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1. Educazione Finanziaria
1.1 Introduzione
Inizialmente dobbiamo cercare di rendere noto il concetto di educazione finanziaria.
Partiamo dalla sua definizione data dall’Ocse (Organizzazione per lo Sviluppo
Economico e la Cooperazione):“Il processo attraverso il quale i consumatori/investitori
finanziari migliorano la propria comprensione di prodotti e nozioni finanziarie, e
attraverso l’informazione, l’istruzione e un supporto oggettivo, sviluppano le capacità e
la fiducia necessarie per diventare maggiormente consapevoli dei rischi e delle
opportunità finanziarie, per effettuare scelte informate, comprendere a chi chiedere
supporto e mettere in atto altre azioni efficaci per migliorare il loro interesse
finanziario”(Le esperienze di educazione finanziaria. Indagine sulla realtà italiana nel
contesto internazionale, 2010). Da un punto di vista intuitivo si evince che l’educazione
finanziaria è un percorso misto, dove i consumatori dovranno immettere il proprio
impegno ed interesse nell’apprendere concetti su aspetti basilari e non complicati della
finanza, come ad esempio comprensione sul funzionamento di un conto corrente, la
differenza tra obbligazioni ed azioni, specialmente nella loro rischiosità, prendere
confidenza con il budget delle proprie entrate e spese, aspetti previdenziali ed altro.
Tutto questo per essere espletato necessiterà di informazioni, che gli individui
prenderanno nella vita reale quando dovranno effettuare delle scelte. Si presume, che
con questo percorso e processo i risparmiatori diventino più fiduciosi in loro stessi nella
selezione delle loro attività, in maniera tale che queste siano selezionate nella maniera
più efficiente possibile in base ai bisogni personali da soddisfare. Questo processo è
incidentato dai formatori, i quali dovranno continuamente aggiornare le conoscenze da
trasferire ai discenti, nonchè l’interesse di questi ultimi verso il tema. Quest’ultimo
aspetto sarà trattato nel prossimo capitolo. Analizzeremo come gli italiani sono
posizionati e schierati verso l’educazione finanziaria descrivendo un particolare indice
costruito per questo scopo, ed attraverso l’analisi di alcuni grafici facilmente
comprensibili. Appresso a ciò verranno discussi i ruoli che giocano i comportamenti
umani nella presa delle decisioni nel campo economico finanziario, inficiandone spesso
l’utilità e la correttezza, anche partendo a volte da una conoscenza di base non bassa.
Passeremo poi in rassegna il ruolo degli intermediari finanziari sul tema, nei confronti
dei quali spesso gli individui si trovano in difficoltà sia per soggezione, sia per
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asimmetria informativa, notando il ruolo che la trasparenza informativa gioca
sull’argomento in questione. Infine trarremo le conclusioni su questo primo scorcio di
lavoro.
1.2 Cultura finanziaria degli italiani
Prima di addentrarci nei numeri, nelle loro analisi e considerazioni, forniremo un
preambolo sulla situazione italiana nei riguardi della financial literacy (alfabetizzazione
finanziaria). Perché si avverte il bisogno di educazione finanziaria? Innanzitutto per
proteggere il consumatore nei mercati bancari e finanziari, rendendolo più capace e
consapevole nelle scelte che compie. I dati emergenti dall’International Business School
IMD, del World Competitiveness Index raffiguravano le difficoltà italiane
nell’alfabetismo finanziario. Infatti nel suddetto indice dell’anno 2009, il nostro paese
era solo al 46
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posto per diffusione dell’educazione finanziaria. Basta un piccolo dato
per riassumere il problema, nel nostro paese solo il 47% delle famiglie risponde
correttamente a domande sulla valutazione della capacità di gestione del budget
familiare, come ad esempio il saper distinguere tra le diverse tipologie di mutui, o
calcolare il rendimento di un titolo (Banca d’Italia, 2008). Tanto che le indagini
condotte dalla banca d’Italia sulle abitudini di risparmio e investimento degli italiani
hanno evidenziato come una percentuale significativa delle famiglie abbia
comportamenti in contrasto con il proprio benessere, a causa di una insufficiente
padronanza dei concetti di base di economia e finanza, di una ridotta capacità di
calcolo,di una scarsa comprensione degli strumenti e sopravvalutazione delle proprie
capacità. Ne potrebbe conseguire un inadeguato livello di risparmio,una scarsa capacità
di pianificare il proprio futuro, una non corretta valutazione dei rischi,un elevato
indebitamento rispetto al reddito, una non corretta percezione delle conseguenze delle
proprie scelte. Inoltre la complessità dei mercati finanziari e la mancanza di competenze
adeguate tra i consumatori a livello internazionale si riflette nella recente crisi
finanziaria. La difficoltà delle scelte che i soggetti devono compiere, ed il rischio ad
esse connesso, è aumentata molto più rapidamente di quanto lo siano state le
conoscenze, e la capacità di saperle metter in pratica da parte degli individui stessi.
Di seguito verrà analizzato il livello di cultura finanziaria degli italiani, attraverso un
apposito indice chiamato ICF (Indice Cultura Finanziaria), fornito dal consorzio Patti
Chiari in collaborazione con House-Ambrosetti. Cosa è questo consorzio? Esso è il
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sistema di autoregolamentazione dell’industria bancaria,costituito nel 2003, che
promuove la qualità e l’efficienza del mercato e, l'educazione finanziaria nel nostro
Paese. Il Consorzio riunisce 98 banche, pari al 75% degli sportelli presenti in Italia, ed è
caratterizzato da una gestione aperta ai rappresentanti delle Associazioni dei
Consumatori e del mondo accademico. Offre ai cittadini strumenti per capire i prodotti
finanziari e scegliere quelli più adatti alle proprie esigenze. In aggiunta il consorzio
vuole garantire un mercato finanziario più trasparente e concorrenziale, dove gli
operatori si confrontino secondo regole chiare e dove i clienti dispongano di strumenti
semplici per capire l’offerta degli intermediari finanziari e migliorare la propria
preparazione in ambito economico finanziario. Quindi promuove l’efficienza del
mercato finanziario nei nostri confini, sviluppando programmi, strumenti e regole per
favorire una migliore relazione banca-cliente e per aiutare i cittadini ad effettuare scelte
consapevoli in ambito finanziario.
Il consorzio prendendo spunto da alcuni studi effettuati in precedenza, come
l’educazione finanziaria in Italia: lo stato dell’arte e possibili aree d’azione (novembre
2007), ed altri, ha realizzato nel 2008 la prima misurazione del livello della cultura
finanziaria degli italiani. L’indice istituito nel 2008, rappresenta una linea di base di
dati, di informazioni e di metodologia, che consente di capire i reali bisogni di
educazione finanziaria delle persone, e di aggiornare le rilevazioni negli anni successivi.
L’ICF di conseguenza rappresenta una solida metodologia scientifica, volta a giudicare
la cultura finanziaria. Per la sua valutazione quest’ultima è stata scomposta in tre
componenti:
Istruzione e preparazione finanziaria;
Informazione finanziaria;
Scelte comportamentali.
Questi tre elementi, ovviamente non hanno lo stesso peso nell’influenzare la cultura
finanziaria. Questo differente peso è sancito da coefficienti calcolati in base al modello
di regressione lineare multivariato
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. Il primo dei tre aspetti sopra citati raffigura come
un soggetto si forma e viene formato, ossia la comprensione di nozioni, termini
strumenti e concetti finanziari. Il secondo come si informa, cioè il processo con cui alle
persone vengono somministrati dati e informazioni specifiche di natura finanziaria.
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The European House-Ambrosetti, 2010.
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Questa componente agisce sui comportamenti e sull’autoresponsabilizzazione del
consumatore rendendolo consapevole delle opportunità finanziarie e dei rischi ad esse
connesse. Il terzo come si comporta e sceglie, ossia i comportamenti, che rispecchiano
la capacità dei soggetti di gestire i propri risparmi, allocarli e pianificare il futuro a
breve e a lungo termine. Quest’ultimo aspetto è affidato ad un esperto di finanza
comportamentale, poiché si è riscontrata una evidente difficoltà da parte delle persone
intervistate, nel parlare e discutere di temi di natura finanziaria o nel comprendere i
fenomeni finanziari; mentre si trovano più a loro agio nello spiegare determinanti dei
comportamenti relativi a fatti finanziari .In poche parole è più semplice stimare la
cultura finanziaria detenuta da un individuo osservandone i comportamenti, piuttosto
che analizzando le risposte fornite ad un test con quesiti di natura matematico-
finanziaria o solamente finanziaria. Nel ICF 2010 i dati sono stati tirati fuori da un
campione di 2.000 famiglie, tutti quanti maggiorenni, stratificati per sesso, età, area
geografica di residenza e livello di istruzione e professione. Il campione risulta essere
pienamente rappresentativo della popolazione poiché presenta un valore di incertezza
inferiore al 2%. Le domande poste nel questionario riguardavano le tre aree sopra
menzionate. Esse per la loro struttura sintattica sono state poste, con l ’obiettivo di
ridurre il più possibile il fenomeno delle non risposte o, di risposte poco significative
(ad esempio “non so”).Una volta raggruppate le risposte sulla base delle citate categorie,
si sono costruiti gli indici sintetici per ciascuna di essa. Ora andremo a dare un sguardo
a quanto emerso dall’analisi del 2010. I coefficienti sopra esposti avevano
nell’equazione dell’ICF dell’anno scorso i seguenti pesi:
ICF 2010= 18,2 % istruzione preparazione finanziaria, 54,2% informazione finanziaria,
27,6% elemento comportamentale. Questi coefficienti stanno ad indicare che una
variazione del relativo elemento, ha un impatto proporzionale al coefficiente di
riferimento sulla variabile dipendente (cultura finanziaria). Ad esempio, una variazione
positiva della componente informativa del 1% avrà un impatto globale dello 0,542 %.
Ragion per cui il modello attribuisce un peso maggiore alla componente
dell’informativa finanziaria rispetto alle altre due. Possiamo affermare, che la cultura
finanziaria dipende maggiormente dal livello di informazione finanziaria di un soggetto,
quindi da quanto quest’ultimo si informi su eventi di natura finanziaria, piuttosto che la
conoscenza posseduta su strumenti e concetti finanziari.
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Ora percorreremo il sentiero empirico dei dati. Il preambolo di essi è costituito dalla
loro affidabilità poiché sono consistenti ed attendibili statisticamente. Sono validi in
quanto legati alla trattazione dello studio e forniscono una ragionevole stima sul livello
di cultura finanziaria dei nostri cittadini. Sono comprensibili poiché il metro di
valutazione è stato realizzato affinchè sia fruibile anche al di fuori di soggetti, che
dispongano elevate basi di natura finanziaria. L’indicatore ha emesso un punteggio di
4,3 su una scala da 0 a 10, dove 0 indica l’assenza di concetti o nozioni e cognizioni
riguardanti la finanza, mentre 10 l’opposto.
Fonte: The European House-Ambrosetti, maggio 2010
Il valore 4,3 è sotto la sufficienza, e nessuno degli indicatori indipendenti coglie la
sufficienza;va notato che comunque il fattore della preparazione finanziaria ci si
avvicina poiché ha un valore di 4,9. Come nel 2008 la facciata sulla preparazione (4,9),
mostra un valore più elevato rispetto a quello dell’informazione (3,9) e alle scelte
comportamentali (4,6). Comparandolo con il 2008, emerge che l’elemento informativo
assume una performance positiva con un +26% rispetto al 2008, d'altronde rimane la più
bassa in termini assoluti (3,9) tra le determinanti dell’ICF
2010
.A primo impatto sembra
dirci che gli italiani in media, abbiano un alto grado di preparazione nei riguardi di
concetti e terminologia finanziaria, che nonostante non sia completamente sufficiente,
risulta maggiore del livello registrato dalla parte informativa, ed effettuino scelte
comportamentali, poco inclini a comportamenti razionali dal punto di vista finanziario.
La seguente figura mostra la scomposizione del’ICF
2010
per fascia d’età.
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Fonte: The European House-Ambrosetti, maggio 2010
Essa mostra come la cultura finanziaria degli over 35 sia superiore del 50% rispetto a
quella degli under 35, perciò sembra che essa cresca con il passare dell’età. Questo
indice annota valori analoghi per gli individui tra i 35 e 54 anni e gli over 54. Tuttavia
va a questi ultimi il premio di colti in ambito finanziario, poiché risultano essere più
preparati, informati ed abili nell’attuare le migliori scelte comportamentali. La nota
dolente sono specialmente coloro i quali oscillano tra i 18 ed i 34 anni, ai quali si può
attribuire il titolo di “somari” sul tema. Non va sottovalutato il nodo riguardante gli
under 35, poiché le scelte che condizionano la vita futura di una persona, vengono
effettuate prima dei 35 anni. Questi risultati mettono in luce come gli attuali giovani,
siano impreparati su temi finanziari. A questo si possono cucire due ragioni. La prima è
che dopo i 35 anni gli individui accumulano risorse finanziarie e, di conseguenza da
questa età iniziano ad interessarsi su detti temi. La seconda rispecchia che solo dopo i
54 anni le persone, tendano a sviluppare maggiore interesse in questi ambiti, perché si
avvicinano all’età pensionabile, perciò si preoccupano maggiormente su come gestire
finanziariamente il proprio futuro. E’ interessante annotare un dato incoraggiante che
emerge dalla seguente figura.
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Fonte: The European House-Ambrosetti, maggio 2010
Fonte: The European House-Ambrosetti, novembre 2008
Ossia l’andamento tra la cultura finanziaria ed il livello di scolarizzazione. Il trend è
positivo, quindi all’aumentare della scolarizzazione si registrano livelli di cultura
finanziaria più elevati. I laureati hanno un indice ICF
2010
di 5,2, valore superiore alla
media nazionale e al livello della sufficienza. Nel 2008 invece si attestava a 4,5. I
cervelloni (laurea breve, specialistica e dottorato per chi lo abbia conseguito),
conseguono un livello di cultura finanziaria, quasi doppio rispetto a chi detiene un titolo
di licenza elementare e del 20% nei riguardi di chi possiede la licenza media o superiore
(parliamo del 2010). Il trend intercorrente tra il titolo di studio conseguito ed livello di
cultura finanziaria viene rispettato anche nelle singole componenti dell’ICF
2010
. Infatti a
una persona con un titolo di studio elevato, corrisponderà un alto grado di preparazione
ed informazione finanziaria, nonché un migliore comportamento finanziario. Il
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prossimo passo sarà curiosare sulla via che gli individui hanno seguito per formarsi sul
tema:
Fonte: The European House-Ambrosetti, maggio 2010
Fonte: The European House-Ambrosetti, novembre 2008
Salta subito agli occhi in entrambi gli anni, che coloro i quali si sono formati in corsi di
formazione non universitari, manifestano una cultura sul tema notevole rispetto agli
altri. Nello specifico il valore dell’ICF2010 è di 6,6, ossia un valore maggiorato del
40% nei riguardi di chi si è formato a scuola. I soggetti che hanno dichiarato, di essersi
formati mediante corsi di formazione non universitari, superano la sufficienza in ogni
categoria. Abbiamo un 5,6 in preparazione, un 7 nell’informazione finanziaria,e 6,3
nella sezione comportamentale. I corsi di formazione non connessi con atenei di
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conseguenza, partecipano in maniera sensibile all’incremento della cultura sul tema da
parte degli italiani. Va ricordato che solamente il 2% dei nostri cittadini partecipa ai
suddetti corsi. Questo può essere spiegato attraverso due aspetti. Il primo dei quali è
l’inesistenza di un’offerta ampia ed accessibile per la maggior parte degli italiani, il
secondo è che molti dei nostri cittadini non mostrano alcun interesse verso la
partecipazione a corsi di formazione sul tema. Chi dichiara di essersi formato nella
pratica di tutti i giorni detiene un valore dell’ICF
2010
di 5,5 superiore a chi afferma di
essersi formato a scuola che ha un valore di 4,8. A confronto con il 2008, prende forma
la distanza tra chi si è formato nella pratica di tutti i giorni e, chi lo ha fatto per via
scolastica. In termini di ICF nel primo caso, nei due anni non si incontrano di 0,7 punti
in valori assoluti. Mentre nel secondo caso lo stacco è di 0,4, sempre in valori assoluti.
Sinteticamente possiamo esporre che, probabilmente chi detiene un titolo di studio
elevato (laurea breve, specialistica, dottorato di ricerca), risponda che si è formato nella
pratica di tutti i giorni, attraverso l’applicazione quotidiana dei concetti teorici appresi
durante il percorso scolastico, accrescendo la sua cultura sul tema con l’esperienza sul
campo. Come confermato anche dagli altri grafici, la preparazione sovrasta quasi
sempre l’elemento comportamentale (eccetto per chi si è formato con corsi di
formazione non universitari). Nella prossime figure viene raffigurata la cultura in
materia, focalizzata per le dimensioni del centro abitativo negli oramai ovvi anni di
riferimento.
Fonte: The European House-Ambrosetti, maggio 2010