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Introduzione
Nel corso degli ultimi secoli la conoscenza del nostro mondo è andata di
pari passo con l’evoluzione scientifica ed epistemologica dettata dalla
Scienza Moderna, fondata nel XVII secolo. Gli scienziati hanno cercato per
200 anni di confermare la visione oggettivo-meccanicista di Cartesio e
Newton, basata sulla certezza dell’esistenza intrinseca di un mondo esterno
separato dall’osservatore, da colui che conosce. Ma alla fine questa ricerca
sfociò inevitabilmente nelle scoperte della Cibernetica di secondo ordine e
della Fisica Quantistica, che all’inizio del XX secolo mostrarono come la
realtà esterna è inscindibile dall’osservatore. Una rivoluzione sul piano
scientifico ed epistemologico che ha stravolto tutti i paradigmi della Scienza
Moderna, aprendo le porte ad una nuova Scienza che integra alle
conoscenze scientifiche l’antica conoscenza del mondo descritta dalla
saggezza orientale. Da millenni questa cultura, estranea al mondo
occidentale, ha descritto il mondo e il modo in cui l’uomo ne fa conoscenza,
analizzando scrupolosamente tutti quegli aspetti dell’essere umano che oggi
sono oggetto di studio da parte della comunità scientifica internazionale.
Una nuova scienza che nasce dalla collaborazione fra due metodi di analisi
della realtà completamente diversi: quello della scienza occidentale, che
predilige l’osservazione in terza persona, e quello della saggezza orientale,
che porta in auge la necessità di un’osservazione in prima persona, ossia
l’esperienza diretta da parte dell’osservatore per arrivare alla conoscenza.
Da una parta abbiamo un metodo “disincarnato”, dall’altro abbiamo un
metodo “incarnato”, localizzato.
Con il suo sviluppo la Cibernetica di secondo ordine è riuscita ad
eliminare lo scetticismo riposto dalla comunità scientifica occidentale nei
confronti delle dottrine orientali, facendo cadere tutta la certezza,
comunemente condivisa, dell’esistenza di un mondo oggettivo. La ricerca di
ponti sottili, di una sostanziale armonia tra la saggezza orientale e le
4
concezioni più recenti della scienza occidentale saranno il nostro oggetto di
studio. Porteremo la nostra e la vostra attenzione all’impegno profuso da
parte di pionieri come F.Varela, Maharishi, il Dalai Lama, Sri Bhagavan,
nel costruire una forma di dialogo interdisciplinare fra due mondi fino ad
oggi lontani, con l’intento di comunicare ciò che rimane ancora nascosto
agli occhi della maggior parte degli esseri umani. Una conoscenza
millenaria che finalmente viene svestita di tutti i tabù e lo scetticismo
riposto nei suoi confronti dal mondo e dalla cultura occidentale; un Sapere
che, grazie alle nuove frontiere della scienza e grazie alle possibilità offerte
dai mass media, può essere divulgato in tutto il mondo, messo a
disposizione di tutte le persone.
La rivoluzione cibernetica nel pensiero scientifico e l’apertura al Sapere
orientale pongono le basi per l’evoluzione della specie umana verso uno
stato di normalità, ben lontano dallo stato di anormalità in cui attualmente
si trova. C’è la reale opportunità di attuare un cambiamento globale nella
coscienza delle persone, di modificare la nostra visione del mondo, la nostra
conoscenza e di conseguenza la nostra vita.
Al lettore non resta che mettere da parte tutte le concezioni preconcette
e le idee che fanno parte del retaggio culturale occidentale, cercando di
espandere la propria coscienza e far tesoro della nuova conoscenza che
passa attraverso i ponti sottili fra scienza occidentale e saggezza orientale.
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1. Cibernetica di II ordine
1.1. La nascita della cibernetica
La cibernetica è la scienza del controllo e della comunicazione negli
animali e nelle macchine. La parola inglese cybernetics fu introdotta dal
matematico Norbert Wiener nel 1946 e deriva dal greco Kibernetes,che
significa timoniere, pilota. Wiener viene considerato il padre della
cibernetica, essendo stato una delle menti più brillanti del ventesimo secolo,
un bambino prodigio trasformatosi in un genio di caratura internazionale e
in un pensatore visionario. Dai suoi scritti la cibernetica non era solo una
semplice, limitata, disciplina ingegneristica: rappresentava un nuovo modo
di concepire il mondo, attinente alla vita quanto alla tecnologia, del tutto
diverso da qualunque altra cosa avvenuta prima. Il lavoro di Wiener ha
fornito le basi epistemologiche nella costruzione di nuovi e potenti
strumenti utili per comprendere qualunque genere di complessità moderna.
La sua fu la prima rivoluzione americana, in precedenza niente di simile si
era originato e poi sviluppato principalmente negli Stati Uniti (Conway e
Siegelman 2005). Una rivoluzione interdisciplinare che cambierà il modo di
osservare il mondo, la natura vivente e le cose inanimate.
Le origini della cibernetica risalgono alla progettazione di un sistema di
controllo automatico dell’artiglieria antiaerea guidata da un radar,durante la
seconda guerra mondiale. Progetto che fu condotto da Wiener, il quale
lavorava al Massachussets Institute of Technology (MIT) come docente, e
dall'ingegnere Julian Bigelow. I due matematici avevano l’incarico di
studiare, nel quadro dei preparativi bellici, una macchina che potesse
regolare del tutto il tiro della contraerea. “Questa macchina doveva dunque
tenere conto di una reazione umana, quella del pilota, libero entro certi
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limiti di modificare la sua rotta, e sostituire un’altra reazione umana, quella
del puntatore. In definitiva i due sistemi nervosi venivano ad essere parte
integrante di un problema di meccanica” (Latil 1962, p.10).
Il problema principale derivava dalla necessità di lanciare il proiettile
non direttamente sul bersaglio, dal momento che questo era dotato di elevata
velocità, ma in un punto antecedente la traiettoria, in modo tale che l'aereo e
il proiettile giungessero infine ad incontrarsi. Ma nel frattempo l'aereo
poteva cambiare direzione in maniera casuale anche se non del tutto
arbitraria. Era quindi necessario uno strumento di previsione della posizione
dell'aereo che agisse in maniera rapida e che dirigesse il puntamento del
pezzo antiaereo. Inoltre il puntamento del pezzo doveva continuamente
essere corretto mediante un meccanismo di retroazione (feedback) che
riceveva informazioni sul reale comportamento dell'aereo nemico. Un
problema di pura potenza di calcolo diventava così un problema di
comunicazione e controllo. L’aspetto comunicativo porterà allo sviluppo
della teoria dell’informazione e quello del controllo alla cibernetica. Nel
corso di questo progetto furono ravvisate alcune similitudini con il
comportamento umano nella soluzione di problemi di orientamento. I due
studiosi ipotizzarono quindi che anche nel comportamento umano agisse un
meccanismo di retroazione. Wiener e Bigelow si rivolsero dunque al medico
e fisiologo messicano Arturo Rosenblueth
1
, con il quale Wiener aveva già
collaborato, per avere una conferma della loro ipotesi. Il tentativo era quello
di comprendere la relazione fra controllato e controllore che intercorreva fra
antiaerea e radar, quindi Wiener, Bigelow e Rosenblueth cominciarono a
studiare questo problema in analogia al rapporto che si instaura fra visione
e movimento muscolare nella fisiologia umana. “Nell’atto di prendere una
matita, l’informazione rilevata dalla vista riguardante la distanza fra la mano
e la matita (input) viene utilizzata per il movimento dei muscoli che
1
Wiener conobbe il fisiologo Rosenblueth nel 1939, al Philosophy of Science Club di
Harvard. Da questi incontri iniziarono i rapporti scientifici tra i due.
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controllano la mano (output). Questo processo avviene in modo iterativo ed
ogni progressivo movimento della mano (output) determina un successivo
movimento muscolare (input). Questo processo di ri-utilizzo dell’output
come input è detto feedback
2
. Da questa collaborazione vide la luce
l'articolo intitolato Behaviour, Pourpose and Teleology, che viene
comunemente considerato l’atto di nascita della cibernetica (Latil 1962),
pubblicato nella rivista "Philosophy of Science" vol.10 del 1943.
Durante il periodo caratterizzato dall’epilogo della Seconda Guerra
Mondiale e l’inizio della Guerra Fredda, dove venne accentuato il ruolo
della ricerca scientifica e tecnologica, le idee maturate posero le basi per una
nuova scienza interdisciplinare, a cavallo fra comunicazione, calcolo e
controllo automatico, comprendente le frange più avanzate di ingegneria,
biologia e scienze sociali. Da questo scenario,nel 1946, prese corpo il ciclo
di dieci incontri noti come Macy Conference
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, di cui il primo incontro era
contenuto sotto il titolo iniziale:"Feedback Mechanisms and Circular
Causal Systems in Biological and Social Systems". Proprio durante il primo
ciclo delle Macy Conference Norbert Wiener utilizzò pubblicamente il
termine “cibernetica”. Fu, poi, nel 1948, che grazie all’amicizia di Wiener
con M. Freymann, direttore delle edizioni Hermann, l’editore francese
pubblicò un libro in lingua inglese intitolato Cybernetics: Control and
Communication in the Animal and Machine, testo che scatenò una
rivoluzione scientifica e tecnologica.
2
Il principio di feedback sarà il cuore centrale di entrambe le fasi della cibernetica.
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Serie di incontri interdisciplinari organizzati dalla Macy Foundation, in cui parteciparono
in media venti relatori. Si svolsero a New York tra il 1946 e il 1957, ad eccezione
dell’ultimo che si tenne a Princeton nel New Jersey. Delle prime cinque conferenze,
considerate le più feconde dal punto di vista dei risultati scientifici, non furono mai
pubblicati gli atti ufficiali. Quanto si conosce di questi incontri lo si deve a Steve J. Heims,
che ha ricostruito quanto avvenuto durante le prime cinque conferenze. Essenziali in questi
incontri furono le partecipazioni di selezionati esponenti delle scienze umane (psicologia,
sociologia e antropologia). “Matematici, fisiologi ed ingegneri fornirono agli scienziati
sociali una scatola di attrezzi piena di strumenti concettuali adatti a molti usi” (Heims
1994, p.26). Parteciparono personaggi come von Neumann, Wiener, Rosenblueth,
McCulloch, Morente de Nò, insieme agli interventi di Gregory Bateson e Margaret Mead e
più avanti anche del giovane Heinz von Foerster.
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Intanto il clima internazionale portò allo sviluppo di un’altra disciplina,
indipendente dalla cibernetica: la teoria generale dei sistemi. La storia della
cibernetica si innesta nello scenario geopolitico descritto e si sviluppa
completamente negli Stati Uniti. La teoria generale dei sistemi si sviluppa
prevalentemente in Europa. Si tratta di due approcci scientifici caratterizzati
da una radicale spinta a sviluppare ricerche che trascendessero i tradizionali
campi del sapere ed allargassero gli orizzonti di osservazione scientifica dei
fenomeni allo scopo di dare conto delle relazioni che intercorrono fra
l’oggetto ed il suo contesto (Giglietto 2006).
Il padre della teoria generale dei sistemi viene considerato Ludwig von
Bertalanffy, che formulò la sua proposta con l’obiettivo di risolvere i
problemi di incomunicabilità fra distinti campi del sapere e proporre una
visione sistemica in opposizione all’allora dominante metodo scientifico
riduzionista. Dal punto di vista del metodo scientifico, la cibernetica e la
teoria generale dei sistemi mostrano di avere molti tratti in comune, ma una
piccola differenza non le ha fatte convergere. L’approccio sistemico della
teoria generale dei sistemi rappresentava un perfetto completamento della
cibernetica, entrambi gli approcci condividevano radici nei principi
biologici dell’omeostasi e dell’organizzazione, ma la riluttanza di von
Bertalanffy a partecipare alle Macy Conferences non permise l’incontro di
questi due approcci.
L’impegno di Wiener nella ricerca scientifica gli valse il National Book
Award e la National Medal of Science, il riconoscimento scientifico più
importante della nazione. L’interesse che coltivò per tutta la vita per le
culture orientali, negli anni cinquanta, lo portarono in India, dove su
richiesta del governo locale elaborò un esteso programma per
l’affermazione della nazione come potenza tecnologica: ha fatto sì che gli
scienziati e i tecnici indiani siano ai primi posti dell’economia
dell’informazione globale dei nostri giorni. Morì all’improvviso nel 1964 a
69 anni, durante un viaggio in Europa.
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1.2 Cibernetica dei sistemi osservati
Per spiegare cos’è un sistema prenderemo la definizione più semplice e
generalmente condivisa che descrive il sistema come un complesso di
elementi in interazione (Bertalnffy 1983).
Il nostro mondo è integralmente costruito da sistemi, anch’esso è un
sistema, e come tale è formato dalle relazioni tra gli elementi che lo
compongono. Questi a loro volta saranno composti da una rete di elementi
interconnessi fino ad arrivare all’elemento più semplice e non ulteriormente
scomponibile. Quando gli elementi sono organizzati in un sistema, le
interazioni tra gli elementi danno all'insieme delle proprietà che non
possiedono gli elementi presi individualmente. Ad esempio noi esseri umani
mostriamo delle proprietà quali il correre, saltare, nuotare, osservare, ossia
proprietà che non appartengono ai singoli organi e muscoli del nostro corpo;
questi stessi organi avranno a loro volta delle proprietà che non sono
contenute negli elementi che li compongono, le cellule. Questa relazione tra
tutto e parti è propria di ciascun sistema. Da ciò possiamo dedurre che il
tutto è maggiore della somma delle parti.
Per studiare un sistema bisogna innanzitutto realizzare un atto di
distinzione, un’osservazione “che separa ciò che viene indicato rispetto ad
un fondo indistinto. Ogni volta che ci riferiamo a qualcosa, implicitamente o
esplicitamente, mettiamo in evidenza un criterio di distinzione che indica
ciò di cui parliamo ed evidenzia le sua proprietà come ente, unità od
oggetto” (Maturana e Varela 1987, p.56). Applicando questo criterio saremo
in grado di tracciare i confini tra sistema ed ambiente.
Ogni sistema presenta due caratteristiche: un’organizzazione ed una
struttura. Per organizzazione si intende l’insieme dei rapporti che devono
esistere fra i componenti di un sistema perché questo possa essere
considerato come appartenente ad una classe particolare. L’organizzazione è
data dalle relazioni fra i componenti che devono restare invarianti affinché
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si mantenga l’identità del sistema stesso. La struttura viene definita come
quel particolare insieme di componenti e di relazioni attuali e concrete
tramite le quali l’organizzazione del sistema si manifesta in un ambiente
particolare, in quanto particolare entità spazio-temporale.
L’organizzazione determina l’identità di un sistema, essa non può mai
variare pena la fine di quel determinato sistema. Al contrario la struttura è in
permanente cambiamento
4
. Da una determinata organizzazione è possibile il
succedersi di diverse strutture nel tempo, che comporteranno la storia
evolutiva del sistema. Questa costante attualizzazione concreta di stati
potenziali è definita processo (Maturana e Varela 1987), e proprio dalla
relazione tra organizzazione, struttura e processo determiniamo i confini di
uno specifico sistema. Una volta individuati i confini ci troviamo di fronte al
problema dello status di apertura o chiusura del sistema verso l’ambiente. I
sistemi viventi scambiano costantemente energia e materia con il proprio
ambiente esterno per sopravvivere, ma è stato dimostrato come anche per
essi si può parlare di apertura e chiusura su diversi livelli (informazionale,
energetico, materiale).
Strettamente collegato con l’idea dei sistemi aperti è il concetto di
entropia negativa o neghentropia. L’apertura, come caratteristica dei sistemi
viventi, consiste nella semplice constatazione che se questo tipo di sistemi
fossero chiusi dovrebbero sottostare, dal punto di vista entropico, al secondo
principio della termodinamica
5
. Ludvic Boltzaman dimostrò che l’entropia è
una misura del disordine di un sistema e che un sistema multiparticellare ha
4
Così, per esempio, in un serbatoio l’organizzazione del sistema di regolazione dell’acqua
consiste nei rapporti fra un meccanismo capace di rilevare il livello dell’acqua ed un
meccanismo capace di interrompere il flusso d’entrata dell’acqua. Tutto questo è realizzato
con un sistema di plastica e metallo, consistente in un galleggiante e in una tavola di flusso.
Tale struttura specifica potrebbe essere modificata sostituendo la plastica con il legno,
senza alterare l’organizzazione che continuerebbe ad essere quella di un serbatoio
(Maturana e Varela 1987).
5
In fisica l’entropia è considerata una proprietà della materia che misura la qualità
dell’energia in essa disponibile. Il secondo principio della termodinamica afferma che è
possibile trasformare forme di energia meno entropiche in forme più entropiche, ma non
compiere il processo inverso.
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la tendenza ad evolvere verso stati più probabili che, statisticamente, sono
stati di maggiore disordine (Giglietto 2006, p.48).
I sistemi viventi, se chiusi, dovrebbero essere soggetti ad un costante
aumento di entropia, ma questo risultato è in aperta contraddizione con
l’idea stessa di vita che è caratterizzata da una speciale forma di equilibrio
dinamico fra ordine e disordine. Il concetto di neghentropia deriva
dall’applicazione di una termodinamica dei sistemi aperti introdotta da von
Bertalanffy. La neghentropia indica una diminuzione nel tempo del livello
di disordine interno di un sistema. Da questo principio Prigogine ha
ipotizzato e dimostrato l’esistenza di strutture dissipative la cui speciale
forma di organizzazione consuma ordine producendo disordine. Questo
processo dinamico consente al sistema di mantenere il proprio stato di
ordine interno a spese del proprio ambiente. Per esempio gli organismi
viventi assumono strutture ordinate come il cibo, dal loro ambiente,
utilizzandole come risorse ed eliminando strutture dotate di minor ordine
(gli scarti). L’aspetto dinamico di questo equilibrio è essenziale per
comprendere la differenza fra un sistema aperto e un sistema chiuso.
Un sistema è aperto in quanto scambia energia e materia con il proprio
ambiente, un sistema è chiuso in quanto non esce e non entra nessuna forma
di energia o materia rispetto all’ambiente. Da qui possiamo individuare i
sistemi morfogenetici e i sistemi morfostatici: nel primo caso abbiamo
sistemi capaci di modificare la propria forma per compensare i risultati di
una nuova situazione in specifiche condizioni ambientali; nel secondo caso
abbiamo sistemi capaci di tendere verso il ritorno all’unico stato di
equilibrio che li caratterizza.
Ed eccoci arrivare al principio della retroazione, il feedback, principio
che riveste grande importanza nel pensiero cibernetico. “La parola feedback
loop è sempre utilizzata come sinonimo di causalità circolare. Il principio di
causalità descrive il rapporto fra due elementi: cause ed effetto” (Giglietto
2006, p.85). Quando si analizzano meccanismi che svolgono una
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determinata funzione si distinguono i diversi effetti generati indicando come
scopo lo specifico effetto desiderato. La distanza che abbiamo fra il valore
di questo effetto ed il valore desiderato è chiamato scarto. I sistemi sono
composti da elementi, i quali hanno una propria causa ed un proprio effetto;
nella maggior parte dei casi l’effetto di un elemento è la causa dell’elemento
successivo. Questa catena di rapporti causali determina il comportamento
del sistema, ottenendo così un ciclo di feedback. In pratica, l’effetto viene
reintrodotto nel sistema sotto forma di causa. In questo modo i sistemi sono
in grado di auto-regolarsi minimizzando, ciclo dopo ciclo, lo scarto per
raggiungere lo scopo
6
.
La cibernetica ha individuato due tipologie di feedback: la retroazione
negativa e la retroazione positiva. Il feedback negativo è anche detto
regolativo, ed individua il principio per cui ad una variazione in un senso
dell’input corrisponde una variazione in senso opposto dell’output. Sono
processi che tendono alla stabilità, in modo tale che un disturbo o una
differenza fra uno stato desiderato e lo stato corrente sono progressivamente
ridotti in direzione dello scopo. Un esempio di retroazione negativa è il
comportamento degli animali volto al mantenimento della loro temperatura
corporea. Nel caso di una lucertola, che ha una temperatura elevata rispetto
a quanto desideri, noteremo come quest’ultima si sposterà all’ombra per
rinfrescarsi e, nel caso contrario, al sole per riscaldarsi. Bisogna fare molta
attenzione alla reazione del sistema al mutare delle condizioni ambientali,
visto che la reazione è sempre caratterizzata da un certo ritardo rispetto
all’effettivo momento in cui le condizioni si verificano. Questo ritardo
produce una correzione di rotta maggiore di quella necessaria, visto che si
verifica sempre in un momento futuro rispetto alle cause che l’hanno
6
Fu lo stesso Wiener a spiegare gli anelli di retroazione con la metafora del timoniere:
l’attività di governare la rotta di una nave è osservabile come un processo di correzione
continua dello scarto, rotazione oraria o antioraria del timone, rispetto allo scopo, ossia la
rotta, che determina la direzione dell’imbarcazione.
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indotta. Intanto proprio in questo momento futuro le stesse cause potrebbero
essere cambiate. Quindi noteremo come, dopo un certo lasso di tempo, si
otterrà il raggiungimento dello stato desiderato come scopo.
Presentiamo ora anche l’esempio del termostato. “Il semplice termostato
possiede questi requisiti di base: esso è un sistema di comportamenti, aperto
ad un solo aspetto dell’ambiente, e contiene: 1)una variabile critica che
rappresenta il particolare livello di temperatura scelto, 2) un elemento
sensibile alla temperatura dell’aria circostante in modo che 3) il sistema
reagisca in qualsiasi direzione alle deviazioni di temperatura dell’aria dal
livello prestabilito, 4) accendendo o spegnendo la caldaia in modo tale che
la deviazione venga ridotta (esempio di feedback negativo)” (Buckley 1976,
p.66). A questo punto sorge il dibattito su cosa rende differente il
comportamento della lucertola dal comportamento del termostato. Entrambi
adottano un comportamento mirato al raggiungimento dello scopo, ma la
sottile differenza si trova nell’intenzionalità dei due sistemi. “Walter
Buckley ha proposto l’introduzione della distinzione fra sistemi diretti e
sistemi orientati allo scopo” (Giglietto 2006, p.89). La lucertola rappresenta
la seconda classe, quella dei sistemi orientati allo scopo, mentre il
termostato appartiene alla classe dei sistemi diretti allo scopo, ossia il cui
funzionamento è basato sul principio del feedback loop auto-regolativo.
Passiamo alla retroazione positiva. Il feedback positivo si basa sull’idea
di un input che si rafforza ad ogni ciclo di feedback, in senso positivo o
negativo. Questo processo di feedback, in matematica, corrisponde
all’iterazione, ossia un particolare processo non lineare in cui una funzione
opera ripetutamente su se stessa. Il risultato sarà un rafforzamento
progressivo dello stato iniziale del sistema con risultato finale pari a più o
meno infinito
7
.
7
Un sistema che opera in questo modo può essere quello che rappresenta l’andamento del
numero di esemplari di una specie. Quest’ultima, non avendo limiti di spazio e cibo, può
riprodursi generazione dopo generazione aumentando il numero degli esemplari. In molti