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INTRODUZIONE
Lo scopo di questa tesi è quella di mettere a confronto il romanzo dello scrittore Emilio
Carrere (1881-1947) La torre de los siete jorobados, la cui versione definitiva (in cui vi
mise mano Jesús de Aragón) è del 1924, con il suo adattamento cinematografico, girato
nel 1944 da Edgar Neville (1899-1967). Sia il libro che il film, come del resto è
avvenuto per tutte le altre opere dei loro autori, sono rimaste nell’oblio per decenni, a
causa dei legami dei due con il regime franchista, e solo di recente sono ritornate ad
essere oggetto di interesse da parte di studiosi e letterati. Per questo motivo, benché per
stili ed influenze abbiano un respiro internazionale, non sono mai stati tradotti ed
esportati all’estero. La cosa può apparire alquanto strana, considerando il fatto che il
romanzo ebbe un discreto successo di pubblico all’epoca della pubblicazione, e la
pellicola venne accolta positivamente dalla critica spagnola al momento della sua uscita,
entrando poi di diritto nella storia per essere stato di fatto il primo lungometraggio
fantastico del cinema iberico.
La tesi è strutturata nella seguente maniera: biografie dei due autori, e poi, nel
seguente ordine, schede tecniche, segmentazione, contesto di produzione e analisi
comparativa delle due opere. Nelle due biografie verranno trattate le fasi più importanti
delle vite di entrambi, menzionando la loro vita sentimentale e le amicizie più
importanti, la formazione culturale e intellettuale (evidenziando le principali correnti e i
movimenti che più influenzarono le loro carriere) , le idee politiche e i rapporti con i
vari governi spagnoli e le collaborazioni che ebbero con le più prestigiose riviste
culturali spagnole della prima metà del novecento. Inoltre verrà fatto un breve excursus
della loro attività letteraria e cinematografica, facendo menzione delle loro principali
opere e dei temi trattati.
Per quanto riguarda le schede tecniche, per il romanzo sono state indicati l’anno
della pubblicazione curata da Jesús de Aragón, cioè il 1924, e dell’ultima, risalente al
2004 a cura della casa editrice Valdemar, e una breve sintesi della trama che permette di
cogliere a linee generali i fatti essenziali. Per la pellicola invece vengono indicati l’anno
di uscita nelle sale, le case produttrici, la direzione, la sceneggiatura, la fotografia, la
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musica, la direzione artistica, il montaggio, la durata e gli interpreti principali. Inoltre la
trama argomentale, come per il romanzo, si limita ai fatti salienti.
Passando alle parti delle segmentazioni, essa sono servite per svolgere un’analisi più
approfondita e dettagliata delle due opere. Per il libro è presente una sintesi di ciò che
viene narrato capitolo per capitolo (in totale sono 29), ognuno dei quali indicato con il
suo titolo corrispondente, mentre per la pellicola, per avere una visione più chiara della
storia, oltre alla suddivisione di essa in otto scene ve ne una ulteriore in più parti di
queste ultime.
Nella parte del contesto di produzione viene prima trattata la complessa genealogia
del romanzo, pubblicato più volte in vari settimanali ma con titoli sempre diversi, e poi
il complesso iter che ha portato alla produzione del lungometraggio, partendo dalla
scrittura della sceneggiatura da parte di José Santugini per arrivare alle riprese di
Neville svoltesi nella primavera del 1944. A ciò si aggiunge una rapida menzione degli
attori che presero parte al film e delle loro carriere, e di chi curò le musiche, le
scenografie e gli effetti speciali.
Infine nell’ultima parte, quella dell’analisi comparativa, vengono individuate tutte le
somiglianze e le differenze che intercorrono tra il libro e l’adattamento, dove oltre ad
essere svolta un’analisi semiotica del ruolo che svolgono i vari personaggi in entrambi i
contesti, vengono evidenziati tutti i riferimenti, le influenze e le citazioni più o meno
esplicite che è possibile ritrovare all’interno di esse.
A corredare il tutto una corposa bibliografia, dove è possibile ritrovare tutte le opere
dei due autori e le edizioni disponibili. Nello svolgere il mio lavoro, oltre naturalmente
ad aver letto il romanzo e aver visto la pellicola, ho consultato vari libri ed articoli, ho
svolto ricerche in banche dati online e visionato alcuni documentari e, nonostante non
sia stato sempre semplice reperire tutto questo materiale, mi posso ritenere soddisfatto
poiché tutto ciò mi è servito a dare maggior sostanza e compattezza a questo elaborato.
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VITA E OPERE DI EMLIO CARRERE
Emilio Carrere
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nasce a Madrid il 18 dicembre del 1881 da Eloìsa Carrere Moreno,
che muore in quello stesso mese dopo averlo partorito, e da Senén Canido Pardo, un
avvocato dalle grandi ambizioni politiche. A educarlo ci pensa una delle sue nonne, data
la continua assenza del padre per motivi di lavoro, il quale, nonostante tutto, lascia al
figlio un ingente somma di denaro e gran parte della sua biblioteca a disposizione.
Carrere inizialmente coltiva tra le sue passioni quella per la pittura, ma in seguito
comincia ad interessarsi al mondo del teatro e si iscrive alla scuola di declamazione del
Centro Instructivo Obrero
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, in cui vengono organizzati corsi per le classi meno abbienti.
Negli anni della sua permanenza nella scuola apprende la lingua francese e diviene un
appassionato giocatore di biliardo, facendo la conoscenza nel frattempo di Federico
Chueca (1846-1906), celebre compositore d’opera. Dopo la morte della nonna che lo
aveva cresciuto, viene collocato dal padre come impiegato all’interno della Corte dei
Conti.
Nel frattempo inizia la sua attività letteraria, pubblicando i suoi primi versi per il
settimanale La Avispa y La Cispa, e diviene un assiduo frequentatore dei salotti letterari,
conoscendo personalità come il pittore impressionista Julio Romero de Torres (1874-
1930). Nel 1902 pubblica la sua prima opera intitolata Románticas, raccolta di poesie di
ispirazione becqueriana. In quegli anni si sposa con Milagro Sáenz de Miera
(conosciuta ad una festa), e continua la sua attività pubblicando un antologia di poesie
dal titolo La corte de los poetas, florilegio de rimas moderna, dove difende la nuova
estetica modernista, il cui mentore è il poeta Rubén Darío (1867-1916). Il 29 luglio del
1907, sulla rivista letteraria Los lunes de el imparcial pubblica La musa del arroyo,
poema che lo rende popolarissimo e che viene inclusa nella raccolta El caballero de la
muerte, dove emerge la sua prospettiva modernista e decadente della società. Per il suo
stile di vita disordinato e notturno veniva considerato un intellettuale bohème, ma lo
scrittore non accettava il fatto di essere visto come tale:
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http://www.poemaspoetas.com/emilio-carrere
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Centro di Istruzione Operaio
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[…] Odio a los bohemios, me repugnan los bohemios, que, en el fondo, son unos
cretinos sin vergüenza y sin voluntad. Yo he ordenado el desorden, y, si no como
burgués, vivo como un artista que se respeta. Porque en una de mis poesías eché a
volar una corneja -¡la única corneja que he utilizado!- y por mis cuentecillos, me
tachan de bohemio. ¡Habrá estupidez mayor!
(trad. mia):[…] Odio i boheme, mi ripugnano i boheme, che, in fondo, sono dei cretini
senza vergogna e senza volontà. Io ho ordinato il disordine e, se non come borghese,
vivo come un artista che si rispetta. Per il fatto che in una delle mie poesie mi sì in
piazza una cornacchia – l’unica cornacchia che ho utilizzato! – e per i miei raccontini,
mi tacciono di essere boheme. Ci sarà stupidità maggiore!
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Oltre alla produzione poetica, Carrere si dedica anche alla scrittura di racconti brevi,
che varie riviste cominciano a pubblicare in quel periodo: La cofradía de la pirueta, La
conquista de la Puerta del Sol, La tristeza del burdel, Un hombre terribile. Riguardo
alle sue idee politiche, nonostante non abbia un ideologia chiara, collabora tra il 1910 e
il 1912 con Vida Socialista, dove si schiera a favore dei meno abbienti e dove afferma
l’esigenza di una maggiore emancipazione culturale per le donne, ma condannando al
tempo stesso il terrorismo di matrice anarchica.
Nel frattempo si appassiona alla teosofia, che gli permette di conoscere il
connazionale Mario Roso de Luna (1872-1931), scrittore avvocato dagli interessi
poliedrici, essendo pure un astronomo e un affiliato alla massoneria. Si interessa di tutto
ciò che riguarda l’occultismo, scrivendo nel 1917 l’articolo intitolato “Brujerías” per la
rivista La Esfera, dove parla di stregoneria e magia nera, raccontando di alcuni
personaggi storici che ne erano in qualche maniera coinvolti
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Tra il 1919 e il 1922 vengono pubblicate le Obras completas e El sacrificio, romanzo
che ha come contesto la guerra del Marocco. Il suo vizio per il gioco, dove è solito
perdere ingenti somme di denaro, lo costringe a lavorare per il teatro in modo da poter
pagare i debiti accumulati. Nel 1929 muore suo padre, e Carrere eredita un immenso
patrimonio che è incapace di gestire.
In quegli anni si delinea in maniera definitiva il suo pensiero politico, divenendo un
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J. López Pinillos “Parmeno”, En la pendiente:los que suben y los que ruedan, Madrid, Editorial Pueyo,
1920, anche in AA.VV, “ ‘Emilio Carrére, El mago’, extracto de la entrevista a Emilio Carrére realizada por
J. López Pinillos ‘Parmeno’ (1920)”, La Torre de los siete Jorobados, una película de Edgar Neville, Edición
especial colleccionista, Madrid, Versus entertainment, 2011, pp. 63-65.
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E. Carrere, Brujerías, «La Esfera», Anno IV, n°182, 23 giugno 1917, anche in vd. nota supra , “ ‘Brujerías’
por Emilio Carrére (1917)”, pp. 67-71.
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monarchico antirepubblicano convinto, avverso alle ideologie comuniste.
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Tra il 1935 e
il 1936 collabora con Informaciones, rivista che sostiene l’estrema destra, e nella quale
rivolge feroce attacchi ai repubblicani allora al potere, in particolar modo si scaglia
contro le due maggiori figure di spicco di quel governo, cioè Manuel Azaña (1880-
1940) e Casares Quiroga (1884-1950).
Allo scoppio della guerra civile, lo scrittore, per fuggire dalle milizie repubblicane, si
finge matto e si rifugia in un manicomio. Al termine del conflitto, lavora per il
quotidiano Madrid, dove cura la rubrica Aquí Madrid, che li rida una certa notorietà.
Inoltre pubblica il romanzo La ciudad de los siete puñales, dove esalta i falangisti. Tutto
ciò permette a Carrere di integrarsi bene all’interno del regime di Franco, trascorrendo
gli ultimi anni della sua vita in piena serenità fino alla morte avvenuta il 30 aprile del
1947, a 66 anni ormai compiuti.
Come avviene per gran parte degli scrittori che si erano schierati a favore del regime,
pure le opere di Carrere conoscono un lungo periodo di oblio, e solo negli ultimi anni
sono state rivalutate grazie al rinnovato interesse nei confronti della letteratura boheme.
Oggi infatti lo scrittore è ritenuto uno dei più significativi modernisti spagnoli della
prima metà del 900’, e il romanzo La torre dei sette gobbi
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, come il suo adattamento
cinematografico, è considerato un classico del genere fantastico spagnolo. Ha svolto
l’attività di traduttore, curando la versione spagnola dei Poemas saturnianos dello
scrittore francese Paul Verlaine (1844-1896), che per lui, da grande ammiratore quale
era dei poeti maledetti francesi, costituiva una delle principali figure di riferimento per
il suo stile letterario.
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A. Riera Guignet, Ideología y texto en la obra de Emilio Carrere, tesi di dottorato in filologia spagnola per
la facoltà di filologia dell’università di Barcellona, Barcellona, 13 aprile 2005, estratta da
http://www.tesisenred.net/bitstream/handle/10803/1697/TESIS_ARIERA.pdf.
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Ricordiamo che alcuni capitoli centrali del romanzo furono scritti da Jesús de Aragón (1893-1973), scrittore
considerato dalla critica iberica il “Jules Verne spagnolo”.