POLITECNICO DI TORINO – FACOLTà DI ARCHITETTURA II
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Premessa!
La tesi si concentra sullo studio delle prime applicazioni del calcestruzzo armato in
architettura e in ingegneria: i progetti, le prime tecniche di impiego e le impressioni
espresse dai professionisti tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
L’analisi si è focalizzata sull’esame di tre riviste storiche italiane del settore
tecnico/architettonico; tutte e tre hanno iniziato a essere pubblicate alla fine del 1800:
«Il Monitore Tecnico», rivista tecnica dedicata all’architettura e all’ingegneria.
«L’Architettura Italiana», rivista esclusivamente di architettura.
«L’Ingegneria Civile e le Arti Industriali», la più antica, è stata pubblicata a Torino,
anch’essa di carattere tecnico.
Per ciascun periodico sono state redatte delle schede riassuntive di ogni articolo
pubblicato dedicato al calcestruzzo armato.
Obiettivo della tesi è quello di cercare di chiarire l’uso della tecnica, quali sono state le
più interessanti opinioni degli ingegneri, architetti e giornalisti dell’epoca riguardo
questo metodo costruttivo innovativo e i principali usi che ne sono stati fatti. L’utilizzo
del calcestruzzo armato in quegli anni ha avuto uno sviluppo a grande scala in Europa
e in America. Dalla fine dell’Ottocento e soprattutto nei primi anni del Novecento, un
numero sempre maggiore
di edifici risulta
caratterizzato dalla
presenza di strutture
realizzate con questo
materiale. Altrettanto
interessante è capire quali
approcci teorici e pratici
vengono utilizzati nelle
costruzioni e quando si
comincia effettivamente ad
usare il calcestruzzo armato
per la realizzazione delle strutture di interi edifici e non solo per singole parti (come
ad esempio, esclusivamente per i solai o solo per gli orizzontamenti).
Altri temi che si intendono trattare in seguito all’analisi critica degli articoli contenuti
nei periodici, riguardano l’approccio dei progettisti nei confronti della tecnica: ad
esempio se preferivano celarla o mostrarla nei prospetti architettonici. L’architettura di
Il#Lingotto#–#immagine#durante#la#sua#costruzione#
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inizio secolo è, infatti, soprattutto priva di identità propria e l’approccio comune è
quello di emulare le epoche passate attraverso una «imitazione stilistica
archeologicamente corretta, storicamente corretta»
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!N.!PEVSNER,!Storia#dell’architettura#europea,!Il!Saggiatore,!Milano!1943,!p.628.!
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Capitolo 1: Introduzione al calcestruzzo armato
Situazione economica e politica Italiana tra il XIX e il XX secolo
Con il crollo della Borsa Valori di Vienna, nel 1873, iniziava una «grande
depressione»
2
, a livello mondiale, che sarebbe durata sino alla metà dell'ultimo
decennio del secolo. Questa crisi ebbe effetti devastanti anche sull'andamento
dell'economia italiana, soprattutto negli anni 1888-1896, quando la stessa dovette
sopportare i gravi impatti generati dalla guerra delle tariffe doganali, a seguito della
caduta generalizzata dei prezzi agricoli e la conseguente fuga di capitali francesi
dall'Italia. Andamento anomalo ebbe, in questo contesto, l'industria edile che conobbe
una vera e propria espansione sino al 1890. Una indicazione abbastanza significativa è
data dagli incrementi dei mutui fondiari che raggiunsero la cifra di cento milioni
annui nel triennio 1887-1889, contro i venti di media degli anni precedenti.
Questa febbre edilizia ebbe i suoi momenti di punta specialmente a Milano (1870-1880)
e a Roma (1871-1873).
La citata «guerra doganale»
3
colpì dopo il 1890 indirettamente anche lo sviluppo edile
italiano e creò le sue vittime, tra l'altro, nel sistema bancario torinese, che venne
praticamente spazzato via.
Con il 1890 si ebbe il pressoché totale arresto della attività edilizia italiana, che durò,
per la parte residenziale un quindicennio, soprattutto nei grandi centri. Gli
investimenti lordi dell'industria infatti passavano da 909 milioni nel 1896 a 1814
milioni nel 1900 (con un incremento del 100%) mentre nell'edilizia si ebbe una caduta
di capitale delle società immobiliari da 50 a 40 milioni, numericamente le stesse
scesero da 21 a 6.
Il momento di massima crisi economica coincise con quello politico, con la caduta del
governo Crispi nel 1896, dopo la sconfitta di Adua; tale crisi culminò nella rivolta
milanese del 1898, sedata dall'intervento dei reparti militari, guidati dal generale Bava-
Beccaris. Il successivo miglioramento della situazione politica fu favorito dalla
progressiva presa di potere di G. Giolitti, divenuto primo ministro nel 1903. Iniziò così
quella che gli storici definiscono "epoca giolittiana", che, accompagnata da un
riformismo pragmatico, favorì il grande balzo industriale italiano: l'indice della
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2
!R.!NELVA,!B.!SIGNORELLI,!Avvento#ed#evoluzione#del#calcestruzzo#in#Italia;#il#sistema#
Hennebique,!Edizioni!di!Scienza!e!Tecnica,!Milano!1990,!p.!3!
3
!Ibid.!
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produzione, che nel 1881 era pari a 54, passò nel 1896 a 75 e nel 1913 a 184.
Il momento propizio dell'industria italiana, localizzabile a partire dal 1896 circa, venne
favorito dal buon andamento dell'economia mondiale, a cui giovò l'ingresso sul
mercato dell'oro sudafricano e dell'Alaska, con conseguente rialzo generalizzato dei
prezzi agricoli e industriali. Occorre ricordare che in questi anni diverse importanti
innovazioni si affermarono, tra cui: l'automobile, il telefono, la telegrafia senza fili, la
cinematografia, le scoperte nella chimica di sintesi e nella medicina, il motore elettrico
e il trasporto a distanza della energia elettrica (corrente alternata, trasformatore
statico). Contemporaneamente vi fu, sul mercato finanziario italiano, l'ingresso di due
banche di matrice e capitale svizzero-tedesco: la Banca Commerciale Italiana e il
Credito Italiano. Questi due istituti operavano prevalentemente a supporto
dell'industria e non finalizzati al solo investimento immobiliare e favorirono, con
appositi finanziamenti, l'avvio dell'industria meccanica ed elettrica. Quest'ultima
venne anche aiutata dalla legislazione che consentì l'impianto di elettrodotti e il
trasferimento a distanza dell'energia. In questo contesto è da collocare la nascita delle
grandi società elettriche in cui ebbero parte attiva numerose personalità del mondo
economico di allora. Anche «l'edilizia ebbe notevole incremento in questi anni come
documentato dai volumi di costruzioni eseguiti e dalle licenze di costruzione concesse
dai comuni»
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4
!R.!NELVA,!B.!SIGNORELLI,!Avvento#ed#evoluzione#del#calcestruzzo#in#Italia;#il#sistema#
Hennebique,!Edizioni!di!Scienza!e!Tecnica,!Milano!1990,!p.!4!
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i primi utilizzi del calcestruzzo armato tra la fine dell’800 e
l’inizio del 1900
La comparsa del calcestruzzo armato in Italia è contemporanea al fenomeno di
espansione industriale: infatti è negli ultimi anni dell'Ottocento che il mercato inizia a
richiedere nuovi stabilimenti di dimensioni più adeguate alle nuove esigenze.
In Francia il calcestruzzo armato si era affermato nell'ultimo quinquennio
dell'Ottocento con manufatti di edilizia industriale (silos, filature) e di servizio (ponti,
serbatoi, ecc.) mentre gli impieghi in edilizia abitativa avvennero in epoca più tarda.
Inizialmente la pubblicizzazione di questo nuovo modo di costruire si incentrava sul
motto della Società Hennebique "Plus d'incendies désastreux" che metteva in evidenza
una delle sue principali caratteristiche e cioè il buon comportamento in presenza del
fuoco, importante soprattutto per gli edifici destinati a impieghi nel terziario e
nell'industria, più soggetti a incendio per il tipo di attività in essi svolto e per il
materiale immagazzinato. Il calcestruzzo armato fu apprezzato in Italia anche per altri
indubbi vantaggi che sono messi in evidenza, a partire dal 1898, già nelle prime
realizzazioni di dimensioni importanti. Tra questi si citano la monoliticità del
manufatto e quindi anche la sua sicurezza statica globale, la possibilità di realizzare
conformazioni anche complesse, la notevole resistenza all'umidità, utile specialmente
per le fondazioni e l'igienicità del manufatto in determinate tipologie costruttive.
Inoltre questa nuova tecnica presentava dei vantaggi di esecuzione, suddividendo il
lavoro fra preparatori dei ferri, carpentieri che allestivano i casseri, manovali che
impastavano cemento, acqua e inerti e trasportavano il conglomerato nelle casseforme.
Tali lavori potevano procedere in parallelo. Nelle costruzioni tradizionali in muratura,
invece, tutto il lavoro era legato al muratore, che, con il garzone, procedeva ad alzare i
corsi di mattoni e a costruire le volte, mentre i carpentieri allestivano gli impalcati.
In Italia vi era inoltre l'ulteriore problema della carenza di ferro che determinava per la
costruzione in carpenteria metallica (in Europa sviluppata ad esempio da Eiffel) costi
elevati.
Esistono inoltre fattori dei quali non è facile valutare economicamente l'incidenza
(igienicità, resistenza all'incendio, ecc.). Per una valutazione il più possibile corretta di
questi aspetti è opportuno esaminare quali erano i costi di realizzazione in edilizia
tradizionale (materiali e mano d'opera) e confrontarli con quelli delle nuove proposte
in calcestruzzo armato.
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Prime notizie sui costi
Relativamente all'edilizia tradizionale la figura del muratore risulta fondamentale. In
Torino questa categoria di prestatori d'opera era una di quelle con paghe e orari
migliori; essa infatti tra il 1860 e il 1886 era riuscita a ottenere, unitamente ai tipografi,
retribuzioni superiori a quelle di altre categorie di lavoratori. Esistono delle
indicazioni, sempre relative a Torino, dove gli edili erano particolarmente agguerriti.
Nel 1860 i muratori guadagnavano 2,50 lire/giorno, nel 1886 con una agitazione
particolarmente dura pervennero ad una riduzione d'orario (11 ore in estate e 9 in
inverno) e a una paga di 3,60 lire/giorno. Si stabilì inoltre che i salari dovessero avere
una entità pari al livello ante-crisi, base sotto cui non si doveva scendere, e questo con
la lira su valori stabili e con bassa inflazione.
Ciò malgrado occorre notare come il rapporto costo della manodopera/costo dei
materiali fosse all'epoca invertito rispetto a quello dei giorni nostri e ne risulta
un'incidenza della manodopera sul costo del manufatto finito veramente bassa. Nel
1901 il costo del muratore (pagato mediamente sulle 3,50 lire/giorno) corrispondeva a
quello di 152 mattoni (1000 mattoni costavano 23 lire) e un'ora lavorativa
corrispondeva al valore di circa 16 mattoni. Relativamente alle opere finite si può
notare dai preziari dell'epoca che nel 1901 la muratura di mattoni con voltini costava
19,20 lire/m3 , mentre i solai civili in travi e tavole piallate di legno costavano al
rustico 7,80 lire/m2 , mentre le volte in mattoni (12 cm in chiave e 24 cm all'imposta)
costavano al rustico 3,90 lire/m 2; il conglomerato cementizio per le fondazioni
raggiungeva le 28,50 lire/m3.
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La diffusione del calcestruzzo armato nelle costruzioni
Agli inizi del XXI secolo esistono ancora numerose costruzioni, ponti, edifici
industriali, serbatoi, silos, banchine portuali, muri di sostegno e torri, con struttura in
cemento armato, realizzati alla fine dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento.
Essi rappresentano un patrimonio di valore inestimabile nell’ampio panorama
architettonico industriale, sia in Europa sia nel Nord America, dove costituiscono
anche una importante testimonianza dello sviluppo dell’ingegneria contemporanea.
Nel periodo in cui tali fabbricati furono edificate furono sviluppate e applicate alle
nuove costruzioni numerose teorie, spesso in contraddizione fra loro. Appare quindi
molto importante una verifica delle prestazioni strutturali teoriche di tali manufatti.
L'inizio del XX secolo segna la grande diffusione del cemento armato in Italia; il merito
è soprattutto della Società Ing. Porcheddu di Torino che introduce il sistema
Hennebique e costruisce importanti
opere pubbliche. Ad essa va il merito
dell'esecuzione, nel 1910, su progetto
dell’intuitivo Hennebique, del Ponte
Risorgimento a Roma, di oltre 100 metri
di luce. L'opera, di risonanza mondiale
per il suo ardimento, fu oggetto di
studio (e di polemiche) per molti anni
dopo la sua costruzione in quanto il
ponte presentò un diffuso e rilevante
stato di fessurazione che si manifestò a
breve dalla sua costruzione. L’interesse che suscitò la costruzione del ponte fu dovuta
in parte all’assenza di una rigorosa procedura di calcolo nel procedimento della sua
progettazione. In Italia le ricerche furono condotte da numerosi studiosi, ma la
diffusione della teoria del cemento armato è da attribuirsi ai professori Silvio
Canevazzi e Camillo Guidi che, con le loro originali ricerche scientifiche, arricchirono
le conoscenze del sistema costruttivo.
Sostanzialmente, quindi, il cemento armato è nato nell'ultimo decennio dell’Ottocento
con lo scopo di produrre elementi prefabbricati di solai e scale da inserire in
costruzioni a prevalente struttura muraria. Successivamente la tecnica costruttiva
preferì i getti in opera che dimostrarono agevolmente di offrire maggiore sicurezza.
Le prime strutture "monolitiche" sono limitate ai solai portati da murature.
Ponte#Risorgimento#(Roma)#
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Le strutture in cemento armato paiono in un primo momento riproporre gli schemi
delle costruzioni in legno: «l’orditura dei solai, dei travetti, delle travi principali, dei
sistemi di appoggio su pilastri, sembrano infatti riprendere gli schemi lignei»
5
. Le
singole strutture vengono calcolate separatamente e poi sovrapposte per costruire
l’insieme monolitico.
La notevole diffusione, in Italia, di tale tecnica trova anche spiegazione nel suo essere
non infiammabile e resistente al fuoco, carateristiche estremamente importanti tenuto
conto dei numerosi crolli e collassi di grandi costruzioni metalliche avvenuti n ella
prima metà dell’Ottocento a seguito di incendio. Già dai primi anni del Novecento
molti ingegneri e architetti erano consapevoli che le strutture in cemento armato
potevano essere la soluzione al problema degli incendi. Come scrive Leonardi in
«Progressi del cemento», «è ormai fuor dubbio che le costruzione in ferro sono
inferiori a quelle in legno sempre alla resistenza verso il fuoco»
6
.
Hennebique, ingegnere promotore di uno dei primi importanti brevetti sul cemento
armato, fa concorrenza agli imprenditori delle costruzioni metalliche che in quegli
anni godevano del prestigio pubblicitario derivante dalla recente realizzazione della
Tour Eiffell a Parigi e del ponte Firth of Forth in Inghilterra. Tuttavia, mentre gli
elementi in ferro venivano esportati come pezzi prefabbricati, Hennebique lavora per
diffondere un sistema eterogeneo la cui realizzazione delle parti strutturali si attua
solo in cantiere.
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5
!M.!MATTONE,!L.!AMARILLA,!Architettura#in#ferro#e#calcestruzzo.#Nuove#tecnologie#costruttive#
tra#Ottocento#e#Novecento,!Celid,!Torino!2011,!p.!21.!
6
Cit. LEONARDI, Progressi del cemento, p. 8.
Francois#Hennebique# Ponte#in#Acciaio#(Macedonia)#
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I primi brevetti
Il maggior contributo allo sviluppo del cemento armato, lo si deve al giardiniere
parigino Joseph Monier il quale brevettò nel 1867 un procedimento per costruire vasi
in malta cementizia rinforzata con un'ossatura di fili di ferro. Questo può essere
considerato il primo vero esempio di conglomerato cementizio rinforzati da armature
metalliche per sopperire all’intrinseca debolezza a trazione del materiale. Monier
estese poi il sistema al campo delle costruzioni vere e proprie, depositando una lunga
serie di brevetti riguardanti la sua attività, tubi e serbatoi (1868), ma subito dopo anche
nelle costruzioni: solettoni (1869), ponti (1873), scale e volte (1875). In questi brevetti
sono contenuti elementi e principi sulla disposizione delle armature; questi
testimoniano la sua larghezza di vedute e consentono di ritenere che egli sia stato il
vero ideatore del cemento armato. Nonostante i brevetti di Monier arrivino tutti prima
del 1875, si dovranno attendere ancora circa 30
anni per assistere alla diffusione senza più sosta
del cemento armato come tecnica costruttiva.
L'Ing. Wayss e il prof. Bauschinger di Monaco,
sulla base di una serie di esperienze sperimentali,
fissarono i principi fondamentali del sistema:
l'aderenza acciaio-calcestruzzo impone ai due
materiali di agire staticamente assieme e il
posizionamento delle armature in prossimità del
lembo teso. I risultati furono pubblicati nel 1887
da Wayss nel volume "Das System Monier.
Eisengrippe mit Zementumhúllung" e in questa
pubblicazione, con enorme anticipo sui tempi, viene già posto e affrontato il problema
della protezione del ferro.
In Italia si ebbero numerose, anche se spesso ignorate, applicazioni nell'ultimo
decennio del 1800; le costruzioni in cemento armato furono più frequenti in regioni
soggette a movimenti sismici e fu il terremoto di Messina del 1908 a metterne in
evidenza la resistenza alle azioni sismiche.
Una grande influenza sugli sviluppi delle costruzioni in cemento armato fu esercitata
soprattutto in Francia e in Italia dallo stesso Franςois Hennebique il quale, nel 1892,
con il suo eccezionale intuito statico e con il suo raro senso costruttivo che
sopperivano alla sua non profonda preparazione teorica, seppe diffondere un sistema
Joseph#Monier#
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che portava il proprio nome. Hennebique elaborò un sistema facilmente applicabile
per la progettazione di strutture in cemento armato in quanto i suoi sistemi costruttivi
permettevano di realizzare strutture orizzontali, verticali e di fondazione, assimilabili
a un tutto monolitico, in grado di coprire ampi spazi
7
.
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7
!Il!sistema!Hennebique!permetteva!la!costruzione!completa!di!una!ossatura!portante!
monolitica!in!conglomerato!cementizio!armato!che!prevedeva!plinti!di!fondazione!(o!travi!
rovesce!o!platea),!pilastri,!travi!principali,!travi!secondarie!e!solette.!Il!sistema!di!calcolo!
prevedeva!formule!semplici!ed!empiriche,!nate!dalle!sperimentazioni!e!dall'esperienza!
che!per!certi!aspetti!presentano!analogie!con!l'attUale!metodo!di!verifica!a!rottura.!
Disegno# esemplificativo# delle# caratteristiche# delle# strutture# "Sistema# Hennebique",# riportato# quale#
intestazione#nelle#buste#di#corrispondenza!in!RICCARDI!NELVA,!BRUNO!SIGNORELLI,!Avvento#ed#evoluzione#del#
calcestruzzo#in#Italia;#il#sistema#Hennebique,!Edizioni!di!Scienza!e!Tecnica,!Milano!1990,!p.!104!
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Principali proprietà del calcestruzzo armato
Nei primi anni del Novecento sono state studiate le teorie che hanno permesso
l’accoppiamento dei due materiali componenti il cemento armato. Le principali
proprietà che sono state riscontrate dai ricercatori dell’epoca sono:
Aderenza tra ferro e cemento. Resistenza allo slittamento: Nelle strutture in cemento
armato è indispensabile che le armature metalliche restino solidali al calcestruzzo, in
modo da formare un masso monolitico e assimilabile ad un corpo omogeneo. Dalle
prove fatte è apparso che l’aderenza può essere superiore alla coesione dei
componenti del calcestruzzo stesso. La forma dell’armatura ha anche una grande
importanza nell’aderenza e l’esperienza ha dimostrato che le barre tonde presentano
un’adesione più forte di quelle a sezione quadrata e soprattutto dei ferri piatti. In
quanto all’influenza del quantitativo d’acqua pare che gli impasti ben bagnati diano
risultati migliori di quelli asciutti.
Coefficiente di dilatazione termica del ferro e del calcestruzzo di cemento: Dalle
esperienze del Dott. Bouniceau, del Dott. Keller e del Dott. Zamb a fine Ottocento, si è
giunti alla conclusione che il coefficiente di dilatazione del ferro è dello 0,000012-
0,000014; mentre quello del calcestruzzo di cemento è dello 0,000009-0,000012. Si vede
che mentre il coefficiente del ferro si mantiene pressoché costante, quello del
calcestruzzo varia, entro limiti abbastanza ristretti, mantenendosi prossimo a quello
del ferro. Per questo i tecnici considerano i due coefficiente compatibili. Le
fessurazioni che possono comparire nel calcestruzzo, specialmente nei solidi che
devono resistere a momento flettente, non dipendono da una dilatazione ineguale
prodotta da variazione di temperatura sugli elementi componenti una struttura in
cemento armato, ma possono considerarsi effetto della restrizione naturale del
calcestruzzo nello stagionarsi all’aria, o della variazione della temperatura in
ambiente, oppure, come scrive Landini, «altre cause all’epoca non ancora ben
definite»
8
Influenza delle variazioni di temperatura: Le variazioni di temperatura, se trascurate,
possono condurre a conseguenze gravissime. Ad evitare lo sviluppo delle forze
interne prodotte dai cambiamenti di temperatura, quasi tutti i costruttori hanno
proposto di rinunciare alla monoliticità delle costruzioni e di adottare delle soluzioni
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2
A. LANDINI, Le costruzioni in cemento armato, Stabilimento poligrafico Emiliano, Bologna
1914, p. 118
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di continuità, atte a dare libero sviluppo agli spostamenti imponibili a variazioni
termiche.
Il prof. Christophe consiglia nel caso in cui le costruzioni in cemento armato siano
esposte a delle variazioni di temperatura considerevoli di sostituire nelle travi gli
incastri con appoggi liberi muniti di giunti di dilatazione. Il prof. Panetti, trattando di
questo problema, ritiene che «non sia conveniente ricorrere però a giunti di
dilatazione in quei manufatti nei quali sono temibili cedimenti delle fondazioni»
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9
!A. LANDINI, Le costruzioni in cemento armato, Stabilimento poligrafico Emiliano, Bologna
1914, p. 121!
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Problemi di trasmissione delle idee legati alla tecnica costruttiva
Di basilare importanza in una organizzazione che si era diffusa a livello
internazionale, come ad esempio quella di Hennebique, sono i mezzi di trasmissione
delle idee, dei risultati delle progettazioni generali e di dettaglio e delle prescrizioni di
realizzazione.
I progetti delle opere si basavano su elaborati grafici (disegni tecnici) e, tenendo conto
delle esigenze e dei problemi specifici, adottavano delle convenzioni grafiche che
erano state affinate nel tempo.
Le esigenze sentite inizialmente erano quelle di comunicare una serie di dati
(dimensionamenti, ecc.) e di cercare anche di trasmettere delle «nozioni tecniche
realizzative, con uno scopo che si può definire anche didattico e divulgativo, sebbene
limitato evidentemente all'ambito dei propri concessionari ed agenti»
10
.
Un requisito fondamentale degli elaborati era quello di ridurre al minimo il margine
di errore nella lettura e interpretazione dei disegni. Inoltre se prima l'edilizia
tradizionale era prevalentemente artigianale, legata al muratore e alla sua manualità,
con il calcestruzzo armato, ora si sviluppa una suddivisione dei lavori, con nuove
figure professionali che operano in parallelo: il carpentiere per i casseri, il ferraiolo per
l'armatura metallica, il muratore per i getti dei conglomerati. Vi sono quindi anche
nuovi tipi di maestranze che devono acquisire nuove capacità tecniche di
realizzazione. Un ulteriore aspetto o attenzione realizzativa è che la verifica del
corretto dimensionamento e tracciamento di questi tipi di strutture, essendo gettate in
casserature, viene effettuato ad opera ormai ultimata, dopo il disarmo.
E facile comprendere come con l'avvento del calcestruzzo armato nascano e si
sviluppino specifiche tecniche di rappresentazione che inizialmente sono p o c o
simboliche e molto descrittive: esse imitano ad esempio i disegni di carpenteria lignea
e vengono utilizzati anche i colori. Il linguaggio grafico impiegato è in funzione anche
della manodopera ancora poco specializzata che utilizzerà gli elaborati.
Negli anni la tecnica rappresentativa si evolve (come anche cresce di pari passo la
complessità e difficoltà delle opere) e si va verso una razionalizzazione, con un
linguaggio grafico convenzionale; tra l'altro la necessita della riproduzione in più
copie dei disegni esclude il policromatismo.
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!R.!NELVA,!B.!SIGNORELLI,!Avvento#ed#evoluzione#del#calcestruzzo#in#Italia;#il#sistema#
Hennebique,!Edizioni!di!Scienza!e!Tecnica,!Milano!1990,!p.!168.!
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Si può inoltre riscontrare come una caratteristica importante del cemento armato sia
quella di prestarsi in modo più o meno conveniente a tutte le forme dell’edilizia
moderna: dai palazzi e dalle case signorili alla casette popolari e rurali, dalle grandiose
fabbriche ed edifici industriali ai modesti fabbricati per l’esercizio delle piccole
industrie.
Nel primo periodo del suo utilizzo i tecnici preferirono applicare l’uso del cemento
armato in edifici ad uso industriale; solamente nel primo decennio del Novecento si
riscontrano alcuni utilizzi della tecnica in edifici per civile abitazione e spesso non per
l’intero edificio ma solo per delle porzioni.