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Introduzione
La progressiva tendenza verso la formazione di un unico
mercato globale ha accentuato la necessità di garantire una
più efficiente e rapida circolazione delle informazioni
economiche e finanziarie e, di conseguenza, più urgente è
apparsa la necessità di un linguaggio contabile comune
condiviso a livello internazionale, sollecitata dalla
crescente consapevolezza che la competitività delle
imprese risulta condizionata dalla capacità di proporsi ai
potenziali investitori con maggiore credibilità, con
maggiore trasparenza e con una più efficace
comunicazione economico-finanziaria. Negli ultimi tempi,
infatti, non solo si sono modificati i caratteri e le
dimensioni dell’azienda e del mercato, ma è
profondamente mutato il rapporto tra impresa e ambiente.
L’effetto evolutivo ha portato gli attori a vario titolo
coinvolti ad adoperarsi per far fronte alle nuove esigenze
ed ecco i primi tentativi di comparabilità dei bilanci messi
in atto dallo IASC e dall’Unione europea agli inizi degli
anni settanta di cui una significativa manifestazione la
troviamo con l’introduzione dei nuovi principi contabili
internazionali IAS/IFRS, elaborati appunto al fine di
realizzare un linguaggio contabile comune, in grado di
agevolare la comparabilità dei bilanci internazionali. Da
tale processo di globalizzazione non potevano restare
escluse le piccole e medie imprese, sempre più attive
nell’intraprendere percorsi di internazionalizzazione e
comunque rivolte in un contesto competitivo
6
profondamente mutato, la cui ampiezza non può più
essere limitata all’interno dei confini nazionali.
Seppure non contemplate dal Regolamento europeo di
attuazione dei principi internazionali nei Paesi membri, le
PMI sono state oggetto di studio in ambito IASB.
L’International Accounting Standards Board ha, infatti,
ritenuto opportuno non escludere dal processo di
armonizzazione in atto le piccole e medie imprese con la
consapevolezza della necessità di mantenere le dovute
distanze rispetto ai full IFRS considerate le peculiarità di
tale tipologia d’imprese, peculiarità complesse e differenti
sia rispetto alle grandi imprese internazionali, sia rispetto
agli altri Paesi membri appartenenti al contesto europeo,
sia alle piccole e medie imprese appartenenti a contesti
extraeuropei.
Con l’intento di elevare la portata informativa del bilancio
delle PMI, lo IASB nel 2003 ha avviato un processo lungo
e tortuoso che ha portato all’emanazione nel luglio 2009
di un set di principi contabili internazionali per le piccole
e medie imprese, gli IFRS for SMEs.
Il presente lavoro ha come finalità quella di capire in che
modo si è pervenuti all’elaborazione di questo set di
principi di bilancio, rispetto ai criteri ritenuti rilevanti,
evidenziati nella disamina delle principali tematiche
coinvolte correlate all’oggetto di studio. La finalità va
ricercata quindi nell’ analisi dell’orientamento assunto
dalla comunità internazionale rispetto all’adozione degli
7
IFRS for SMEs, rispetto alla definizione dei criteri di
individuazione delle PMI, relativamente alla finalità
assegnata al bilancio, alla definizione e analisi degli
stakeholders e non ultima la posizione assunta dall’Italia.
Il lavoro infatti presenta dapprima una panoramica sulle
differenze esistenti in termini concettuali tra standard e
principle per poi approfondire la problematica relativa alla
definizione dello strumento principe utilizzato: il bilancio.
La disamina sul contenuto e sulla finalità del bilancio,
come modello convenzionale, sarà utile a comprendere
successivamente quali saranno le finalità informative
attribuite al bilancio di esercizio delle PMI e in virtù di ciò
come saranno individuati gli stakeholders. Per individuare
gli stakeholders dobbiamo prima circoscrivere l’impresa
minore rispetto a quella di grandi dimensioni. Ulteriore
punto critico riguarda quindi l’analisi della definizione di
PMI, ovvero dei criteri qualitativi e quantitativi da
adottare per definire la piccola e media impresa, che viene
analizzato nel secondo capitolo con lo scopo di fornire
uno strumento concettuale di riferimento utile al
successivo confronto con le indicazioni contenute nei
principi contabili per le PMI. Ed è proprio in relazione a
questo nesso che il lavoro prosegue con l’osservazione di
quelli che possono essere i criteri di classificazione degli
stakeholders dell’impresa, rispetto alla dimensione
caratteristica della stessa quale espressione dell’identità
della PMI individuando nella proprietà coinvolta nella
8
gestione, negli istituti di credito e nell’amministrazione
finanziaria quelli che sono gli stakeholders delle PMI
caratterizzati da relazioni a forte intensità.
Terminata la prima parte, generale, utile a circoscrivere il
quadro di riferimento, il lavoro presenta una parte relativa
a quello che è lo stato attuale riguardo al bilancio
abbreviato utilizzato in ambito nazionale e internazionale,
da cui emerge una molteplicità di opzioni disponibili che
sicuramente non migliorano l’obiettivo della
comparabilità dei bilanci.
L’ultima parte entra nel vivo dell’oggetto di studio,
ovvero presenta lo standard IASB “IFRS for SMEs”,
descrivendone sinteticamente la struttura e il contenuto,
per poi approfondire l’analisi del processo di formazione
del set di principi, rispetto al quadro di riferimento
delineato nei capitoli precedenti. Si procederà alla ricerca
delle informazioni rilevanti contenute nei documenti
pubblicati nelle varie fasi del processo, scegliendo quelle
pertinenti ai temi cruciali emersi durante il percorso di
ricerca tesi. Un sentito ringraziamento va al Prof. William
Forte, guida preziosa durante la stesura del lavoro.
Cono Cirone
I principi di bilancio per le PMI
9
1 Dalla originaria esigenza di
comparabilità dei bilanci al fabbisogno
conoscitivo degli interlocutori. Cenni
storici e contestualizzazione dell’oggetto
di studio
1.1 Introduzione
L’evoluzione del contesto socio-economico,
maggiormente nell’ultimo decennio, con riferimento ai
processi di integrazione economica, di globalizzazione,
dei Paesi sviluppati e non, è un fenomeno trasversale che
riguarda tutti gli ambiti dell’operare economico. Nel
nostro ambito, quello della produzione delle informazioni
necessarie a soddisfare le esigenze conoscitive dei
portatori di interesse, le problematiche relative alla
redazione dei Bilanci (di esercizio e consolidati), sono
caratterizzati da un orizzonte internazionale, quale effetto
dei processi di globalizzazione. Possiamo parlare di
armonizzazione contabile internazionale, cioè quello
schema universalmente valido per procedere alla
rilevazione, alla valutazione e alla rappresentazione in
bilancio di operazioni e altri fatti aziendali dello stesso
tipo, e pensare che il fenomeno dell’integrazione
economica e della globalizzazione è la causa di tale
I principi di bilancio per le PMI
10
processo di armonizzazione. L’obiettivo della
comparabilità dei Bilanci già da alcuni decenni è stato
perseguito attraverso la realizzazione di processi globali o
limitati ad alcune aree del mondo, come ad esempio
l’attività svolta dall’ International Accounting Standard
Committee (IASC) a partire dal 1973, oppure dall’Unione
Europea. In conformità al processo di armonizzazione
contabile internazionale, l’Italia inizia a recepire le
direttive “fair value” e “modernizzazione” e abbiamo l’
Organismo Italiano di Contabilità (OIC) che assolve il
compito di completare il recepimento delle direttive
europee. Assisteremo quindi ad un’evoluzione del
modello di bilancio delle piccole e medie imprese (PMI),
quale frutto di un tentativo di attenuazione e riduzione,
laddove possibile, delle differenze esistenti tra il modello
di bilancio IAS/IFRS e quello civilistico.
In questo capitolo avremo una contestualizzazione
dell’oggetto di studio, trattando delle differenze
terminologiche riguardo ai concetti di accounting
“standard” ed accounting “principle”, parlando delle
diversità esistenti nella logica di fondo dei processi di
emanazione sia degli standards che dei principles, fino ad
effettuare uno sguardo al bilancio quale modello utilizzato
per l’osservazione dell’attività d’impresa. Cercheremo di
capirne il contenuto e la finalità, per poi scendere nel vivo
della problematica nei capitoli successivi, e ambire alla
comprensione delle diversità esistenti nel fabbisogno di
I principi di bilancio per le PMI
11
comunicazione delle imprese minori e nel fabbisogno
conoscitivo dei suoi interlocutori.
1.2 Accounting standards vs principle
standards: differenze terminologiche e
concettuali preliminari alla
contestualizzazione dell’oggetto di studio,
passando attraverso processi di
armonizzazione e unificazione dei conti
prima, e armonizzazione e unificazione
contabile dopo
1
.
Nella storia della Ragioneria del XX secolo abbiamo
avuto diverse modalità per arrivare al traguardo della
comparabilità dei Bilanci. Molto prima di trattare di
processi di armonizzazione e unificazione contabile si è
parlato di processi di unificazione e armonizzazione dei
conti e, tra l’altro, l’espressione utilizzata, o meglio, il
ricorso agli standards, non appartiene al settore della
contabilità e del Bilancio, tanto è vero che il termine
standard per la definizione di norme contabili comincia ad
essere utilizzato nella seconda metà del Novecento. Detto
questo occorre capire la logica di fondo, il sistema di
valori e la cultura contabile da cui sono partorite le norme
1
Parte delle informazioni contenute in questo paragrafo è tratta e
adattata da: http://www.disas.unisi.it/quaderni/int_99.pdf
I principi di bilancio per le PMI
12
emanate dall’International Accounting Standards Board
(IASB), per comprendere la valenza innovativa della
transizione agli IAS/IFRS. E’ evidente che parlare di
sistema di valori e di cultura contabile ci porta anche a
costatare le diversità concettuali esistenti nell’espressione
accounting standard e principle standard e che una prima
contestualizzazione terminologica la possiamo fare
ricorrendo all’origine e all’utilizzo dei termini, in modo da
delimitare correttamente il significato dei cambiamenti in
atto.
In tal senso possiamo distinguere ciò che appartiene alla
logica dello standard e ciò che appartiene alla logica dei
principi. Per quel che riguarda gli standards abbiamo
avuto una crescente complessità dagli inizi del XX secolo,
con il progressivo affermarsi di istituzioni volte ad
emanarli nei più svariati settori e aree di attività e su
un’area geografica sempre più ampia. Gli standards quindi
hanno vissuto una crescita esponenziale nello spazio e nel
tempo in quanto hanno assunto la funzione di coordinare i
processi produttivi, di far dialogare i sistemi tecnologici, e
quindi di creare le condizioni per massimizzare
l’efficienza nelle produzioni e, al tempo stesso, garantire
un livello di qualità delle produzioni stesse ai
consumatori. E’ facile intuire, vista anche la duplice utilità
degli standards sul lato dell’offerta e della domanda, che il
vantaggio e i benefici derivanti dalla loro adozione sono
tanto maggiori quanto più ampio è il numero degli
I principi di bilancio per le PMI
13
utilizzatori e quanto più vasta è l’area geografica della
loro accettazione. Lo standard è una soluzione da
condividere nei comportamenti produttivi e da accettare
come forma di garanzia della qualità nei comportamenti di
consumo, uno standard è un punto di convergenza a cui
tendono gli operatori sul mercato
2
. La volontà di confluire
verso questo punto di convergenza possiamo vederla
anche attraverso la nascita delle numerose istituzioni che
hanno cercato di estendere l’adozione degli standards nel
tempo e nello spazio, fin dai primi anni del ‘900. Ne sono
esempi le seguenti organizzazioni:
la British Standards Institution (BSI, 1901);
il Deutsche Institut fur Normung (DIN, 1917);
l’American National Standards Institute (ANSI,
1918);
lo Schweizerische Normen-Vereinigung (SNV,
1919);
lo Standardiseringen i Sverige (SIS, 1922);
il Norge Standardiseringsforbund (NSF, 1923);
la Den Danske Standardiserings Kommions (DS,
1926);
2
idem.
I principi di bilancio per le PMI
14
l’Association Francaise de Normalisation
(AFNOR, 1926).
3
Nello stesso periodo la questione era dibattuta, a livello
internazionale, al punto da giungere alla costituzione di
organismi internazionali come l’International
Electrotechnical Commission (IEC, 1906), e
successivamente con la costituzione del famoso
organismo internazionale per la standardizzazione, tra i
più conosciuti a livello globale, che è l’ISO, ovvero
l’International Organization for Standardization (1947) da
cui derivano le famose norme ISO 9000, ISO 14000, ecc.
In Europa, a seguito dell’avvio del progetto europeo di
costruzione della comunità economica, e con la successiva
definizione dell’UE, si è fatto ampio ricorso alla
costituzione di organismi per la standardizzazione, come
lo European Committee for Standardization (CEN,
Comitè Europeen pour la Normalisation) e lo European
Committee for electrotechnical Standardization (Comitè
pour la Normalisation Electrotecnique, CENELEC). Nel
gergo tutte queste istituzioni sono chiamate Standards
setting body.
Fin dalla loro origine il valore di tali norme è stato
assimilato a quello delle consuetudini e degli usi, ovvero
gli standards corrono in parallelo rispetto alla legislazione,
3
K.T. Hallström, Organizing international standardization. ISO and
the IASC in quest of authority Edgward Elgar Publishing, ,
Chelthenham, UK – Northampton, MA, USA, 2004
I principi di bilancio per le PMI
15
anche se per i tempi di risposta ai problemi da affrontare
essi anticipano qualsiasi forma di legislazione,
divenendone semmai il presupposto e trovando in essa il
quadro delle regole entro cui muoversi
4
. Il valore degli
standards risiede, di fatto, nella loro volontaria
accettazione all’interno del settore industriale che li ha
sollecitati e visti sviluppare. Questo valore, per le
organizzazioni che emanano gli standards, si traduce
nell’esigenza di conseguire la generale accettazione, cioè
di essere riconosciute come autorità di riferimento, sia
dagli utilizzatori che dalle autorità governative. L’azione
normativa frutto dell’operato degli Standards setting
bodies, inoltre, è inquadrabile nel cosiddetto modello della
self regulation, cioè quel modello in cui sono gli stessi
utilizzatori delle norme a condividere il processo di
ricerca di soluzioni comuni verso cui far convergere
volontariamente i comportamenti, sostenendone i costi
riguardanti l’emanazione delle norme e del relativo
enforcement. Qui bisogna aggiungere che la natura di
queste organizzazioni è di carattere non governativo e che
esse cercano spesso di accreditare la loro autorità andando
alla ricerca di un riconoscimento governativo tale da
accrescere il valore normativo degli standards, tentando
4
“Standardization projects have traditionally been iniziated by
industry representatives with the purpose of solving a specific
problem” in: K.T. Hallström, Organizing international
standardization. ISO and the IASC in quest of authorityEdgward
Elgar Publishing, , Chelthenham, UK – Northampton, MA, USA,
2004
I principi di bilancio per le PMI
16
addirittura di assimilarli a norme di legge, cioè tentando di
trasformare un’impostazione di tipo self regulation in una
di tipo delegato in cui gli standards sono emanati sulla
base di un riconoscimento governativo.
Diverso è il concetto di principle, con riferimento alla
problematica concernente la definizione di norme che
incidono sui processi di rilevazione in partita doppia delle
vicende aziendali, che assume rilevanza pubblica fin dal
XVII secolo, infatti, il Ministro delle Finanze francesi,
Colbert, nel 1673 emanò l’Ordennance de Commerce (che
sarà poi ripreso nel codice del commercio del 1807 meglio
noto come Codice Napoleone) con l’intento di organizzare
l’economia intervenendo in campo contabile. L’intervento
in campo contabile da parte dell’autorità governativa è
stato avvertito come responsabilità, soprattutto agli inizi
del Novecento, in paesi come Francia, Germania e Italia, e
dell’Europa continentale in generale, che si è
concretizzata nell’emanazione di norme cogenti che
identificano il Bilancio come un documento a fini
probatori. In periodi precedenti ed in altri Paesi (contesto
britannico, statunitense e svedese), questa responsabilità è
stata delegata dall’autorità governativa a specifiche
organizzazioni rappresentative della professione contabile.
Organizzazioni finalizzate a tale causa sono state, tra le
altre
5
:
5
http://www.disas.unisi.it/quaderni/int_99.pdf