1
INTRODUZIONE
Innovare è da sempre un’azione fondamentale nella storia dell’uomo. Negli ultimi
anni si è modificata la velocità di creazione delle innovazioni, la loro rapidità di
diffusione e presenza nella vita delle persone. La letteratura sull’innovazione è
diventata così ampia e diversificata che è assai difficile tenersi aggiornati: non solo
sono aumentati numericamente gli articoli nelle riviste di scienze sociali
riguardanti l’innovazione, ma è aumentata la conoscenza dei processi innovativi,
cosa li determina e il loro impatto sociale ed economico. Il carattere progressivo
dell’innovazione, il suo diramarsi e ampliarsi sempre più nel tempo, ricopre un
ruolo decisivo «…nella nostra società, segnata dal fenomeno della
globalizzazione, che presuppone un mercato a livello mondiale in cui le compagnie
operano in continua competizione, e questo fa dell’innovazione l’elemento cardine.
Nella società moderna, dunque, il continuo cambiamento è uno dei pilastri portanti
per aumentare le performance dell’impresa e la sua competitività. Alla base di
questo continuo cambiamento vi è il processo di innovazione aziendale, lo
sviluppo delle competenze organizzative, il reperimento di nuove risorse
informative, la ricerca di forme di collaborazione e partnership con altre imprese.
Oggi l’innovazione si caratterizza per essere sistemica e sistematica, cioè coinvolge
l’impresa nella sua interezza; può essere definita, in pratica, come un processo
dinamico che coinvolge tutti i membri della struttura. Questa nuova
concezione di innovazione è del tutto diversa da quella classica in cui essa era
vista come statica, facendo riferimento esclusivamente alla funzione di R&S. Oggi
essa riguarda tutte le capacità, abilità e competenze grazie alle quali l’impresa
riesce a produrre nuova conoscenza, che rappresenta la vera fonte di creazione del
vantaggio…» (Ricciardella N. “Il ruolo dell'innovazione nelle dinamiche
competitive. Il caso Geox.”, Salerno, 2010) e del valore.
In un mondo storicamente caratterizzato dall’ineguale distribuzione della ricchezza
tra i vari Paesi e le diverse possibilità per le popolazioni, l’innovazione può essere
un elemento fondamentale per cercare di avvicinare tra loro le diverse realtà che
popolano il pianeta.
L’obiettivo perseguito con il seguente lavoro è stato quello di analizzare dapprima
l’evoluzione del concetto di innovazione, affrontando innanzitutto alcuni contributi
2
teorici della letteratura economica sull’innovazione collegati, soprattutto, alle
teorie di Schumpeter il quale, allontanandosi da quella che era la visione statica su
cui si basava la teoria neoclassica, giunse a considerare l’innovazione quale
strumento efficace di sviluppo economico. Si è passati così ad esaminare come
attraverso l’innovazione, l’impresa riesca a generare un valore duraturo che la
renda competitiva arrivando, attraverso lo studio dell’innovazione di prodotto, alla
nascita di un nuovo business: la App Economy
1
. L’evoluzione sempre più
frequente delle nuove tecnologie nel campo della telefonia ha permesso a milioni
di persone di utilizzare il telefono cellulare non solo come strumento di
comunicazione. Le applicazioni, ovvero i software installati o installabili sui
dispositivi mobili, hanno generato un vero e proprio ecosistema, catturando
l’attenzione di tutto il mondo.
E se nella parte di mondo formata dai Paesi sviluppati i dispositivi all’avanguardia
e le loro applicazioni sono principalmente un business, nella parte formata dai
Paesi in via di sviluppo possono assumere significati socio-economici ben diversi:
per le popolazioni che vivono in condizioni di povertà possono rappresentare un
fattore di crescita ed essere uno strumento per migliorare la qualità della vita.
Questo lavoro di tesi, articolato in tre capitoli, riflette quello che si è appena
cercato di descrivere.
Nel primo capitolo, viene introdotta la definizione di innovazione e la concezione
di questa nel pensiero economico attraverso le teorie di Schumpeter e di altri
economisti storici; successivamente, vengono analizzate le differenti tipologie
dell’innovazione, come nasce e come si sviluppa nel tempo. Sono poi analizzate le
fonti dell’innovazione, con particolare attenzione per il settore della Ricerca &
Sviluppo e lo studio della conoscenza e, infine, vengono descritte le modalità del
reperimento e dell’allocazione dei fondi necessari a sostenere nel tempo lo
sviluppo dell’innovazione.
Nel secondo capitolo, dopo aver osservato il vantaggio competitivo per l’impresa
derivante dall’innovazione, viene descritto il percorso di vita della App economy e
l’impatto che questo nuovo ecosistema ha avuto nell’economia, con particolare
riferimento all’Italia; dopodiché, viene esaminato come nasce una app, vengono
1
L’economia delle applicazioni per i dispositivi a carattere mobile.
3
esaminate le modalità di sviluppo di un’applicazione con l’inserimento di una
breve descrizione dei vari dispositivi. Per concludere, vengono descritte le
applicazioni più interessanti in circolazione sui mercati per la sostenibilità
ambientale.
Infine, nel terzo ed ultimo capitolo, viene introdotto il concetto di digital divide,
con particolare attenzione alla situazione di uno dei Paesi in via di sviluppo da
sempre in situazione di difficoltà: l’Africa. Successivamente, viene esaminata la
recente diffusione dei telefoni cellulari, verificatasi maggiormente nella parte Est
del continente, e viene spiegato come i dispositivi mobili connessi alla rete siano
diventati uno strumento molto utile per lo sviluppo dei tanti Paesi che
compongono l’Africa.
4
CAPITOLO PRIMO
“ ECONOMIA DELL’INNOVAZIONE”
1.1 INTRODUZIONE
L’innovazione è sempre stato un tema centrale degli studi d’impresa: essa
racchiude le differenti strategie competitive adottate dalle organizzazioni al fine di
porre in essere rilevanti miglioramenti nelle proprie prestazioni, anche alla luce
delle nuove opportunità fornite dalla tecnologia dell’informazione e della
comunicazione. Il modo per accogliere in maniera positiva le forze del
cambiamento consiste nel creare e organizzare la capacità di cambiare.
In questo capitolo verrà esaminata l’innovazione in tutti i suoi aspetti principali: la
sua collocazione teorica nel pensiero economico, il processo attraverso il quale
viene introdotta, le fonti che la generano e gli attori che ne prendono parte: singoli
individui, imprese, organizzazioni e reti. L’innovazione è per sua natura un
fenomeno sistemico perché nasce dalla relazione continua tra i differenti attori e
organizzazioni, con sistemi che funzionano in modi diversi nel tempo e nei
differenti settori dell’economia.
1.2 L’INNOVAZIONE NEL PENSIERO ECONOMICO:
1.2.1 DEFINIZIONE
Per compiere il primo passo verso la totale comprensione dell’innovazione
occorre comprendere preliminarmente la distinzione tra invenzione e innovazione
2
.
Schumpeter
3
definisce l’invenzione come l’acquisizione di nuove conoscenze
2
I termini “invenzione” e “innovazione” vengono utilizzati per indicare rispettivamente il
presentarsi di una nuova idea/concetto e la sua commercializzazione (Diamond, 1998).
3
Joseph A. Schumpeter (1883-1950), fu uno degli scienziati sociali più originali del XX secolo.
Egli è stato colui che primo ha discusso in modo ampio, sistematico, approfondito ed articolato il
ruolo dell’innovazione nelle moderne economie industriali ed elaborato un’importante teoria
riguardante il fenomeno dello sviluppo economico: questo doveva essere visto come un processo
che portava, attraverso l’innovazione, a un cambiamento qualitativo. L’innovazione era una nuova
combinazione di risorse esistenti: nella sua analisi sulla diffusione dell’innovazione, Schumpeter
mise in evidenza la tendenza di questa a concentrarsi in settori e periodi ben precisi, e la possibile
responsabilità di tali “concentrazioni” nella formazione di cicli economici e di onde lunghe
nell’economia mondiale (Schumpeter, 1939), Fonte: Swedberg (1991); Shionoya (1997);
5
scientifiche e tecnologiche che non sono necessariamente e direttamente applicate
alla produzione; successivamente definisce l’innovazione, da un punto di vista
economico, come il processo che conduce all’introduzione di nuovi prodotti, nuovi
metodi di produzione, nuove fonti di approvvigionamento, sfruttamento di nuovi
mercati e nuovi modi di organizzare un’attività. Egli ribadisce esplicitamente la
necessità di distinguere tra invenzione e innovazione: «Non è pertanto
consigliabile, e può essere completamente ingannevole, mettere in risalto
l’elemento dell’invenzione come fanno molti scrittori» (Schumpeter, 1971).
L’azione di introdurre nuove combinazioni economiche viene definito da
Schumpeter con il termine di “impresa”: il passaggio che un’impresa deve
compiere per trasformare un’ invenzione in innovazione è combinare diversi tipi di
conoscenze, capacità, competenze di mercato, risorse finanziarie ecc.. L’impresa
riuscendo a introdurre nuove modi di combinare questi fattori tra loro è in grado di
soddisfare i nuovi bisogni o quelli già esistenti bisogni in modalità migliore dei
concorrenti e pertanto vede spostarsi verso di sé gran parte della domanda. Così
facendo, l’impresa acquisisce sul mercato una posizione di monopolio rispetto alle
concorrenti che non riescono ad offrire prestazioni equivalenti (Gambardella,
2009). Tale posizione e relativi profitti conseguiti sono però temporanei e
condizionati dall’attività innovativa dell’impresa minacciata dalla reazione delle
imprese concorrenti che agiscono imitando l’impresa in monopolio: la nuova
combinazione innovativa di fattori si diffonde così da far tornare le imprese al
livello concorrenziale (questo è il processo definito come “dinamica
Schupeteriana
4
”).
Successivamente, l’innovatore
5
è colui che compie attivamente l’introduzione
delle nuove combinazioni economiche. Quest’ultimo, in qualità di persona o unità
organizzativa, gioca un ruolo assai diverso da quello dell’inventore in quanto deve
organizzare tutti questi fattori. La funzione dell’ innovatore è quella di
Fagerberg (2003).
4
Questo meccanismo basato su innovazioni, nascita di monopoli e ritorno alla concorrenza è la
dinamica fondamentale nella concezione schumpeteriana dello sviluppo economico. In particolare,
Schumpeter analizza due aspetti del monopolio: incentivi a investire nell’innovazione (il
monopolio è fattore necessario in quanto, generando extra-profitti temporanei, consente all’impresa
di investire nell’innovazione) e il riassorbimento degli extra-profitti (il processo imitativo assicura
tale riassorbimento e dunque il ritorno alla concorrenza con i relativi benefici).
5
Innovatore è colui che adotta nuove tecnologie, servizi, prodotti. Bisogna quindi distinguere
diversi tipi di innovatori in base (alla velocità nell’introdurre l’innovazione) e analizzare i fattori
alla base di queste differenze (Rogers, 1995).
6
rivoluzionare i metodi produttivi e le forme organizzative esistenti e di introdurre
nuovi prodotti con la creazione di nuove imprese. La nozione che Schumpeter da
dell’imprenditore introduce elementi di novità sotto diversi punti di vista. Ad ogni
modo, tale definizione non presuppone un rapporto temporale duraturo con
l’azienda e, soprattutto, non implica l’adempimento fisico della funzione produttiva.
Ne consegue che, nell’ambito di un processo innovativo, non è sempre agevole
individuare la figura dell’imprenditore: la stessa caratteristica del soggetto
economico può infatti essere persa nel corso del tempo.
Prima di passare ad analizzare le tipologie dell’innovazione presentate da
Schumpeter, occorre però esaminare brevemente i contributi offerti riguardo
l’innovazione da alcuni economisti classici. Primo tra questi ad approfondire tale
questione fu Ricardo
6
, il quale sviluppò un’analisi dell’innovazione tecnologica,
evidenziandone le conseguenze negative sull’occupazione e sui salari. Egli studiò
il progresso tecnologico sia dal punto di vista endogeno
7
, tracciando la relazione
innovazione-riduzione dei prezzi-aumento della domanda, che dal punto di vista
esogeno
8
secondo il quale l’innovazione avrebbe avuto influenze sul livello di
occupazione.
Successivamente, Marx
9
affrontò con attenzione la tematica relativa alla
tecnologia, al suo continuo sviluppo e alla relazione con il mondo industriale. Egli
sosteneva che l’innovazione è un processo sociale e non individuale: questa non è
il frutto di inventori, ma deriva da scontri tra interessi contrapposti. Inoltre,
sosteneva che l’innovazione è incorporata nelle macchine e che un nuovo settore,
quello dei produttori di macchine, le avrebbe portate da inefficienti a
standardizzate (Malerba F., “Economia dell’innovazione”, 2000).
6
David Ricardo (1772-1823) è stato un economista britannico, riconosciuto come uno dei massimi
esponenti della scuola classica. Tra le opere più famosi sono “Saggio dei profitti” pubblicato nel
1985 e “Principi di economia politica” pubblicato più volte tra il 1817 e il 1921.
7
Ved. nota successiva.
8
Esogeno è un termine molto diffuso in varie discipline. Il suo significato primario indica la
provenienza o nascita esterne all'ambito di riferimento; al contrario, endogeno, che nasce o
proviene dall'interno. In economia si riferisce ad un cambiamento stimolato da fattori esterni al
sistema esaminato e non controllati nel modello utilizzato. Un esempio è un cambiamento di gusti
del pubblico che comporta una variazione nell'equilibrio dei prezzi.
9
Karl Heinrich Marx (1818-1883) è stato un filosofo tedesco. In ambito economico, sosteneva in
sintonia con Schumpeter l’importanza dell’innovazione quale determinate di benessere e profitto.
La sua opera più importante fu “Il Capitale”, considerato il testo-chiave del marxismo: egli afferma
che l’intera ricchezza della società capitalistica si presenta come un “immane raccolta di merci”.
7
Interessante è stato anche il contributo di Usher
10
il quale, come Marx, analizza
l’innovazione come processo sociale focalizzandosi principalmente sull’analisi di
come abbia luogo l’atto di intuito. L’ipotesi di Usher prevede che quest’ultimo
possa essere formalizzato come un percorso a quattro stadi: percezione del
problema (solitamente un’esigenza inappagata), preparazione della soluzione
(setting of the stage), invenzione (o atto di intuizione e comprensione che permette
la soluzione del problema), revisione critica dell’ invenzione.
1.2.2 TIPOLOGIE DELL’INNOVAZIONE
Invenzione e innovazione sono processi in continuo mutamento: le prime versioni
di quasi tutte le innovazioni più significative, dalla locomotiva all’aeroplano, erano
modelli semplici ed inaffidabili, in confronto a quelli che oggi sono ampiamente
diffusi. Spesso un’unica innovazione è il risultato di un articolato processo che
vede l’interrelazione di più innovazioni.
Schumpeter distingueva cinque diversi tipi di innovazione:
nuovo prodotto: l’innovazione di un bene o servizio che si inserisce come
novità nel mercato oppure ne migliora uno esistente obsoleto;
nuovo metodo di produzione: implementazione di un nuovo o potenziato
metodo di distribuzione o produzione;
nuove forme di approvvigionamento: ad esempio, materie prime e
semilavorati;
sfruttamento di nuovi mercati: innovazione del modello di business;
modi alternativi di organizzare un’impresa: nuove organizzazioni,
nuovi metodi per stimolare le organizzazioni, nuovi metodi di
incentivazione, creazione di un monopolio o la sua distruzione.
L’economia ci è concentrata principalmente sulle prime due: la prima,
l’innovazione di prodotto, ha un effetto positivo sull’aumento dei redditi e
dell’occupazione differentemente dalla seconda, l’innovazione di processo, che
può avere effetti ambigui a causa della riduzione dei costi che implica (Edquist,
Hommen, McKelvey, 2011).
10
Abbot Payson Usher (1883-1965) è stato uno studioso americano di storia economica .
8
Successivamente, basandosi sul lavoro svolto da Schumpeter, si possono
classificare le innovazioni in base a quanto sono radicali rispetto alle tecnologie
correnti (Freeman, Soete, 1997):
innovazioni incrementali: l’innovazione può assumere una rilevanza più
incrementale se il processo, prodotto o servizio viene solo migliorato
rispetto al suo specifico design dominante esistente (si ha una riduzione
dei costi di produzione o l’aumento delle performance di prodotti e/o
servizi già esistenti sul mercato; ad esempio, il continuo sviluppo dei
sistemi operativi
11
per PC
12
);
innovazioni radicali: introduzione di tipi di prodotti, servizi, macchinari
completamente nuovi, nuove imprese, industrie, segmenti di mercato,
nuovi business (ad esempio il passaggio tecnologico nel campo
dell’elettronica e informatica dall’analogico
13
al digitale
14
, con il quale si è
di fatto migliorato le funzionalità di numerosi prodotti tecnologici di
diverso ramo);
rivoluzioni tecnologiche: gruppi di innovazioni che insieme possono
avere effetti di vasta portata sull’intero sistema.
Si può dire che il grosso dei benefici economici proviene da innovazioni e
miglioramenti incrementali.
11
In informatica il sistema operativo, abbreviato in SO (in inglese OS, "operating system") è un
insieme di programmi che gestiscono in modo automatico l’hardware di un computer. Il SO
assegna le risorse di calcolo e memoria della macchina in modo che essa provveda durante
l’esecuzione dei programmi applicativi, a prelevare i dati dalle unità periferiche di entrata e a
trasferirli a quelle di uscita.
12
Un personal computer (in italiano calcolatore personale), solitamente abbreviato in PC (uso
errato poiché PC è un marchio registrato dalla IBM, nota azienda americana nel settore
informatico), è un qualsiasi computer di uso generico.
13
In generale con il termine analogico si intende un segnale che è la rappresentazione o
trasformazione di una grandezza fisica tramite una sua analoga. In elettronica, per analogico si
intende il modo di rappresentare il segnale elettrico all'interno di una data apparecchiatura (che
lavora sotto potenziale elettrico); il segnale è detto analogico quando i valori utili che lo
rappresentano sono continui (infiniti).
14
In informatica ed elettronica con digitale ci si riferisce a tutto ciò che viene rappresentato con
numeri o che opera manipolando numeri. Ciò che è digitale è contrapposto a ciò che invece è
analogico, cioè non numerabile, non analizzabile entro un insieme discreto di elementi.
9
1.2.3 NASCITA ED EVOLUZIONE DELL’INNOVAZIONE
Il punto principale della ricerca sull’innovazione è quello di spiegare come questa
si verifichi, cosa che veniva considerata non possibile dagli studi delle scienze
sociali precedenti la visione schumpeteriana. Infatti, l’approccio comune vedeva
l’innovazione come un fenomeno casuale. Schumpeter fu uno dei primi studiosi a
criticare questa concezione dell’innovazione. Egli basò la sua teoria su tre ipotesi:
- tutte le innovazioni, di norma, sono incorporate in una “nuova
impresa” fondata per questo scopo;
- le innovazioni maggiori (e molte di quelle minori) comportano la
costruzione di “nuovi impianti” (o ricostruzioni di vecchi impianti) che
richiedono un dispendio non indifferente di tempo e di denaro. Non tutti i
nuovi impianti, ovviamente, incorporano in sé stessi un’innovazione,
anche se il frenetico ritmo di sviluppo odierno fa sì che praticamente tutti i
nuovi impianti siano legati ad una qualche forma di innovazione;
- le innovazioni sono sempre associate con l’ascesa al potere di “uomini
nuovi” (Schumpeter, 1971).
In merito al primo punto è possibile osservare che, in generale, le imprese hanno
una vita paragonabile a quella biologica: nascono con un’innovazione ed arrivano
nel corso del tempo a morte naturale. Condizione essenziale per sopravvivere é
continuare ad innovare. A meno che il potere economico raggiunto grazie
all’innovazione non sia tale da poter influenzare l’intero sistema, stroncando sul
nascere eventuali innovazioni alternative o consentendo all’azienda in questione di
comportarsi come eterno “imitatore
15
”.
15
Bisogna chiarire la distinzione tra innovazione e imitazione. Poniamo che A introduca per la
prima volta un tipo particolare di innovazione in un contesto, e B introduca la stessa innovazione,
ma successivamente, in un altro contesto. La pratica consueta è quella di considerare, d’accordo
con Schumpeter, A un innovatore e B un imitatore. Tuttavia, se ci si dovesse attenere alla lettera ai
precetti di Schumpeter bisognerebbe considerare anche B un innovatore, in quanto introduce
l’innovazione in un contesto nuovo per la prima volta. Ma su quest’ultima considerazione si
potrebbe obiettare che c’è una differenza qualitativa tra chi commercializza qualcosa per la prima
volta e chi la copia e la introduce in un nuovo contesto: un comportamento di tipo imitativo viene
spesso definito “trasferimento di tecnologia”. Ciò non esclude la possibilità che un’imitazione porti
a una o più innovazioni. Fonte: Fagerberg, 2005.