4
INTRODUZIONE
L’impresa a proprietà familiare costituisce una componente fondamentale dei
sistemi economici sia dei Paesi maggiormente sviluppati sia di quelli emergenti.
Per decenni, però, essa è stata una sorta di realtà senza volto, una straordinaria
ricchezza economica priva di una propria identità culturale, nella convinzione che
fosse destinata a scomparire nell’era del capitalismo globale. Tale profezia,
tuttavia, si è rilevata errata. Basti pensare che le imprese a controllo familiare
rappresentano la maggioranza delle aziende in tutti i paesi industrializzati.
L’obiettivo principale di questo lavoro è, pertanto, quello di esaminare il
fenomeno dell’impresa familiare in tutti i suoi aspetti peculiari.
Nell’ambito del primo capitolo, partendo dalla definizione di family business, si
cercherà di analizzare i vari elementi che ne caratterizzano la struttura,
focalizzandoci in particolare sugli assetti istituzionali delle imprese, sui loro
valori, sulle operazioni di gestione dei tributi, sull’estensione delle combinazioni
economiche, sulle condizioni patrimoniali intangibili, sulla composizione e la
dinamica dell’organismo personale e, infine, sull’assetto organizzativo.
Nel secondo capitolo la nostra attenzione si sposterà, invece, sui processi di
crescita e di sviluppo delle imprese familiari. Si parte dall’analisi dei modelli di
sviluppo delle PMI e si cercherà poi di analizzare lo sviluppo delle imprese
familiari illustrando alcuni modelli elaborati in letteratura. Ci si soffermerà,
inoltre, sulle varie tipologie di imprese familiari, le quali verranno distinte in
imprese familiari domestiche, imprese familiari tradizionali, imprese familiari
allargate e imprese familiari aperte.
5
Nell’ambito del terzo capitolo sarà affrontato il tema della corporate governance
attraverso diverse prospettive teoriche. Si analizzeranno, in primo luogo, i diversi
organi collegiali della governance focalizzando, in particolare, l’attenzione
sull’Assemblea dei soci, sul Consiglio di famiglia e sul Consiglio di
Amministrazione. Sarà, in secondo luogo, evidenziato il problema della continuità
e della successione generazionale delle imprese familiari.
Nel quarto ed ultimo capitolo, infine, si è cercato di effettuare un’analisi empirica
delle imprese familiari esistenti nel nostro territorio regionale al fine di
comprendere la loro struttura di governance e il loro grado di flessibilità che è
stato misurato attraverso la costruzione di due indici (l’indice di apertura e
l’indice di astensione). A tal scopo è stato elaborato un questionario
successivamente somministrato ad un gruppo di aziende familiari campane e i dati
così ottenuti sono stati oggetto di analisi ed elaborazioni.
6
CAPITOLO PRIMO
DEFINIZIONI E STRUTTURA DELLE IMPRESE FAMILIARI.
1. DEFINIZIONE D’IMPRESA FAMILIARE.
L’impresa familiare costituisce un’istituzione fondamentale del capitalismo
italiano e contribuisce in maniera rilevante alla sua competitività e vitalità. Si
tratta di una realtà molto diffusa anche in altri paesi industrializzati
1
ma
nonostante ciò non esiste una definizione comune generalmente accettata di tale
fenomeno
2
.
Sono state, infatti, fornite diverse definizioni d'impresa familiare ma prima di
soffermarsi sulla stesse è opportuno chiarire la differenza tra il concetto di azienda
familiare e quello di azienda di produzione familiare
3
.
Mentre nelle passate epoche storiche i processi di produzione e di consumo si
svolgevano all’interno degli stessi istituti (azienda familiare e azienda di
produzione coincidevano), nelle moderne economie industrializzate vi è una
separazione delle attività di produzione di beni e servizi dalle unità di consumo.
Ciò implica, quindi, che le imprese sono gli istituti dedicati ai processi di
produzione di beni e servizi mentre nelle famiglie si attuano i processi di
consumo. La separazione degli istituti produttivi da quelli di consumo comporta,
1
CREMONESI F., “Il concetto di impresa familiare” in www.finanza e diritto. it.
2
DI MASCIO A., “Family business. Strategie private e corporate banking per le imprese familiari”,
Egea, Milano, 2007.
3
CORBETTA G., “Le imprese familiari: caratteri originali, varietà e condizioni di sviluppo”, Egea,
Milano, 1995.
7
inoltre, la specializzazione dei processi economici e la presenza degli stessi
soggetti economici, organismi personali e patrimoni.
Vi sono, tuttavia, ancora numerosi casi nei quali la separazione tra azienda
familiare (ordine economico dell’istituto della famiglia) e azienda di produzione
familiare (ordine economico dell’istituto impresa) è possibile solo in via teorica.
Si pensi, ad esempio, alle attività artigianali semplici di produzione di beni e
servizi oppure alle attività di commercio di piccola dimensione nelle quali sono
attivamente impegnati solo i membri della famiglia: non è agevole, infatti,
distinguere gli organismi personali, i redditi e gli investimenti propri della
famiglia da quelli propri dell’impresa. Quando, invece, alla formazione degli
elementi strutturali dell’impresa (quali il patrimonio e l’organismo personale)
concorrono anche altre famiglie o imprese, la distinzione tra azienda di consumo
familiare e azienda di produzione di proprietà familiare inizia a farsi più marcata.
Chiarita la distinzione tra azienda familiare e azienda di produzione di proprietà
familiare è doveroso, a questo punto, illustrare alcune definizioni di impresa
familiare proposte in letteratura.
Una prima possibile definizione è quella secondo la quale è considerata familiare
un’impresa i cui portatori di capitale di rischio e i prestatori di lavoro
appartengono ad un’unica famiglia o a poche famiglie collegate tra loro da vincoli
di parentela o affinità
4
.
Si tratta di una definizione all’interno della quale rientrano molte imprese di
piccola dimensione (il numero degli addetti coincide con il numero dei familiari
4
DELL’AMORE G., “Le fonti del risparmio familiare”, Giuffrè, Milano, 1962.
8
che lavorano nell’azienda) che esercitano in prevalenza attività commerciali,
artigianali, o di produzione di servizi
5
.
Se nell’azienda, però, lavorano tutti e soli i membri della famiglia, i soggetti
economici
6
, gli organismi personali e il patrimonio dell’azienda di consumo
familiare coincidono con quelli dell’azienda di produzione familiare e si assiste,
quindi, ad una sorta di sovrapposizione tra i due istituti.
La definizione appena esaminata è, dunque, di tipo restrittivo in quanto fa
rientrare nella nozione di impresa familiare solo quei casi in cui esiste una
sovrapposizione quasi completa tra gli elementi strutturali delle aziende familiari
e quelli delle aziende di produzione di proprietà familiare e pertanto essa non
appare condivisibile
7
.
Le condizioni di esistenza e la vita di un’impresa possono essere, infatti,
influenzate delle famiglie proprietarie anche quando gli elementi che costituiscono
la struttura dell’azienda familiare e quelli che costituiscono la struttura
dell’azienda di produzione familiare non coincidono.
Un’altra definizione d'impresa familiare rintracciabile nella letteratura economica-
aziendale è quella secondo la quale si dice familiare un’impresa all’interno della
quale si instaurano di fatto delle relazioni di reciproco condizionamento tra
azienda di produzione e azienda di consumo di una o poche famiglie legate tra
loro da vincoli di parentela o affinità che detengono la proprietà del capitale
conferito a titolo di rischio
8
.
5
All’interno di questa definizione possono essere fatte rientrare anche le imprese industriali nella
fase di avvio.
6
Intesi come la persona fisica o i gruppi di persone che esercitano il controllo dell’azienda.
7
CORBETTA G., “Le imprese familiari: caratteri originali, varietà e condizioni di sviluppo”, Egea,
Milano, 1995.
8
FERRERO G., “Imprese e management”, Giuffrè, Milano, 1989.
9
Secondo questa definizione possono essere considerate imprese familiari anche
quelle imprese in cui i soggetti economici, gli organismi personali e i patrimoni
delle aziende di produzione e delle aziende di consumo sono diversi e distinti.
Inoltre, secondo questa accezione è possibile ricondurre al fenomeno del family
business non soltanto le imprese di piccola o media dimensione, ma anche quelle
di grande dimensione che operano nei più svariati settori.
Occorre adesso focalizzare l’attenzione sulle relazioni di reciproco
condizionamento poste a fondamento della definizione in esame.
Si può affermare che le relazioni di condizionamento dell’azienda di consumo
sull’azienda di produzione raggiungono la loro massima intensità quando i
membri di una o poche famiglie:
conferiscono la totalità o una quota rilevante del capitale di rischio;
esercitano il potere di governo attraverso la loro presenza esclusiva nel
Consiglio di Amministrazione;
assumono la direzione generale;
utilizzano i propri beni personali come garanzia per i debiti finanziari
dell’azienda di produzione;
impegnano il cognome familiare, attraverso il suo inserimento nella ragione
sociale o nel marchio dei prodotti
9
.
Le relazioni di condizionamento dell’azienda di produzione sull’azienda di
consumo sono, invece, di massima intensità se:
9
CORBETTA G., “Le imprese familiari: caratteri originali, varietà e condizioni di sviluppo”, Egea,
Milano, 1995.
10
i capitali di rischio investiti nell’azienda di produzione costituiscono una
considerevole parte del patrimonio dell’azienda di consumo e una quota
molto importante dei risparmi di famiglia;
le entrate dell’azienda di consumo derivano esclusivamente dalle
remunerazioni corrisposte dall’azienda di produzione ai membri della
famiglia che lavorano al suo interno e dai dividendi distribuiti dall’azienda
di produzione stessa;
le competenze acquisite dai membri della famiglia che lavorano
nell’azienda di produzione non possono essere offerte ad altre aziende di
produzione
10
.
Logicamente all’interno di questa definizione possono essere fatti rientrare anche
quei casi in cui le relazioni presentano un minor grado d'intensità. Osservando, ad
esempio, la relazione dal lato dell’impresa, può accadere che i membri della
famiglia, nonostante siano proprietari di una quota di capitale di rischio inferiore
al 50%, mantengano il controllo all’interno dell’assemblea dei soci oppure
esercitino il potere di governo nei consigli di amministrazione nei quali sono
presenti anche soggetti esterni alla famiglia.
Osservando, infine, la relazione dal versante della famiglia può accadere che i
risparmi della stessa siano investiti in diversi impieghi e che l’investimento
nell’azienda di produzione costituisce una componente minore del patrimonio
familiare e, quindi, di conseguenza, il reddito dell’azienda di consumo deriva da
fonti diverse dall’azienda di produzione. Le definizioni fondate sul reciproco
condizionamento risultano, quindi, diverse tra loro a seconda che l’accento sia
10
Si veda nota precedente.
11
posto sulla proprietà del capitale di rischio, sul controllo dell’impresa o sulla
gestione.
Alla luce di quanto affermato è possibile accogliere la seguente definizione:
un’impresa può considerarsi familiare quando una o poche famiglie, collegate tra
loro da vincoli di parentela o di affinità detengono una quota di capitale di rischio
sufficiente ad assumere il controllo dell’impresa.
Si tratta questa di una definizione che rientra nel novero di quelle che prevedono
un reciproco condizionamento tra azienda di consumo e azienda di produzione e,
attraverso la stessa, si vuole far ricomprendere tra le imprese familiari anche
quelle imprese all’interno delle quali una o poche famiglie esercitano i poteri di
governo, pur non detenendo la maggioranza del capitale, oppure quelle imprese i
cui membri della famiglia non sono presenti o non costituiscono la maggioranza
negli organi di governo e quelle imprese in cui nessun familiare e impegnato nella
gestione.
Sulla base di tali considerazioni è possibile concludere che tutte quelle definizioni
che si fondano esclusivamente sulla proprietà del capitale di rischio tendono a
sottostimare l’ampiezza di quell’insieme rappresentato dalle imprese familiari,
insieme che viene meglio definito se si prendono in considerazione anche altri
fattori.