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1) - INTRODUZIONE
Valutando che la medicina è un’arte che si avvale della scienza e della
tecnologia, rimane sempre un margine di errore non prevedibile e
non calcolabile. Sia perché se è l’uomo che la agisce, l’errore umano
non è eliminabile; sia perché il Risk Management è un contenitore
troppo stretto per l’arte della medicina.
Detto ciò è assolutamente indiscutibile che il suo utilizzo in ambito
sanitario possa sicuramente ridurre gli errori e di conseguenza i costi
di gestione della eventuale malpractice sanitaria. E’ fuori di dubbio
che per essere utilizzabile in modo appropriato e affidabile necessita
di costante aggiornamento, studio, ricerca e approfondimento per
stare al passo con la ricerca e l’evoluzione delle scienze e delle
tecniche mediche e sanitarie.
Quello che sicuramente può rallentare il suo percorso evolutivo è la
trasformazione che si richiede alle organizzazioni sia in termini di
“struttura” che in termini di “cultura”.
Il Risk Management NON prescinde dal “sistema organizzazione”,
anzi lo considera un fattore-causa/concausa di eventi avversi ed
errori. Quindi la trasformazione culturale o meglio l’innovazione
culturale che viene richiesta ad una organizzazione sanitaria è il
perno per il successo dell’applicazione del Risk Management sia nel
trasmettere un diverso concetto di errore, non più con modalità
punitiva ma come opportunità, sia per la collaborazione attiva,
richiesta a tutti gli operatori del sistema preso in considerazione, con
“auto-segnalazioni “anonime, obiettivo ancora lontano. Come indicato
dal Dott. Antonino Buscemi “ le organizzazioni ad alta affidabilità, nel
cui ambito si colloca la sanità, sono gli esempi tipici dell’approccio
sistemico. Tali sistemi si caratterizzano per la preoccupazione ed il
disappunto per l’insuccesso, la deferenza alla perizia e la scarsa
volontà ad assumere posizioni allineate, la sensibilità alle attività
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funzionali, l’impegno verso l’elasticità di fronte a eventi inusuali, la
riluttanza a facilitare le interpretazioni di esso a tutti i livelli
dell’organizzazione.[….] Affrontare il tema del rischio clinico e della
sua gestione significa adottare una filosofia di base che veda il
paziente al centro dell’attenzione del sistema e stimolare il
cambiamento della cultura di tutti gli attori coinvolti, non solo
all’interno delle organizzazioni sanitarie.”
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Questo richiede soprattutto che venga finalmente riconosciuta e
dichiarata la responsabilità anche dell’ente dal punto di vista
giuridico, in modo che questa non pesi interamente sulle spalle degli
operatori. Anche questo percorso in Italia è iniziato da poco. Ancora:
“….l’approccio all’analisi dell’errore in medicina e la gestione del
rischio clinico si prefiggono da una parte di prevenire gli eventi
avversi gravi o più visibili ma soprattutto di far emergere i mancati
incidenti e azioni insicure che normalmente accadono nella pratica
professionale e che rappresentano la base dell’iceberg. Tali eventi non
sono generalmente oggetto di particolari approfondimenti o misure
per evitare che si ripetano….”
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Tra gli altri motivi, l’autore individua il seguente come causa di
quanto esposto sopra:” il culto della responsabilità personale
imperante nella pratica medica e infermieristica che attribuisce solo
ed esclusivamente al singolo la colpa dei suoi errori e non anche al
contesto organizzativo in cui si sono verificati”.
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Ma nel concreto che cos’è il Risk Management? Quale il suo scopo e
gli obiettivi?
Iniziamo con il dire che anche in questo settore il nostro paese fa
registrare il solito ritardo rispetto a molteplici realtà straniere, quali i
paesi anglosassoni, scandinavi, l’Australia e Nuova Zelanda, che sono
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“Il risk management in sanità” ed. FrancoAngeli
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ibidem
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ibidem
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proprio le realtà che hanno sviluppato maggiore ricerca e applicazione
nel settore della gestione del rischio e sulle cui basi anche in Italia è
iniziato questo percorso.
L’esigenza universale di controllo e gestione del rischio, allo scopo di
ridurre i danni ed i costi di risarcimento e del contenzioso, è presente
in ogni settore ed in ogni attività, di qualsiasi dimensione. Il modello
del Risk Management è importato dall’esperienza dell’aeronautica
americana e dal settore dell’aviazione e da questo applicato ed esteso
agli altri settori compresa la sanità, vista l’alta richiesta di
risarcimenti e contenziosi legali, in aumento nonostante una sempre
crescente qualità erogata anche in Italia, con una ricaduta notevole
sul versante economico della gestione delle aziende sanitarie. Infatti
nel nostro paese la spinta all’applicazione delle strategie di gestione
del rischio nasce come esigenza di tipo assicurativo, in modo da
contenere le quote dei premi e trovare agenzie di assicurazione
disposte a stipulare delle polizze di copertura. Delle aziende
intervistate in Italia nel 2003
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risultava che solo un terzo di esse
aveva iniziato una politica di gestione del rischio e che questa
riguardava per lo più attività assicurative.
Da un punto di vista normativo non si hanno delle norme nazionali
precise rivolte in modo specifico a questo tema benché vi sia una
solida base legislativa formata da: regolamenti internazionali,
direttive comunitarie, norme tecniche (UNI, ISO, IEC, CEN,
nazionali), linee guida e codici di pratica settoriali e che a livello ISO e
CEN sia parso indispensabile elaborare un documento generale sotto
forma di linee guida, capace di inquadrare efficacemente gli aspetti
trasversali e intersettoriali della tematica, puntando anche per la
sanità ad un Risk Management che guardi di più alla gestione del
rischio vera e propria che alla qualità.
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“Il risk management in sanità” ed. FrancoAngeli, di A. Buscemi
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In Italia la regione più all’avanguardia in questo settore è la
Lombardia con la “Circolare Regionale n. 46/SAN/2004” che fornisce
le linee di indirizzo prioritariamente in merito alla gestione del rischio
sanitario.
Le parole – chiave che ci guideranno nell’esposizione sono:
- rischio/opportunità
- resilienza
- flessibilità
- variabilità
- sistema organizzativo
- prestazione umana/consapevolezza operatori
- stress lavoro-correlato
Lo scopo di questo lavoro è migliorare l’organizzazione ed il risultato
con il minor impatto per l’operatore in termini di stress lavoro-
correlato.
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2) - RISK MANAGEMENT E STRESS DA LAVORO-CORRELATO
a) METODI E STRUMENTI: analisi e definizioni
In studi recenti è stato evidenziato che la stragrande maggioranza
degli errori in ambito sanitario si verifica a causa del deficit gestionale
e organizzativo; che esso riguarda la struttura e come questa sia
chiamata ad intraprendere una idonea riorganizzazione interna, con
una pianificazione sul lungo periodo e che questi sono i veri
strumenti di tutela professionale, a scapito della medicina
difensiva alla quale gli operatori sanitari fanno ricorso più per salvare
il proprio posto di lavoro che per garantire una elevata qualità delle
prestazioni. Qui si inserisce l’azione di Risk Management, che a sua
volta è inserito nel più ampio quadro della responsabilità
amministrativa e professionale sanitaria. La struttura di Risk
Management si dovrà quindi occupare delle problematiche relative
all’ambito organizzativo e a quello assicurativo con due diverse
gestioni: una che fa capo al direttore sanitario (Gestione del
rischio clinico) e una che fa capo al direttore amministrativo
(Gestione sinistri) e cura i rapporti con le compagnie assicuratrici
(misura di mitigazione del rischio, trasferendolo ad agenzie esterne),
riconoscendo così alla gestione del rischio il forte impatto che esso ha
effettivamente sulla ripartizione delle risorse, soprattutto economiche.
L’azione di Risk Management è studiata a livello internazionale e da
questo impegno sono nate le norme ISO 31000, codificate dalla
International Organization for Standardization, quali norme relative
alla gestione del rischio.
Passiamo ora alla definizione vera e propria: “… letteralmente
gestione del rischio, è l’insieme degli strumenti, dei metodi e delle
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azioni attivate, mediante cui si misura o si stima il rischio e
successivamente si sviluppano strategie per governarlo”.
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L'introduzione alla nuova norma UNI ISO 31000:2010 riporta: "Le
organizzazioni di tutti i tipi e dimensioni si trovano ad affrontare
fattori ed influenze interni ed esterni che rendono incerto il
raggiungimento dei propri obiettivi. Il rischio è l'effetto che questa
incertezza ha sugli obiettivi dell'organizzazione."
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La gestione dei rischi, presente in qualsiasi organizzazione di qualsiasi
natura, può avvalersi della norma UNI ISO 31000 “Gestione del
rischio – Principi e Linee guida”; riporto dallo stesso sito: “….per far
sì che la gestione del rischio sia efficace, un'organizzazione dovrebbe,
a tutti i livelli, seguire gli 11 principi riportati nella norma; il successo
della gestione del rischio dipende inoltre dall'efficacia della struttura
gestionale di riferimento, che definisce le basi e gli assetti
organizzativi per progettare, attuare e migliorare in continuo la
gestione del rischio, nonché per integrare la stessa all'interno
dell'organizzazione.
A tal fine, la norma fornisce indicazioni relative a:
l'impegno costante da parte della direzione per l'introduzione di
una efficace gestione del rischio e per la relativa definizione di
politica e obiettivi;
la progettazione della struttura di riferimento per gestire il
rischio;
la definizione delle responsabilità;
l'integrazione della gestione del rischio nei processi
organizzativi;
l'assegnazione delle risorse;
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Ibidem pag. 15
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www.complianceaziendale.com
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i meccanismi di comunicazione e reporting (interni ed esterni);
l'attuazione della gestione del rischio;
il monitoraggio, il riesame e il miglioramento continuo della
struttura di riferimento.
Il processo di gestione del rischio comprende, come indicato nella
norma, un piano per la comunicazione e consultazione degli
stakeholder, la definizione del contesto, l'identificazione e l'analisi del
rischio, la sua ponderazione, trattamento, monitoraggio e riesame e
la registrazione del processo stesso. La UNI ISO 31000 è l'adozione
nazionale – in lingua italiana – della norma internazionale elaborata
dal comitato tecnico ISO/TMB WG "Risk management".
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Secondo la gestione del rischio ideale l’identificazione,la valutazione,
lo stabilire le priorità dei rischi, con utilizzo coordinato e parsimonioso
delle risorse disponibili, sono i passi per ridurre al minimo, attraverso
il monitoraggio ed il controllo delle probabilità, l’impatto degli eventi
sfortunati e per massimizzare la realizzazione di opportunità.
I metodi, le definizioni e gli obiettivi variano ampiamente a seconda
del contesto in cui si opera. È presente comunque la variabile del
rischio immateriale (es.: carente conoscenza applicata ad una
situazione, inefficaci procedure operative) la cui gestione identifica un
nuovo tipo di rischio che ha una probabilità del 100% di presentarsi
ma viene ignorato dall’organizzazione a causa di una mancanza di
capacità di identificazione.
Questi rischi riducono la produttività dei lavoratori, diminuiscono
l’efficacia dei costi, la redditività, la qualità del servizio, la
reputazione. La loro identificazione immediata e la loro gestione
permette di creare valore sia come superamento dell’inazione sia
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ibidem
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come guadagno. Gli elementi dei metodi per la gestione dei rischi
generalmente sono:
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1. identificare, caratterizzare e valutare le minacce
2. valutare la vulnerabilità delle risorse critiche a specifiche
minacce
3. determinare il rischio
4. individuare i modi per ridurre tali rischi
5. priorità alle misure di riduzione del rischio basate su una
strategia
e dovrebbero condurre a:
1. creare valore
2. essere parte integrante dei processi organizzativi
3. essere parte del processo decisionale
4. essere sistematica e duratura
5. essere basata sulle migliori informazioni disponibili
6. tener conto dei fattori umani
7. essere trasparente
8. essere dinamica, interattiva e rispondere ai mutamenti
9. essere in grado di continuo miglioramento e valorizzazione
10. essere periodicamente o continuamente rivalutata
La gestione del rischio è quindi un processo, suddiviso in fasi che, a
loro volta prevedono l’attuazione di uno schema per essere messe in
atto. Vediamolo in generale:
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www.wikipedia.org