INTRODUZIONE
In questi ultimi anni le strutture sanitarie pubbliche e gli enti preposti al loro
controllo sono stati oggetto di un processo di rinnovamento che ha prodotto
mutamenti di notevole interesse. Tra questi, rilevante è stato quello che ha
trasformato le USL in Aziende Sanitarie. Le Aziende Sanitarie Locali (ASL) sono
enti dotati di personalità giuridica pubblica, di autonomia organizzativa,
amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica, che provvedono ad
organizzare l’assistenza sanitaria nel proprio ambito territoriale e ad erogarla
attraverso strutture pubbliche o private accreditate.
Il cambiamento di denominazione è corrisposto ad una radicale modifica della
concezione e dell’organizzazione del servizio pubblico sanitario. L’intento
dichiarato era quello di avere moderne e produttive azienda amministrate con
criteri manageriali. Pressante è stata fin da subito l’esigenza di formare figure
professionali qualificate in grado non solo di affrontare la delicata fase di
transizione ma anche di introdurre i principi e i metodi che regolano l’attività
imprenditoriale privata in ambito sanitario senza comunque perdere di vista
l’obiettivo principale che è la tutela della salute pubblica. Il processo di
cambiamento vede lo Stato impegnato a devolvere progressivamente competenze
alle Regioni mantenendo solamente poteri di indirizzo e controllo.
La riforma costituzionale del 2001 ha iniziato questo percorso, con la modifica
dell’art. 117
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della Costituzione, con la quale viene demandata alle Regioni “la
potestà legislativa esclusiva” nell’assistenza e organizzazione sanitaria, oggi la
Regione sta assumendo il ruolo centrale nell’organizzazione e gestione del
servizio sanitario.
Gli amministratori regionali, essendo direttamente responsabili della propria
politica sanitaria risponderanno direttamente al cittadino che valuterà il loro
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Art. 117 della Costituzione, la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel
rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli
obblighi internazionali; sono materie di legislazione concorrente, tra le altre, la tutela della salute.
Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la
determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
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operato sulla base della propria esperienza personale maturata nell’utilizzo del
servizio sanitario. Le diverse Regioni entreranno in concorrenza fra di loro e ciò
porterà ad un virtuoso meccanismo di innalzamento della qualità delle prestazioni
e a sempre progressivi miglioramenti dell’erogazione del servizio sanitario sul
territorio, questo porterà alla diminuzione delle spese inutili.
I nuovi dirigenti, secondo questa nuova visione, devono dunque essere
professionisti con alle spalle una formazione manageriale, indispensabile per una
adeguata conoscenza della materia economica, supportata da una cultura medica
che permetta loro di comprendere appieno la realtà nella quale operano. Al
dirigente sanitario, sia che occupi posizioni apicali, quale il dirigente di struttura
complessa, corrispondente al primario della vecchia denominazione, sia che
rivesta ruoli di primo livello (l’assistente in passato), vengono assegnati degli
obiettivi da raggiungere in un lasso di tempo definito e con un importo finanziario
prestabilito. L’intero organico sanitario, a tutti i livelli operativi, concorre quindi
alla realizzazione di un progetto e la responsabilità del successo o di un eventuale
insuccesso è ripartita in proporzione al ruolo occupato nell’organigramma.
In questo modo si assiste alla trasposizione in ambito ospedaliero di quei principi
e quei metodi che sono basilari nell’attività manageriale privata, parliamo di:
progettualità negli obiettivi da raggiungere, pianificazione dei ruoli e delle attività
individuali e collettive, creazione di un team di lavoro, valutazione dell’impegno
finanziario di un progetto, programmi di aggiornamento continuo a garanzia della
crescita professionale e meccanismi di controllo e di verifica che coinvolgono
tutta l’equipe sanitaria.
Mentre in passato il dirigente sanitario, per esempio quello di struttura complessa,
aveva come unico fine quello relativo al ruolo specialistico sanitario, senza alcun
rapporto con i riflessi economico-finanziari che la sua attività comportava, ora, nel
nuovo ruolo di manager, è responsabile dell’amministrazione delle risorse
economiche che l’azienda ospedaliera mette a sua disposizione, della loro gestione
e del profitto da queste derivante.
Le singole Divisioni sono divenute dunque delle Unità che insieme concorrono al
raggiungimento dell’utile aziendale traendo ciascuna a sua volta ritorni finanziari
in funzione del profitto raggiunto singolarmente. Finalmente, anche se in ritardo,
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anche in Italia si è avvertita l’esigenza di rendere più efficienti le strutture
sanitarie pubbliche attraverso una serie di cambiamenti che hanno come principio
ispiratore l’applicazione della mentalità manageriale nella gestione degli enti
sanitari e delle risorse umane.
È da un lato estremamente importante perché esprime la volontà di adeguamento
della sanità italiana agli standard europei, non poche saranno le avversità da
affrontare poiché, se il percorso sembra chiaro e ben definito in teoria, nel reale
permangono retaggi di una mentalità che ha fatto dello sperpero delle risorse
economico-finanziarie e dell’espletamento poco ortodosso dei concorsi pubblici il
fondamento della propria filosofia aziendale, questo processo rappresenta il primo
passo per ottenere una maggiore efficienza, sia in termini di qualità di servizio
prestato che di produttività e resa economica.
In questa scenario cercheremo di capire una delle figure più importanti e
fondamentali delle nuove aziende sanitarie e cioè il DIRIGENTE, il quale essendo
responsabile dei risultati dell’azienda, dovrà MOTIVARE i suoi collaboratori e
dipendenti ed essere motivato a sua volta in modo da raggiungere tutti gli obiettivi
prefissati.
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Capitolo 1
LE TEORIE DELLA MOTIVAZIONE
1.1. CONCETTO DI MOTIVAZIONE
Per motivazione intendiamo
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l’insieme di motivi che spingono l’individuo ad
agire, che sono in relazione a diversi obiettivi e interessi e che sono guidati da
processi cognitivi ed emotivi.
È un processo decisionale attraverso il quale l’individuo sceglie i risultati
desiderati e attiva i comportamenti necessari per raggiungerli.
Etimologicamente il termine “motivazione” (dal latino motus) indica un
movimento, quindi il dirigersi di un soggetto verso un oggetto desiderato, verso
uno scopo: la dinamica del desiderio implica una spinta, che può essere
interpretata come bisogno o pulsione da soddisfare, oppure in un senso più
profondo, come tensione sostenuta da aspettative, obiettivi, emozioni.
Il processo motivazionale che porta l’individuo ad agire, prende inizio da uno
stato interiore di non equilibrio, originato dalla consapevolezza di un bisogno da
soddisfare, accompagnato da un senso di tensione e di attesa. Ne consegue
l’attivazione di comportamenti atti a ricercare i mezzi per soddisfare il bisogno.
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M. Pilati, Comportamento organizzativo, edizione Egea, Milano, 2002, pg. 60.
INCENTIVI
1. Tensione:
consapevolezza del
bisogno
2. Ricerca dei mezzi per
la soddisfazione
3. Soddisfazione del
bisogno
4. Rivalutazione della
situazione e scoperta di
nuovi bisogni
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Una volta raggiunta la meta e riscontrato il grado di soddisfazione raggiunto,
segue una rivalutazione e una possibile modificazione dello stato interiore di non
equilibrio, occorre sottolineare i seguenti punti:
Per svolgere un compito occorrono capacità specifiche e differenti.
Un individuo può essere più motivato nello svolgimento di alcune attività
e meno in altre.
Per alcune componenti della prestazione, possono essere necessari livelli
sofisticati di tecnologia.
1.2. LE TEORIE DELLA MOTIVAZIONE: CONTENUTO E PROCESSO
Ogni teoria sulla motivazione cerca di spiegare i motivi che originano il
comportamento degli in dividi e i processi che lo attivano. Le teorie del contenuto
sottolineano l’importanza delle cause che originano il comportamento: spiegano
gli aspetti del comportamento stesso, in base ai bisogni umani e ai fattori specifici
che lo guidano. Tali teorie ci aiutano a capire cosa motiva gli individui a compiere
determinate azioni. Le teorie del processo descrivono e spiegano il modo in cui i
comportamenti cambiano e il modo in cui una persona comincia ad agire
differentemente.
1.3.LE TEORIE DEL CONTENUTO:
1.3.1. LA GERACHIA DEI BISOGNI
Maslow
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propone un modello di crescita motivazionale, in cui vengono messe in
evidenza sia la gerarchia, sia l’ontogenesi delle diverse motivazioni. Maslow è
stato il primo autore a descrivere una gerarchia dei bisogni umani: man mano che
l'uomo soddisfa ognuno di questi bisogni, si fa vivo un bisogno di ordine
superiore e relativi problemi. Il raggiungimento della soddisfazione è il
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A.H. Maslow., Motivazione e personalità, Armando, Roma, 1982.
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raggiungimento dell'obiettivo, ed è ciò che motiva l'uomo. La motivazione è la
prima spinta di ogni azione. Ogni individuo desidera soddisfare i bisogni
fondamentali illustrati dalla nota Piramide che prende il nome dal suo ideatore,
Maslow appunto. I bisogni sono suddivisi in cinque categorie e sono gerarchici:
perché nasca il desiderio di soddisfare quelli della categoria successiva, è
necessario che quelli della categoria precedente siano già stati soddisfatti.
Fonte: Abraham Maslow, Motivation and personality, 1954.
Alla base della piramide si trovano i bisogni fisiologici, si tratta dei bisogni
fondamentali per la sopravvivenza come mangiare, bere, dormire, coprirsi... Della
seconda categoria fanno parte i bisogni relativi alla sicurezza quali il bisogno di
un rifugio, di tranquillità e di pace quindi riflettono il desiderio di protezione
dell’individuo. Nella terza categoria troviamo i bisogni relativi all'appartenenza di
cui fanno parte il desiderio di avere amicizie, di far parte di un gruppo, il desiderio
di amore e di avere una certa approvazione sociale. Nella quarta quelli relativi alla
stima, si dividono in autostima (fiducia in se stessi, indipendenza, realizzazione),
ed eterostima (status, riconoscimento, apprezzamento e rispetto degli altri. Nella
quinta e ultima categoria troviamo i bisogni di autorealizzazione, corrispondono al
desiderio di realizzare le proprie potenzialità e vengono denominati bisogni di
ordine superiore. Secondo Maslow, quindi, una persona può evolvere se i suoi
bisogni primari sono stati soddisfatti: se non lo sono, la persona non potrà essere
PIRAMIDE DI MASLOW
AUTORE
ALIZZA
ZIONE
STIMA
APPARTENENZA
SICUREZZA
FISIOLOGICI
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sana né fisicamente, né mentalmente. Una volta che le necessità elementari siano
state soddisfatte la persona tenderà naturalmente a spostare la sua attenzione verso
aspetti meno materiali e più elevati, provando nuovi bisogni. Ovviamente alcuni
bisogni sono più urgenti di altri: quelli fisiologici sono i più pressanti, ma è anche
vero che se non sono soddisfatte le premesse di una categoria non fisiologica,
l'accesso a quella successiva diventa quasi impossibile. Per esempio, una persona
che ha una bassa stima di sé difficilmente riuscirà a realizzarsi, perché con ogni
probabilità avrà troppi problemi in quell'aspetto della propria vita per riuscire
anche solo a desiderare davvero di migliorare e svilupparsi. E’ fondamentale quel
bisogno che se non soddisfatto condiziona la sopravvivenza della persona. È
innato quello che nasce con l'uomo e che anche se non sollecitato si manifesterà
comunque, a partire dai primi anni di vita e si ritroverà in ogni persona
indipendentemente dal luogo o dall'epoca. È invece acquisito il bisogno che nasce
da un'abitudine ed è dunque frutto dell'esperienza. Secondo Maslow i bisogni di
natura superiore sono fondamentali quanto quelli primari, anche se non sono
vitali. Ciascuno di noi può raccogliere la sfida del proprio sviluppo, oppure
rifiutarla, in questa visione, dietro ogni riuscita si trova una forte motivazione che
ha prima ispirato e poi alimentato uno sforzo. Per concludere sulle teorie di
Maslow, diciamo che l'autore distingue due variabili del comportamento: le
determinanti interne, personali, e quelle esterne, ambientali; in pratica spinte
interne o esterne. L'uomo si troverebbe dunque in un costante stato di
motivazione, e quando un bisogno è soddisfatto, immediatamente ne insorge un
altro. Ma poiché i bisogni sono organizzati in modo gerarchico dallo stesso
organismo, essi hanno un'importanza relativa. In particolare le aspirazioni più
elevate dell'uomo non derivano da un bisogno legato alla mancanza di qualcosa di
esterno all'organismo, ma da un bisogno di crescita interiore: è questa la fonte
della motivazione intrinseca, interna, personale, e del desiderio di
autorealizzazione. Tale logica ferrea è stata criticata e Maslow ha accettato
aggiustamenti alle sue idee (ad esempio ammetteva che magari non abbiamo da
mangiare, ma teniamo moltissimo alla stima degli altri). Rimane pur vero che, se
una persona è su un certo gradino della scala dei bisogni, sarà il raggiungimento
di quell'obiettivo che la spingerà all'azione, non altro. In fin dei conti, se si vuole
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