Riassunto - Abstract
RIASSUNTO
L’obiettivo centrale della trattazione è quello di esplorare la figura paterna
attraverso le differenti fasi che dalla gravidanza portano all’evento del parto.
Attraverso l’analisi di recenti studi sul tema, verrà tratteggiato il profilo del padre
italiano della modernità, nei suoi aspetti psicologici, culturali e sociali; quello che ne
emerge è una figura in trasformazione, in bilico tra rinnovamento e tradizione, a cui,
solo in parte, viene riconosciuta dallo Stato una maggiore importanza attraverso
provvedimenti legali, come il congedo parentale o l’affido condiviso, anche se ancora
con molte riserve.
Verranno prese in esame tappe importanti che concorrono al processo del
diventare padre durante la gravidanza, per esempio momenti come l’ecografie o i corsi
pre-parto risultano appuntamenti fondamentali che concorrono non solo
dell’esperienza privata del sentirsi padre, ma anche ad una graduale sintonizzazione
con la compagna, verso l’ottica della co-genitorialità. Completa la trattazione in
merito alla gravidanza, un approfondimento sulla Couvade, intesa sia nella sua forma
rituale ed antica, sia nella sua forma sindromica e più moderna; è da sottolineare come
entrambi i casi possono essere manifestazioni diverse di aspetti simili non espressi
verbalmente dal padre all'avicinarsi del parto, come l’invidia e l’identificazione con le
capacità generative della compagna, la gelosia nei confronti del nascituro o ancora la
volontà di partecipare quanto più attivamente al parto. Dopo la nascita, una volta fatto
lo spazio nella coppia al terzo, la funzione del padre diventa fondamentale nel
separare la diade madre – figlio, un simbolico taglio del cordone ombelicale, con cui
può finalmente instaurare un rapporto diretto giocato sul piano della fisicità e delle
emozioni, come non era mai successo prima nella storia della paternità.
Nella parte conclusiva, trova spazio una storia della evoluzione della figura
paterna, dalla guerra ai giorni d’oggi, ricostruita a partire dalle interviste con due
importanti esponenti della psicoterapia della Gestalt: l'obiettivo è quello di avere una
visione più ampia della paternità di oggi, riconoscendo i caratteri esclusivi e rinnovati
rispetto ai modelli precedenti.
Introduzione
INTRODUZIONE
.
L'idea di fare un lavoro sulla paternità nasce in accordo con la crescente
attenzione alle trasformazioni delle figure maschili e, più nello specifico,
dell’immagine e del ruolo del padre, a livello antropologico, psicologico nonchè
legale. Il fenomeno si colloca all'interno di una importante tensione che contrappone
tradizione e modernità e che, dunque, incarna la difficoltà tra le tendenze al
mutamento sociale e le nostre eredità storiche
(Ruspini, Zajczyk, 2008).
La silenziosa trasformazione della figura paterna ha portato l'uomo di oggi ad
essere più vicino fisicamente e psicologicamente ai figli e alla compagna, mostrando
aspetti esclusivi che non si erano ancora presentati nella storia della paternità
occidentale. I padri della postmodernità mostrano il desiderio di recuperare le
dimensioni affettive e relazionali che da sempre sono state giudicate „materne“, una
maggiore confidenza con il tema dell'accudimento dei figli per esempio o il rinnovato
interesse per momenti come la gravidanza e il parto, tappe importanti del formarsi
famiglia.
Sino ad oggi i libri di preparazione al parto, alla nascita e alle prime fasi dello
sviluppo infantile si rivolgevano quasi esclusivamente alle donne. Gli uomini erano
ignorati. Ma oggi sono molti gli uomini che sentono l’esigenza di essere padri migliori
e più completi, che avvertono l’importanza e la necessità di non ricalcare i modelli di
paternità del passato, proprio quelli a cui si sono ispirati i loro stessi padri.
L'evento del parto, vede quindi una sempre più numerosa e attenta
partecipazione paterna, per esempio accompagnando le compagne alle visite mediche,
all'ecografie o frequentando i corsi di preparazione al parto. Sono tutti momenti con
una forte carica emozionale, psicologica e relazionale, che rigurdano prima di tutto la
coppia e il nascituro, in cui le proprie identità vengono gradualmente rivalutate verso
un nuovo status acquisito: padre e madre.
Quelli di oggi sono padri che mostrano e vogliono mostrare un sentimento
rispetto alla genitorialità, tanto forte ed esclusivo quanto quello femminile. Anche se è
vero che la donna è anatomicamente privilegiata nel sentire la forza del legame col
proprio figlio, si può altrettanto affermare che l’unicità e la profondità dell’amore
verso un figlio siano legate non esclusivamente al riconoscimento giuridico o
1
Introduzione
biologico della maternità o della paternità, bensì, alla cura, all’attenzione, all’empatia,
all'essere con: qualità egualmente riscontrabili tanto nelle donne che negli uomini,
tanto nelle madri quanto nei padri.
Più nello specifico nel primo capitolo verrà ricostruito il profilo di un padre
italiano medio, in termini di statistiche e documenti recenti che mostrano da una parte
come il padre italiano sia evoluto, dall'altra parte come invece sia rimasto ancorato a
modelli tradizionali di divisione del lavoro, in casa e nella società, in base al genere.
C'è da dire che la nostra questione burocratica di permessi e congedi per i
padri, (come il congedo parentale) rispetto alle altre nazioni europee e ai permessi per
la madre, appaia piuttosto indietro, ostacolando in qualche modo tutti quei padri che
abbiano la voglia di godersi e attivarsi per il "nuovo arrivato". Anche in merito
all'affidamento, successivo a separazioni e divorzi, sembra ancora che l'uomo sia in
qualche modo penalizzato, pagando lo scotto di un ruolo e di un'importanza che
stentano ad essere riconosciuti, a livello sociale e quindi legale. Ma il padre della post-
modernità è anche il padre che scende in piazza per ottenere e rivendicare i propri
diritti (Daddy's Pride), così come aveva fatto la donna durante gli anni '70 così il
padre di oggi, appresa la lezione dall'altro sesso, manifesta clamorosamente per una
parità dei diritti, che per la prima volta nella storia lo vede in una posizione
subordinata.
Il secondo capitolo sarà invece occupato dal tema della gestazione e sui temi
che coinvolgono il padre dal concepimento all'ultimo trimestre. Quello della
gestazione appare un periodo intenso e ricco di novità: il primo, in cui è forte
l'emozione di diventare padre assieme alla compagna e si trasforma il concetto di
coppia che deve far spazio per un terzo, si arricchiscono le relazioni e le percezioni
circa la propria identità, l'uomo ora deve cominciare a prendere confidenza con il
sentirsi padre. Nel secondo trimestre invece appaiono evidenti le modificazioni del
corpo della donna alle quali normalmente rispondono un senso di maggiore cura,
protezione e responsabilità da parte del futuro papà.
E' un padre che pone maggiore interesse a ciò che sta succedendo a lui e alla
compagna, partecipando ai corsi pre-parto, sorridendo davanti alle prime ecografie che
mostrano il figlio, a dialogare simpaticamente con la pancia della madre e a sentirne i
primi movimenti. Sono tutti aspetti che rimandano ad un'immagine sempre più
"solida" del figlio, nella testa e nel corpo, comincia dunque a differenziarsi e ad avere
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Introduzione
una propria identità. L' ultimo trimestre invece sembra caratterizzato dall'attesa e dalla
curiosità, ma anche dalla preoccupazione, sono tante infatti le domande che si
pongono padre e madre, sul nascituro, su sè stessi e sul loro nuovo ruolo. L'uomo
s'interroga particolarmente sul come sarà fare il padre e nel fare ciò rielabora la figura
del proprio padre, scivola così dall'essere figlio, all'essere padre, data l'imminenza
della nascita.
Nel terzo capitolo si darà spazio invece al tema della Couvade, che nella sua
accezione antropologica e culturale viene inteso come un affascinante rituale diffuso
sopratutto in Sud America, in Africa e India. I futuri padri osservano una stretta dieta e
in più si ritirano nelle capanne lontano dalle partorienti nelle quali simulano le ultime
fasi del travaglio. Secondo alcuni autori dietro questo rituale ci sarebbe il desiderio di
una partecipazione e una richiesta d'importanza maggiore del padre. Sono state
avanzate altre interpretazioni, che concordano per esempio sull'intento del padre di
identificarsi con la compagna avvicinandosi all'evento biologico che altrimenti lo
vedrebbe in un ruolo marginale. Da qui la possibile gelosia nei confronti dei benefici
che riceve la madre e il neonato, lo porterebbero a rimanere nella sua mimesi, anche i
giorni successivi al parto.
La seconda accezione del termine couvade rimanda invece ad un quadro
sindromico ancora poco investigato che si manifesta sopratutto nell'ultimo trimestre di
gravidanza e viene generalmente letto oltre che come una serie di sintomi reattivi
all'ansia legati al diventare padri, come ad un modo di sentirsi empaticamente vicino
alla compagna durante il parto.
Il quarto capitolo invece si occuperà proprio dell'evento parto. La nascita è un
evento dirompente carico di emozioni e novità, che si caratterizza per il taglio
simbolico del cordone ombelicale da parte del padre, inteso come la funzione da parte
dell'uomo di scindere la fusionalità della relazione fra madre e bambino, verso un
sistema triadico, nel quale si esprimeranno e si affineranno le capacità da parte del
padre e della madre del co-parenting. Accogliere un figlio significa fare spazio ad un
terzo, il che è alquanto difficile da accettare, almeno all’inizio. Occorre, per riuscirci,
un tempo psicologico esattamente com’è necessario un tempo fisico.
Dopo la nascita del bambino al padre spettano attività di cura in cui riscopre la
dimensione del non verbale e il contatto con il figlio, come funzione del tutto nuova e
arricchente e che si manifesta maggiormente nelle attività di gioco.
3
Introduzione
Parlare di sentimento di paternità vuol dire privilegiare l’aspetto interno e
relazionale anziché il ruolo. "Essere padre" è un mutamento di status collegato alla
nascita di un figlio, mentre "sentirsi padre" rinvia ad una percezione di sé più intima e
collegata con le emozioni. Il recupero della dimensione interna della paternità e la
consapevolezza profonda di diventare genitore (il sentirsi padre), costituisce per
l’uomo un compito più complesso di quanto non sia la maternità per la donna.
L'ultimo capitolo nasce invece dalle riflessioni successive a due interviste di
approfondimento sul tema con due grandi esperti della Psicoterapia della Gestalt: la
Dott.ssa Margherita Spagnuolo Lobb e il Dott. Giovanni Salonia, che, con la loro
lettura gestaltica dell'esperienza "paternità", hanno dato un contributo prezioso alla
tesi, assieme ad una prospettiva di speranza e, in un certo senso, d’impegno sociale nel
cercare di riconoscere il valore e le problematiche connesse all’esperienza del
diventare ed essere padre in una società in rapida trasformazione.
I contributi sono stati sintetizzati in una ricostruzione dell'evoluzione della
figura paterna, che va dalla seconda guerra mondiale sino ad oggi, al fine di poter
cogliere meglio i tratti salienti dei padri di oggi.
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Capitolo 1 – Il padre italiano della postmodernità
CAPITOLO 1
IL PADRE ITALIANO DELLA POSTMODERNITA'
"...perché ciò che si salverà non sarà mai
quello che abbiamo tenuto al riparo dai
tempi, ma ciò che abbiamo lasciato
mutare, perché ridiventasse se stesso in
un tempo nuovo."
(A. Baricco, 2006, I barbari, p. 235)
Ripercorrendo la storia della paternità risulta chiaro come le profonde
trasformazioni sociali e culturali del secolo scorso che l' hanno interessata sembrano
convergere in un rinnovamento del ruolo paterno sia nel contesto familiare che sociale
e culturale. Per essere più precisi, la tradizionale figura del padre autoritaria, che
sancisce le regole, guida la famiglia ed accompagna i figli nel loro processo di
socializzazione, e che per tanto tempo ha fornito stabilità espressiva a questo ruolo,
comincia a tramontare definitivamente.
Dal modello di padre-padrone a poco a poco si va affermando un nuovo
modello genitoriale che viene definito in modo fuorviante "materno", e che per
accedere al mondo del figlio dovrebbe imitare appunto lo stile della madre.
Gli aspetti "materni" si riferiscono ad un recupero da parte degli uomini e dei
padri della postmodernità, di quella dimensione di affetto e attaccamento che in
qualche modo era stata negata nelle generazioni precedenti e che li pone alla ricerca di
un nuovo ruolo, adeguato al contesto familiare e sociale in continua trasformazione di
cui fanno parte. Così in molti ruoli, i giovani padri di questa generazione si mostrano
capaci di affiancarsi e all'occorrenza di sostituirsi alle madri per curare i figli in tutti
gli aspetti: farli mangiare, pulirli, cambiarli, farli addormentare, alzarsi di notte
quando piangono o accompagnarli all’asilo nido. Da qui, il termine “padre“ oggi viene
spesso accompagnato da aggettivi come: nuovo, mammo, coinvolto, evidenziando in
maniera sintetica e un po’ sviante il contributo e il coinvolgimento dei padri nella cura
dei figli e, allo stesso tempo, svelando il percorso di costruzione di un ruolo che fa
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Capitolo 1 – Il padre italiano della postmodernità
emergere un saper essere e un fare lontano dai modelli tradizionali.
Tali espressioni sottolineano, inoltre, una dimensione interpersonale che
mostra nuove prospettive nella relazione genitori-figli e nella relazione di coppia
genitoriale. In tal senso, come si tratterà, l'analisi dei contesti di vita in cui si esplica
l'esperienza di paternità consente di cogliere gli elementi emergenti dell'attuale fase di
transizione dell'identità paterna.
Per sommi capi si è passati dalla famiglia patriarcale (con un "padre assente" o
con un "padre ombra", relegato sullo sfondo) alla famiglia nucleare o mononucleare, a
quella divisa, allargata, ricostituita o di fatto. Forse non a torto c'è chi (Ventimiglia,
2000) ritiene che non si possa più parlare di "famiglia", bensì di "famiglie", vista la
varietà di forme che si prospettano.
Secondo diversi Autori (Quilici, 2010; Salonia intervista in appendice;
Badolato, 1993), una delle cause primarie, forse la scintilla, alla base della
trasformazione del nucleo familiare e consequenzialmente della figura paterna, è
rappresentato dalle battaglie femministe per i diritti delle donne e il loro ingresso
massiccio nel mercato del lavoro e nella società in generale (pòlis).
Se infatti tradizionalmente era la madre casalinga a farsi carico della cura e
dell'educazione dei figli e delle attività connesse alla vita quotidiana della famiglia
(caregiver), mentre il padre lavoratore era investito della responsabilità
dell'integrazione economica, politica e sociale del nucleo famigliare (provider),
l'aumento delle donne nel mercato del lavoro ha generato evidenti e inevitabili
cambiamenti nell'organizzazione dei ruoli familiari e nei rapporti di genere all'interno
delle coppie.
Sono tutte tendenze che hanno aperto agli uomini, sia in famiglia sia nel
rapporto con i figli, spazi che per antica tradizione erano appannaggio esclusivo delle
donne, ovvero l'ambiente domestico, la casa (oikòs)
1
. "Spazi ai quali l'uomo si affaccia
prima timidamente, poi con sempre maggior vigore e convinzione, fino a scoprire che
essere padre non basta, si può anche fare il padre: non solo ridursi ad incarnare il
principio di autorità o a contribuire economicamente al sostentamento della famiglia;
la paternità è arricchimento, maturazione comune, gioia, scoperta"
(Quilici, 2010, p.
1 Pòlis e oikòs, sono dei termini greci che vengono tradotti con “città” e “casa”, il significato che si
dà, assieme e in contrapposizione, rimanda alla sfera della vita pubblica (pòlis) e della vita privata
(oìkos) (in Salonia, vedi intervista in appendice).
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Capitolo 1 – Il padre italiano della postmodernità
501).
Come già detto, alcuni caratteri tipici della paternità di una volta, come il
sostegno economico e il ruolo di intermediario fra la società e la famiglia, si riducono
a favore di altri storicamente del tutto nuovi, come la cura dei figli in casa.
Proprio il rinnovato interesse legato ai figli e alla famiglia ha portato ad una
rivalutazione della figura paterna in quanto ad importanza e dignità, pari a quella
materna e alla funzione privilegiata del ruolo che questa ricopre nell’accudimento e
nella crescita della prole, da sempre ampiamente riconosciuto dalla letteratura e dalla
ricerca in psicologia. Va fatto presente a proposito che, mentre i cambiamenti dei ruoli
delle donne sono stati ampiamente dibattuti nel corso degli ultimi dieci anni (sia
all’interno della riflessione femminile che di quella maschile), quelli relativi agli
uomini sono stati discussi assai meno.
Questo silenzio ha contaminato la riflessione sociologica: in Italia manca
infatti una tradizione di ricerca sul genere maschile – di cui la paternità costituisce una
importante dimensione – e sono ancora scarsi gli sforzi di confronto con la letteratura
internazionale
2
sulle stesse tematiche (Bimbi, Castellano, 1990; Ventimiglia, 1994,
1996; Maggioni, 2000; Deriu, 2004, 2005; Rosina, Sabbadini, 2005; Zajczyk, 2007).
Viene quindi da chiedersi che cosa abbiano rilevato questi studi, com'è quindi
il profilo di un padre italiano medio, se è vero che esiste cambiamento e se lo
possiamo osservare, quante novità portano con sè i padri di oggi? E tale traformazione
sta effettivamente avvenendo?
Per quanto riguarda il cambiamento, la risposta può essere positiva se ci
riferiamo alle ultime generazioni di padri e se naturalmente si tiene in conto che non si
sta parlando di una rivoluzione che si è realizzata, ma piuttosto dell’inizio di un
percorso di trasformazione (proprio per questo ancora poco definito e definibile) che
può risolversi in direzioni completamente differenti.
2 Gli studi di genere per gli uomini in America (mens' studies) per esempio, sono cominciati già
durante gli anni '70.
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Capitolo 1 – Il padre italiano della postmodernità
1.1 La paternità in cifre
"Anche il fenomeno della paternità si colloca, in Italia all’interno di una
importante tensione che contrappone tradizione e modernità e che, dunque, incarna la
difficoltà di dialogo tra le tendenze al mutamento sociale e le nostre eredità storiche"
(Ruspini, Zajczyk, 2008, p.13). La tensione a cui si riferiscono le Autrici, rimanda
assieme alla dimensione demografica e a quella culturale.
Per quanto riguarda l'aspetto demografico e sociale, si riscontra che gli uomini
italiani diventano padri sempre più tardi, con la conseguenza che quasi la metà degli
uomini arriva ai 35 anni senza aver ancora vissuto l’esperienza della paternità
3
, con un
ritardo medio rispetto agli altri Paesi europei di circa due anni (Rosina, 2007), come si
vede dal grafico 1:
- Grafico 1: Comparazione dell'età media in cui si ha il primo figlio in diversi Stati europei
(Fonte: Rosina, 2007).
La spiegazione è rintracciabile non in un'assenza del desiderio di paternità
4
, ma
nell'esistenza di problemi oggettivi che fanno drasticamente rivedere l'idea di
3 I dati della demografia storica indicano come, nel passato, l’età del primo figlio (fortemente legata
all’età al matrimonio) rimanesse tendenzialmente sotto i 30-32 anni.
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Grafico 1
Capitolo 1 – Il padre italiano della postmodernità
progettare una famiglia. “Maggiori politiche di sostegno ai giovani a diventare
autonomi dai genitori e a mettere su famiglia in età meno tardiva produrrebbero
risultati molto positivi nel favorire sia una maggior fecondità sia una maggiore
simmetria di coppia negli impegni familiari'' (Rosina, Sabbadini, 2006, p.78).
Prima di diventare padre infatti, l'uomo italiano tende a pensare ad una
situazione lavorativa stabile, ad uno stipendio più elevato. A questo si può aggiungere
anche la tendenza a rimandare la paternità, attribuibile pure al fatto che i giovani
italiani restano nella categoria “figli” sempre più a lungo, anche dopo il
raggiungimento della loro indipendenza economica, e per più tempo di quanto non
avvenga in altri Stati europei (Ongaro, 2003).
La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze italiani deve aver completato,
prima di lasciare la famiglia di origine, una serie di tappe dall’adolescenza alla vita
adulta: conclusione del percorso di studi, ottenimento di un lavoro sicuro,
investimento sulla carriera professionale o l' acquisto di un’abitazione.
La trasformazione postfordista
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del tessuto occupazionale e i severi processi di
deindustrializzazione e di ristrutturazione economica hanno reso le biografie
lavorative più instabili ed eterogenee, penalizzando soprattutto gli uomini adulti a
bassa qualificazione: oltre al fenomeno della disoccupazione, è aumentato il numero
di giovani che hanno lavori temporanei, irregolari e a basso reddito, costretti cioè alla
precarietà sia nel settore lavorativo formale che informale (Mingione, Pugliese, 2002).
L’uscita da casa quindi deve avvenire con “tutte le carte in regola”, senza salti
nel buio e in un contesto di “certezze e sicurezze”, (Leccardi, Ruspini, 2005; Piccone
Stella, 2007).
“Gli strumenti che i giovani attivano in risposta a tali difficoltà sono
rappresentate da un maggior ricorso alle risorse della famiglia di origine e un tardare
4 Secondo un indagine Istat (2005), infatti, solo il 3,5% degli intervistati non vuole avere figli (contro
il 2,5% delle donne) e l'80% pensa realisticamente di farli. Idea che viene rivista nella fascia d'età 33-37
anni, quando il 50% degli uomini vuole due figli ma il 40% ritiene possibile averne uno solo (contro il
58% delle donne).
5 Elemento centrale nella definizione della società postmoderna è il suo nuovo modello economico,
particolarmente il nuovo modello produttivo, che a partire dagli anni ’70 ha progressivamente sostituito
il modello fordista, egemone nel periodo 1945-1970, e che viene pertanto definito post-fordista.
Definire il postfordismo non è facile perché, al pari del postmoderno, esso si caratterizza proprio per il
suo carattere polimorfo, per l’assenza di un modello economico egemone e univocamente
interpretabile; ma anche definire il fordismo non è così semplice, in quanto fordismo e post-fordismo
vengono assunti dalla letteratura socioeconomica non come descrizione di una particolare filosofia
produttiva, ma come paradigmi di un sistema economico globale.
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