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Introduzione
Niuna lingua è ricca abbastanza, né può
assegnarsi alcun tempo in cui ella non abbia
bisogno di nuove ricchezze (Cesarotti 1800: 20).
L’obiettivo della presente ricerca è stato quello di studiare la presenza degli italianismi
nella lingua inglese. Il lavoro si è mosso attraverso una sorta di procedura inversa in
cui, dando per scontato l’influsso della lingua inglese su tutto il globo, si presta
attenzione sui rapporti linguistico-culturali anglo-italiani per studiare quanto e come il
Belpaese abbia influito nel corso di sette secoli sull’attuale lingua franca.
Grazie al ruolo che veste oggi l’inglese, abbondano anglicismi in tutte le lingue del
mondo, compreso l’italiano.
In Italia la forza espansiva dell’inglese è tale che non solo abbiamo prestiti adattati
(devoluzione) e calchi (grattacielo < skyscraper) ma anche processi di derivazione che
dimostrano il radicamento dei forestierismi e l’acclimatazione di questi nella nostra
lingua: da “film” abbiamo ad esempio “filmare”, “filmografia” e diversi altri. Ma la
maggior parte degli anglicismi penetra nell’italiano in forma non adattata, basti
pensare a “manager”, “leader”, “chat”, “stop”, e numerosi altri senza escludere l’intero
vocabolario informatico.
Osservando dunque tale fenomeno nella mia lingua madre è nata la curiosità di
riflettere sul processo inverso, quello che vede l’italiano come fonte di arricchimento
del lessico inglese.
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Al fine di raggiungere il suddetto obiettivo verranno analizzati cinque copioni
cinematografici contemporanei utilizzati come campioni della lingua orale inglese,
all’interno dei quali si porterà avanti un’accurata ricerca dei termini di etimologia
italiana. Essi saranno selezionati sulla base di un gusto del tutto personale e con la
prerogativa di soddisfare l’obiettivo di tale lavoro. Si intendono dunque esaminare le
seguenti pellicole: “Eat, Pray, Love” di Ryan Murphy (2010), “Grumpier Old Men” di
Howard Deutch (1995), “Only You” diretto da Norman Jewison (1994), “The Talented
Mr. Ripley” di Anthony Minghella (1999), e infine “Titanic” scritto, diretto e prodotto
dal celebre James Cameron (1997).
Per svolgere questa analisi impiegherò tre principali strumenti: alcuni importanti
dizionari monolingue, dizionari etimologici ed infine i due principali corpora relativi alla
variante inglese-britannica e inglese-americana.
La ricerca intende organizzare i risultati all’interno di un glossario in cui ciascun
italianismo verrà dettagliatamente esaminato e commentato. Inoltre alcuni grafici
esplicativi avranno la funzione di mostrare la parte scientifica della presente indagine.
La tesi si articola nei seguenti capitoli: Il Capitolo 1 tratterà del fenomeno del prestito
linguistico a partire da concetti generali a quelli più specifici e particolari prendendo in
esame sia aspetti prettamente linguistici che storico-diacronici nella presentazione dei
rapporti culturali anglo-italiani. Un piccolo paragrafo inoltre si occuperà dello
stereotipo italiano nella visione anglo-americana.
Il Capitolo 2 sarà invece incentrato sulla metodologia utilizzata nell’approccio al tema
degli italianismi nella lingua inglese. Verranno dunque presentati i copioni
cinematografici e i relativi strumenti analitici. Il terzo capitolo riguarderà la stesura del
glossario nel quale verranno analizzati e ordinati gli italianismi individuati. Il Capitolo 4
infine tirerà le somme dell’intera ricerca basandosi su dati empirici e semplificati da
grafici esplicativi.
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Capitolo 1
Il fenomeno del prestito linguistico
1.1 I rapporti tra le lingue nel quadro dell’europeizzazione del
lessico
Le lingue non vivono isolate ma sono costantemente esposte al contatto con altri
codici linguistici. Gli scambi con l’estero sono molto frequenti e non si svolgono
necessariamente entro i confini fisici di una nazione: la lingua si trasmette anche
attraverso la cultura, i rapporti commerciali, i viaggi, le invasioni militari.
I rapporti non si svolgono su di un piano di parità ma sono generalmente le lingue
dotate di maggior prestigio ad esercitare un’influenza sulle altre. A questo proposito
Klajn
1
ha osservato che esistono lingue che sono “fornitrici fisse” di un’altra,
travasandovi parole ed elementi strutturali tra cui verbi, aggettivi ed elementi
grammaticali, contribuendo così all’arricchimento delle sue capacità espressive. Al
contrario, quelle lingue che indicano esclusivamente specialità naturali o etniche
autoctone sono definite “esotiche”.
La questione ha un aspetto geografico e uno storico –diacronico: le lingue parlate in
aree geografiche più vicine pesano di più ma non bisogna assolutizzare questo
concetto, in quanto, come abbiamo già notato, determinante è anche il prestigio della
lingua di arrivo sulla base della sua incidenza culturale in un determinato periodo
storico.
Le lingue europee subiscono da secoli un processo di conguaglio ed europeizzazione
che può esser sintetizzato in cinque tappe fondamentali
2
:
1
Klajn (1972) Influssi inglesi nella lingua italiana, Firenze, Olcshki. p 13
2
Paolo Ramat (1993) L’italiano lingua d’Europa, Sobrero. pp. 6-14
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1) La Cristianizzazione. In questo periodo il lessico dell’esperienza religiosa si
diffonde attraverso prestiti e calchi che permeano tutte le lingue europee,
comprese quelle non indoeuropee.
2) La poesia cortese. Tra il 1100-1200 si diffonde presso i gruppi dirigenti ed
intellettuali del tempo, il modello della poesia cortese proveniente dalla Francia
portando con sé elementi lessicali oltre i confini nazionali.
3) La cultura Rinascimentale. Celebre è l’influsso della cultura italiana del 1400-
1500 presso tutte le lingue. Essa, oltre a numerosi prestiti, diffonde molte
creazioni linguistiche greco-latine dei dotti dell’epoca ricavati per mezzo di
prefissoidi e suffissoidi.
4) L’Illuminismo. Il 1700 è per antonomasia il Secolo dei Lumi, il quale si
caratterizza per una preponderante azione della cultura francese che si
diffonde chiaramente anche attraverso la lingua.
5) L’inglese come lingua franca. Attualmente, la lingua inglese rispecchia la
recente posizione di predominio politico-economico e scientifico-culturale del
mondo anglo-americano. L’incidenza dell’inglese è difatti paragonabile al ruolo
del latino durante la grandiosità dell’Impero Romano in avanti e al francese nel
corso del 1700. Oggi l’inglese è la lingua della cultura, della scienza,
dell’economia e dei rapporti internazionali, senza contare la relativa egemonia
nel campo informatico.
1.2 Prestiti e calchi linguistici
Quando tra due popoli si stabiliscono rapporti di qualsiasi genere (culturali,
tecnologici, religiosi, politici, bellici, commerciali) si verifica sempre una ripercussione
sul lessico e tra le modalità di arricchimento del vocabolario, il più importante è il
fenomeno del prestito. “Prestito”, appunto, perché di un mutuo scambio si tratta,
metafora, che chiarifica il processo di interscambio lessicale tra due culture diverse.
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Tradizionalmente si istituisce una differenza tra prestiti adattati alla fonetica della
lingua di arrivo e prestiti non adattati che entrano in quest’ultima così come si trovano
nella lingua di partenza.
Un’altra fondamentale classificazione è la distinzione tra prestiti di necessità e prestiti
di lusso. I primi riguardano l’acquisizione di nuovi oggetti o di nuovi concetti dapprima
ignoti la cui assunzione diventa relativamente necessaria.
I secondi invece sono quelli di cui la lingua di arrivo è già provvista di un
corrispondente approssimativo. Tuttavia, si sceglie spesso di utilizzare il prestito
straniero per puro gusto personale o per la particolare sfumatura che possiede.
Il fenomeno del prestito è infatti un processo che coinvolge inizialmente l’individuo e
solo successivamente diventa di uso sociale. Esso non è però l’unica modalità di
arricchimento lessicale prodotta da un contatto tra due differenti culture. Un termine
appartenente a una qualsivoglia lingua può subire delle modifiche più o meno
considerevoli sotto l’influsso di una lingua diversa, sviluppando forme e significati non
originari: in tal caso si manifesta un calco.
La differenza tra prestito e calco consiste nel fatto che il forestierismo è una vera e
propria parola straniera mentre il calco non è altro che un termine o gruppo di parole
autoctone che subiscono un influsso semantico o strutturale da parte di una lingua
estera.
Nel corso della storia, la cultura italiana ha stretto intensi e vivaci rapporti con una
moltitudine di culture diverse, accrescendo così la propria ricchezza lessicale. La lingua
italiana però, non si è presentata unicamente aperta all’integrazione di nuovi mezzi
d’espressione ma si è fatta promulgatrice di numerosi italianismi che hanno messo le
radici in tutto il globo. Alcuni di questi prestiti si sono rivelati definitivi, altri riscossero
successo e diventarono d’uso comune solo per un arco di tempo limitato.
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1.3 I rapporti culturali anglo-italiani e la fioritura degli italianismi
nel corso dei secoli
La grande varietà semantica degli italianismi introdotti nella lingua inglese durante il
corso dei secoli ci suggerisce molto chiaramente l’intensità e la frequenza dei rapporti
sociali tra l’Italia e l’Inghilterra tra il XVI e il XX secolo.
Il 1300 e il 1400
Il numero dei prestiti italiani adottati tra il XIV e il XV secolo furono piuttosto esigui e
ciò rivela il fatto che i rapporti tra l’Italia e l’Inghilterra nel basso Medioevo si
trovavano in uno stato embrionale.
Erano infatti il francese e il latino che animavano i salotti inglesi, e l’interesse per
queste due culture è avvalorato dalla tipologia degli italianismi che penetrò nella
lingua inglese durante questo periodo: circa ¼ di questi possedeva invero un’origine o
italo-latina o italo-francese, mentre il resto presentava una derivazione puramente
italiana.
I primissimi prestiti lessicali italiani furono d’ambito economico e finanziario. Tra questi
ricordiamo innanzitutto bank, bankrupt, cash, risk, penetrati attraverso la mediazione
del francese (eccetto bankrupt) ed il termine lombard o lombart che viene utilizzato
nel trecento inglese con il generico significato di commerciante (ancora oggi nella città
di Londra è presente una “Lombard Street”); ma un altro italianismo importante è
certamente ducat, con riferimento a quel primo ducato d’oro coniato nel 1284 e che fu
tanto pregiato che il massimo poeta medievale inglese, Geoffrey Chaucer, magnificò
ne “La casa della fama”, affermando che quella fosse “tutta vestita d’oro” “ As fyn as
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ducat in Venyse”.
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Fu lo stesso Chaucer che introdusse diversi italianismi all’interno
della sua composizione, affascinato dalla lettura delle opere di Dante, Petrarca e
Boccaccio.
Il 1500
Il primo portento e prestigioso exploit della cultura italiana si verificò nel Rinascimento
e l’Italia venne rapidamente illuminata da una luce che destò amore e profondo
interesse nelle menti del mondo che contava.
In Inghilterra una linea diretta di comunicazione con la Penisola Italiana venne presto
stabilita dagli ambasciatori, dagli uomini di Chiesa, dai viaggiatori, dagli intellettuali, e
dagli appartenenti alle classi sociali elevate, tesi a realizzare l’ideale di perfezione
dell’uomo rinascimentale avvicinandosi alla culla di quella meravigliosa ondata
culturale che fu il Rinascimento.
Nonostante l’Italia non fosse ancora nata come entità politica unitaria, al di fuori di
essa veniva concepita come tale ed il suo trionfo culturale portò con sé la prima
concreta ondata di italianismi che raggiunsero presto l’Inghilterra dei Tudors.
Tra i sudditi della Regina Elisabetta circolava un proverbio che recitava“ inglese
italianato, diavolo incarnato”
4
. Esso riassumeva l’atteggiamento mentale che da allora
in poi ha caratterizzato il mondo anglosassone di guardare all’Italia: ammirazione e
disprezzo, accettazione e rifiuto, stupore e pregiudizio al tempo stesso. Nel secondo
Cinquecento, gli inglesi studiavano l’italiano, imitavano la moda, la letteratura, pittura
italiana, comprese anche le pratiche commerciali e l’arte di maneggiare la spada.
La lingua inglese accolse così molti italianismi appartenenti ai più disparati ambiti: le
arti figurative e l’architettura (gesso, piazza, cupola, stucco, duomo), la poesia, la
3
Iamartino, Giovanni (2007) Italianismi in inglese: una storia infinita.
http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=6399. (URL visitato il 10-02-2011)
4
Ibid.
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musica ed il canto (sonetto, madrigal, stanza, canto, duo, timpani, violin), l’attività
militare e la costruzione di fortificazioni (arsenal, imboscata > imbosk), la scherma
(duello, stoccado, manage) il commercio e finanza (to invest, bazaar, tariff) ed infine la
matematica e geometria (romby, squadrature, algebra).
Accanto a questi esempi di alto valore culturale, troviamo molti italianismi che si
collegano a realtà più semplici e quotidiane, segno di un influsso ancora più sottile e
profondo, come quei termini che alludono alle gerarchie sociali (madonna, magnifico),
a comportamenti positivi o, più spesso, negativi (bravo, bandit, bordello), a
caratteristiche psicologiche o comportamentali (pedante), a sentimenti ed emozioni
personali ( il calco distaste < disgusto, inamorato), all’aspetto e alla condizione fisica
dell’uomo (lazaretto, mustachio).
Non mancano poi i richiami alla cucina (artichoke, macaroni), alla moda (milliner da
venditore milanese di abiti) infine al mondo naturale (tarantula, archipelago).
Il 1600
Sebbene la varietà di questi (e molti altri) prestiti testimonino l’ampiezza dell’influsso a
cavallo tra il XVI e il XVII secolo, proprio in questi anni iniziò a manifestarsi un desiderio
di emancipazione da tale modello, anche per il coevo rafforzamento dell’identità
politico-culturale dell’Inghilterra (vittoria nel 1588 dell’Invincible Armada). Altri tre
motivi principali portano l’Inghilterra a voltar le spalle all’Italia:
1) Motivi dinastici. Carlo Stuart (1625-1649) sposò una principessa francese
stringendo così rapporti dinastici e personali con la Francia, sino a fare di
quest’ultima il nuovo modello di perfezione.
2) Motivi religiosi. Lo Scisma Anglicano (Enrico VIII) fu solo l’epilogo del lungo
dibattito con la Chiesa Cattolica riguardo all’autorità di quest’ultima sul popolo
inglese. Arrivò così l’indipendenza da Roma e il conseguente distacco dalla
cultura italiana.