pag. 3
Premessa indispensabile allo sviluppo di tali tendenze sono le nuove
tecnologie di pagamento, dalla smart card alla moneta digitale, passando
attraverso i sistemi di certificazione e autenticazione crittografica, che, da
applicazioni prevalentemente warfare ai tempi della seconda guerra
mondiale, sono balzate agli onori e alla pratica della cronaca del comune
cittadino “virtuale” che voglia tutelare la propria privacy.
Non solo le principali piazze d’affari vivono la fibrillazione seguita
all’introduzione e negoziazione dei titoli tecnologici, ma il sistema creditizio
tutto sta attraversando una fase di riposizionamento strategico che trova il
suo perno nell’electronic banking.
Questo lavoro si propone di analizzare le sfide poste non tanto a
quanti debbano ripensare la propria filosofia d’impresa per tenere il passo
con l’evoluzione tecnologica, quanto alle istituzioni preposte alla tutela
della stabilità e dell’integrità dei mercati e del commercio internazionale,
chiamate a confrontarsi con un fenomeno crescentemente preoccupante e
paradossalmente sempre più invisibile: quello dell’infiltrazione della
criminalità organizzata nei gangli vitali dell’economia legale.
È dato ormai confermato dalla quotidiana operatività delle forze di
polizia la capacità della criminalità di sondare con lucidità e
determinazione straordinaria tutte le opportunità offerte dal mercato per
la realizzazione dei propri traffici, traducendo in realtà, spesso
“precorrendo” i tempi, occasioni di operatività in condizioni di anonimato,
sicurezza ed efficienza, rendendo conseguentemente difficile predisporre
dei sensori idonei a rilevarne caratteristiche e portata.
Internet, in tal senso, con il suo portato di “indeterminazione”
giuridica e libertà dai lacci delle regolamentazioni nazionali, apre alle
organizzazioni criminali scenari quasi insperati di operatività commerciale
e finanziaria, allettante e discreta, consentendo di varcare confini nella
frazione di un istante, mescolarsi al flusso magmatico delle informazioni e
occultarsi con tutta disinvoltura.
Vedremo nel corso dell’esposizione come le organizzazioni criminali
abbiano già iniziato a tessere una rete di contatti e di scambio di
informazioni di natura “commerciale” sul loro traffico principale, quello
degli stupefacenti, proprio attraverso Internet, come ha denunciato la
pag. 4
Commission on Narcotic Drugs delle Nazioni Unite, in occasione della sua
Quarantesima Sessione tenutasi a Vienna nel Marzo 1997.
Non sembra molto remoto un futuro in cui la rete potrebbe farsi
testimone di quelli che oggi potrebbero sembrare scenari da fanta-
criminalità: la creazione di un mercato della domanda e dell’offerta di
stupefacenti in rete, in cui il consumatore finale possa provvedere
direttamente al pagamento della dose on-line, avvalendosi dei nuovi
strumenti di pagamento.
A fronte di quanti nutrano dubbi sulla capacità delle organizzazioni
criminali di attrezzarsi in tal senso e conservino un’immagine naïve e
“romantica” del mafioso con ‘coppola e lupara’, si oppone la quotidiana
constatazione della inarrestabile specializzazione e globalizzazione del
crimine, accanto e “oltre” l’integrazione dei mercati finanziari
internazionali, passando attraverso la conclusione di alleanze strategiche
6
con altri gruppi criminali, soprattutto nell’area centroeuropea e
mediterranea, volte alla conquista di canali di accesso privilegiati a nuovi
mercati
7
.
Diciamo “oltre” la creazione di aree di libero scambio, quali il
NAFTA, “oltre” il portato di libertà di circolazione delle persone, dei
capitali, delle merci e dei servizi del mercato unico europeo, perché le
organizzazioni criminali hanno saputo creare dei circuiti internazionali
indipendenti, inserendosi in qualsiasi traffico, lecito o illecito, purché
redditizio, traendo vantaggio dal caos politico ed economico generato dalla
disgregazione dell’URSS, approfittando dei primi aneliti di apertura
commerciale della Cina
8
e, più in generale, infilandosi in ogni varco creato
6
Flagrante testimonianza di ci Ł data dalle risultanze dell operazione Green Ice, che ha svelato raccordi e
collusioni fra i cartelli di narcotrafficanti colombiani ed organizzazioni criminali italiane per l importazione e
la distribuzione della cocaina. Complessivamente l operazione ha portato al dispiegamento di una vasta rete
di cattura, tesa fra 8 paesi, che danno l idea dell estensione geografica delle alleanze suddette: Stati Uniti,
Italia, Spagna, Regno Unito, Canada, Isole Cayman, Costa Rica, Colombia cfr. Gilmore, William Dirty
money: the evolution of money laundering countermeasures, Council of Europe Publishing, Strasbourg,
1999, p. 18
7
Umberto Fava a questo proposito ha sottolineato come l associazionismo organizzato possa contare su
esperienze tecnologicamente avanzate e si caratterizzi per il superamento degli antichi limiti territoriali, per
l ampiezza della sfera di azione, per l accentuata capacit di assorbimento della delinquenza comune locale,
per la diversificazione e per la specializzazione delle strutture operative (cfr. Fava, Umberto La
criminalit organizzata in Istinform - Guida agli adempimenti anti-riciclaggio, Bancaria Editrice, Roma,
1996)
8
Richards, James R. Transnational Criminal Organization, Cybercrime and Money Laundering: a
Handbook for Law Enforcement Officers, Auditors and Financial Investigators, CRC Press, New York,
pag. 5
dalle leggi penali di un paese o dalle défaillances di un “sistema a legalità
variabile
9
”.
Si può trarre un’immagine esaustiva di questo intrecciarsi di tele di
ragno dallo sviluppo delle nuove rotte di traffico dell’eroina, come
evidenziato dal Rapporto “Facing the challenge” dell’UNDCP (1997):
A corollario di ciò, le attività delle organizzazioni criminali hanno
crescentemente richiesto, per non dire imposto, una
“professionalizzazione” degli operatori criminali, per tenere il passo con le
strategie, divenute allo stesso tempo, più sofisticate e più lucrose,
soprattutto per quanto concerne la movimentazione degli ingenti capitali
frutto dei traffici illeciti.
Infatti, un’organizzazione criminale, al di là delle sue fattispecie
specifiche, è stata da vari autori
10
intesa né più né meno che come un
1999, p. III; Savona, Ernesto (a cura di) Mafia issues: analyses and proposals for combating the mafia
today, ISPAC, 1993, p. 201 e ss.; Ciappi, Silvio Becucci, Stefano Massari, Monica Mencaglia, Nicola
Crimine organizzato: strategie di contrasto in tema di narcotraffico e riciclaggio, Lalli Editore, Siena, 1999,
p. 17 e ss.
9
Violante, Luciano (a cura di) I soldi della mafia: rapporto 1998, Editori Laterza, Bari, 1998, p. XI
10
Cfr. Kopp, Pierre L analyse Øconomique des organisations criminelles in Ehrenberg, Alain (ed.), Vivre
avec les drogues : rØgulations, politiques, marchØs, usages, Collection Communications n 62, Seuil, Paris,
pag. 6
soggetto economico, ovvero, per usare le parole di Masciandaro come “un
insieme di individui e beni strumentali associati tra loro con lo scopo di
scambiare o produrre in modo esclusivo servizi e beni di natura illecita,
ovvero servizi e beni di natura lecita con mezzi illeciti o di origine
illecita”
11
, mosso dall’obiettivo principale, se non unico, di accumulare
risorse e quindi di crescere. Una prospettiva dinamica che si dispiega non
solo sul fronte economico, ma anche, specularmente e pericolosamente,
su quello sociale e politico, approfittando di ogni vulnerabilità economica,
finanziaria ed istituzionale del contesto di riferimento.
Il preciso inquadramento della criminalità organizzata, tuttavia, non
è così pacifico come tali definizioni potrebbero far pensare. Anzi, la stessa
Conferenza Ministeriale Mondiale sulla Criminalità Transnazionale
Organizzata tenutasi a Napoli nel 1994 non è riuscita a concludere i suoi
lavori con una definizione che potesse raccogliere un generale consenso. I
problemi sorgono non solo dalla diversità dei sistemi giuridici nazionali
che si trovano a contrastarla, ma anche dalla variegata modalità di forme
che la criminalità riveste nelle diverse aree geografiche, come riassunto
nella constatazione in tale sede formulata: “the groups vary in shape and
size and in skills and specialisations. They operate in different geographic
domains and different product markets and use a variety of tactics and
mechanisms for circumventing restrictions and avoiding law enforcement.
Transnational criminal organisations range from highly structured
organisations to more fluid and dynamic networks
12
”.
Come Gilmore evidenzia, in mancanza di tale prospettiva unificante,
proliferano gli approcci fondati sulla rispondenza ad un certo set di
caratteristiche. Viene qui di seguito presentato quello elaborato dalla
Royal Canadian Mounted Police
13
, ma quasi tutte le agenzie di law
1996 e il successivo studio in corso di pubblicazione : Organised crime: strategies and countermeasures an
economic analysis (1998)
11
Masciandaro, Donato Mercati e illegalit : economia e rischio criminalit in Italia , EGEA, Milano, 1999,
p.4
12
Cfr. Gilmore, William Dirty money: the evolution of money laundering countermeasures, Council of
Europe Publishing, Strasbourg, 1999, p. 15
13
Richards, James R. Transnational Criminal Organizations, Cybercrime and Money Laundering: a
Handbook for Law Enforcement Officers, Auditors and Financial Investigators, CRC Press, New York, 1999
(rielaborazione)
pag. 7
enforcement ne hanno prodotto uno analogo che ha raccolto un più o
meno ampio consenso da parte delle altre strutture di contrasto :
Si tratta comunque di un dibattito di lunga data. Da anni gli
studiosi si dividono fra quanti interpretano le organizzazioni criminali
come “impresa” (ormai giunta ai livelli di complessità e di articolazione di
una multinazionale) e quanti, invece, le vedono più come una sorta di
“governo” centralizzato del mondo criminale
14
, prospettiva che, peraltro,
non ha mancato di attirare le critiche di quanti ritenevano che tale
nozione non rendesse adeguatamente conto della plasticità di tali
organizzazioni e portasse a sovrastimare le ricadute di una eventuale
decapitazione delle “menti direttive”. Il filone critico che ne è scaturito ha
reimpostato l’analisi in termini sistemici, fornendo una spiegazione teorica
all’apparente incongruenza tra articolazione gerarchica dei rapporti e
rispetto della “libertà d’iniziativa” a livello individuale, in forza del ruolo di
coordinatore, “esterno” all’organizzazione, attribuito al mercato
15
.
14
Schelling in un saggio del 1971 intitolato Economics and Criminal Enterprise sosteneva una specificit
del crimine organizzato in quanto alla capacit di controllare l insieme delle attivit dell economia
sotterranea, traendone un profitto, congiuntamente alla capacit di porsi come definitore delle regole del
gioco, tramite il ricorso alla violenza e alla minaccia. A questa teoria si contrappone quelle di Peter Reuter
(Disorganised Crime. The Economic of the Visibile Hand, 1983) che nega la natura monopolistica del
controllo territoriale delle organizzazioni criminali, di cui evidenzia la durata nel tempo, l aspetto gerarchico
e il coinvolgimento in una molteplicit di attivit .
15
Cfr. Kopp, Pierre, op. cit.
pag. 8
Non minori dibattiti sono sorti dall’interpretazione della tipologia di
potere esercitato sul mercato stesso: a fronte di quanti sostenevano
trattarsi di un tipico modello di monopolio, volto a sfruttare tutti i vantaggi
tipici di tale situazione (economie di scala, prezzi elevati, lobbying e
opportunità di dettare le regole del gioco), si sono contrapposti coloro vi
riscontravano i segni caratteristici dell’oligopolio, ovvero della coesistenza
di diverse organizzazioni di dimensioni medio-grandi, esercitanti specifiche
pretese territoriali. Non vi veniva riscontrata tanto una forma pura,
quanto una variante dell’oligopolio non cartellizzato con frange. Nella
sostanza si sarebbe trattato di una molteplicità di organizzazioni criminali
coesistenti, ma non legate da accordi (cartelli), circondate da una frangia
di criminali indipendenti
16
, sulla base della constatazione che non
necessariamente, come ritenuto da altri pensatori, l’organizzazione si
sarebbe mossa in direzione di una posizione dominante (accrescendo il
numero di membri), per una questione di costi e di rischi di defezione
17
.
Tale modello, però, ammetterebbe delle significative eccezioni,
proprio per quanto attiene ai comparti degli stupefacenti e del riciclaggio,
nei confronti dei quali si riconoscerebbe la tendenza all’integrazione
verticale tra organizzazioni, per fruire delle specializzazioni operative di
ciascuna nella produzione di beni e servizi illegali, in condizioni di
economia di scala, prezzo di monopolio, ottimale ripartizione dei rischi e,
come sottolinea Kopp, internalizzazione delle esternalità negative dovute al
ricorso alla violenza
18
.
Tale riflessione interviene in supporto di una rilevazione fatta
all’inizio: la paradossale “invisibilità” delle organizzazioni criminali.
Ebbene, non solo l’autorevole opinione degli studiosi e degli specialisti
della materia, ma anche il quotidiano confrontarsi con la realtà soccorrono
alla constatazione che, salvo occasionali rigurgiti dovuti a regolamenti di
conti, la criminalità organizzata ha segnato un “avanzamento” nella sua
curva di apprendimento, verso la consapevolezza che l’arma più efficace in
suo possesso non è tanto la violenza, efferata e rumorosa, quanto la
16
Cfr. Kopp, Pierre, op. cit
17
Cfr. Kopp, Pierre, op. cit.
18
Cfr. Kopp, Pierre, op. cit.
pag. 9
corruzione, sottile ed silenziosa. Un’arma tutt’altro che poco “produttiva”
al fine del raggiungimento degli scopi prefissi, anzi, ancor più
pericolosamente efficiente. Infatti, tanto la violenza è foriera di allarme e
inquietudine delle coscienze, capace di scatenare una pressione tale sulle
forze dell’ordine da indurle ad agire con immediatezza e con forza, tanto la
seconda è invisibile e subdola, e proprio per questo devastante a livello
civile, perché coperta da un manto di complicità che rischia di offuscare le
coscienze e provocare un progressivo “svuotamento della democrazia”
19
che mette in pericolo tanto lo Stato, quanto la società, au sens large, e il
mercato.
Spontaneo chiedersi a questo punto quale sia stata la risposta
avanzata dal fronte della legalità tanto a livello nazionale, quanto
internazionale. Ebbene, a confrontarsi con il summenzionato
dispiegamento internazionale di mezzi e di trame criminali, si schierano
nel solo contesto europeo una quarantina di diverse e non coordinate
strutture di polizia e istituzioni giudiziarie nazionali, impacciate da una
molteplicità di codici penali. Il contesto italiano, è in qualche modo
“privilegiato” nel senso di disporre di apparato investigativo con una
particolare expertise nella lotta alla criminalità organizzata, ma ciò non
toglie che vi siano talvolta dei frastagliamenti nel fronte di contrasto al
riciclaggio, nel momento in cui le agenzie coinvolte a livello operativo
vadano ben oltre la Guardia di Finanza o la Divisione Investigativa
Antimafia, che sono per disposizione normativa i diretti referenti della
Financial Intelligence Unit nazionale, ovvero l’Ufficio Italiano Cambi.
Si rapporti tale problematica a livello internazionale e si
comprenderà come le forze inquirenti, chiamate a reprimere fattispecie di
riciclaggio spesso non coincidenti a livello definitorio
20
, ma diramate a
19
Violante, Luciano I soldi della mafia: rapporto 1998, Editori Laterza, Bari, 1998, p. XI
20
La Direttiva europea stessa in materia, recepita secondo i principi giuridici propri a ciascun sistema
giuridico penale nazionale (in mancanza di un diritto penale europeo ), ha avuto come risultato che l obbligo
di criminalizzazione del riciclaggio ha finito per includere tutte le forme di crimine in alcuni stati (Belgio,
Germania, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Danimarca) ed esclusivamente la fattispecie del traffico
di stupefacenti in altri (Francia, Spagna, Lussemburgo, Portogallo). Stesso problema si Ł posto per l obbligo
di segnalazione dei casi sospetti che in Irlanda e nel Regno Unito, diversamente dagli altri paesi, Ł stato
assoggettato ad un reato d obbligo , in virtø del quale il dovere deontologico di segnalazione Ł stato
trasformato in dovere penalmente e non amministrativamente sanzionato, come accade altrove - cfr. Vairo,
Gaetano Riciclaggio: problema di assetto e prospettive di rafforzamento normativo, preventivo e
pag. 10
livello internazionale, si siano spesso trovate a superare incongruenze e
incomprensioni nello svolgimento delle indagini. Gli strumenti legislativi
internazionali si stanno affinando nell’intento di dare una soluzione a
questo problema, tracciando un quadro quanto più possibile omogeneo,
fondato sulla cooperazione e sullo scambio di informazioni. Ma la strada è
lunga e procede per piccoli passi, a volte per compromessi. Uno dei
problemi, a volte usato come alibi, contro cui si frangono i tentativi di
dare una svolta al problema internazionale del riciclaggio è quello del
segreto bancario e delle isole di “complicità” che lo coltivano: i paradisi
fiscali.
La combinazione tra questi ultimi e la possibilità di conduzione di
transazioni finanziarie in rete, già peraltro disponibile, rischia pertanto di
fare il gioco dei soggetti criminali, nel loro articolare complesse ma, tutto
sommato, convenienti strategia di fuga dalle maglie della giustizia.
Vedremo nel prosieguo a quali strumenti e artifici tecnici possa fare
appello un criminale per far perdere le sue tracce nel web, ricostruendo
alcune fattispecie di ‘cyberlaundering’, ipotizzabili sulla base delle
opportunità attualmente disponibili, e le contromosse individuate dalle
forze dell’ordine.
Va evidenziato, tuttavia, che non di mera partita a scacchi
tecnologica tra due avversari si tratta. Non è predisponendo dei
“cybercops” che si potrà arrestare il fenomeno del riciclaggio in rete. Per
quanto potenti e sofisticate le soluzioni tecniche possano essere, la loro
efficacia rischia di essere vanificata proprio dalle caratteristiche più
intrinseche di internet: la sua flessibilità, la sua natura “effimera”, la sua
velocità di trasferimento delle informazioni. Da sole non possono essere
sufficienti.
La soluzione più ragionevole, sembrerebbe pertanto porsi a monte,
concentrando l’attenzione sui “nodi”
21
e i varchi tra contesto illegale e
legale attraverso i quali uomini e capitali siano costretti a transitare e
quindi possano essere identificabili e rintracciabili, attuando un
repressivo, relazione presentata al Convegno sulla Criminalit Organizzata Nazionale ed Internazionale,
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Roma, Gennaio 1998
21
Cfr. Righetti, Renato Tecniche di occultamento della ricchezza da parte delle organizzazioni criminali
in Violante, Luciano (a cura di) I soldi della mafia: rapporto 1998, Editori Laterza, Bari, 1998, p. 85
pag. 11
arbitraggio fra tutela della concorrenza e libertà di movimento dei capitali
a livello internazionale e tutela della credibilità e della legalità dei mercati
stessi, frapponendo degli argini, per quanto esili, alla marea montante
della disintermediazione in Internet.
pag. 12
CAPITOLO PRIMO: Quadro generale
1.1 Il legame fra crimine organizzato e riciclaggio
Il Piano d’Azione contro la Criminalità Transnazionale, tracciato nel
corso della Conferenza Ministeriale Mondiale tenutasi a Napoli nel 1994,
ha evidenziato come il legame fra riciclaggio e crimine organizzato
travalichi il mero carattere di attività specifica e necessaria, ma si estenda
al punto da farne un elemento proprio, intrinseco e strutturale delle
organizzazioni criminali
22
.
Tali organizzazioni, infatti, animate dall’obiettivo del profitto
23
,
articolano tipicamente il loro operato in tre momenti principali:
1) l’ accumulazione di risorse attraverso le attività illegali;
2) il riciclaggio dei proventi di tali attività;
3) il re-investimento delle somme ripulite
24
.
Una prima definizione di massima del riciclaggio è quella di attività
criminale volta a dissimulare la natura illecita dei beni, a depurare il
denaro del suo “marchio d’origine
25
”, al fine di consentire di godere
impunemente dei frutti delle attività illecite commesse e reinvestirle in
attività lecite. Più precisamente, tale fenomeno viene generalmente
considerato come articolato in tre fasi:
1) collocamento (placement);
2) stratificazione (layering);
3) integrazione (integration).
La prima fase, rappresenta l’introduzione del denaro contante,
accumulato dallo spaccio di droga o altri reati, nel circuito finanziario e
bancario, attraverso la sua conversione in altri strumenti di pagamento.
22
Thony, Jean-Fran ois Laborde, Jean-Paul CriminalitØ organisØe et blanchiment , Revue
Internationale de Droit PØnal, vol. 68, n.1-2, 1997, p.413
23
Per dirla con le parole di Blum: it could be argued that money laundering forms a necessary part in the
commission of any crime, where a pecuniary profit is sought; in other words there would not be an incentive
to commit a crime unless the perpetrator was sure that, at some state, it would be possible to enjoy the
financial fruits of his crime , cfr. Hinterseer, Kris An economic analysis of money laundering , Journal
of Money Laundering Control, vol.1, n.2, October 1997, p. 154
24
Masciandaro, Donato Mercati e illegalit : economia e rischio criminalit in Italia , EGEA, Milano, 1999,
p. XIII
25
Cassese, Elisabetta Il controllo pubblico del riciclaggio finanziario, GiuffrŁ, Milano, 1999, p. 1
pag. 13
Viene considerata la fase più delicata e pericolosa per il riciclatore e
conversamente quella in cui è più facile l’intercettazione da parte delle
autorità inquirenti. È infatti la fase maggiormente labour-intensive e
quella in cui le tecniche di ripulitura tendono ad essere meno efficienti e
precise quando si trovano a dover gestire degli improvvisi incrementi di
denaro contante.
La stratificazione contempla un intreccio di operazioni finanziarie e
contabili, tanto più complesse quanto maggiore è il quantitativo di capitali
da ripulire, spesso condotte su scala internazionale, volte a far perdere le
tracce del denaro (il c.d. paper trail) e a tranciare ogni sua connessione
con il reato-presupposto. Spesso condivide alcune delle tecniche con la
fase di placement o si verifica in contemporanea con essa, quando, ad
esempio, il riciclatore deposita del denaro su un conto corrente e
contestualmente lo utilizza per acquistare degli strumenti finanziari, o,
ancora, quando applica la tecnica della strutturazione per frazionare delle
somme già introdotte nel sistema finanziario/creditizio, nell’intento di
ripartire il rischio o di rendere le transazioni meno visibili.
Anche l’ultima fase, quella del reinvestimento in attività legittime
(integrazione), che segna un’obiettiva battuta d’arresto dell’azione di
contrasto da parte delle autorità di pubblica sicurezza per l’estrema
difficoltà, a questo livello, di distinguere i capitali di origine illecita da
quelli di origine lecita, può contemplare il ricorso a tecniche tipiche anche
delle fasi precedenti e può iniziare fin dal placement
26
. Ad esempio, nel
momento in cui venga adottata la tecnica del “commingling funds”, che
prevede il ricorso alla copertura di un’attività legittima per confondere la
provenienza dei capitali, ogni attività di layering successiva potrebbe
essere considerata una mera precauzione addizionale per garantire una
sufficiente separazione fra il denaro e il reato presupposto, ma agli effetti
della sostanza i capitali sarebbero già stati re-investiti.
Come si può intuire, i tre stadi teorici non sempre si realizzano nella
realtà operativa con astratta meccanicità e scansione: possono presentare
dei gradi di complessità o semplificazione variabili, oppure risultano
confusi in un’unica operazione, come si verifica, in un caso tipico, nella
pag. 14
conversione di contanti in oro, che consente di soddisfare tre esigenze
contemporaneamente: disfarsi delle banconote, occultare la loro reale
origine e attuare un investimento
27
.
Una constatazione che è stata espressa anche dalla Corte di
Cassazione in due occasioni
28
:
- “in tema di riciclaggio, stante la fungibilità del denaro, non può
dubitarsi che il deposito in banca di denaro ‘sporco’ realizzi
automaticamente la sostituzione di esso, essendo la banca
obbligata a restituire al depositante la stessa quantità di denaro
depositato” (Cass., sez. II, 15 aprile 1986);
- (il riciclaggio può) “realizzarsi con una sola azione, comprendente
uno o più atti o fatti unitariamente collegati e susseguentesi in
un breve spazio di tempo, ovvero con più distinte azioni,
costituenti ulteriori violazioni della stessa norma incriminatrice,
eventualmente unite dal vincolo della continuazione” (Cass., sez.
II, 2 febbraio 1983).
Il riciclaggio consente all’organizzazione criminale di trasformare un
flusso di potere di acquisto potenziale, non direttamente spendibile in
consumi o investimenti, in quanto frutto di attività illegali, in potere
d’acquisto effettivo
29
, dotato di un vantaggio competitivo superiore. Il
denaro pulito, infatti, può aprire la strada ad un ventaglio di opportunità
di investimento molto più variegate e potenzialmente meglio remunerate di
quello sporco.
Un’organizzazione criminale si deve però confrontare con dei costi di
transazione molto particolari e molto elevati, a causa dell’incidenza del
rischio di individuazione da parte delle forze dell’ordine, che si riverbera
anche sul concetto di “proprietà” all’interno dell’organizzazione e sulla
quantificazione del valore dei beni e dei servizi criminali. La forzata
clandestinità ed opacità operativa, infatti, rendono difficile identificare il
26
Cfr. Cassese, Elisabetta Il controllo pubblico del riciclaggio finanziario, GiuffrŁ, Milano, 1999, p. 5
27
Thony, Jean-Fran ois Laborde, Jean-Paul CriminalitØ organisØe et blanchiment , Revue Internationale
de Droit PØnal, vol. 68, n.1-2, 1997, p.415
28
Cfr. Cassese, Elisabetta Il controllo pubblico del riciclaggio finanziario, GiuffrŁ, Milano, 1999, p. 5, nota
19
29
Masciandaro, Donato Mercati e illegalit : economia e rischio criminalit in Italia, EGEA, Milano, 1999,
p. 3
pag. 15
contributo del singolo esponente dell’organizzazione al provento,
generando controversie in merito all’esercizio dei diritti sulla parte di
spettanza che spesso sfociano in aperto conflitto.
I costi di un’operazione di riciclaggio con cui un’organizzazione
criminale è chiamata a confrontarsi presentano nello specifico tre
componenti ineliminabili:
- la “commissione” che viene versata agli intermediari (spesso indicata
nell’ordine del 10-15%);
- i costi organizzativi legati all’accesso al mercato del riciclaggio;
- i costi legati all’eventuale sequestro dei beni da parte delle forze
dell’ordine.
Questi fattori, secondo l’analisi di Pierre Kopp
30
contribuiscono a
definire una “naturale tendenza all’inefficienza” dell’organizzazione
criminale, che la indurrebbe a mantenersi al di sotto delle dimensioni
ottimali, ad aumentare la pressione gerarchica, a contenere l’estensione
dei mercati di attività e a crearsi un punto di ancoraggio locale, spesso
sulla base di una appartenenza etnica. Fattori, insomma, che
designerebbero una potenziale debolezza del crimine organizzato in quello
che Kopp chiama il processo di selezione che lo oppone alle organizzazioni
del fronte legale, tanto che sarebbe costretto a “déployer des trésor
d’ingéniosité pour se manternir
31
”.
È in questo stadio che si colloca una riflessione sulle opportunità
offerte dall’internet banking, dall’e-commerce e da tutto il correlato
strumentario di nuovi mezzi di pagamento. Un semplice confronto tra i
costi di un’operazione bancaria allo sportello ATM e una on-line, pone
immediatamente i termini della questione: dove la tradizionale costa
mediamente 1,07 dollari, quella via computer scende a 13 centesimi
32
e la
tendenza è quella a consolidare la contrazione al di sotto del 10% del costo
30
Cfr. Kopp, Pierre L analyse Øconomique des organisations criminelles in [Ehrenberg, Alain (ed.)
Vivre avec les drogues : rØgulations, politiques, marchØs, usages, Collection Communications n 62, Seuil,
Paris, 1996 e Kopp, Pierre Organised crime : strategy and counter measures an economic analysis (in
corso di pubblicazione), 1998
31
Cfr. Kopp, Pierre Organised crime: strategy and countermeasures an economic analysis (in corso di
pubblicazione), 1998, p. 19
32
Dati USA, riferiti al 1994 cfr. Bladwin, Fletcher N. Cyberpayments: the new weapon in money
laundering in Brill, Alan Baldwin, Fletcher N.- Munro, Robert Cybercrime and security, Oceana
Publications Inc., Dobbs Ferry, NY, September 1998, p.6
pag. 16
dell’operazione tramite bancomat. Le somme si tirano facilmente e non è
certo un caso che tutto il sistema bancario-creditizio sia in fermento per
assicurarsi una posizione competitiva nel nuovo mercato.
Naturalmente non tutti i capitali saranno riciclati per essere
reintrodotti nella main-stream economics; parte resterà a disposizione
dell’organizzazione per la prosecuzione/espansione delle attività nel
contesto illecito e avrà pertanto minori esigenze di ripulitura.
Secondo Masciandaro si può considerare la quota di capitali che
riaffluisce al settore legale a seguito di riciclaggio come un indicatore
dell’efficacia delle normative anti-riciclaggio, nel senso che tanto minore è
tale importo, tanto più congruo sarà stato il risultato conseguito dalle
autorità di controllo. Ma in ogni caso, l’infiltrazione dei capitali così
ottenuta rappresenta un punto a vantaggio dell’organizzazione criminale
che, impedendo l’individuazione di un reato e conseguentemente di un
delinquente, prosegue nella sua opera di inquinamento sociale.
Va rilevato che il riciclaggio comporta un lavoro investigativo per
così dire “alla rovescia” per le autorità inquirenti (cd. “investigazione
finanziaria”): si parte infatti “dall’esame di determinate espressioni
economico-finanziarie … [e] si risale alle fonti di finanziamento illecite,
costituite da gravi reati commessi dalla criminalità organizzata”
33
. Un
processo lento e tutt’altro che agevole.
Diventa cruciale a questo punto valutare l’incidenza delle specifiche
tecniche di riciclaggio adottate “tradizionalmente” dalla criminalità e
indagare le linee di tendenza nel breve-medio termine, per comprendere lo
scenario nel quale si combatte la lotta per la repressione del fenomeno. A
questo proposito non vanno sottovalutate le implicazioni dell’evoluzione
delle forme di mercato e delle funzioni degli intermediari, a seguito della
progressiva erosione della diversità fra banche e imprese finanziarie non
bancarie
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, che hanno avuto delle ricadute anche a livello del ruolo
dell’intermediazione rispetto alle esigenze del riciclaggio.
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Santamaria, Tommaso Misure di contrasto e segnalazione di operazioni sospette: premessa su una
recente sentenza assolutoria di intermediari bancari , Il fisco, 6/96, p. 1212
34
Masciandaro, Donato Mercati e illegalit : economia e rischio criminalit in Italia , EGEA, Milano,
1999, p. 35