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Introduzione
I mutamenti climatici ed il progressivo esaurimento delle risorse naturali,
energetiche fossili in particolare, ci impongono di ripensare la nostra economia
in direzione della sostenibilità, della tutela dell’ambiente e delle generazioni
future. In quest’ottica le fonti rinnovabili rappresentano certamente una via
obbligata, oltre che una grande opportunità di sviluppo economico per i paesi
che saranno in grado di coglierla. Anche se l’Italia è ancora in ritardo rispetto
agli altri paesi del Nord Europa nell’utilizzo di tali fonti, le tecnologie
disponibili, riguardanti lo sfruttamento dell’energia solare termica,
fotovoltaica, eolica e di molte altre fonti rinnovabili, hanno raggiunto una
grande maturità. In particolare, tra le diverse applicazioni messe a punto per lo
sfruttamento dell’energia solare, quella fotovoltaica è sicuramente nel medio e
nel lungo termine, la più promettente in virtù delle sue caratteristiche di
semplicità costruttiva, facilità di integrazione, affidabilità e ridotte esigenze di
manutenzione. Inoltre, questa tecnologia permette di effettuare la produzione
decentrata dell’elettricità direttamente nel luogo di utilizzo come ad esempio le
utenze remote o isolate, di realizzare applicazioni modulari con potenze che
possono variare da pochi watt fino alle grandi centrali da diversi megawatt e,
non da ultimo, di avere un ridotto impatto ambientale. Per contro, i costi di
istallazione di un impianto fotovoltaico, ad oggi, risultano ancora alti e di
conseguenza lo sono i relativi tempi di ritorno degli investimenti. In
quest’ottica risulta pertanto indispensabile effettuare un’attenta valutazione
sullo studio di tutti quei parametri che determinano l’effettiva producibilità di
un impianto fotovoltaico, in maniera da ottenere il più breve tempo di ritorno
per l’investimento effettuato. In particolare, si vuole mettere in evidenza
l’importanza dell’effetto termico sui moduli fotovoltaici, difatti la temperatura
operativa delle celle fotovoltaiche influenza il rendimento di conversione, in
maniera differente a seconda della tecnologia, e quindi la producibilità
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energetica degli stessi. La temperatura operativa delle celle fotovoltaiche
dipende dall'irraggiamento solare, dalla temperatura dell'aria e dalla velocità
del vento. Nella maggior parte dei casi però, è difficile riscontrare condizioni
operative ideali, per cui bisogna accettare il fatto che una certa percentuale di
energia verrà persa per il surriscaldamento delle celle .
Nella presente tesi sono stati analizzati sperimentalmente alcuni modelli
termici per il calcolo della temperatura di cella, al fine di valutare le relazioni
che legano i vari elementi che compongono il modulo fotovoltaico e le relative
temperature di lavoro, tenendo conto dei parametri ambientali nelle reali
condizioni di funzionamento.
In particolare la presente tesi sarà articolata nelle seguenti quattro sezioni:
1. Analisi dello stato dell’arte delle varie tecnologie PV
2. Studio e simulazione di modelli termici semplificati per il calcolo della
temperatura di cella
3. Studio e simulazione di modelli termici multistrato per il calcolo delle
temperature degli strati che compongono un modulo PV
4. Confronto tra i modelli termici implementati e le reali misure di
temperatura rilevate attraverso un sistema sperimentale.
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Capitolo 1
Sistemi che sfruttano l’energia solare
I sistemi che sfruttano l'energia solare per produrre energia possono essere suddivisi
in due grandi categorie:
- sistemi termici che convertono l'energia solare in energia termica;
- sistemi fotovoltaici che invece la convertono in energia elettrica.
2.1 Sistemi fotovoltaici:
Il modulo fotovoltaico (di seguito anche chiamato semplicemente PV) è costituito da
celle in silicio o altri semiconduttori, incapsulate tra una superficie posteriore di
supporto realizzata in materiale dielettrico con scarsa dilatazione termica, come vetro
temperato o tedlar, e una anteriore trasparente, solitamente in vetro temperato, che
funge da protezione meccanica. Al di sopra della lastra di supporto vengono
appoggiati un sottile strato di acetato di vinile (spesso indicato con la sigla EVA), la
matrice di celle in silicio preconnesse elettricamente e un secondo strato di acetato.
Dopo il procedimento di pressofusione, che trasforma l'EVA in collante inerte, le
terminazioni elettriche che connettono le celle vengono chiuse in una morsettiera
stagna generalmente fissata alla superficie di sostegno posteriore, e il sandwich
ottenuto viene fissato ad un telaio in alluminio. Prima di tale assemblaggio però, per
diminuire le perdite per riflessione, si sottopone la superficie della cella ad un
trattamento chimico che le conferisce una struttura a piramidi. Dopo questi
trattamenti la cella assume il caratteristico coloro blu scuro o nero ed è capacedi
convertire la radiazione solare incidente in energia elettrica; il rendimento di tale
conversione dipende, tra i tanti parametri, anche dalla temperatura della cella PV, in
particolare maggiore è la temperatura, minore è la resa elettrica del modulo. Per
essere in grado di fornire una potenza elettrica significativa la cella deve essere
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collegata in serie ad altre celle, figura 1.1. I moduli fotovoltaici vengono poi collegati
in serie o parallelo secondo la potenza e il voltaggio desiderato generando cosi il
campo fotovoltaico, figura 1.2
Fig 1.1: Collegamento in serie delle celle fotovoltaiche
Fig 1.2: Campo fotovoltaico
Pur con qualche variante i moduli fotovoltaici cristallini disponibili oggi sul mercato
possono essere ricondotti allo schema di base di figura 1.3 :
Fig 1.3: Composizione del modulo PV
I moduli sono costituiti da diversi strati sovrapposti, i più comuni sono :
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- Vetro
Il vetro dei moduli è uno degli elementi più importanti in quanto ha la funzione di
proteggere le celle dagli agenti atmosferici e deve chiaramente garantire la massima
trasmissione della luce in modo che tutte le radiazioni incidenti arrivino alle celle. In
linea generale l’assorbimento della luce da parte del vetro è circa pari ad un punto
percentuale. La diversità tra l’indice di rifrazione del vetro e dell’aria, inoltre, fa
deviare il 4% della radiazione incidente e questo avviene su entrambe le facce del
vetro, con una perdita totale dell’8%, sicuramente non accettabile per un modulo
fotovoltaico. Per limitare questo effetto è indispensabile effettuare un trattamento
antiriflesso sulla superficie del vetro che consiste nell’ applicare un sottilissimo strato
di materiale avente un indice di rifrazione intermedio.
- EVA
L’EVA è un copolimero di etilene e di acetato di vinile. Si tratta di un composto
estremamente elastico, che può essere utilizzato per formare un materiale poroso
simile alla gomma, ma con durezza eccellente. L’EVA viene utilizzato nei moduli
fotovoltaici a protezione delle celle. Queste vengono infatti racchiuse tra due fogli
molto sottili in modo da essere messe sotto vuoto. Risulta estremamente importante
garantire l’assenza assoluta di aria per evitare che con il tempo si verifichino
ossidazioni della cella, visibili come chiazze di colore giallo sul modulo. Queste
ossidazioni farebbero decadere enormemente le funzionalità della cella interessata,
cosa che a sua volta farebbe diminuire la potenza generata dal modulo.
Tab 1.1: Caratteristiche tecniche EVA
Conducibilità termica λ
[W/m K]
Spessore e [m] Trasmittanza τ
EVA 0.2 ~ 760*10
0.9
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- Tedlar®
Il Tedlar
®
prodotto dalla Du Pont
1
è il materiale che, unitamente a EVA, celle e vetro
solare, viene laminato a caldo per formare il modulo solare. Si tratta di un pannello
flessibile dello spessore di circa 1mm, di colore bianco, chimicamente inerte,
resistente e leggero, che rappresenta la parte posteriore del modulo PV. Grazie alle
sue proprietà meccaniche, elettriche e chimiche, il Tedlar
®
è un materiale ideale per
molti tipi di protezione delle superfici. Mantiene la sua forza e flessibilità all’interno
della gamma di temperature da -70°C fino a 110°C. Ha un allungamento di oltre il
100%, resistenza all’usura, agli agenti atmosferici e ai raggi UV ed è facile da pulire.
Cornice
La cornice del modulo fotovoltaico è un componente estremamente importante
perché assicura la resistenza meccanica del modulo stesso. In genere non viene mai
data molta importanza alla valutazione di questo aspetto, ma risulta invece
fondamentale capirne la funzionalità, per garantire la durata del modulo nel tempo.
I materiali appena descritti per la composizione del sandwich fotovoltaico sono
quelli più comuni, ma a volte gli strati esterni sono entrambi costituiti da lastre in
materiale polimerico e il pannello può essere inserto o meno in un telaio con profilo
in alluminio estruso. Differente è invece il caso delle celle al silicio amorfo, in cui il
materiale viene depositato su diversi substrati: rigidi (ad esempio vetro) o flessibili
(ad esempio lamine sottili anche trasparenti) senza la necessità del sigillante.
Tipologia di stratificazioni
A prescindere dalla natura delle celle, il tipo di assemblaggio del modulo risulta
particolarmente importante poiché i materiali impiegati determinano il peso del
componente, il campo di utilizzo e la sostituibilità nell’involucro edilizio di altri
materiali, la resistenza agli agenti atmosferici, il comportamento termico e
meccanico.
Le stratificazioni possibili sono :
1
http://www2.dupont.com
14
‐ Modulo Vetro-Vetro
‐ Modulo Vetro-tedlar
®
(opachi), o altri polimeri come il polietilene, o polimeri
a base di fluoro.
‐ Moduli flessibili a guaina (opachi o semitrasparenti)
Tab 1.2: Tipo di assemblaggio e stratificazione di moduli fotovoltaici
Silicio
monocristallino
Silicio
policristallino
Silicio amorfo
film sottile
Vetro‐V e tro • • •
Vetro‐tedlar® • • •
Guaina fless ibile ‐ ‐ •
- Backsheets disponibili
I backsheets più comuni sono la lastra di vetro per garantire lo scambio termico o il
tedlar
®
(polivinilfluoruro) ampiamente utilizzato per le sue caratteristiche di
antiumidità. Recentemente è stato sviluppato un backsheet composto da un film di
poliestere “high grade” ad alte prestazioni, il dyMat
®
PYE un backsheet interamente
basato su uno speciale PET (polietilene tereftalato)di alta qualità prodotto dalla
COVEME
2
. In commercio sono anche noti i prodotti sviluppati dalla AGC solar
3
.
Come strato frontale viene utilizzato il SUNMAX
TM
, un vetro extra chiaro
ottimizzato per applicazioni solari con spessori da 1 a 3.2 mm. Un altro materiale
innovativo è formato dal Fluon
®
ETFE film, un fluoro polimero ideale sia per uso
frontale che posteriore, figura 1.4:
2
http://www.covemephotovoltaic.com/it/photovoltaic/
3
http://www.agc-solar.com/
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Fig 1.4: Fluon
®
ETFE film per applicazioni PV
Lo strato posteriore è quindi solitamente formato da :
‐ vetro
‐ polimeri : polivinilfluoruro (PVF) , polietilene tereftalato (PET), Fluon
®
ETFE film
Tab 1.3: Materiali utilizzati come backsheet per moduli fotovoltaici
Conducibilità
termica λ [W/mK]
Spessore e [m]
Vetro chiar o ‐extra chiaro 1.11.8 0.001‐0.004
tedlar® 0.180.2 0.000150.0004
dyMat®PY E ‐ ‐
Fluon® ET FE film ‐ ‐
Le celle fotovoltaiche che si presentano all’assemblaggio del modulo con i contatti
elettrici anteriori e posteriori già predisposti, vengono collegate elettricamente tra
loro, utilizzando sottili nastri metallici elettrosaldati. Il numero di celle in ogni
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singolo modulo assume valori standard: 32, 60, 72 a cui corrispondono dimensioni di
circa 1 0.5 m, 0.8 0.8 m, 1 1 m. I collegamenti elettrici con l’esterno avvengono
nella maggior parte dei casi all’interno delle cassette di terminazione stagne, dotate
di passacavi ed applicate con gomma siliconica sul retro dei moduli; nelle cassette
sono disponibili con soluzione che ogni produttore personalizza , le polarità positiva
e negativa ed i diodi di by-pass.
2.2 Sistemi PV/T
I due dispositivi appena descritti vengono di solito utilizzati separatamente; se invece
vengono combinati in un unico apparecchio capace di produrre simultaneamente
energia elettrica e termica da quella solare, è possibile ripagare l'assorbimento dalla
rete elettrica convenzionale per sostenere il sistema di pompaggio e allo stesso tempo
migliorare le prestazioni del pannello fotovoltaico che, se raffreddato aumenta il suo
rendimento elettrico. Un sistema del genere prende il nome di collettore ibrido,
pannello termo-fotovoltaico o dall'inglese photovoltaic thermal collector abbreviato
in PV/T o PVT, figura 1.5, figura 1.8. In applicazioni dove lo spazio disponibile è
limitato e i costi d'investimento devono essere recuperati in breve tempo, tali sistemi
possono rappresentare una scelta molto più competitiva rispetto a pannelli
fotovoltaici e collettori solari termici installati separatamente. Si possono distinguere
tre tipologie di sistemi:
‐ daylighting
‐ PV Ventilato Moduli ibridi
‐ PV/T
Fig 1.5: Collettore ibrido(PV/T)