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Introduzione
La condizione per cui lo scheletro è soggetto ad un maggiore rischio di fratture, in
seguito alla diminuzione di massa e alle modificazioni della microarchitettura delle ossa è
detta Osteoporosi. Fra le varie malattie ossee è la piø diffusa, colpisce entrambi i sessi,
maggiormente quello femminile dopo la menopausa (1).
Per quanto riguarda l'etnia, anche se si riscontra in tutte, la razza bianca e la razza asiatica
sono le piø colpite; in uno studio condotto negli USA è stato riscontrato che le donne africane
sono quelle piø in pericolo di vita per le fratture derivanti da osteoporosi. La sua incidenza sta
aumentando, nell'America del Sud raggiungendo quella Europea e negli USA è stato
riscontrato che la maggioranza degli adulti che hanno superato i 50 anni presentano
l’osteoporosi o comunque una bassa densità ossea (1; 2; 3).
La causa principale dell’osteoporosi è nella perdita dell'equilibrio fra gli osteoblasti e
gli osteoclasti. La prima categoria di cellule contribuisce alla formazione ossea, la seconda
contribuisce al riassorbimento osseo, se gli osteoclasti lavorano piø velocemente degli
osteoblasti, l'osso si deteriora. Nella menopausa si riscontra un maggiore produzione di
osteoclasti, causata dalla perdita di estrogeni che porta ad un eventuale innalzamento delle
citochine, correlato alla produzione di osteoclasti, con l'avanzare dell'età diminuisce sempre
piø l'attività degli osteoblasti condizionando l’attività meccanica dell’osso (densità, qualità,
geometria ossea) (1; 2; 3; 4).
Molti studi suggeriscono che un vigoroso livello di attività fisica o esercizio fisico dovrebbe
essere mantenuto durante tutta la vita ed essere visto come una componente essenziale per
raggiungere un ottimale stato di salute dell’osso, perchØ in grado di prevenire la perdita di
massa ossea e di incrementarla di almeno l'1% circa all'anno (3; 4). In diverse condizioni, una
su tutte la donna post-menopausa, l’utilizzo di un esercizio strutturato associato ad una terapia
farmacologica e non farmacologica (5; 6) sembra essere condizione necessaria, per quelle
persone che durante la loro vita non sono state attive o comunque hanno svolto una vita
sedentaria. Tuttavia sembra che le diverse tipologie di esercizio influenzino i miglioramenti,
in positivo, in maniera differente, e che non tutti gli esercizi sono adatti ad una condizione
prossima o corrente di osteoporosi.
In questo elaborato mi soffermerò ad indicare il percorso terapeutico e il trattamento
attraverso la pratica dell’esercizio strutturato, in donne post-menopausa con diagnosi di
osteoporosi, messe a confronto con donne aventi le stesse caratteristiche, ma che hanno
mantenuto uno stile di vita sedentario.
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CAPITOLO 1
“L’osteoporosi”
1. DEFINIZIONE
Le ossa sono la struttura portante del nostro corpo, ma queste andando avanti con l’età
perdono forza e resilienza, ed incominceranno ad essere piø suscettibili a fratture.
Recentemente il concetto di resilienza è stato introdotto anche in geriatria, facendo
riferimento alle capacità che alcuni anziani molto malati, in condizioni apparentemente molto
compromesse, mostrano di avere rispondendo alle cure tradizionali in maniera quasi
inaspettata. Questa qualità si oppone concettualmente alla fragilità degli anziani, che invece,
rappresenta un insieme di caratteristiche, in grado di identificare, in una fase precoce, i
soggetti a rischio di peggiorare la propria qualità di vita, e che con opportuni interventi
possono ridurre tale possibilità (7). Inoltre bisogna tenere in considerazione che, come
testimoniato da diverse ricerche scientifiche (1), l’equilibrio declina con l’età e aumenta il
rischio di cadute.
L’osteoporosi post-menopausa è una patologia comune con un raggio che va dalla
perdita dell’osso asintomatica alla disabilità dovuta a fratture (1). Uno dei test piø importanti
per la diagnosi di osteoporosi è la misurazione della densità minerale del tessuto osseo,
chiamata in inglese Bone Mineral Density (BMD). L’esame della BMD permette di rilevare
alcuni valori fondamentali, come il T-Score (indica il numero di deviazioni standard per cui la
densità ossea del soggetto in esame si discosta da dal picco di massa ossea di un individuo
dello stesso sesso) e lo Z-Score (il quale mette a confronto la densità ossea del soggetto
esaminato con quelle di persone con pari età e stesso sesso), nel determinare i valori di
possibile osteoporosi (I).
Ci sono due termini frequentemente usati per descrivere la perdita di osso: il primo è
l’osteopenia e il secondo è l’osteoporosi. Possiamo visualizzare l’osteopenia e l’osteoporosi in
un continuum di perdita di densità ossea.
Possiamo visualizzare l’osteopenia e l’osteoporosi in un continuum di perdita di densità ossea
che si riscontra tra 1 e 2.5 Standard Deviation (SD), mentre l’osteoporosi è definita come la
densità ossea con almeno valori di 2.5 SD sotto la media di un adulto sano.
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Una definizione di osteoporosi della NIH Consensus Development Panel on
Osteoporosis Prevention Diagnosis and Therapy, è concentrata molto sulla forza strutturale
rispetto alla densità ossea: “disturbi a livello dello scheletro sono caratterizzati da una
compromessa forza dell’osso che possono portare a un incremento del rischio di fratture”
(2001).
La National Osteoporosis Foundation offrì questa definizione per l’osteoporosi: “
L’osteoporosi, o osso poroso, è una patologia caratterizzata da bassi livelli di massa ossea e
deterioramento strutturale del tessuto osseo, portando a fragilità ossea e a un aumento di
suscettibilità a fratture, specialmente del femore, colonna vertebrale e polso. In termini
semplici, l’osteoporosi è una condizione nella quale l’osso incomincia ad indebolirsi
causandone piø facilmente la frattura, con gravi conseguenze anche in seguito a lievi urti o
cadute (1).
Il National Institutes of Health definisce l’osteoporosi come una patologia che aumenta la
fragilità scheletrica accompagnata da un basso contenuto di densità minerale ossea (un T-
Score sotto -2.5) e un deterioramento microarchitettonico (5).
1.2 EPIDEMIOLOGIA
Il corpo umano è costruito per il movimento: il sistema Neurologico, Muscolare e
Scheletrico lavorano insieme per produrre movimento, con le forze prodotte e trasmesse
all’interno del sistema muscolo-scheletrico. Molte forze sono generate dalle richieste delle
attività giornaliere e sono ben tollerate dal corpo umano; Tuttavia un inaspettato ed eccessivo
accumulo di forze può avere degli effetti non voluti. Condizioni muscolo scheletriche, acute o
croniche, sono tra le piø frequenti condizioni mediche che hanno un impatto sulla salute
generale (circa 3,6 milioni di persone muoiono ogni anno per infortuni non intenzionali),
globalmente per infortuni non intenzionali si contano 51.1 milioni dovute a condizioni
muscolo scheletriche mentre gli infortuni fatali sono solo una piccola parte del problema.
Cadute correlate con infortuni sono cause molto comuni d’infortuni non fatali tra adulti sopra
i 65 anni di età, risultato di 1.6 milioni di visite d’emergenza e di oltre 350.000
ospedalizzazioni (3).
¨ stato stimato che oltre 30 milioni di persone sono affetti da osteoporosi; molti casi dovuti
nel periodo post- menopausa. L’osteoporosi è una malattia silente, non produce sintomi fino a
quando non si manifesta clinicamente sotto forma di fratture evidenti; siti di fratture comuni
sono bacino, rachide e polsi.
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Il rischio sulla durata della vita per fratture al rachide, bacino e polsi sono del 40% per donne
bianche. L’osteoporosi connessa con fratture del femore è una speciale preoccupazione tra le
persone anziane. Dati statistici indicano che piø del 20% dei pazienti affetti da osteoporosi
muore nel primo anno dopo una frattura del femore e circa i 2/3 non ritornano nello stato in
cui si trovavano prima dell’infortunio. Diversi studi (3) hanno preso in esame il modo di
prevenire e di ridurre la morbilità e la mortalità associata con infortuni connessi con le cadute
nelle persone anziane, permettendo interventi e includendo programmi che aumentano la
mobilità e l’equilibrio attraverso attività come il Tai Chi, o il camminare e modificando lo
stile di vita del paziente (8).
Le fratture osteoporotiche occorrono con minimi traumi nell’osso indebolito, dovuto al basso
BMD o alla geometria dell’osso sfavorevole (lunghezza, angolo del ginocchio). Ci sono
considerabili evidenze da studi epidemiologici (3) che l’inattività fisica è un fattore di rischio
per fratture del femore; con un’incidenza del 20-40% piø basso nelle persone fisicamente
attive rispetto alle persone sedentarie.
Il The Nurses’ Health Study in piø di 61.000 donne post-menopausa suggerisce che il relativo
rischio di fratture del femore era ridotto del 6% in quelle persone che praticavano circa 1 ora
di camminata a settimana, del 40% in donne che camminavano almeno 4 volte a settimana,
suggerendo così che un’attività a bassa intensità sotto carico, come camminare, possono avere
benefici nella riduzione di fratture ossee (4). Un’attività fisica regolare può aiutare a prevenire
fratture e preservare la massa ossea riducendo gli incidenti d’infortuni dovuti a cadute,
contribuendo così allo sviluppo di forza, al range of motion (ROM) degli arti, al controllo
posturale, all’indebolimento cognitivo e all’equilibrio: tutti fattori inerenti allo sviluppo di
possibilità di cadute dovuto al deterioramento neuro-muscolare e muscolo-scheletrico in
aumento lineare con il passare degli anni (4).
¨ stato riscontrato che la vecchiaia è associata a una progressiva perdita di minerale osseo e
della matrice sottostante. Quando si è sviluppata una notevole perdita di osso, questo
comincia a essere sufficientemente fragile, dove anche traumi minori possono causare
fratture. L’osteoporosi può così essere definita oggettivamente come una densità minerale
ossea sotto alla quale l’incidenza di frattura aumenta drammaticamente.
La prevalenza di osteoporosi aumenta progressivamente con l’età, ma è particolarmente
comune in quelle persone over 70. Dato che la perdita minerale ossea comincia prima e si
verifica un po’ piø veloce nelle donne rispetto agli uomini, la prevalenza dei disordini tra
anziani sono almeno due volte piø grandi nelle donne che negli uomini.