alla fine della tradizionale
concezione della geografia;
- la questione della dialettica tra pubblico e privato e tra
programmazione e libero mercato nella ridefinizione delle
gerarchie territoriali nel mondo della telematica.
Questo quadro è servito per comprendere le dinamiche in atto e poter
dare un giudizio complessivo sul ruolo degli Enti Pubblici nel campo
della informatizzazione dell’agire politico e per poter affrontare e
giudicare il caso di studio in esame.
11
La terza parte si concentra nell’analisi del ruolo delle Autorità italiane
nel processo normativo e sull’azione politica degli organi competenti
nel campo dell’introduzione delle nuove tecnologie nella Pubblica
Amministrazione, mirando a fornire una chiave di lettura sintetizzabile
in due punti:
- presa di coscienza dell’importanza strategica delle tecnologie
della comunicazione nella Pubblica Amministrazione;
- predisposizione di un disegno unitario che omologhi il
panorama nazionale e cancelli gli squilibri tra gli enti più o meno
predisposti e le realtà territoriali più o meno avanzate.
Nel primo caso si sono fatte rientrare tutte le norme in materia di
trasparenza, velocità e buon funzionamento della P.A., introdotte in
Italia negli ultimi anni, nel secondo l’istituzione dell’AIPA, con tutti i
progetti sviluppati da questa Autorità, ed il “Piano d’azione per l’e-
government” promosso dal Governo nel Giugno 2000.
La quarta ed ultima parte si riferisce ad un progetto concreto: Il
Progetto SICI (Servizi Informativi a Cittadini e Imprese) della
Amministrazione Provinciale di Pesaro-Urbino. A questo progetto, il
più coerente della provincia, si è cercato di applicare le concezioni e le
riflessioni maturate nel corso del lavoro, in particolare per ciò che
concerne l’entroterra e le zone più svantaggiate dal punto di vista delle
vecchie tipologie di comunicazione, con realtà comunali soggette ad
un preoccupante decremento di popolazione ed ad un impoverimento
delle risorse produttive che avrebbero la possibilità di rilanciarsi nel
contesto globale con l’utilizzo delle nuove tecnologie di rete
12
1. La Storia di Internet
1.1 L’evoluzione telematica
Al giorno d’oggi il computer è diventato, al pari di altri prodotti ad
alta tecnologia, di utilizzo comune nel mondo industrializzato, al
punto che ci troviamo di fronte ad un processo di alfabetizzazione
informatica di dimensioni notevoli:
La Società dell’Informazione è un nuovo modello di organizzazione delle
attività umane che si regge sulla gestione elettronica delle informazioni
codificate in entità immateriali chiamate bit - abbreviazione dell’inglese
"binary digit" (cifra binaria): ossia "0" o "1" le due cifre usate nella
numerazione binaria che è alla base del linguaggio dei computer - e sulla
trasmissione delle stesse informazioni attraverso reti di telecomunicazione
sempre più estese e capillari. 1
Si sente parlare sempre più spesso di un nuovo modello organizzativo
della società che andrebbe a rivoluzionare gli assetti politici,
amministrativi e urbanistici del nostro Paese.
1
T. Bonanni, introduzione a Telelavoro e Teleservizi: l’uso delle telecomunicazioni
avanzate per una metodologia di recupero urbano, 1999, Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”, Facoltà di Architettura, Tesi di Laurea in Urbanistica, pag. 10.
13
Prima di addentrarci nello studio degli sviluppi più recenti di questa
rivoluzione digitale e prima di cercare, attraverso le parole dei
maggiori esperti del settore, un’anticipazione degli scenari urbani dei
prossimi anni, si ritiene fondamentale ripercorrere le fasi più
importanti dell’evoluzione telematica dagli anni Sessanta in poi.
Possiamo sintetizzare questo percorso:
attraverso la successione di quattro "ondate" che sintetizzano l’evoluzione
della microelettronica, dell’informatica e delle telecomunicazioni1
La prima fase, che copre il decennio 1960-1970, è stata quella della
diffusione e crescita dei cosiddetti mainframe: i grandi elaboratori
centrali dei quali si avvalsero per lo più istituzioni ed organizzazioni
d'alto livello.
Dalla fine degli anni settanta, invece, con la realizzazione del personal
computer:
il riferimento di questa nuova evoluzione divennero gli individui, sia
all’interno delle aziende – dove i singoli calcolatori personali venivano
man mano collegati tra loro attraverso la nascita e lo sviluppo delle
cosiddette reti locali – sia all’interno delle abitazioni.2
La terza ondata, che investe il periodo attuale, vede la creazione e la
diffusione delle cosiddette autostrade digitali: il processo di
interconnessione dei singoli calcolatori e la costituzione di un'unica
infrastruttura di rete a livello mondiale.
1
Op. cit., pag.10.
2
Op. cit., pag. 11.
14
L’evoluzione attualmente in atto è quella che poi consentirà il passaggio
alla quarta ondata, vale a dire alla costruzione della Società
dell’Informazione vera e propria, caratterizzata dalla centralità di un
contenuto completamente digitale.
Il concetto di multimedialità grazie alle possibilità offerte dall’utilizzo
della rete mondiale di interconnessione si è amplificato:
Dalla multimedialità intesa come possibilità di usare più mezzi di
comunicazione integrati su un unico supporto, si è passati alla
multimedialità come trasmissione e ricerca di informazioni sulla rete. I
sistemi di trattamento e trasmissione di dati, voci e immagini sono stati
totalmente rivoluzionati dalla possibilità di "digitalizzare" tali
informazioni e di usarle in maniera interattiva.1
Tutto questo ha portato alla possibilità di condivisione, su scala
planetaria, di banche dati e conoscenze e alla velocizzazione della
circolazione delle stesse liberate dal fardello materiale.
E il motore di tutto ciò ha oggi un solo nome: Internet. Dentro Internet, il
più grande circuito telematico del pianeta, stanno nascendo gli ambienti e
i miti dei prossimi decenni. Iniziamo dai numeri: circa tre milioni di
calcolatori collegati tra loro, circa trenta milioni di utenti, alcuni miliardi
di dati multimediali trasportati ogni giorno da un capo all’altro del
mondo; notizie alla portata di tutti, centinaia di musei collegati sul filo del
telefono, migliaia di giochi, negozi virtuali dove acquistare, con la carta di
credito, beni di ogni tipo.2
1
Op. cit., pag.11.
2
Op. cit., pag.11.
15
1.2 Le origini della rete
Cerchiamo ora di ripercorrere, nel dettaglio, la sequenza temporale e
le modalità della estensione mondiale di Internet.
Fu J.C.R Licklider del MIT nell’Agosto del 1962, parlando della sua
concezione di galactic networks, a descrivere per primo un sistema di
interconnessione tra calcolatori molto simile alla rete Internet di oggi:
Egli pensò ad una serie di computer, globalmente interconnessa, mediante
la quale chiunque potesse accedere facilmente a banche dati e programmi
da qualunque luogo.1
Licklider era a capo del programma ARPA (Advanced Research
Project Agency) teso a restituire agli Stati Uniti il primato scientifico
che l’Unione Sovietica sembrava, soprattutto dal 1957 con il lancio
dello Sputnik, aver messo in crisi.
L’amministrazione Eisenhower aveva deciso infatti, anche grazie alla
cooperazione di scienziati come James R. Killan Jr., di favorire:
la creazione di una agenzia per lo sviluppo scientifico che portasse
all’unione di esercito, marina militare e aviazione.2
1
B.M. Leiner, V.G. Cerf, D.D. Clark, R H. Kahn, L. KleinRock, D.C. Lynch , J. Postel,
L.G. Roberts, S. Wolff, A Brief History of the Internet, version 3.31, 2000, disponibile
all’indirizzo web: http://www.isoc.org/internet-history/brief.html, pag. 1.
2
V. Anconetano, Storia di Internet, disponibile all’indirizzo:
http://milo.scintilla.it/internet/index.html , pag. 1.
16
Superata l’ostilità delle alte gerarchie militari, restie alla sottomissione
ad una sola autorità decisionale, l’ARPA aveva previsto la creazione
di una rete informativa interna che basava la sua forza nell’assenza di
un nodo centrale la cui distruzione avrebbe impedito il funzionamento
dell’intero sistema.
1.3 Arpanet
Il sistema prevedeva il collegamento di computer distanti fra loro con
possibilità di interscambio di documenti ed applicazioni e nacque
dopo studi condotti negli USA da Leonar Kleirock e Paul Baran ed in
Gran Bretagna da Donald Watts Davies.
Accadde che il lavoro al MIT (1961-1967), al RAND (1962-1965) ed al
NPL (1964-1967) si fosse sviluppato in parallelo senza che alcuno dei
ricercatori fosse venuto a conoscenza del lavoro degli altri.1
I ricercatori inglesi ed americani, all’oscuro gli uni degli altri,
arrivarono a definire un metodo di trasmissione simile definito packet
switching: la rete, senza autorità gerarchica e composta di nodi
indipendenti, avrebbe comunicato attraverso la scomposizione dei
messaggi in pacchetti, targati ed indirizzati verso la propria meta
finale ed infine ricompattati.
1
B.M. Leiner et al., op. cit., pag.2.
17
Al consolidamento ed allo sviluppo della rete ARPA (ARPANET)
parteciparono autorevoli informatici come Enghelbart, l’inventore del
mouse, che mise a disposizione il suo gruppo di lavoro per la
realizzazione del NIC (Network Information Center) e Wesley Clark
che progettò la organizzazione di sottoreti, definite poi come IMP
(interface message processor):
non andavano collegati tra di loro due computer ma andava usata una
sottorete di computer uguali tra di loro per trasmettere e ricevere dati, in
modo che ogni computer collegato avesse dovuto imparare solo il
linguaggio della sottorete e non quello di tutti i computer.1
Tra il 1968 ed il 1969, creato il primo IMP, avvenne la prima svolta
con la realizzazione dei primi nodi nelle università:
Grazie al primo sviluppo da parte di Kleinrock della teoria del packet
switching ed al suo lavoro di progettazione, analisi e misurazione, il suo
Network Measurement Center presso l’UCLA [University of California
Los Angeles] fu scelto per costituire il primo nodo della rete ARPANET.2
Al nodo di Los Angeles fecero seguito quello di Santa Barbara
(UCSB), della Stanford University e dell’University of Utah.
Nell’ottobre 1972 Robert Kahn organizzò la prima dimostrazione di
ARPANET all’ International Computer Communication Conference
(ICCC):
1
V. Anconetano, op. cit., pag.3.
2
B.M. Leiner et al., op. cit., pag. 3.
18
questa fu la prima dimostrazione aperta al pubblico delle nuove
tecnologie di rete (network tecnology).1
Nello stesso anno comparve il primo esempio di posta elettronica
(electronic mail) grazie a March Ray Tomlinson della BBN (Bolt
Beranek and Newmann).
1.4 Il protocollo TCP/IP
Altro punto di svolta nella storia dell’evoluzione della rete Internet fu,
nel 1973, il progetto di Vinton Cerf e Robert Kahn di un nuovo
protocollo di trasmissione definito come protocollo TCP/IP, basato sul
concetto di packet switching.
L’aumento dei nodi Arpanet e di conseguenza dei computer connessi
alla rete rendeva indispensabile la codifica di un nuovo linguaggio
informatico comune a tutti, a prescindere dal sistema operativo
utilizzato.
In una open architecture network , ogni singolo network può essere
progettato e sviluppato separatamente e può avere la sua personale e unica
interfaccia che può offrire a tutti gli altri utenti inclusi altri Internet
providers .2
Si trattava di unire le necessità riferite alla modalità open architecture
della rete (flessibilità del linguaggio e della trasmissione) a quelle di
uniformità della comunicazione.
1
Op. cit., pag. 3.
2
Op. cit, pag. 4.
19
Tecnicamente, il protocollo TCP/IP è formato da due protocolli distinti
che svolgono funzioni diverse nella trasmissione dei dati: il TCP gestisce
l’organizzazione dei dati e il controllo della trasmissione di questi ultimi,
in quanto, poiché i dati da inviare sono troppo grandi, ne ridimensiona la
grandezza, li spezzetta in pacchetti più piccoli e li ricompone nel
momento in cui arrivano al computer scelto. Compito del protocollo IP è
invece quello di trasmettere i dati e di gestire il traffico fra i diversi
computer collegati1
Il protocollo IP infatti impacchetta i dati e li invia scegliendo il
percorso migliore per arrivare a destinazione. L’indirizzamento
avviene mediante un sistema di catalogazione dei siti attraverso una
serie numerica.
Questo sistema è stato poi affiancato da un altro metodo chiamato
FQDN (Fully Qualified Domain Name) che caratterizza i siti con nomi
simbolici del tipo sito.dominio.
1.5 Da Arpanet ad Internet
Con l’introduzione del concetto di open architecture e di conseguenza
del protocollo TCP/IP il nucleo originario della rete ARPANET inizia
a perdere il suo predominio tanto che:
1
V. Anconetano, op. cit., pag. 4.
20
Sin dal 1985, la rete Internet si era strutturata come una tecnologia di
supporto all’attività di una vasta comunità di ricercatori e studiosi, ed
aveva iniziato ad essere utilizzata da altre comunità per comunicazioni
giornaliere via computer.1
Tra il 1982 ed il 1983 il Dipartimento della Difesa statunitense prese
atto della nuova evoluzione della rete e favorì la divisione della rete
ARPANET in due sottoreti: MILNET, di carattere militare e NSFNET
(National Science Foundation Network) riservata alle Università ed
agli Istituti di Ricerca.
I siti militari, in questo modo, rimanevano collegati agli Istituti di
Ricerca solo grazie ad alcuni gateway che potevano essere in qualsiasi
momento disconnessi per la sicurezza dell’intero sistema.
Tra il 1984 ed il 1989 i nodi passarono da 1000 a 100.000 e la
diffusione di questi favorì la nascita delle prime comunità virtuali
(WELL, Whole Earth Lectronic Link, è la prima, nel 1985).
Nel 1986 due studenti dell’Università del Nord Carolina diedero vita
ai newsgroup: gruppi di discussione via Internet fra persone che
condividono uno stesso interesse.
Nel 1988 la prima infezione elettronica colpì il 10% dei 60.000
computer in rete: a seguito di ciò nasce il CERT (Computer
Emergency Response Team).
Nello stesso anno naque anche IRC (Internet Relay Chat), canale
attraverso il quale gli utenti chiacchierano tra di loro in diretta.
1
B.M. Leiner et al., op. cit., pag. 8.