6
Introduzione
Il presente lavoro nasce da un interrogativo: perché le donne, nelle democrazie di tutto il
mondo, sono presenti all’interno dei Parlamenti in modo veramente esiguo? Lo
squilibrio che si viene a creare nelle istituzioni rappresentative, tra uomini e donne, non
riguarda solo l’Italia, ma è comune a molti paesi. Si tratta, infatti, di un problema
globale.
I Parlamenti di tutto il mondo sono quasi completamente occupati da uomini e permane
una forte resistenza a qualsiasi tipo di cambiamento, probabilmente perché,
tradizionalmente alle donne viene affidata la sfera privata (in particolare la cura della
famiglia) mentre spetta soltanto agli uomini il diritto e il dovere di dedicarsi alla sfera
pubblica, dalla quale, quindi, il genere femminile viene sistematicamente escluso.
L’interesse verso questo problema è abbastanza attuale. È, infatti, solo nel 1978 che per
la prima volta la scienza politica si è occupata dell’argomento “Donne e politica”
quando l’European Consortium for Polical Research presentò un workshop intitolato
Women and Politics
1
.
Sicuramente questo ritardo è dovuto ad un insieme di fattori. Tra questi bisogna
sicuramente ricordare il fatto che le donne hanno ottenuto tardi il diritto di poter votare i
propri rappresentanti e di poter, quindi, partecipare attivamente alla vita civile e politica
del proprio paese. Ancora oggi è evidente che le donne non hanno ancora realizzato
appieno la propria cittadinanza (data l’esiguità del loro numero nelle istituzioni
pubbliche).
Come ha messo in evidenza Alessia Donà
2
, nelle scienze sociali da qualche tempo il
concetto di genere si è aggiunto a quello di sesso. Mentre il sesso si riferisce ad un
insieme di differenze genetiche e biologiche tra uomo e donna, il genere rinvia, invece,
al complesso di significati di diversa natura (sociali e culturali) legati al mondo
femminile e a quello maschile. Il genere, inoltre, rivela gli effetti della relazione tra
1
Anastasi A., Parlamento e partiti in Italia: una ricerca sulla classe politica italiana dalla I alla XIV
legislatura, Milano, A.Giuffrè, 2004.
2
Donà A., Genere, politica e politiche pubbliche. Verso la ridefinizione di un paradigma? Alcuni spunti
per un dibattito, in Rivista italiana di scienza politica, n. 3, 2007, pag. 459.
7
uomini e donne che si esprimono ad esempio in una diversa distribuzione del potere
politico.
Come è stato prima specificato, la Scienza Politica si occupa ampiamente del tema della
bassa presenza delle donne nei luoghi della rappresentanza. Le aree maggiormente
indagate sono quelle riguardanti la cittadinanza (diritti sociali, civili e politici), il
movimento delle donne e l’associazionismo politico. Mentre persistono altre aree di
studio ancora poco dibattute e che rimandano al rapporto tra le donne e i processi
decisionali
3
. “Ad esempio, appaiono carenti gli studi sui processi di reclutamento
politico e sul ruolo delle donne all’interno dei partiti politici, oppure studi relativi alla
carriera lavorativa […] o infine una ricerca sul ruolo delle donne nella politica locale”
4
.
L’auspicio della Donà, e non solo il suo, è che su questi temi si possano sviluppare delle
ricerche, in modo da permettere lo sviluppo di contributi che possano alimentare il
dibattito internazionale
5
.
Per definizione, la politica è un’attività il cui fine ultimo è quello di incidere sulla
distribuzione delle risorse materiali e immateriali, perseguendo gli interessi di un
soggetto, sia esso un individuo o un gruppo. La prima definizione risale ad Aristotele
che definiva la politica come l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti, come la
determinazione di uno spazio pubblico a cui tutti i cittadini partecipano
6
.
Se si accetta tale definizione ne consegue che la politica non può escludere le donne,
che rappresentano quasi la metà dell’elettorato.
Di fatto però, le donne continuano ad essere sotto-rappresentate nelle istituzioni
politiche e numerosi sono gli ostacoli
7
che si frappongono all’ingresso delle donne nei
luoghi di rappresentanza.
Tra di essi:
La prevalenza del modello maschile nella vita politica;
3
Donà A., Genere, politica e politiche pubbliche. Verso la ridefinizione di un paradigma? Alcuni spunti
per un dibattito, in “Rivista italiana di scienza politica”, n. 3, 2007, pag. 459.
4
Ibidem, pag. 468.
5
Ibidem.
6
www.wikipedia.it
7
Shvedova N., Obstacles to Women’s Participation in Parliament, in International Idea (a cura di),
Women in Parliament: Beyond numbers, 2002.
8
La mancanza di sostegno, come ad esempio il limitato sostegno finanziario per
le donne che si candidano; un accesso limitato alle reti politiche e l’esistenza di
due pesi e due misure;
La mancanza di contatti e cooperazione con organizzazioni esterne, come ad
esempio i gruppi femminili;
L'assenza di sistemi di istruzione e formazione, adeguatamente sviluppati, per
orientare le giovani donne verso la vita politica;
La natura del sistema elettorale che può essere o non essere favorevole alle
donne candidate;
La mancanza di attenzione dei media per le potenzialità e il contributo che le
donne possono portare in politica.
Sono gli uomini che dominano la politica. Spesso questa è organizzata in base al loro
stile di vita (con riunioni che si protraggono fino a notte fonda) e sulla logica della
competizione estrema, caratteristica lontana dal mondo femminile. Spesso, le donne
svolgono un doppio ruolo. Esse, in fatti, non sono solo lavoratrici, ma anche mogli e
madri
8
.
La differenza tra uomini e donne si riflette anche nei contenuti e nelle priorità del
processo decisionale. Le donne, infatti, si concentrano principalmente, su temi che
riguardano la società (come la sicurezza sociale, l’assistenza sanitaria, i bambini, etc)
9
.
Inoltre, anche se esse svolgono una funzione importante (di mobilitazione e sostegno
delle campagne elettorali) all’interno del loro partito, difficilmente riescono ad occupare
posizioni di rilievo al loro interno
10
.
La partecipazione delle donne aumenta quando vengono utilizzate delle strategie
specifiche per far aumentare il loro numero all’interno delle istituzioni, come le quote
11
.
Ciò che rende ancora più problematica la situazione delle donne è, sicuramente, la
mancata cooperazione delle istituzioni rappresentative con organizzazioni esterne (ad
8
Ibidem.
9
Ibidem.
10
Shvedova N., Obstacles to Women’s Participation in Parliament, op. cit.
11
Lovenduski J., Cambiare la rappresentanza politica delle donne, paper tratto da www.
studenti.unimi.it/corsodonne/lezioni.
9
esempio con gruppi femminili), che collaborano con le istituzioni politiche e
governative per agevolare la candidatura e l’elezione delle donne
12
.
Il sistema elettorale si è rivelato molto importante ai fini del raggiungimento di un
maggiore equilibrio nella rappresentanza di entrambi i sessi. Come sappiamo, esistono
due principali tipi di sistemi elettorali: maggioritario e proporzionale
13
.Il sistema
maggioritario è generalmente basato sul collegio uninominale ed offre notevoli vantaggi
ai partiti più grandi. Con questo sistema si favorisce la formazione di una maggioranza,
ma le minoranze vengono sacrificate
14
. Il sistema proporzionale, invece, i seggi
vengono assegnati in circoscrizioni elettorali plurinominali e in base alla proporzione
dei voti ottenuti. È, quindi un sistema basato sulla rappresentatività in quanto
contribuisce a rispecchiare la condizione di un paese (le minoranze vengono, infatti,
tutelate)
15
.
Le ricerche hanno evidenziato che il primo dei sistemi appena descritto (maggioritario)
è poco “amico” delle donne e che in presenza di un sistema proporzionale le donne
godono di alcuni benefici in quanto i partiti sono rappresentativi di tutte le realtà
sociali
16
.
Comunque, anche quando le donne riescono a superare i numerosi ostacoli che si
frappongono al loro ingresso nei luoghi di rappresentanza trovano un ambiente difficile
ed estremamente ostile.
La loro bassa presenza nelle istituzioni è stata collegata al loro basso grado di
partecipazione politica
17
. Ad influire su questa bassa partecipazione delle donne è,
soprattutto, la socializzazione primaria perché orienta le donne verso la famiglia e il
privato, scoraggiando un impegno attivo e la scelta di una carriera pubblica
18
. Le donne,
nella maggior parte dei casi non hanno fiducia in se stesse; hanno paura a presentare le
12
Ibidem.
13
Ibidem.
14
Ibidem.
15
Ibidem.
16
Ibidem.
17
Guadagnini M., La politica senza le donne, in Balsamo F. e Sarti M.A. (a cura di) Tematiche
Femminili, Torino, il segnalibro, 1988, pag. 199.
18
Ibidem.
10
proprie candidature ed, inoltre, difficilmente riescono a conciliare la carriera con gli
onerosi compiti che devono, per forza, svolgere all’interno delle loro famiglie
19
.
È per indagini intorno a questo tema che è nato questo lavoro che si articola in quattro
capitoli: nel primo capitolo si cercherà di introdurre il tema della bassa rappresentanza
femminile. In particolare verranno analizzati alcuni dati relativi, soprattutto, ai paesi
europei; grazie al contributo di due grandi studiose (Joni Lovenduski e Azza Karam) si
cercherà di capire cosa le donne possono concretamente fare per migliorare la loro
condizione politica e, infine, quali sono i fattori che ostacolano la presenza delle donne
in politica; nel secondo capitolo, dopo un breve excursus sul tema della cittadinanza e
sulla conquista femminile del diritto di voto, si analizzerà la rappresentanza femminile
nell’Unione Europea, il processo di reclutamento legislativo, i percorsi di accesso alle
istituzioni, per affrontare poi il problema delle “quote” (considerate uno degli strumenti
per superare gli ostacoli che, da sempre, si frappongono alla presenza femminile nelle
istituzioni). Nel terzo capitolo si indagherà sul il tipo di quota utilizzato in un universo
di oltre 110 paesi mettendo in relazione (con l’ausilio di alcune tabelle) i diversi tipi di
quota con il sistema elettorale utilizzato da ciascun paese, al fine di stabilire quale
sistema fornisce alle donne i risultati migliori.
Infine, nel quarto ed ultimo capitolo, ci si soffermerà sulla situazione del nostro paese e,
grazie ad una simulazione, elaborata nel 2006, si cercherà di capire cosa potrebbe
succedere se le quote venissero realmente applicate.
19
Ibidem.
11
Capitolo 1
Donne e rappresentanza. Una introduzione.
12
1.1 Donne e rappresentanza: alcuni dati.
La scarsa presenza delle donne negli organi di rappresentanza politica è un problema
diffuso in quasi tutti i Paesi. A livello europeo, come indicano i dati della tabella 1.1,
relativi al 2007, Svezia e Finlandia risultano i paesi con la percentuale più elevata di
donne nei Parlamenti, (rispettivamente del 47,3% e del 42,0%) mentre l’Italia figura tra
i paesi non virtuosi (con una percentuale del 17,3%), anche se la sua situazione è
leggermente migliorata dopo le elezioni del 2008.
Tabella 1. 1 Presenza femminile in organi legislativi nazionali di alcuni Paesi europei,2007 (%)
PAESI “VIRTUOSI” % PAESI “NON VIRTUOSI” %
Svezia 47,3 Lituania 24,8
Finlandia 42,0 Portogallo 21,3
Danimarca 38,0 Estonia 21,8
Norvegia 37,9 Polonia 20,4
Paesi bassi 36,7 Regno Unito 19,7
Spagna 36,0 Slovacchia 19,3
Belgio 34,7 Lettonia 19,0
Austria 32,2 Francia 18,5
Germania 31,6 Italia 17,3
Grecia 16,0
Rep.Ceca 15,5
Cipro 14,3
Irlanda 13,3
Slovenia 12,2
Malta 9,2
Fonte : Elaborazioni ASDO, 2007.
Se poi si guarda ai livelli sub-nazionali il distacco tra i vari paesi si riduce e le
percentuali scendono in maniera drastica.
13
Come si può notare dalla tabella (tab.1.2), a livello regionale i paesi “virtuosi”(cioè che
mostrano un trend migliore rispetto agli altri) sono solamente due : Svezia (30,0%) e
Norvegia (21,0%). L’Italia, ovviamente evidenzia una percentuale molto bassa, anche a
livello locale; solo due donne su venti sono a capo di istituzioni regionali
20
. Insomma in
Italia, così come nella maggioranza dei paesi europei (ad eccezione di Svezia, Finlandia
e Norvegia), le donne fanno molta fatica ad affermarsi nella sfera pubblica. E non si può
dire che le cose vadano meglio in Spagna, Francia e Germania, che si trovano in una
posizione peggiore anche di quella dell’Italia.
Tabella 1.2 Donne a capo di istituzioni di livello regionale in alcuni Paesi europei, 2007
(v.a. e %)
V.A. % V.A. %
PAESI
“VIRTUOSI”
Italia 2 su 20 10,0
Svezia 6 su 10 30,0 Danimarca 1 su 15 6,6
Norvegia 4 su 19 21,0 Spagna 1 su 17 5,9
PAESI “NON
VIRTUOSI”
Francia 1 su 26 3,8
Belgio 1 su 5 20,0 Grecia 1 su 54 1,8
Paesi Bassi 2 su 12 16,6 Germania 0 su 16 0,0
Finlandia 3 su 20 15,0 Irlanda 0 su 7 0,0
Austria 1 su 9 11,1 Polonia 0 su 16 0,0
Fonte : Elaborazioni ASDO, 2007
Come ha messo in evidenza Drude Dahlerup
21
nella graduatoria mondiale dei Paesi, in
riferimento alla rappresentanza politica, nel tempo si è verificato un enorme
cambiamento. Grazie all’applicazione delle quote, Rwanda, Costa Rica, Argentina,
Monzambico e il Sud Africa hanno evidenziato una tendenza positiva, ed, i cinque paesi
20
Asdo (Assemblea delle Donne per lo Sviluppo e la Lotta all’Esclusione Sociale), “Donne in politica”,
gennaio 2007.
21
Dahlerup D., “Quotas are Changing the History of Women", in The Implementation of Quotas: African
Experiences”, International IDEA, 2003.
14
del nord europa (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia), che per molto
tempo hanno occupato i primi posti della graduatoria, sono stati sfidati
22
.
Da più parti nel mondo le organizzazioni femminili e alcuni partiti politici stanno
cercando di porre un freno alla dominanza maschile in politica, e le quote sembrano
essere uno strumento utile a tal fine.
Tabella 1.3 Presenza femminile nelle camere basse o uniche di alcuni aggregati di Paesi,
2007 (%)
Area % Area %
Europa OCSE 20,9 Stati Arabi 9,6
Americhe 20,7 Paesi del G8 18,5
Africa Sub-Sahariana 17,3
Asia 16,9 Media mondiale 17,5
Fonte : Elaborazioni ASDO, 2006 (Assemblea delle Donne per lo Sviluppo e la Lotta
all’Esclusione Sociale)
Osservando la tabella 1.3, si può notare come la situazione delle donne nei Paesi
occidentali non sempre è nettamente migliore degli altri, come, invece, ci si
aspetterebbe. L’Africa sub-Sahariana e l’Asia si avvicinano molto ai Paesi dell’OCSE.
È in corso (come mette in evidenza l’ASDO) una sorta di omologazione a livello
globale.
22
Ibidem.