8
La terza parte sarà dedicata alla descrizione più specifica dei siti di commercio
elettronico, con l’esame delle sue dimensioni, l’analisi dei principali soggetti
coinvolti ed alcune riflessioni sul rapporto tra Internet e l’evoluzione del mondo
dei consumi. Ci soffermeremo, inoltre, sulle attività svolte dalle imprese per
l’utilizzo della Rete e, più nello specifico, su come le pagine Web ed i nuovi
strumenti di comunicazione vengono impiegati alla luce delle ultime filosofie di
marketing.
La quarta ed ultima parte di questo lavoro riguarderà il consumo elettronico in
Italia: forniremo il quadro della realtà dell’e-commerce italiano e presenteremo
alcuni esempi di come le imprese del nostro Paese si stiano attivando per
competere in questo nuovo scenario costituito da Internet e dai nuovi luoghi del
consumo.
9
Parte prima
EVOLUZIONI E DINAMICHE DEL MONDO DEI CONSUMI
10
1. LA SOCIETA’ DEI CONSUMI
Il consumo rappresenta una componente centrale della vita dell’uomo, ma è
solo nel periodo più recente della sua storia che questa attività ha assunto
un’importanza fondamentale.
In questi anni stiamo assistendo ad una profonda rivoluzione nel mondo dei
consumi, che sta coinvolgendo con uguale intensità i beni ed i servizi
commercializzati, i consumatori, i produttori e gli stessi punti di vendita. E’ in
atto una radicale trasformazione di questo ambiente ed il fenomeno dell’e-
commerce è forse uno dei momenti più innovativi di questo cambiamento.
Ripercorrere le tappe più significative dell’evoluzione dei consumi può aiutare a
svelare quali dinamiche sono sottese ai mutamenti in corso e può favorirne una
piena e proficua comprensione.
1.1 La nascita della società dei consumi
La nascita della società dei consumi, intesa come un tipo di società “dove un
assortimento veramente enorme di beni di consumo si presenta all’individuo – e dove le
caratteristiche di questi beni cambiano continuamente”
1
può esser fatta risalire alla fine del
XIX secolo. In questo periodo, infatti, vengono applicate anche al settore dei
beni di consumo le nuove modalità di produzione nate con la Rivoluzione
industriale, fino ad allora destinate al solo settore dei beni di produzione.
La produzione in serie di beni di consumo è in strettissimo rapporto con un
altro fenomeno sociale del periodo: l’inurbamento di enormi masse rurali che,
abbandonate le campagne, stabiliscono il loro domicilio in quegli agglomerati in
costante crescita e che costituiranno in futuro le metropoli moderne. La
modernizzazione dei gruppi contadini e la crescente disponibilità di beni di
1
Vanni Codeluppi, Consumo e Comunicazione, FrancoAngeli, Milano, 1992, pag. 28.
11
consumo sono state condizioni necessarie ma non sufficienti per spiegare la
nascita della moderna società dei consumi. Il pieno affermarsi di una cultura dei
consumi, infatti, ha dovuto attendere gli anni ’20: con l’introduzione nelle
aziende dei principi di organizzazione tayloristici del lavoro
2
, è stato possibile
infatti ottimizzare l’ambiente produttivo e rivolgere gli sforzi aziendali, coordinati
dalla funzione di marketing, verso la creazione di una domanda di mercato per i
nuovi beni prodotti adeguata alle capacità produttive raggiunte.
La maturazione definitiva di questa cultura è avvenuta a seguito all’espansione
economica nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, a cavallo tra gli
anni ’50 e ’60; grazie alla diffusione della televisione nelle famiglie, ed alla
pubblicità, è stato possibile incanalare la voglia di riscossa dopo le ristrettezze del
periodo bellico in una sorta di aspirazione collettiva ai nuovi beni di consumo.
Da questo momento, intrecceranno la loro evoluzione i “protagonisti” del
mondo dei consumi: la merce, che verrà percepita sempre più come un insieme
di segni e non più di sole caratteristiche fisiche e tangibili, e che proprio in virtù
di questi segni comunicherà con i consumatori; il consumatore, che vedrà mutare
le proprie caratteristiche socioecomiche, psicologiche e culturali nel corso degli
anni, e che sarà costantemente sotto l’osservazione di differenti discipline; il
punto vendita, che grazie alle profonde evoluzioni nel mondo della distribuzione
assumerà aspetti sempre più rivoluzionari, fino alla sua completa
“smaterializzazione”, realizzatasi con i siti Internet dedicati al consumo.
2
Vanni Codeluppi, Consumo e Comunicazione, op. cit., pag. 37.
12
1.2 Capire l’evoluzione
L’evoluzione della società dei consumi si manifesta in una continua
differenziazione negli acquisti dei consumatori e nella conseguente creazione di
una serie di mercati complessi e differenti tra loro.
L’impossibilità per un’impresa di servire in maniera soddisfacente tutti i diversi
tipi di consumatori esistenti, ha spinto alla ricerca di un metodo per segmentare
questi mercati in sotto-gruppi il più possibile omogenei al loro interno e
differenti gli uni dagli altri. A questo fine si sono sviluppate una serie di tecniche
per arrivare ad una suddivisione del mercato, con alcune prime semplici
segmentazioni basate sulle sole variabili sociodemografiche (sesso, età scolarità,
reddito), presto dimostratesi insufficienti per raggiungere la piena comprensione
della realtà sociale e di consumo, la cui complessità aumentava sempre più
velocemente.
Per ovviare a questo problema sono state introdotte delle categorie concettuali
e metodologiche di natura principalmente psicologica e si è scelto lo “stile di
vita” come il concetto più adatto a descrivere meglio la diversità presente nel
mondo del consumo. E’ stato dato vita ad una serie di studi di lunga durata, in
grado di indicare secondo quali direttrici la continua evoluzione del mondo dei
consumi poteva aver luogo.
Tra le più importanti ricerche
3
di questo genere ricordiamo la ricerca VALS
(Values And Life Styles) messa a punto in California: identificava una serie di
segmenti costruiti secondo le categorie di motivazioni individuate da Maslow e
analizzava la società dei consumi con una spiccata ottica “evoluzionistica”,
considerandola in costante rapida evoluzione verso una crescente modernità
culturale. Anche in Italia si hanno esperienze di ricerca simili: “Sinottica”
Eurisko, basata su “caratteri demografici e criteri, norme, abitudini comportamentali”
4
, e la
ricerca 3SC (Sistema di Correnti Socio-Culturali e Scenari di Cambiamento),
3
Vanni Codeluppi, Consumo e Comunicazione, op. cit., pag. 52.
4
Ibidem, pag. 56.
13
condotta anche in Italia e analoga per filosofia alla ricerca VALS. Questa, infatti,
si basava sul costante monitoraggio delle seguenti cinque aree: le mentalità, le
sensibilità, i valori, le aspirazioni, le motivazioni e i tratti di personalità; i consumi
e i modi di vita; le produzioni culturali; le strutture sociali informali; i
“paradigmi”, cioè i principali sistemi di credenze. La misurazione sistematica nel
tempo di queste aree ha permesso la compilazione di “correnti socioculturali”
che, per quanto inesistenti nella realtà, sono utili come indicatori della direzione
del cambiamento della società.
L’importanza di queste ricerche nella comprensione del mutamento sociale e
del mondo dei consumi ha permesso l’affermarsi della consapevolezza del
carattere evolutivo delle società dei consumi e la comprensione del suo
cambiamento anche a partire da alcuni indicatori che, seppur semplici, sono stati
in grado di fornire per ogni periodo un quadro omogeneo della situazione dei
consumi.
14
1.3 Le tappe principali
Abbiamo già presentato gli anni della nascita della società dei consumi e
abbiamo accennato a quelli della sua maturazione, nel mondo occidentale,
avvenuta durante gli anni ’50 e ’60. In Italia, la crescente scolarizzazione,
l’affermarsi di mezzi di comunicazione di massa altamente “impattanti” come la
televisione e lo spostamento di milioni di persone negli agglomerati industriali,
produssero un vero e proprio choc culturale: “da un lato i settori della popolazione
coinvolti nel processo di modernizzazione, dall’altro i restanti segmenti ancora legati alla
tradizione e a modi di produzione preindustriali”
5
.
Nei primi anni ’60 la riduzione di questa frattura sembrava essere possibile,
proprio come era avvenuto negli anni ’50 in America, ma prima che la società si
potesse riprendere dagli sconvolgimenti causati dalla neonata cultura di massa,
sul finire del decennio si assistette alla comparsa di un nuovo modo di essere, che
si poneva “contro” in un atteggiamento contestatore. Incarnato da un gruppo
almeno inizialmente limitato di universitari, sindacalisti, giornalisti ed intellettuali,
guidò alla contestazione dei presupposti delle due culture che si stavano
affrontando in quel momento: quella contadina e quella industriale. Iniziò così un
forte periodo di contestazione, di accesi dibattiti culturali e politici, che provocò
nella società un secondo choc, ancora prima del completo assorbimento del
primo.
La comprensione degli eventi sociali verificatisi negli anni ’60 è indispensabile
per capire le cause che portarono la società dei consumi a diventare oggetto di
scontri di ideologie e durissimi processi di tipo politico. Alla radicata cultura
cattolica si contrappose in questa fase quella marxista, ed il mondo dei consumi
diventa terreno per lo scontro ideologico: il consumo venne infatti attaccato, in
quanto fonte di “alienazione e reificazione dell’individuo”, causa di un vero e
proprio “stravolgimento del sistema dei bisogni e delle loro naturali gerarchie”,
5
Giampaolo Fabris, Consumatore e Mercato, Sperling & Kupfer, Milano, 1995, pag. 24.
15
strumento per la dominazione da parte di alcune classi nei confronti delle masse
subalterne. Ed anche se queste idee non si radicarono in uguale misura in tutta la
popolazione, il clima culturale impose un atteggiamento estremamente critico nei
confronti dei consumi, ulteriormente aggravato da una serie di eventi. Infatti “la
crisi petrolifera del 1973 ha evidenziato drammaticamente l’esistenza anche di limiti reali di
risorse per la società dei consumi, perché ha fatto sì che i consumatori abbiano dovuto
sperimentare direttamente e per la prima volta la natura fisicamente concreta di tali limiti”
6
.
Durante gli anni ’80, il consumo venne nettamente rivalutato, anche a seguito
di una serie di eventi sociali realizzatisi contestualmente: il rifiuto graduale da
parte degli strati della società più coinvolti nella “rivoluzione sessantottina”, il
loro riaccoglimento all’interno della società italiana, la sempre più veloce
modernizzazione di quest’ultima ed il conseguente rifiuto del tradizionale
“pattern” di valori legati al cattolicesimo e alla ruralità. I valori trasgressivi,
progressivamente “ammorbiditisi”, si diffondono anche in altri settori prima di
allora immuni: pertanto come reazione a quello che Giampaolo Fabris definisce
“ethos pauperistico”
7
del decennio precedente, si diffuse un atteggiamento
favorevole verso i consumi. Dopo gli anni ’70 “il consumo tende a deidelogizzarsi, dopo
gli anatemi e la sua forte politicizzazione nel decennio lasciato alle spalle. Diviene legittimo, nel
mutato clima culturale, consumare quasi ogni tipo di beni senza sentirsi a disagio”
8
. Si
afferma sempre più forte il tema della competizione tra imprese: s’inasprisce la
lotta per la conquista di quote di mercato crescenti e per il raggiungimento dei
consumatori che, in questa fase, vedono il benessere materiale come un obiettivo
dichiarato da perseguire. Torna in auge il fenomeno socioculturale del
consumismo; soprattutto nella seconda metà degli anni ’80 la società italiana
mostra interesse per i consumi, il lusso, la moda, il divertimento. Nascono nuove
figure sociali (gli yuppie), cresce il consumo di beni che conferiscono status, muta
6
Vanni Codeluppi, Comunicazione e Consumo, op. cit., pag. 40.
7
Giampaolo Fabris, Consumatore e Mercato, op. cit., pag. 29.
8
Giampaolo Fabris, Consumatore e Mercato, op. cit., pag. 30.
16
l’atteggiamento verso la pubblicità, mai accettata come in questo periodo, ed in
generale tutti i comparti del consumo ricevono nuova linfa.
Il successivo decennio
9
si apre con una serie di rivoluzioni politiche e sociali
destinate ad avere grande ripercussione sul mondo dei consumi: il crollo
dell’Unione Sovietica, molto sentito in Italia a causa del grande peso politico del
comunismo, l’apertura dei mercati verso l’Est e la creazione dell’Unione
Europea, l’aumento dell’immigrazione e l’inizio della trasformazione della società
verso una crescente pluralità di etnie, l’affermarsi delle correnti ecologiste
sviluppatesi sul finire degli anni ’80, lo scandalo di “Mani Pulite” e la successiva
fase di transizione politica dovuta alla scomparsa di partiti politici storici e
l’affacciarsi sulla scena di soggetti nuovi. Questa serie di eventi ha causato un
altro choc culturale il quale, unito ad una congiuntura economica negativa, ha
causato nel mondo dei consumi un arresto ed un progressivo rifiuto degli sfarzi
del consumismo anni ’80.
Nella seconda parte degli anni ’90 Internet inizia ad affermarsi con decisione,
innescando rivoluzione profonde nella società, nella struttura e nell’accesso alle
informazioni e nel linguaggio stesso. La figura di consumatore che si sta
delineando in questa fase è assai più complessa rispetto alle precedenti: in essa si
accumulano alcuni tratti relativi alle correnti socioculturali che hanno dominato i
decenni passati, ma se ne affiancano alcune decisamente innovative.
Di questo nuovo soggetto cercheremo in seguito di delineare quali sono le
caratteristiche principali, in accordo con i dati emersi dalle principali ricerche sul
comportamento del consumatore ed integrate da alcuni contributi teorici di
alcune correnti di studio di tipo accademico.
9
Ibidem, pag. 37.
17
2. GLI STUDI SUL CONSUMO
Il consumo ed il consumatore sono stati fatti oggetto nel corso degli anni di
numerose analisi teoriche in ambito accademico, alle quali si è accompagnata una
serie di studi aziendali basati sull’impiego di indagini sul campo.
Esporremo lo sviluppo che hanno avuto nel tempo le ricerche sul
consumatore, tratteggiandone le principali fasi evolutive, e a ciò faremo seguire la
presentazione di alcuni tra i più significativi approcci generali e teorici al
consumo.
2.1 Le ricerche sul consumatore: panorama
Le numerose ricerche applicate di tipo aziendale condotte sul comportamento
del consumatore hanno attraversato alcune fasi
10
, ognuna delle quali è stata
caratterizzata da particolari modelli di ricerca e soprattutto da diverse concezioni
del consumatore.
Prima fase: il dopoguerra
La prima fase appartiene al secondo dopoguerra, momento che come indicato
ha visto l’affermarsi deciso della società dei consumi. In questo periodo, diverse
discipline hanno cercato di interpretare il comportamento dell’individuo e di
fornire, sulla base di diverse teorie, uno schema di previsione o quanto meno di
interpretazione delle azioni del consumatore.
Il paradigma di ricerca dominante era rappresentato dalla psicologia
comportamentista, o behaviorismo: secondo questa teoria, l’individuo produce
una serie di risposte in base a determinati stimoli, e tali elementi sono correlati tra
10
Per la trattazione delle diverse fasi faremo riferimento a Vanni Codeluppi, “Il marketing e il nuovo
consumatore” in Micro & Macro Marketing, n. 1, aprile, 2000.
18
di loro secondo un rapporto esprimibile mediante la seguente semplice
equazione.
SR
Fonte: nostra elaborazione
Nello studio sul consumatore si impiegarono i dati e le tecniche emersi dalle
ricerche di Pavlov sulla riflessologia, i quali evidenziavano la possibilità di creare
un sistema di riflessi condizionati per cui ad uno stato di bisogno corrispondesse
inequivocabilmente, come riflesso condizionato appunto, un prodotto
pubblicizzato.
In questo periodo, inoltre, allo studio del consumatore viene applicata anche la
psicoanalisi, con lo scopo dichiarato di capire quali sono le motivazioni inconsce
che sottendono l’acquisto ed il consumo dei prodotti. Si voleva ottenere la
conoscenza dei significati profondi sottesi all’agire di consumo, delle motivazioni
reali ed in gran parte inconsce che presiedono le scelte di acquisto. Per questo
motivo, lo strumento principe per la comprensione del consumer behaviour
divenne la ricerca motivazionale: al tradizionale questionario, proposto a
campioni rappresentativi della popolazione, si affiancarono una serie di
questionari “non direttivi” che miravano alla raccolta di dati a forte impronta
qualitativa.
Questi orientamenti, accademici e non, hanno contribuito in questa fase alla
formazione di una concezione particolare di consumatore: completamente
passivo e plasmabile, un soggetto in cui, mediante l’adeguato utilizzo dei
messaggi pubblicitari, era possibile inculcare qualsiasi abitudine di consumo.
Secondo questa concezione, al recepimento dello stimolo, infatti, il consumatore
non poteva che reagire di conseguenza (secondo il behaviorismo più
intransigente) oppure (secondo l’orientamento motivazionale) non era in grado di
19
riconoscere le stimolazioni inconsce come tali, ed alle quali comunque non
avrebbe potuto opporsi.
Lo strumento scelto dalle imprese per il raggiungimento dei loro obiettivi non
poteva che essere la pubblicità. Infatti, “in accordo con la concezione behavioristica
dell’uomo, visto come macchina perfettamente adattabile, la pubblicità lo tratterà come un
oggetto modificabile a suo piacimento, un organismo passivo nel quale si introducono, simili a
dosi di narcotico o di veleno, spot e slogan pubblicitari in numero massiccio”
11
.
Seconda fase: gli anni ’60
In questa fase si affermano alcuni modelli teorici che influenzeranno le future
ricerche fino agli anni ’80. Gli studi compiuti dagli studiosi John Howard e
Jagdish Sheth alla fine degli anni ’60 portano alla formulazione di un complesso
modello per lo studio del comportamento del consumatore.
In questo modello il consumatore viene visto come un soggetto in grado di
catalogare con precisione le diverse marche di prodotto in base ad alcune
variabili e capace, sulla base di questi dati, di confrontarle con le proprie
motivazioni, i propri bisogni e le proprie caratteristiche culturali e
socioeconomiche. Il modo con cui queste operazioni vengono compiute rimanda
chiaramente ai diagrammi utilizzati per descrivere i primi rudimentali computer
che facevano la loro comparsa in quel periodo.
L’influenza informatico-matematica si vede anche in uno dei modelli più in
auge in quel momento storico, la cosiddetta “Information Processing Theory”
12
sviluppata agli inizi degli anni ’60 da George Miller, e sviluppata in seguito con
altri collaboratori. Tale teoria si basa su due presupposti che diventeranno poi
fondamentali per la psicologia cognitiva e lo studio sull’elaborazione
dell’informazione. Il primo riguarda la capacità della memoria a breve termine,
stimata in grado di immagazzinare unità minime di informazione per volta, i
cosiddetti “chunk”, basate su un numero compreso tra cinque e sette elementi. Il
11
Giampaolo Fabris, La pubblicità, teorie e prassi, FrancoAngeli, Milano, 1996, pag. 85.
12
Information Processing Theory, sito Internet.
20
secondo concetto fondamentale è l’unità TOTE (Test-Operate-Test-Exit), la
risposta al semplicistico modello behaviorista stimolo-risposta.
Test
Operate
Fonte: G. Miller
L’unità TOTE descrive il procedimento mediante il quale un soggetto agisce se
vuole raggiungere uno scopo: effettua una prima analisi della situazione di
partenza, compie un’azione finalizzata all’obiettivo, analizza gli effetti della
propria azione ed applica eventuali correttivi, in un ciclo di operazioni e controllo
attivo fino al raggiungimento dell’obiettivo o al suo abbandono.
Questi due concetti, l’unità TOTE ed il “chunk”, contribuiscono a formare la
base della Information Processing Theory. In questa teoria, l’individuo viene
visto come un automa freddo e razionale che acquisisce le informazioni e le
elabora per massimizzare la propria soddisfazione. Questo tipo di logica
nell’elaborazione delle decisioni e del comportamento viene applicato anche al
consumo, come vediamo dal modello di Howard e Steth: l’individuo valuta in
maniera estremamente razionale le caratteristiche dei prodotti e delle marche,
assegnando dei valori quasi numerici alle sue caratteristiche tangibili ed
intangibili, e con altrettanta precisione li immette nel flusso dei propri processi
mentali che, come una serie di precisi algoritmi matematici, elaborano un
risultato.
Questo tipo di interpretazioni testimoniano un approccio “positivistico”:
mediante una serie di valutazioni sperimentali quantitative condotte con rigore
scientifico, si giunge all’interpretazione di fenomeni ipercomplessi come quello
21
del comportamento di consumo. Ciò costituisce senz’altro un superamento della
visione del consumatore “da plasmare” contenuta nella visione behavioristica, ma
riporta in vita una figura anacronistica, che peraltro aveva avuto un certo seguito
fino alla comparsa degli stessi studi comportamentisti: l’“homo œconomicus”, un
individuo dotato di una spietata razionalità, il cui comportamento di consumo è
guidato dalla sola spinta a massimizzare l’utilità e la soddisfazione economica
delle proprie azioni di consumo.
Terza fase: dagli anni ’80 ad oggi
I limiti di queste letture stereotipate si posero subito in evidenza e da più parti
si avviarono studi che favorirono un radicale cambiamento di prospettive. Presso
il Centre for Contemporary Cultural Studies dell’Università di Birmingham si
diede l’avvio ad una serie di studi sulla società ed i suoi fenomeni che, pur
contrapponendosi a volta anche in maniera feroce alle letture precedenti, erano
in grado di fornire nuovi spunti per interpretare i fenomeni sociali soprattutto in
chiave interdisciplinare. Come lo stesso fondatore del centro di Birmingham
dichiarava, questo era un approccio che aveva “qualcosa in comune con svariati
approcci esistenti ma in parte diverso da ognuno di essi”
13
.
Il merito del lavoro del centro di Birmingham, oltre che ad aver iniziato il
filone di ricerca indicato come “cultural studies”, sta soprattutto nell’indicazione
dell’interdisciplinarietà come punto di partenza più indicato per la comprensione
del comportamento dell’individuo e della società più in generale.
Quello che viene a cambiare, nel corso di tutti gli anni ’80, è la concezione della
cultura di massa: scompare il significato tradizionale di “uomo-massa”
14
, sostituito
dalla lettura della massa come un “insieme di forme espressive genuinamente popolari,
sintomatiche dei reali interessi e delle aspirazioni delle persone”
15
. A questo cambiamento
13
Richard Hoggart, “Speaking to each other” in “Schools of English and contemporary society”, Chatto &
Windus, London, 1978, pag. 254, citato in An Intellectual History of the Centre for Contemporary Cultural Studies, sito
Internet.
14
Vanni Codeluppi, Consumo e Comunicazione, op. cit., pag. 49.
15
Vanni Codeluppi, “Il marketing e il nuovo consumatore” in Micro & Macro Marketing, op. cit..
22
di prospettiva hanno contribuito le analisi di diversi intellettuali, tra cui
ricordiamo Umberto Eco e Roland Barthes, i quali, con le loro opere, hanno
favorito la rivalutazione della cultura di massa e delle mitologie che ha saputo
sviluppare.
Nello studio sui consumi, questo si tradusse nella crescente consapevolezza che
il mondo dei consumi si stava articolando in maniera estremamente complessa e
che non erano più sufficienti i semplici modelli monodimensionali utilizzati in
precedenza. E l’inadeguatezza degli schemi classici interpretativi si è pienamente
dimostrata quando questi sono stati chiamati a rendere conto, dopo l’espansione
economica degli anni ’80, della maggior visibilità dei consumi e della loro
cresciuta importanza nella vita quotidiana dei singoli.
Il vecchio paradigma di ricerca si limitava a considerare il consumo come
un’attività completamente separata dal contesto sociale in cui un individuo situa
le proprie azioni: ora che il consumo aumenta il proprio peso specifico, anche dal
punto di vista temporale, nella vita dell’individuo è indispensabile considerare il
consumo come un fenomeno sociale.
Un cambiamento di prospettiva radicale questo, che porta a mutamenti
concettuali: il consumatore abbandona i panni dell’interlocutore passivo e
manipolabile, ma diventa un “attivo costruttore del senso dei prodotti che consuma”
16
; lo
studio delle attività di consumo viene implementato, e vi si dedica un’attenzione
doppia: da un lato si studiano il processo di selezione e acquisto dei prodotti,
dall’altro viene analizzato l’uso ed il consumo degli stessi e quindi il rapporto che
il consumatore stabilisce con i propri beni e le relazioni che si instaurano tra di
loro.
Il passaggio dai nuovi ai vecchi paradigmi di ricerca può essere rappresentato
utilizzando lo schema proposto da Russell Belk
17
:
16
Vanni Codeluppi, “Il marketing e il nuovo consumatore” in Micro & Macro Marketing, op. cit..
17
Belk Russell, “Studies in the New Consumer Behavior” in Daniel Miller (a cura di) Acknowledging
Consumption, Routledge, London, 1996.