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INTRODUZIONE
Lo sviluppo dell’uomo comprende tutte quelle modificazioni che avvengono nei diversi
ambiti della sua esistenza, ovvero quello cognitivo, sociale, fisico e motorio.
Se è vero che questi diversi ambiti interagiscono continuamente tra loro e se è vero,
dunque, che una conoscenza dello sviluppo globale di un individuo non può prescindere
da nessuno di essi, allora anche lo sviluppo motorio inciderà sullo sviluppo del
comportamento cognitivo, affettivo e sociale di un individuo.
Piaget fu il primo a sottolineare l’importanza e l’influenza del muoversi sullo sviluppo
cognitivo dell’individuo: i bambini devono essere in grado di esplorare l’ambiente per
poter sviluppare al massimo le proprie capacità cognitive. A conferma di ciò basti
pensare che durante i primi anni di vita molto tempo viene speso per interagire con
l’ambiente circostante attraverso atti motori come gattonare, strisciare, camminare e
saltare.
Anche per questo motivo l’educazione motoria nella scuola primaria (ma non solo)
assume un ruolo fondamentale nel processo educativo e di crescita poiché attraverso il
movimento il bambino conosce sé stesso e il mondo che lo circonda. É dimostrato
scientificamente che, come sottolinea Piaget, sussiste una relazione diretta tra lo
sviluppo motorio e lo sviluppo cognitivo e di relazione, specialmente nell’età della
scuola primaria. Tutto ciò tenendo conto del fatto che, nel periodo evolutivo, un
importante fattore motivazionale nasce dal bisogno del bambino di sviluppare quelle
competenze che gli permettono, e gli permetteranno, di agire sull’ambiente e di stabilire
una relazione positiva con il contesto sociale. L’educazione motoria è quindi
fondamentale nel processo di crescita del bambino e l’attività motoria nella scuola
primaria deve favorire il completo sviluppo della personalità e la prevenzione dei
principali effetti della sedentarietà (cioè il sovrappeso e i deficit posturali acquisiti)
soprattutto nella società odierna in cui si assiste ad una trasformazione delle città, con
una progressiva scomparsa degli spazi liberi, dei cortili e dei giochi tradizionali che in
essi si praticavano. Tutto questo (anche grazie all’aumento esponenziale del gioco
ludico virtuale) ha comportato una progressiva riduzione del cosiddetto “gioco motorio
spontaneo”, che occorre compensare attraverso un incremento e una diversificazione
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dell’educazione motoria e sportiva nella scuola primaria. L’insegnamento di questa
materia, oggi affidato ai docenti curricolari, è spesso inadeguato e pur ritenendo
indiscutibili l’elevato livello professionale e le competenze in campo pedagogico e
metodologico degli insegnanti della scuola primaria, si ritiene che, per quanto riguarda
l’educazione motoria e pre-sportiva, i maestri avvertano la necessità di un supporto e di
iniziative immediatamente spendibili nella prassi didattica. L’impiego di personale
provvisto di competenze specifiche è quindi indispensabile per innalzare la qualità e la
quantità delle attività motorie e sportive nella scuola elementare.
Ormai è evidente, però, che lo sviluppo economico, la riduzione degli spazi all’aperto e
il progresso tecnologico hanno contribuito non solo a diminuire la quantità e la
frequenza della pratica di attività motorie e sportive, ma hanno anche modificato le
abitudini alimentari e gli stili di vita della nostra società portando all’aumento di
patologie dismetaboliche e cardiovascolari in età sempre più precoce; questo anche
perché nella vita quotidiana lo sforzo fisico e il movimento vengono sempre meno, con
il conseguente aumento della tendenza alla sedentarietà .
L’esperienza personale di consulente di attività motoria nella scuola primaria mi ha dato
l’opportunità, in questi ultimi anni, di lavorare con moltissimi bambini in età scolare e
di osservarli nello sviluppo del loro bagaglio motorio. Questo mi ha consentito di notare
che i bambini di questa fascia di età risultano sempre più impacciati nei movimenti e
sempre meno abituati a muoversi sia durante l’ora curricolare di attività motoria (attività
strutturata) che durante i momenti di gioco libero (attività destrutturata).
Si è quindi voluto studiare l’andamento delle capacità motorie nel bambino di età
scolare in relazione a fattori endogeni (sesso ed età) ed esogeni (stile di vita e pratica di
attività sportiva).
A tal scopo è stato effettuato, in collaborazione con il CONI di Ferrara e con
l’approvazione dell’Ambito Territoriale della provincia di Ferrara per l’Ufficio
Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna, uno studio trasversale su un campione di
584 soggetti di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni frequentanti la scuola primaria
pubblica della provincia di Ferrara, con l’obiettivo di delineare un quadro delle capacità
motorie in relazione allo stile di vita del bambino.
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Oltre alle rilevazioni dei test motori si sono raccolte informazioni sullo stile di vita che
hanno permesso di effettuare confronti all’interno del campione in relazione alla pratica
di attività sportiva oltre che al sesso ed all’età.
L’utilizzo di un questionario e dei test motori hanno consentito di orientare la ricerca
allo studio di:
- tipo e quantità di attività sportiva extrascolastica praticata;
- stile di vita con riferimento alla pratica di attività fisica e sedentaria;
- risultati dei test motori in relazione a età, sesso e pratica sportiva;
- correlazione tra prestazione motoria e ore di pratica sportiva extrascolastica;
Al fine di una interpretazione più completa del fenomeno osservato, i dati raccolti sono
stati confrontati con il database nazionale creato dall’Osservatorio delle Capacità
Motorie (OCM) del CONI Nazionale, che utilizza gli stessi test motori somministrati
nel presente studio per poter individuare eventuali variazioni nel tempo delle capacità
motorie del bambino in età scolare.
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CAPITOLO 1
LE CAPACITÁ MOTORIE
Le capacità motorie costituiscono il presupposto di base per la realizzazione di ogni
azione motoria. Lo sviluppo delle capacità motorie in età giovanile può essere
considerato come un indicatore fedele delle potenzialità nella prestazione agonistica in
età adulta. Esse costituiscono obiettivi generalizzati della formazione del bagaglio
motorio in età giovanile e il loro livello di sviluppo può essere in parte seguito
attraverso l’utilizzo di test periodici.
Le capacità motorie vengono classificate in (Fig. 1.1):
Capacità condizionali od organico muscolari
Capacità coordinative (divise in generali e speciali)
Flessibilità (o mobilità articolare)
Fig 1.1 – Le capacità motorie
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1.1 – Le capacità condizionali
Le capacità condizionali vanno intese come capacità fisiche determinate da fattori
energetici; esse sono:
a) La capacità di resistenza
b) La capacità di forza
c) La capacità di velocità
Queste capacità determinano la prestazione fisica del soggetto in quanto, utilizzando le
fonti energetiche e strutturali disponibili nell’organismo, dipendono direttamente dalla
quantità di energia che il soggetto ha a disposizione.
Con il progredire dell'allenamento, l'organismo migliora sia le riserve energetiche sia la
capacità di produrle ed utilizzarle; questo fa sì che le capacità condizionali possano
essere attivate più a lungo e con un’intensità più elevata. Esse permettono un
miglioramento dell’esecuzione del movimento che può divenire più veloce, più forte o
più resistente.
a) La capacità di resistenza
La resistenza è la capacità fisica che permette di sostenere un determinato sforzo il più a
lungo possibile. Tale abilità rispecchia l'efficienza dei sistemi energetici implicati nel-
l'esecuzione del gesto motorio; per essere eseguito, infatti, qualsiasi movimento richiede
una quantità di ATP, utilizzata in un determinato lasso di tempo. Avere più energia a
disposizione significa mantenere più a lungo lo sforzo senza cali prestativi; in poche
parole, energia è sinonimo non solo di potenza, ma anche di resistenza.
Si può dividere la resistenza in:
GENERALE: capacità di sostenere uno sforzo di carattere generale, spesso
lontano dal gesto atletico, per il quale si sta allenando la resistenza. L'esempio
più comune è la corsa.
SPECIALE: capacità di sostenere un sforzo molto vicino a quello sostenuto da
un atleta di gara.
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Altre due particolari espressioni della resistenza:
RESISTENZA ALLA FORZA: capacità di opporsi ad una resistenza statica o
dinamica quanto più a lungo possibile;
RESISTENZA ALLA VELOCITÁ: capacità di sostenere una velocità
massimale o submassimale per tempi relativamente prolungati (8 - 45 secondi).
Ma la differenza principale è fra:
LA RESISTENZA AEROBICA: rappresenta il lavoro complessivo che può essere
eseguito con l’impiego dei soli meccanismi aerobici; indica quanto a lungo possiamo
mantenere una determinata intensità di esercizio usando solo il metabolismo aerobico.
Lo sforzo aerobico richiede l'ottimizzazione del trasporto e dell'utilizzo di ossigeno, in
quanto questo gas viene utilizzato dalle cellule per l’ossidazione dei substrati energetici
(come glucidi e lipidi) e per la produzione di ATP.
La resistenza aerobica dipende da molti fattori, fra i quali:
vascolarizzazione muscolare (diametro e numero dei capillari);
efficienza dell'apparato cardio-respiratorio (bassa frequenza cardiaca a riposo,
trofia della muscolatura cardiaca, volume di sangue e dei globuli rossi, capacità
di assorbimento ed utilizzo dell'ossigeno);
contenuto nel sangue di ossigeno, zuccheri e acidi grassi nelle quantità ottimali;
quantità di fibre muscolari rosse;
condizioni del sistema muscolo-fasciale-articolare;
capacità di auto rilassamento;
stile di vita (alimentazione, stress, qualità del sonno, attività fisica ecc.).
La resistenza aerobica può essere a sua volta suddivisa in:
- RESISTENZA AEROBICA DI BREVE DURATA: da 2 a 8 minuti
(coinvolge in maniera importante anche il sistema anaerobico lattacido);
- RESISTENZA AEROBICA DI MEDIA DURATA: da 8 a 30 minuti
(coinvolge prevalentemente il sistema aerobico);
- RESISTENZA AEROBICA DI LUNGA DURATA: oltre i 30 minuti
(coinvolge quasi esclusivamente il sistema aerobico).
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LA RESISTENZA ANAEROBICA: il termine anaerobico significa "in assenza di
ossigeno". In riferimento alla resistenza, il termine viene utilizzato al fine di sottolineare
l'utilizzo di una via metabolica in grado di produrre energia indipendentemente dalla
presenza di tale gas. Il sistema di emergenza anaerobico entra in funzione, rendendo
disponibile una quota extra di ATP, nel momento in cui la richiesta energetica supera la
capacità massima dell'organismo di produrla.
Rispetto alla resistenza aerobica, quella anaerobica presenta una latenza minore,
attivandosi massicciamente in pochi istanti (Fig. 1.2a) ed una potenza maggiore,
producendo più energia nell'unità di tempo. Il sistema anaerobico ha tuttavia il grosso
limite di produrre un catabolita tossico, l'acido lattico (il cui accumulo limita la capacità
di contrazione muscolare causando fatica) e quello di esaurire in breve tempo i substrati
energetici. Per questi motivi, la resistenza anaerobica risulta importante soprattutto negli
sforzi di durata inferiore ai due minuti (Fig. 1.2b)
Similmente a quanto visto per la resistenza aerobica, anche quella anaerobica può essere
ulteriormente suddivisa in:
- RESISTENZA ANAEROBICA DI BREVE DURATA: meno di 15 secondi
(coinvolge massicciamente il sistema anaerobico alattacido);
- RESISTENZA ANAEROBICA DI MEDIA DURATA: dai 15 ai 60 secondi
(coinvolge prevalentemente il sistema anaerobico lattacido);
- RESISTENZA ANAEROBICA DI LUNGA DURATA: dai 60 ai 120 secondi
(coinvolge il sistema anaerobico lattacido ed in parte anche quello aerobico).
(a) (b)
Figura 1.2 – (a) La latenza dei diversi metabolismi energetici
(b) Cambiamento del metabolismo utilizzato durante lo sforzo
Durata
sforzo
(sec)
% Aerobico % Anaerobico
0-10 6 94
0-15 12 88
0-20 18 82
0-30 27 73
0-45 37 63
0-60 45 55
0-75 51 48
0-90 56 44
0-120 63 37
0-180 73 27
0-240 79 21
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b) La capacità di forza
La capacità di forza è la capacità di vincere o di opporsi ad una resistenza con un
impegno tensivo della muscolatura. Essa dipende non soltanto dalla massa muscolare,
ma anche dalla capacità del sistema nervoso di stimolare le fibre muscolari, al fine di
creare tensione nel muscolo stesso.
Si suddivide in:
FORZA MASSIMA: è la tensione massimale raggiunta dal muscolo durante
una contrazione volontaria con lo scopo di vincere una resistenza esterna di
elevata entità.
FORZA RESISTENTE: è il ripetersi di una tensione muscolare sub massimale
che, gradualmente, porta all’esaurimento i sistemi energetici (solitamente è
l’espressione derivante dall’utilizzo del 60 % della forza massimale, la quale
permette un numero elevato di ripetizioni). Tale forza si manifesta quando è
necessaria una tensione muscolare non elevata, ma protratta nel tempo, al fine di
contrastare l’inevitabile sensazione di fatica.
FORZA VELOCE: si realizza quando l'entità della resistenza provoca una
tensione sub massimale volta a realizzare un gesto più velocemente possibile
(solitamente è l’espressione derivante dall’utilizzo del 70-75 % della forza
massimale). E’ la capacità del sistema neuro-muscolare di vincere resistenze non
massimali attraverso un’elevata rapidità di contrazione: si tratta della capacità di
combinare la forza e la velocità (potenza).
c) La capacità di velocità
La capacità di velocità è la capacità di realizzare uno spostamento nel minor tempo
possibile. Essa è una capacità motoria determinata in gran parte dal patrimonio genetico
(rapidità), ma allo stesso tempo influenzabile anche dalla capacità di forza, da quelle
coordinative e dalla componente elastica e meccanica del muscolo.
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1.2 – Le capacità coordinative
Le capacità coordinative vanno intese come insieme di capacità che permettono di dare
origine al movimento. Esse garantiscono la progettazione, l’organizzazione e la
coordinazione di una risposta motoria efficace. Poggiano essenzialmente sul sistema
nervoso centrale e vedono il periodo di massimo sviluppo nell’età evolutiva, all’incirca
fino ai 12 anni.
Le capacità coordinative possono essere analizzate principalmente in tre ambiti:
Ambito globale (o coordinazione globale)
Ambito percettivo
Ambito della rappresentazione mentale del modello
1.2.1 – Capacità coordinative nell’ambito globale
Con l’espressione “coordinazione globale” si intende la capacità grazie alla quale ogni
persona, posta in una situazione-problema, dà risposte motorie veloci, adattabili,
personali, non definite, ma che seguono un preciso modello.
La persona ha in mente lo scopo-obiettivo dell’azione e il suo schema motorio globale,
mentre i particolari dell’azione stessa vengono elaborati e gestiti automaticamente a
livello sottocorticale. Tale meccanismo si può ritrovare nella vita di tutti i giorni, nella
quale, la capacità di coordinazione globale, permette di immaginare, programmare ed
eseguire tutte le azioni necessarie nella giornata senza dover pensare ad ogni dettaglio
dei gesti che vengono compiuti.
Allo scopo di avere una risposta globale efficace, è di fondamentale importanza il
bagaglio di esperienze motorie posseduto e la capacità di controllo del corpo e di
valutazione spazio-temporale della situazione.
Per tutti questi motivi, quando si parla di coordinazione globale, ci si riferisce non solo
all’ambito della spontaneità e dell’immediatezza, ma soprattutto a quello della creatività
e della plasticità neuronale; sono tali caratteristiche a garantire all’uomo di poter
sfuggire da comportamenti stereotipati e rigidi e di poter reinventare continuamente il
proprio comportamento motorio.