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Introduzione
I perchØ di una scelta
Presumo che di tesi sui rally ve ne siano ben poche. Sulla psicologia dei rally
poi, mi sa che si possono davvero contare sulla punta delle dita di una sola mano.
Ma quali sono i processi che mi hanno portato a scrivere una tesi così
particolare?
Inanzitutto perchØ i rally sono la mia piø grande passione. I miei genitori mi
hanno portato a vedere il primo rally quando avevo appena 40 giorni.
Naturalmente non me lo posso ricordare ma quel giorno devo aver respirato
qualche gas di scarico di troppo che ha fatto sbocciare dentro di me una scintilla
d’amore verso questa disciplina così particolare che è quella dei rally.
Dopo essere cresciuto guardando filmati e giocando solamente con le
macchinine simulando vere e proprie competizioni, il passo verso il debutto nel
mondo dei motori è stato davvero breve. A 9 anni mio papà mi ha messo su un
kart, e quando per problemi di budget ho dovuto smettere, ho ripiegato sul ruolo
del navigatore. E iniziando quasi per scherzo sono finito con l’innamorarmi di
questo ruolo. Dopo aver fatto gavetta nelle competizioni di regolarità (dove non
era necessaria la patente di guida), compiuti i fatidici 18 anni ho subito debuttato
nei rally e oggi, a quattro anni di distanza mi ritrovo a correre 20 gare all’anno ed
a essere a detta degli esperti uno dei giovani navigatori piø promettenti del
panorama nazionale.
Ecco perchØ la scelta di scrivere una tesi sui rally è stata così naturale. Dovendo
scegliere un argomento che mi piacesse davvero, su cui già possedessi parecchio
materiale e soprattutto tanta esperienza personale, i rally erano l’unica strada da
percorrere. E questa scelta ha fatto si che io non abbia mai avuto difficoltà nel
trovare la voglia e le motivazioni per continuare nella stesura della tesi. E poi in
un mondo dove le tesi sono ormai tutte simili, trattino sempre degli stessi
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argomenti, penso che una voce fuori dal coro, ogni tanto possa anche fare
piacere.
Confidando che il materiale proposto sia di vostro gradimento, vi auguro una
buona lettura.
Nicola Berutti
Fig. 1. Miki Biasion e Tiziano Siviero festeggiano la vittoria nel WRC 1989.
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Piloti, strana razza
Fig. 2. Il sette volte campione del mondo SØbastien Loeb.
“Piloti… Strana razza… Li prendono per matti... Incoscienti, per non dire malati
cronici... Malati si, ma di una passione che se è scritta nel dna che tu lo voglia o
no te la porti per tutta la vita... Questa infinta lotta contro il tempo, ma alla fine
è la vita questa: la continua ricerca del fare le cose nel minor tempo possibile...
Ragazzi miei la vita è dura, ma i piloti nulla li può fermare. Sono disposti a fare
pazzie per salire su una qualsiasi macchina da corsa, ma che una volta
indossato il casco ci fa vivere! E’ magico e indescrivibile... Questa botta di
adrenalina che ricevi a 5 secondi dal via... Il piede sinistro sulla frizione trema,
le mani sudano, il cuore batte a una velocità che sembra sbiellare… Ma non ti
accorgi cavolo, non ti accorgi... Però sta molto nel fidarsi di quel pirla che ti sta
accanto... Quelli si che sono matti. Anzi sono dei grandi. il grande rapporto,
sincronia, affiatamento tra i due è unico come in nessun altro sport. Basta che
uno dei due sbagli e a subire sono entrambi. Un grande disse: ''Un pilota lo sa
che quando sale in un auto da corsa potrebbe essere l’ultima volta''. E detta così
fa paura, ma in realtà dimostra che questi ometti sanno quello che fanno. Cavolo
se lo sanno. E puoi dirgli tutto quello che vuoi ma non molleranno mai. Che
testardi… Ma questi sono uomini.. Orma entrati in gioco se la giocano. Vivere la
vita nella ricerca di emozioni e avventure, gioie e dolori, vittorie e vittorie. Un
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uomo non riesce a vivere senza competizione. Un pilota non riesce a vivere
senza vincere, ma puoi aver vinto anche arrivando ultimo se quello era il tuo
obiettivo. Ma nessuno me la viene a raccontare che l’importante è partecipare...
Patetici! Un Pilota lo fa per passione e costa sacrifici. Tanti sacrifici... Notte
insonni, soldi volanti e sogni continui. Piloti, gente strana, tutti con le loro
manie e le particolarezze. Mamma mia che stravaganti. E a volte odiosi. Ma non
puoi non ridere se passi del tempo con loro. Un Pilota lo riconosci nel
passeggino. Se a 2 anni gioca con i piattino come se fosse un volante... O quanto
tutti i bambini leggono topolino, lui non si schioda da Tuttorally... Questo sarà
nella nostra tribø... Un Pilota... Un uomo... E anche tu se quando la mattina ti
svegli e pensi a correre, allora sarai un Pilota. Se ti sono venuti i brividi a
leggere queste parole… Sei un Pilota. Un Pilota, un uomo... E solo inseguendo
un sogno questo si potrà realizzare!”
(Danilo Colombini, 2008)
Fig. 3. Danilo Colombini impegnato in un rally nel 2007.
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I Rally
Cenni Storici
Le prime competizioni automobilistiche su strada hanno luogo nel 1895. Sono
gare di velocità disputate lungo percorsi aperti, presto soppresse per l’elevata
pericolosità e sostituite da corse in autodromo e dai raduni, manifestazioni
sportive basate su gare di velocità e regolarità, dalle quali deriva appunto il nome
Rally.
Già agli inizi del Novecento vengono disputate le prime gare di resistenza: gli
inglesi inventano i Reliability Trials, gare con una durata di piø giorni, strutturate
a tappe di lunghezza variabile e gli italiani riprendono con il Giro d’Italia, la cui
prima edizione risale al 1901.
Nel 1911 nasce il Rally di Montecarlo, con formula “regolarità”, anche se
l’interesse e la passione del pubblico saranno ancora rivolti per molti anni alle
gare di velocità tra cui la Targa Florio, Mille Miglia e le gare in autodromo.
Dopo ventiquattro appassionanti edizioni, nel 1957 ha termine la storia della
Mille Miglia, a seguito dell’incidente provocato dalla Ferrari di De Portago che
causa la morte di nove spettatori. Negli anni ’50 e ’60, si sviluppano le maratone,
gare disputate su percorsi chiusi al traffico e caratterizzate da difficili condizioni
di guida, quali neve o fango, con l’obbligo di rispetto di medie di 50/60 km/h,
elevate per quei tempi in relazione alle condizioni del percorso.
Queste competizioni che riscuotono inizialmente lo scarso interesse delle case
automobilistiche, coinvolgono però rapidamente molti corridori privati. Pertanto
nel 1953, viene organizzato il primo Campionato di Gran Turismo con gare quali
la Liegi-Roma-Liegi, il Rally del Sestriere, il Rally dei Tulipani, il Rally di
Montecarlo, dove per la prima volta compaiono vetture davvero preparate. E’
qui, inoltre, che fanno la prima apparizione case automobilistiche quali Volvo,
Saab, Austin Cooper, Porsche, Lancia, Ford, con i piloti nordici imbattibili
grazie all’abilità di guida in sbandata, su ghiaccio e terreni scivolosi.
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In quegli anni è in vigore una regolamentazione ad handicap che attribuisce un
coefficiente per la cilindrata/potenza delle vetture, in modo tale da permettere
anche alle vetture piø piccole di avere reali possibilità di vittoria (si ricorda il
memorabile successo della Mini Cooper al Rally di Montecarlo del 1964).
La specialità si evolve fino al 1973, data di nascita del 1°Campionato del Mondo
di Rally, con l’attuale struttura mista di regolarità e velocità e classifica scratch,
cioè senza coefficienti.
Le protagoniste sono Renault Alpine, Lancia Fulvia Hf, Fiat 124, Porsche
Carrera, Opel Ascona, con i piloti svedesi e finlandesi tra i quali Blomqvist,
Andersson, Kallstrom, i francesi Therier, Andruet, Nicolas e gli italiani Munari,
Pinto e Bacchelli.
Dopo la strepitosa tripletta del “drago” Sandro Munari al Rally di Montecarlo
(vittoria a bordo della Lancia Stratos nel ’75-’76-’77), nel 1977 viene istituita la
Coppa Fia Rally per i piloti che si affianca al Campionato del Mondo per
costruttori. Nel 1979 nasce la denominazione (in vigore ancora oggi) World
Rally Championship for Drivers e World Rally Championship for Manufacters,
rispettivamente il Campionato del Mondo riservato ai piloti, e quello riservato ai
costruttori, le varie case automobilistiche.
Il primo vincitore è Bjorn Waldegaard, a cui segue il tedesco Walter Rohrl
vincitore nel ’80 e nel ’82, anno in cui la francese Michele Mouton rischia di
essere la prima donna ad aggiudicarsi il Campionato del Mondo. Seguono
campionati dove si danno battaglia costruttori quali Audi, Lancia e Peugeot e a
vincere i mondiali sono i piloti scandinavi come Mikkola, Blomqvist, Salonen e
Kankkunen. Nel 1986 la morte di Henri Toivonen e Sergio Cresto, imprigionati
in Corsica dentro la palla di fuoco della loro Lancia Delta S4 mette fine alle
discusse vetture gruppo B, auto di 950kg in grado di erogare 550cv di potenza.
Dal 1987, con i costruttori che devono elaborare progetti derivati strettamente
dalla serie, inizia un dominio targato Lancia che si aggiudica 6 campionati
marche consecutivi grazie anche all’apporto di Miki Biasion, primo nel ’88 e nel
’89.
L’evoluzione continua e dopo qualche anno dove sono le vetture giapponesi
(Toyota, Subaru, Mitsubishi) a farla padrone, nel nuovo millennio riemergono i
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costruttori europei quali Peugeot (Campione ’00-’01-’02), Ford (’06-’07) e
Citroen (’03-’04-’05-’08-’09-’10). Ed a bordo di quest’ultima che corre tuttora il
“marziano” Sebastien Loeb, l’uomo dei record. Vincitore negli ultimi 7 anni
consecutivi del Mondiale Rally detiene anche il record di vittorie, ben 62 su 136
gare disputate.
Fig. 4. Il compianto Henri Toivonen nel fatale Tour de Corse 1986
Fig. 5. Richard Burns vola con la sua Subaru Impreza Wrc.