/INTRODUZIONE
Questa tesi si riconosce in quella antropologia che ha
come soggetto di studio il “noi”, l'interno, e il qui e
ora. Gli argomenti analizzati riguardano prettamente il
contesto culturale occidentale, nel quale, tuttavia, è
possibile riscontrare alcune componenti dell'esotico che
caratterizza l'altrove antropologico. L'orizzonte, che
qui viene indagato, non è il luogo fisico dell'incontro
con l'altro, ma il luogo spazio-temporale in cui si
verificano i processi di trasformazione socio-culturale.
Questa alterità si costituisce all'interno della società
in cui è radicata: il mondo occidentale con le sue
psicosi, la sua storia, le sue peculiarità e il suo
essere investito da processi di profonda mutazione degli
apparati culturali e simbolici.
In questa sede, si è voluto sondare l'immaginario
fantascientifico, particolare ambito in cui si rivela la
mitologia della modernità. Una mitologia non più
archetipica, cioè riconducibile al principio generatore
di una cultura, ma “teleotipica” che comprende
l'esistenza delle finalità e del finalismo dell'umanità,
1
intese come scenari futuribili o come “fine” della
storia.
È stata proposta una lettura antropologica di quelli che
sono gli sviluppi immaginari dell'alimentazione del
futuro.
Lo studio delle pratiche, della cultura materiale, degli
attori sociali e della mitologia, associate
all'alimentazione, ha da sempre assunto una rilevanza
particolare per la comprensione delle culture umane nei
diversi contesti etnologici. Nel rituale
dell'alimentazione sono sedimentati gli aspetti che
definiscono la visione del mondo di un popolo, di un
gruppo sociale, di una sotto cultura. Questa particolare
assegnazione di significato deriva da una profonda
connessione del cibo con il corpo umano e con la sua
costruzione simbolica. Ciò che mangiamo entra a far parte
del corpo e questo dato di fatto fonda il significato di
fusione e di legame che caratterizza l'uso sociale del
cibo presso tutte le culture.
Riflettere sul futuro dell'alimentazione significa
investigare i sensi delle trasformazioni del corpo e
delle concezioni di umanità nei diversi incontri/scontri
con il contemporaneo.
2
Gli scenari e le immagini dell'alimentazione del futuro,
prodotti in seno alla cultura occidentale, non possono
che svelare quelle che sono le preoccupazioni, gli umori,
le attitudini di una società che si confronta con la
propria gestione delle risorse (competenza che fonda i
diversi apparati culturali) e con l'applicazione della
tecnologia, ovvero l'elemento che caratterizza la storia
socio-economica dell'Occidente. Alimentazione e
tecnologia, in questo contesto, rappresentano le due
estremità del processo di “civilizzazione” occidentale:
dove da una parte si trova l'elemento “naturale”, legato
alla biologia dell'uomo inteso come 'animale',
dall'altra si trova la sua componente più culturale
ovvero la tecnica. Nella negoziazione tra questi due
elementi si gioca il vissuto, la quotidianità e il
rapporto dell'uomo occidentale con se stesso e con il
mondo.
È stato scelto come campo il cinema, poiché esso, uno
dei più grandi fenomeni culturali del XX secolo, è
l'evento della storia moderna in cui si costruisce
l'immaginario occidentale, in cui intercorrono i sogni e
gli incubi di coloro che sono i produttori sociali di
3
tale immaginario: da una parte l'industria
cinematografica con i suoi 'creativi' e dall'altra, in
misura ancora più rilevante, il pubblico stesso al quale
il cinema è rivolto . È l'ambito in cui si verifica uno
scambio costante tra elaborazione di immagini e loro
fruizione. In particolare, il cinema hollywoodiano, in
virtù dei mezzi impiegati e del capitale investito,
detiene l'egemonia dell'industria culturale di massa e
attraverso i propositi dottrinali delle sue produzioni
cinematografiche determina la 'colonizzazione'
dell'immaginario occidentale.
Nella tesi che seguirà verranno indicati alcuni momenti,
estratti dal cinema di fantascienza, in cui saranno
presentati scenari futuribili relativi all'alimentazione.
La fantascienza, in particolare quella propriamente
distopica, fonda le sue radici negli umori e nelle fobie
e in generale nella coscienza collettiva della
contemporaneità. Le immagini dell'alimentazione del
futuro, desunte attraverso le lenti deformanti della
fantascienza distopica, rivelano aspetti della cultura
alimentare contemporanea e della produzione di
significati culturali ad essa connessi.
La prima parte della tesi passerà in rassegna le scene
4
in cui appaiono immagini di cibo. All'interno di ognuna
di queste schede filmiche avverrà una prima analisi dei
concetti successivamente esposti, rilevati attraverso
un'etnografia della narrazione del film o delle singole
scene.
In seguito, sono state individuate due diverse macro-
categorie: la prima corrisponde alla produzione di
immagini relative al futuro “prossimo”, in cui
l'alimentazione è immaginata come l'esacerbazione delle
tendenze attuali; la seconda è quella in cui vengono
prodotte le immagini relative al dissolversi della
cultura alimentare e della cultura tout court, successivo
all'inasprimento di quelle condizioni, che nel sentire
comune occidentale, incarnano il rischio di una
catastrofe globale.
Infine si è voluto indagare un altro scenario futuribile
che è quello dell'esaurimento del mondo terrestre e del
consequenziale abbandono del pianeta da parte
dell'umanità alla ricerca di altri mondi da fondare. Il
tema qui affrontato è tanto caro alla fantascienza
classica quanto alla scienza al servizio dei programmi
spaziali moderni e contemporanei.
A sostegno dell'analisi, si è fatto ricorso ad alcune
5
opere classiche d'antropologia dell'alimentazione (tra
cui quelle di Claude Fishler e Marvin Harris
1
), alla
letteratura filosofica per quanto riguarda la
riformulazione dell'ontologia e dell'etica, e infine si è
fatto uso di materiale informatico per il rilevamento di
dati tecnici.
Infine, questa tesi si riconosce nel recente tentativo
da parte dell'antropologia di investigare scenari e
contesti culturali futuri, nell'ottica di interpretare le
tendenze che andranno a fondare nuovi paradigmi. Il campo
di ricerca considerato è quello proprio della
Fantantropologia.
//LA FANTANTROPOLOGIA
Nel 2010 a Matera si svolse il Congresso Nazionale della
SIMBDEA (Società Italiana per la Museografia e i Beni
Demoetnoantropologici, di cui Pietro Clemente
2
è il
Presidente) dal titolo Essere contemporanei. Musei,
patrimonio, antropologia
3
. I partecipanti vennero
1 Ci riferiamo a Claude Fischler L'Onnivoro. Il piacere di mangiare nella storia e nella scienza, e a
Marvin Harris, Buono da mangiare. Enigmi del gusto e consuetudini alimentari e Cannibali e re.
Le origini delle culture.
2 Cattedra di Antropologia Culturale , Università di Firenze
3 Tutti i testi sono riportati sulla rivista Antropologia Museale , diretta da Vincenzo Padiglione, n.
25-26
6
chiamati a riflettere e a discutere su temi che
nell’ultimo decennio hanno accompagnato la ricerca e il
dibattito professionale dell’antropologia del museo e del
patrimonio italiana.
In quest'ambito si sono tenuti i primi incontri di
fantantropologia sul tema dei futuri possibili, per
rispondere alle emergenze del tempo. L'idea era quella di
compiere degli esercizi ludici di immaginazione
antropologica dei mondi possibili nel 2049, per far luce
sul futuro dell'antropologia e sul futuro dell'umanità.
Gli antropologi vennero esortati a riconoscere i limiti
dell'antropologia, che spesso in passato si è dimostrata
più sensibile «alla bellezza di quel che stava crollando
che all'ampiezza di ciò che si annunciava»
4
, nonostante
l'apporto “visionario” di quelli che hanno contribuito a
tessere un immaginario collettivo del futuro, alimentando
di volta in volta utopie, che agivano come
visualizzazioni di possibilità di cambiamento ancora
inespresse (si pensi all'uso da parte della controcultura
di Malinowski o della Mead), e distopie che emettevano
segnali di allarme, di implicita denuncia in anni di
esuberante ottimismo (si pensi alle visioni di entropia
sociale, di caduta dell'ethos del trascendimento, di
4 Cfr, Marc Augé, Rovine e macerie, 2004, Torino, Bollati Boringhieri.
7
declino delle differenze culturali, di cui De Martino e
Lévi-Strauss hanno lasciato indizi).
Spesso, ci riferisce Clemente
5
, la visione
“estetizzante” del tramonto di una cultura, gli intenti
allocentrici della disciplina, hanno celato un
pregiudizio che frapponeva una distanza temporale fra noi
e gli altri, i primi collocati nella contemporaneità e i
secondi, i nativi, ricacciati nel passato. Forse il
futuro (concetto 'poco empirico') è stato poco praticato
dagli antropologi, fin tanto almeno che non si è stati in
grado di riconoscere i segni del suo 'esaurimento' nel
presente. Consci di tale rischio, oggi, continua
Clemente, è tempo per l'antropologia di riallacciare il
suo pensiero al visionarismo fantascientifico, genere
con cui l'antropologia è strettamente imparentata.
Familiarità, questa, che forse un tempo è stata motivo di
“imbarazzo”, ma che oggi fonda la rinnovata autorevolezza
da parte dell'antropologia a parlare di futuro.
«La ragione, forse più imbarazzante del nostro intimo
rapporto con il futuro è la somiglianza di famiglia tra
antropologia e fantascienza»
6
, somiglianza rintracciabile
prima di tutto negli antecedenti dei due generi: i
5 Pietro Clemente, Esercizi più o meno ironici di immaginazione antropologica, in Lezioni di
Fantantropologia Esercizi ironici Commenti Bilanci, Antropologia Museale n. 25-26
6 Ivi, p. 6
8
resoconti dei viaggiatori in un altrove inesplorato,
fatto di paesaggi e di uomini 'straordinari'.
Antropologia e fantascienza nascono pressappoco negli
stessi anni (i primi del '900) e dalla stessa esigenza di
straniamento dello sguardo di cui si servì anche l'arte e
la politica, da lì in poi. Entrambi questi generi
crescono significativamente nel dopoguerra con lo
sviluppo di quella sensibilità preoccupata verso la
nostra stessa società e verso l'umanità che fa i conti
con la “catastrofe” e con la stessa apocalisse. Entrambe
fanno ricorso ad un linguaggio familiare per costruire
in modo suggestivo, credibile e coerente le alterità,
siano esse identificabili con l'incontro coi nostri
contemporanei, che con gli 'alieni' di un altro pianeta o
con le stranezze di un mondo prossimo venturo. Da poco
più di un ventennio
7
, vediamo l'antropologia partecipare
in modo sempre più significativo al dibattito interno a
quei settori di studi culturali conosciuti come Cyborg
Anthropology e Post-human studies.
Durante i suddetti incontri di fantantropologia, venne
lanciato uno sguardo sulla 'colonizzazione'
dell'immaginario tribale da parte dell'immaginario
occidentale, in cui antropologia e fantascienza sono
7 Ibidem.
9