1
1. Introduzione
It is a staggeringly small world that is below. In the year 2000, when they look back
at this age, they will wonder why it was not until the year 1960 that anybody began
seriously to move in this direction.
Da “Plenty of Room at the Bottom”, Richard P. Feynman, December 1959 -
1.1. Electrospinning: il passato che diventa
futuro
Negli ultimi anni, sia in ambito industriale che per quanto concerne la ricerca
scientifica, si è registrata una forte attenzione nei confronti delle fibre polimeriche
submicroniche (e nanometriche) e sulle loro numerosissime potenzialità in molti
settori
1
.
Quando il diametro delle fibre è dell’ordine dei micrometri (es. 10 – 100 µm), o
dell’ordine dei nanometri (es. 0,01 – 0,1 µm), queste mostrano comportamenti
sorprendenti come ad esempio un elevato rapporto superficie\volume, elevate
proprietà meccaniche e una maggiore funzionalità superficiale.
Recentemente si sono sviluppate numerose tecniche per realizzarle: drawing,
template synthesis, phase separation, self-assembly, ecc…
2
. Ad esse si aggiunge una
forte rivalutazione di una “vecchia” tecnica: l’ el ec t r osp in n ing.
Il processo di drowing presenta aspetti similari al “dry spinning” (tecnica
ampiamente diffusa nel settore industriale delle fibre polimeriche), che permette
di realizzare in modo continuo fibre submicroniche molto lunghe. Tale processo,
tuttavia, è ristretto solo ai materiali polimerici adatti a sopportare le forti
deformazioni imposte durante la fase di stiro.
Il processo di template synthesis
3
, tecnica dal nome suggestivo, consiste in una vera
e propria reazione di sintesi in emulsione dove, durante la fase di sintesi, il
2
materiale polimerico condensa intorno alla struttura micellare di surfattante, che
funge da sostegno strutturale. Dopo la condensazione viene rimosso il surfattante
per dare origine o a nanotubi o a nanofibre. Le problematiche di questa tecnica
risiedono nel non poter realizzare nanofibre o nanotubi molto lunghi ed è un
processo discontinuo.
Il processo di phase-separation consiste nella dissoluzione, gelificazione, estrazione
del solvente, congelamento ed infine essiccazione della fibra polimerica ottenendo
una struttura porosa nanometrica. Lo svantaggio di questa tecnica risiede nei
tempi elavati di attuazione.
La tecnica del self-assembly consiste nell’organizzare componenti (atomi o
molecole) preesistenti nelle strutture volute.
Le tecniche elencate finora richiedono tempi notevoli e costi molto elevati, quindi
sono adatte a laboratori di ricerca o per settori molto selettivi, ma non per scopi
industriali, dove il processo deve sottostare alle leggi del mercato.
Il fenomeno elettroidrodinamico
4
, chiamato più semplicemente electrospinning, ha
inserito, di fatto, le nanofibre polimeriche nel più ampio mondo delle
nanotecnologie e della scienza dei materiali a partire dalla decade 1990 – 2000
4
.
Grazie alla sua versatilità e alle sue numerose possibili applicazioni in vari campi
ha rivoluzionato, in breve tempo, il modo di pensare una fibra polimerica,
utilizzando sistemi a basso costo.
Le applicazioni di maggiore interesse sono rivolte al campo dell’ingegneria
tessutale, biosensori, filtrazioni, medicazioni, drug delivery ed infine
immobilizzazione enzimatica
5
.
Con questa tecnica le fibre nanometriche sono generate a partire da una soluzione
polimerica o da “melt” con l’ausilio di un campo elettrico. Le nanofibre e le fibre
submicroniche ottenute sono caratterizzate da un elevato rapporto superficie
volume, elevata porosità, ecc.. . Inoltre, il processo permette di controllare lo
spessore delle fibre e l’orientazione, in modo da ottenere le proprietà volute.
Nel corso degli anni più di 200 polimeri
5
sono stati elettrofilati per varie
applicazioni e il numero continua ad aumentare progressivamente nel tempo.
3
1.2. Le origini
I primi studi sull’electrospinning e, in particolar modo sull’electrospraying,
risalgono al 1897 per merito di Rayleigh, approfonditi da Zeleny (1914) e
brevettati da Formhals (1934). Successivamente i lavori di Taylor (1969)
sull’analisi della formazione del getto durante il processo hanno posto le basi
teoriche di questa tecnica. Dal 1934 al 1944 Formhals pubblicò una serie di
brevetti, descrivendo un sistema sperimentale per la produzione di fibre
polimeriche per effetto di un campo elettostatico.
Il primo brevetto
5
(US Patent Number,
2116942) sull’electrospinning si ebbe
sulla realizzazione di fibre tessili
(cellulose acetate) utilizzando una
tensione di 57 kV per la generazione del
campo elettrico e utilizzando come
solventi il monomethyl ethere e l’
ethylene glycol.
Negli anni seguenti Antonin Formhals
depositò altri brevetti: US Patent Number
2116942 (1938), 2160962 (1939) e
2187306 (1940). Il dispositivo progettato
e poi brevettato dallo scienziato,
consisteva in un nastro mobile per raccogliere i filamenti in una condizione di
stiramento molto simile a quella raggiunta in un convenzionale processo di
spinning. Il processo proposto da Formhals consentiva una semplice raccolta delle
fibre che, una volta depositate sul nastro continuo di raccolta, venivano depositate
su dei rocchetti semplicemente e in continuo.
Da questo rudimentale dispositivo si è passati a dispositivi sempre più complessi.
Infatti negli ultimi 60 anni si sono registrati più di 50 brevetti relativi
all’electrospinning sia da fuso polimerico che da soluzione
5
. Vonnegut and
Newbauer (1952) inventarono un semplice apparato per ottenere goccioline di
Fig. 1 Antonin Formhals: US Patent
Number 2116942 (1938)
4
diametro uniforme approssimativamente
di 0.1 mm mediante l’ausilio di un capo
elettrico.
Drozin (1955)
6
investigò il
comportamento di una serie di liquidi
sottoforma di aerosol sottoposti ad un
elevato potenziale elettrico mentre
Simons (1966) brevettò un apparato
(fig.2) per la produzione di tessuto non-woven estremamente sottile ed
estremamente leggero.
Nel 1971 Baumgarten realizzò un apparato di electrospinning riuscendo ad
ottenere fibre acriliche con diametro dell’ordine dei 0.05–1.1 µm.
Tuttavia tale tecnica veniva considerata alla pari delle altre e non riscosse un
particolare interesse fino agli inizi degli
anni ’80 quando ha incominciato ad essere
maggiormente apprezzata grazie al sempre
maggior interesse nei confronti delle
nanotecnologie. Infatti l’electrospinning era
l’unica tecnica allora disponibile in grado di
realizzare fibre polimeriche submicroniche.
La vera fase di sviluppo ulteriore
dell’electrospinning si è però avuta soltanto
nella decade 1990 – 2000 (fig.3),
testimoniata dal fatto che molte università e
centri di ricerca sparsi in tutto il mondo si
interessarono a tale tecnica e sulle sue
possibili applicazioni nei settori più diversi,
diventando oggi una delle tecniche più
studiate e utilizzate per la realizzazione di
fibre submicroniche.
Fig. 2 H.L. Simons: U.S. pat. # 3,280,229
(1966)
Fig. 3 In alto: numero di pubblicazioni
scientifiche con argomento l’electrospinning,
in riferimento agli anni che vanno dal 1994
al 2002.
In basso: distribuzione delle pubblicazioni
nel mondo.
(Data analysis of publications was done
using the SciFinder Scholar search system
with the term ‘‘Electrospinning’’, as at 18
October 2002).
5
1.3. Il processo
1.3.1. Introduzione al Fenomeno
L’electrospinning, come gia accenato precedentemente, è un particolare processo
di filatura che sfrutta l’interazione che si viene a creare tra la soluzione polimerica
(o fuso) e un campo elettrico esterno.
Il sistema si compone di tre componenti base: una pompa o siringa per la
movimentazione della soluzione o del fuso polimerico, un campo elettrico che si
viene a creare tra due elettrodi separati da un certo gap ed, infine, un generatore di
tensione in DC per la creazione del campo (anche se negli ultimissimi anni si sono
fatte campagne sperimentali utilizzando generatori di tensione in frequenza per la
generazione di campi elettrici variabili).
La soluzione polimerica movimentata dalla siringa\pompa viene fatta passare tra
due elettrodi che generano il campo elettrico. È proprio in questa zona che si
realizza la fibra che viene raccolta sull’elettrodo posto a terra.
In fig. 4 sono mostrate le due configurazioni maggiormente utlizzate.
Fig. 4 Diagramma shematico dell’apparato per l’electrospinning: A sinistra) una
tipica disposizione verticale a destra) una tipica disposizione orizzontale.
6
La formazione della fibra avviene principalmente attraverso i seguenti step:
1. Formazione del cono di Taylor
2. Formazione del getto, accellerazione e stiramento
3. Evaporazione del solvente
4. Deposizione delle fibre sull’elettrodo di terra
Il processo di electrospinning dipende da una serie di parametri tutti interagenti
tra loro quali tensione superficiale, forma, reologia, campo elettrico, solventi,
temperatura, ecc… che non sempre sono analizzabili analiticamente a causa della
loro complessità, di cui parleremo in seguito.
1.3.2. Dinamica del “getto”
Prima di passare all’analisi della filatura dei polimeri, per una migliore
comprensione del fenomeno, analizziamo il caso più semplice ovvero il
comportamento di una goccia di liquido soggetta ad un campo elettrico.
Ipotizziamo che la goccia possa essere approssimata ad una sfera. La sfera in
ulteriore approssimazione può essere considerata formata da tante cariche
elettriche tutte uguali.
In assenza del campo elettrico le forze repulsive che sussistono tra le molecole
sono bilanciate dalla tensione superficiale originando, così, una forma sferica
(solido di rotazione con minor rapporto superficie\volume), che in presenza di un
campo gravitazionale diventa una goccia.
In presenza di un campo elettrico, le molecole tendono ad orientarsi
parallelamente al campo e, cosa più importante, aumentano le forze repulsive.
7
All’equilibrio, si può scrivere il bilancio tra tali forze come
7
:
(1.1)
dove Q ed R sono, rispettivamente, la carica elettrostatica sulla superficie ed il
raggio della goccia (sfera), ε 0 è la permeabilit{ magnetica nel vuoto e σ 0 il
coefficiente di tensione superficiale.
Giunti ad un valore critico del campo elettrico, le forze repulsive sono talmente
elevate che non possono essere più compensate dalla tensione superficiale
provocando così la deflagrazione della goccia formando tante goccie piu piccole, in
modo tale da ripristinare l’equilibrio (fig.5)
Quanto detto fino ad ora può essere esteso ad una soluzione polimerica ma, in
questo caso, l’analisi si complica a causa dell’ elevato peso molecolare delle
molecole e dal fatto che le forze elettrostatiche sono solo in parte responsabili del
processo di electrospinning; le fibre, infatti, sono soggette anche a forze di natura
viscosa, gravitazionale, di inerzia e di attrito aerodinamico. L’azione di tali forze è
stata descritta in dettaglio da Ziabicki in un lavoro del 1976
8
.
R
R
Q
0
2
2
0
8
8
1
Fig. 5 Schema del fenomeno della deflagrazione della
goccia
8
La soluzione polimerica all’imbocco del capillare, in presenza di un campo elettrico
esterno, assume la forma di un cono (fig.6), anche se si dovrebbe parlare più
precisamente di un profilo parabolico.
Aumentando ulteriormente l’intensit{ del campo elettrico, dall’estremità del cono
si genera un getto che per un breve tratto prosegue parallelamente al campo, per
poi tracciare un profilo elicoidale, come sarà analizzato successivamente.
L’intensit{ del campo elettrico che si viene a creare tra i due elettrodi piani in
assenza di polimero, in prima approssimazione, può essere calcolata secondo la
formula:
Ed V
(1.2)
dove V è la tensione imposta dal generatore, E è l’ intensità del campo elettrico d è
la distanza fra i due piatti.
Taylor, per studiare il fenomeno, approssima la morfologia della goccia deformata
dal campo elettrico esterno ad un cono.
Sotto tale ipotesi possiamo scrivere che, in condizioni di equilibio, l’energia
elettrostatica uguagli l’energia superficiale
9
:
Fig. 6 Struttura del getto nell’intorno della regione del cono per
ethylene-Glycol, η = 2, Re = 10.2 Fern{ndez de la Mora &
Loscertales (1994)
9
tan 2
1
2
0
r
E
(1.3)
Dove γ è il coefficiente della tensione superficiale e r tan α è il raggio di curvatura
del cono (fig.7).
Il potenziale, invece, espresso in coordinate sferiche (prendendo come origine del
sistema di riferimento il vertice del cono) presenta il seguente andamento
9
:
(1.4)
Dove P 1\2(cosθ) è la funzione di Legendre di ordine 1\2.
Come è possibile notare, compare nel calcolo del potenziale anche l’effetto della
curvatura della superficie del cono.
Sulla superficie del cono il campo elettrico presenterà una funzione data dalla
formula
9
:
(1.5)
O, in modo più esplicito, sostituendo la (1.4) nella (1.5) otteniamo:
) (cos
2
1
2
1
0
P Ar V V
V
r
E
1
Fig. 7 a) Schema dei parametri che compaiono nella (1.3); b)
Sistema di riferimento