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1. IL TALENTO
Il talento viene definito come l’inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività.
Questo è un concetto molto semplicistico per descrivere la superiorità di una persona su un’altra
in una determinata situazione, in quanto è influenzata da innumerevoli fattori. Poniamo un esem-
pio riguardante la vita quotidiana: spesso sentiamo le storie di alcune persone che hanno successo
in ambito lavorativo, nello studio, nello sport, ecc; possiamo affermare di per certo che queste
persone siano brave perchØ hanno una capacià naturale a fare determinate cose oppure l’ambiente,
le condizioni di vita, le possibilità economiche e il supporto psicologico di altre persone, possono
avere influenzato il loro percorso? Questa tesi cercherà di rispondere a questa domanda, soffer-
mandosi sull’aspetto sportivo del talento, in particolare quello calcistico.
1.1 Il talento sportivo
La ricerca del talento nello sport nell’età moderna è un argomento che ha sempre affascinato tutti
gli appassionati di sport, addetti ai lavori e non. Tutto questo perchØ tutte noi persone comuni
rimaniamo sempre esterefatti di fronte alle imprese sportive compiute da quei campioni che sem-
brano provenire da un altro pianeta. Basti pensare all’esempio dell’atletica leggera moderna e in
particolare al caso di Usain Bolt, l’uomo piu’ veloce al mondo, che tutti noi guardiamo con ammi-
razione e un pizzico d’invidia, chiedendoci cosa può portare una persona ad essere così superiore
alle altre, così potente da dominare con tanta apparente semplicità gli avversari, che non meno di
lui si sono allenati per arrivare ad un simile risultato.
1.2 Gli studi sull’origine del talento
A questa tematica si è sempre interessata la scienza soprattutto dalla seconda guerra mondiale in
poi, cioè da quando la prestazione sportiva di un atleta veniva associata alla potenza della nazione
che rappresentava. Basti pensare alla Germania ai tempi del nazismo. Hitler stesso utilizzava lo
sport come mezzo di propaganda nazista. (Sangalli C. 2010) L’esempio piø lampante è quello
delle Olimpiadi del 1936 che, nonostante il tentativo di boicottaggio da parte di Stati Uniti e
Spagna, si tennerò a Berlino e che, grazie alla supremazia della Germania al computo delle meda-
glie, portò un ritorno di immagine notevole al regime totalitario imposto dal Fuhrer che dimostro’
nel campo sportivo la sua superiorità. Fu immediato quindi l’interesse degli stati nell’utilizzare
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tutte le risorse a loro disposizione per scovare quei talenti all’interno della loro nazione che pote-
vano gareggiare con successo nelle varie discipline sportive.
Nacquero dunque centri di ricerca in cui si cercava di determinare la natura del talento e di trova-
re una sorta di algoritmo per capire quali erano gli atleti davvero degni degli investimenti statali.
Tutto questo ovviamente presentava risvolti positivi dal punto di vista del successo sportivo ma
portava alla distruzione di intere vite di atleti devastati da un punto di vista fisico e psicologico,
anche a causa delle numerose sostanza dopanti utilizzate per lo piu’ dai paesi dell’est europeo. La
visione dell’atleta era dunque diventata quella di un oggetto da sfruttare per i propri scopi finchè
vinceva, per poi abbandonarlo non appena veniva rimpiazzato da una nuova leva piø giovane, piø
capace, piø vincente. Ed è proprio questa la chiave del discorso, la vittoria, il perseguimento del
risultato ad ogni costo.
Fortunatamente con il passare del tempo la ricerca ha fatto notevoli passi in avanti, spostando
l’attenzione sulla figura dell’uomo prima che sull’atleta e apportando numerosi cambiamenti al
sistema sportivo mondiale. Questo grazie anche a luminari, scienziati e atleti stessi che si sono
messi al servizio dello sport e il cui apporto ancora oggi risulta indispensabile. Un esempio da
citare è quello della “Deutsche Hochschule fur Korperkultur” la scuola tedesca per la cultura del
corpo, nata a Lipsia, ai tempi della DDR. Qui si iniziarono a schedare migliaia di giovani atleti,
che venivano misurati, pesati e valutati permettendo di estrapolare numerose informazioni riguar-
do all’antropologia, la fisiologia e le stesse scienze motorie. La scienza quindi metteva i risultati
al servizio dello sport e da qui nacquero alcune delle tecniche piø innovative degli ultimi decenni.
(Sangalli C. 2010)
Parallelamente gli Stati, se prima, in tempi di guerra, cercavano in particolare di dimostrare la
propria superiorità sugli altri, ora provano a far identificare il popolo in questi atleti, divenuti
ormai eroi nazionali, per avere il placet dei cittadini e far distogliere loro dalle reali problematiche
politiche. Dunque il bisogno sociale di prestazioni di alto livello comporta la necessità di attuare
un reclutamento e una promozione di tipo mirato dei giovani talenti. Furono coinvolte così, non
solo le federazioni sportive, ma anche il sistema scolastico e le attività sportive nel suo ambito,
quali promotori dei giovani talenti. Il concetto principale fu quello di allargare il piø possibile la
base sociale dalla quale attingere nella ricerca di campioni e dal quale ottenere dati per gli studi in
materia. (Baur J.1993)
Negli ultimi decenni gli studi si sono soffermati soprattutto sull’ereditarietà del talento sportivo e
sui fattori ambientali che ne influenzano la prestazione. Questi due aspetti sono in relazione in
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quanto, all’inizio si pensava che i risultati sportivi fossero influenzati per la maggior parte dai
fattori genetici mentre recenti studi dimostrano come, nonostante questo sia comunque in parte
vero, i fattori ambientali, come per esempio tutto il percorso di sviluppo, l’allenamento e anche le
interazioni sociali del giovane atleta facciano variare le prestazioni compiute dagli atleti. In sinte-
si possiamo affermare come il fenotipo, ossia la manifestazione dei caratteri genetici, possa e-
sprimersi al meglio solo in determinate condizioni ambientali.
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2. LA COMPOSIZIONE DEL TALENTO
2.1 Ereditarietà
La questione dell’ereditarietà come fattore influenzante l’attività sportiva è emersa a partire dagli
anni 70’ grazie a ricercatori di tutta Europa. Essi, infatti, si posero una domanda chiave: partendo
dal presupposto che gli atleti di altissimo livello compiono allenamenti per lo piø uguali, quindi
con stesse capacità di carico, stessa modalità di programmazione e stessa realizzazione, come è
possibile che i risultati di atleti diversi siano così differenti?
Di fronte a tale domanda la risposta che hanno dato gli studi in materia è che a influenzare la
prestazione sia stato il diverso livello delle qualità ereditarie, cioè quei tratti genetici trasmessi dai
genitori alla prole. Per dimostrare questa tesi, i ricercatori dell’epoca si avvalsero di studi su
coppie di gemelli monozigoti, persone il cui genotipo era pressochØ identico, paragonandoli ai
gemelli dizigoti con corredo genetico quindi, differente.
In uno di questi vengono prese 25 coppie, 15 monozigote e 10 dizigote di sesso maschile e ne
viene calcolato il massimo consumo di ossigeno. Si deve notare come i gemelli siano stati scelti
di giovane età, per garantire che le influenze ambientali fossero confrontabili sia per i gemelli MZ
che per quelli DZ. I dati estrapolati dal grafico (Figura 1), ci suggeriscono come l’eredità influen-
zi in gran parte il VO2Max, visto che in gemelli monozigoti abbiamo valori simili all’interno
della coppia gemellare, mentre abbiamo una grande variazione all’interno delle coppie dizigoti.
(Klissouras V. 1983)
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Figura 1 : Studio su coppie di gemelli (Klissouras V. 1983)
Un altro studio mette in relazione i successi sportivi degli atleti con le attivita fisiche, sportive
non, compiute dai genitori. La ricerca prendeva un campione di 163 famiglie di atleti di classe
elevata portando alla luce il fatto che il 48,7% dei genitori avevano praticato sport od avevano
svolto un lavoro fisico pesante. Inoltre un secondo approfondimento della ricerca ha mostrato
come nel fenotipo dei fratelli e delle sorelle che capacità sportive erano significatamente maggiori
che nella popolazione normale. I risultati delle ricerche hanno portato ad affermare che:
• La predisposizione allo sviluppo di capacità sportive elevate è trasmessa ereditariamente
• La predisposizione alle prestazioni sportive tende a trasmettersi ereditariamente in linea
paterna e materna.
Per questa ragione esiste una probabilità piø elevata di trovare giovani talenti dotati in quelle
famiglie nelle quali il padre ha praticato sport, o ha svolto un’attività lavorativa che prevedeva un
lavoro fisico pesante, mentre per quanto riguarda le giovani atlete di talento, si trovano piø facil-
mente in famiglie nelle quali la madre ha svolto una vita fisicamente attiva. Nei casi estremi
possiamo anche affermare che se entrambi i genitori erano atleti di alto livello, ci si può aspettare
che c’è un 75% di probabilità che abbiano un figlio con talento di tipo motorio.(Sergijenko L.
2001)
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Anche dal punto di vista somatico, per quanti riguarda gli aspetti biologici sportivi, abbiamo dati
a sufficienze per affermare che queste qualità si trasmettano per via ereditaria. Un esempio su
tutte è quella del rapporto tra fibre muscolari FT e ST. Per chi non lo sapesse il rapporto tra que-
ste fibre muscolari determinano la predisposizione per una particolare attività atletica: infatti, una
maggiore quantità di fibre FT darà migliori risultati nelle discipline atletiche in cui è richiesta
un’azione muscolare rapida e intensa, mentre un maggior numero di fibre ST aiuta nelle discipline
ad elevato carattere aerobico in cui c’è necessità di azioni muscolari di scarsa entità ma di lunga
durata. Questo rapporto tra i due tipi di fibra, non varia durante la vita dell’invididuo e non può
essere, o essere solo scarsamente, sottoposto ad allenamento. (Issurin L., Lustig G., Szopa J.
2005)
Se da una parte quindi questi studi ci portano a pensare che le nostre prestazioni sportive potranno
essere previste in base al nostro genotipo, dobbiamo anche considerare che ci sono altri aspetti
somatici e non, che sono solo scarsamente influenzate dall’ereditarietà, come per esempio, il
tempo di reazione o dal punto di vista somatico la massa muscolare. (Issurin L., Lustig G., Szopa
J. 2005)
Un aspetto interessante da considerare per quanto riguarda l’ereditarietà e che diciamo, pone un
necessario limite alle nostre aspettative di successo sportivo, è che se da un lato il genotipo ci
permette di riuscire ad ottenere risultati migliori di altri, dall’altro ci pone un limite superiore di
allenbilità, oltre il quale il nostro organismo non è sviluppabile, neppure con l’allenamento. Quin-
di l’eredità stabilisce un range nel quale la nostra potenziale prestazione verrà collocata.
(Sergijenko 2001)
Si deve sottolineare anche che l’ereditarietà se da una parte apre la strada e facilità l’acquisizione
di capacità motorie, dall’altra non la garantisce. (Klissouras V.1983)
Cosa intendiamo con questo? Si intende che non è sufficiente un genotipo di assoluto livello per
aver prestazioni sportive di grandi qualità, infatti, esso deve essere associato a condizioni ambien-
tali di non secondaria importanza.
2.2 L’ambiente
Per ambiente intendiamo tutte quelle componenti influenzanti lo sviluppo di un talento sportivo,
non collegabili al corredo genetico di un atleta. Tra queste componenti possiamo trovare elementi
come l’allenamento, la situazione socio-economica, il sostegno della famiglia, la presenza di
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istruttori adeguati, strutture idonee ad una prestazione sportiva votata all’eccellenza e molte altre.
Il fattore ambiente ha iniziato a essere considerato come fondamentale solo negli ultimi 20 anni,
ma ha da subito trovato numerosi estimatori ha portato società sportive, federazioni e istruttori
sportivi a rivoluzionare i metodi di lavoro e di gestione dei giovani talenti. L’attenzione, infatti, si
è spostata dall’atleta al ragazzo, dallo sportivo al giovane, che come tale ha una vita al di fuori
dello sport, condizionata quindi dalle interazioni sociali, dall’andandamento scolastico, dal rap-
porto con i genitori e da infiniti fattori legati alla psicologia dello sviluppo.
L’obiettivo delle società è divenuto dunque quello di strutturare nel migliore dei modi, rendendo
piø semplice possibile la vita degli atleti, costruendo programmi di allenamento che potessero
collimare con le necessità extra-sportive degli atleti e non viceversa. Questo ha portato a un mi-
glioramento nello sviluppo della personalità dei giovani con ripercussioni estremamente positive
anche nello sport.
Un esempio della presa di coscienza di questo problema lo troviamo quando nel 1987, nella Re-
nania Settentrionale (Germania), la Commissione Regionale sulla ricerca e la promozione del
talento propone una serie di misure di sostegno per l’assistenza pedagogica agli atleti adolescenti
che vanno dalla messa a disposizione di mezzi di trasporto per gli spostamenti tra casa, scuola e
luoghi di allenamento fino all’assistenza per i compiti a casa e a eventuali insegnamenti di soste-
gno. Inoltre gli allenatori dell’epoca assunsero compiti di consulenti sociali per i ragazzi e i con-
trolli sugli allenamenti furono piø meticolosi per ridurne la durata a favore di un economizzazione
del tempo.(Bette, Neinhardt 1985)
Un altro aspetto fondamentale e che ci interessa personalmente in quanto studenti delle scienze
motorie è quello della formazione adeguata degli istruttori sportivi. Infatti, la presenza di un
insegnante competente, adeguatamente formato sia tecnicamente che psicologicamente è un ele-
mento determinante nel processo evolutivo di un giovane ragazzo, prima ancora che di un giovane
atleta di grande livello. Molte, troppe volte forse, la figura dell’allenatore è sottovalutata, viene
visto, infatti, solo come un elemento tecnico della disciplina e non come un punto di riferimento
nel percorso di crescita dei giovani. Così spesso la gestione di una squadra viene affidata a perso-
nale incapace di gestire situazioni complicate a livello sociale all’interno di un gruppo di lavoro,
come possiamo definirlo il gioco all’interno di una squadra, e anche troppo spesso avviene un
sovraccarico di lavori all’interno di una società che può essere altamente nocivo per
l’organizzazione.(Madella A. 1997)
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2.2.1 Il ruolo dei genitori
Abbiamo lasciato per ultimo nella descrizione dei fattori ambientali, il fattore forse piø delicato al
quale dobbiamo fare riferimento, ossia il ruolo dei genitori nelle pratiche sportive del figlio.
Questo, date le dissertazioni appena affrontate, sembra un paradosso, poichØ se da un lato grazie
al corredo genetico tramandato ai figli possono portare questi ultimi a delle buone capacità moto-
rie, d’altro canto possono rovinare completamente, non solo la carriera sportiva del giovane o
l’aspetto ludico dell’attività fisica, ma anche la loro intera vita.
Spesso i genitori influenzano la vita del bambino senza rendersene conto, in una sorta di buona
fede, in quanto non riescono a vedere la vita con gli occhi del bambino, che considera lo sport non
solo come un divertimento, ma come un elemento principe nella propria vita. PerchØ i bambini
che amano lo sport, non vogliono fare altro che questo, giocare con i propri amici e divertirsi.
Negli occhi dei genitori invece abbiamo o una demonizzazione dello sport in quanto, a detta di
molti, “porta via tempo allo studio”, o una pressione nell’ottenere un successo sportivo del figlio,
troppe volte data da un insuccesso nella propria vita.
Fondamentale sarebbe da questo punto di vista, una vera e propria formazione del genitore, per
non togliere al figlio uno di quegli aspetti cardine dello sviluppo del giovane moderno, come è lo
sport, che può nel lungo termine portare anche a rovinare il rapporto umano tra il genitore e il
figlio. Il genitore deve quindi sostenere nel migliore dei modi il giovane sportivo, aiutandolo nei
momenti difficili e anche nella stessa vita pratica (spostamenti, ecc). Questo oltre ad essere un
elemento portante di un’educazione sana e propedeutica, è anche indispensabile affinchè il giova-
ne dia il massimo nella disciplina da lui scelta. PerchØ non dimentichiamo che lo sport è anche
scuola di vita, e, infatti, come in esse anche qui i ragazzi si trovano ad affrontare sfide quotidiane,
umiliazioni e situazioni fastidiose, ma solo con la determinazione, il duro lavoro e il sostegno dei
cari si possono superare gli ostacoli che ci si pongono, alzando ogni giorno di piø l’asticella dei
propri limiti. Ricordiamoci sempre che non sono i risultati le cose importanti ma le esperienze che
si intraprendono per raggiungerlo.