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1. Dalla società dell’informazione alla informazione partecipata
La socialità umana è da sempre governata da regole che consentono lo
scambio di informazioni tra individui. Con l’avvento di Internet e delle tecnologie
digitali c’è stato un aumento delle possibilità di trasmettere, archiviare e ricercare
informazioni. L’interpretazione e la costruzione dei significati si modifica grazie
alla Rete, un ambiente in cui pubblicare qualcosa è facile come leggere.
Sembra ormai già avvenuto definitivamente il passaggio dall’era dei media di
massa all’era del medium per le masse. Questa trasformazione non nasce dai
poteri forti o per la volontà di pochi, dal potere politico o da quello economico,
ma dal basso. Internet e tutte le comunicazioni moderne, sono costruite su un
modello a rete, con comunicazioni bidirezionali e convergenti. Il messaggio non
parte più da un numero ristretto di centri che guida il pubblico, richiedendo meno
lavoro cognitivo per la loro ricezione, ma si “autorganizza”, si disegna da solo.
E’ la comunicazione a due vie, simile al modello della conversazione umana, a
rendere così attrattivo il mezzo Internet; per capire come è possibile che riesca a
funzionare un sistema così complesso come la società digitale in maniera
autorganizzata, bisogna comprendere che alla base c’è il concetto di
collaborazione.
La prima idea della Rete è stata costruita su principi quali la collaborazione e
l’assoluta orizzontalità, in cui tutti erano uguali. Informazioni gratuite e
decontrazione del potere, erano concetti definiti dai primi utenti, o come li
definisce Castells: i produttori/utenti
6
. Oggi Internet, divenendo di massa,
coinvolge interi strati sociali con le relative tensioni, ma la “cultura hacker
7
” dei
primi anni Novanta è rimasta forte e si estende, con i suoi valori, a miliardi di
persone: “ciò che chiamiamo internet è un fenomeno sociale, economico e
conoscitivo destinato a non arrestarsi con le crisi economiche. Ecco perché
6
I produttori/utenti si differenziano dai consumatori/utenti. Secondo Manuel Castells (Galassia Internet
2001, Feltrinelli editore) ciò perché utilizzando Internet provocano un effetto diretto nel sistema tecnologico.
I consumatori/utenti, invece, sono coloro che traggono benefici dalle applicazioni e dai sistemi senza influire
direttamente con lo sviluppo di Internet.
7
La cultura hacker secondo Castells (Galassia Internet 2001, Feltrinelli editore) gioca un ruolo fondamentale
nella costruzione di Internet perché terreno fertile delle innovazioni tecnologiche più importanti realizzate
attraverso la cooperazione e la libera comunicazione.
11
internet, cioè il digitale, non è “tecnica” ma una cultura. La cultura del nostro
tempo. Non un contenuto
8
”.
La collaborazione e la partecipazione alla costruzione dei contenuti per la
società digitale si disegna, dunque, attraverso tutte le relazioni tra gli individui;
relazioni che sembrano essere più motivanti rispetto a quelle che avvengono nel
sistema tradizionale perché hanno la possibilità di associare ed esercitare in
maniera attiva e collaborativa azione e pensiero.
Entrando in una nuova fase, definita Web 2.0
9
, in cui la produzione dei
contenuti della rete si basa sempre più sulla partecipazione diretta degli utenti e
sulla loro collaborazione, Internet fa emergere un nuovo contesto che si basa su un
modello di produzione orizzontale basato sui beni comuni. Questo tipo di
produzione è basata sul coordinamento di azioni decentrate secondo logiche non
proprietarie che si collocano accanto all’economia di mercato, acquisendo sempre
maggiore rilevanza. In questo nuovo contesto i cittadini sentono maggiormente il
bisogno di prendere in mano le redini dell’informazione in contesti politici e
sociali che oggi limitano pesantemente l’esercizio di una stampa libera da ogni
genere di condizionamenti.
La partecipazione alla società digitale è aumentata costantemente negli ultimi
dieci anni ed è destinata ad aumentare per fattori interni ( la performance sociale
dei network migliora costantemente) ed esterni ( gli interessi economici e politici
che questo spazio sociale stimola porteranno alla diminuzione dei costi di accesso
e all’ampliamento della diffusione.
Partecipazione, collaborazione, conversazione e libertà, dunque, come parole
d’ordine della società digitale. Ma cosa si intende per società digitale e quali sono
i criteri per definirla e descriverla? Quali sono le sue caratteristiche e quali sono
le differenze con la società tradizionale?
8
RUSSO M., ZAMBARDINO V (2010). Eretici digitali. Milano: Apogeo. p. 46
9
Il Web è una piattaforma: il Web 2.0 non ha confini rigidi ma, piuttosto, un centro gravitazionale. Si può
visualizzare il Web 2.0 come un insieme di principi e di procedure che collegano un autentico sistema solare
di siti che dimostrano questi principi, o parte di essi, a una distanza variabile da tale centro.
Traduzione tratta da: http://www.bitmama.it/articles/14-Cos-Web-2-0 che riprende l’articolo originale di Tim
O’Really presente su: http://oreilly.com/web2/archive/what-is-web-20.html
12
1.1. La società dell’informazione digitale
Il Web è un costante flusso di informazioni, in grado di evolversi mentre
l’informazione scorre: “abbiamo migliaia di servizi che analizzano ogni nuovo
pezzo di informazione online, afferrando le parti interessanti, remixandole in
nuovi modi e passandole ad altri servizi. L’informazione in questo modello è
analizzata, riorganizzata, digerita e trasmessa al link successivo della catena.
Semplicemente scorre
10
”.
La società digitale è un modello di organizzazione sociale con regole
differenti da quelle tradizionali. Con l’aumento esponenziale degl’individui
abilitati alla produzione e alla diffusione di informazione e conoscenza, alcuni
criteri, prima riconoscibili universalmente, oggi funzionano meno bene. Il crollo
delle barriere all’accesso della comunicazione ridimensiona concetti quali: qualità,
reputazione, autorevolezza, consenso, interazione. Questi concetti si modificano
perché le possibilità di attribuzione di valore che gli individui hanno, sono
enormemente aumentate.
La qualità continua ad essere ciò che corrisponde ai modelli del consumatore:
oggi però, visto che i cittadini della rete hanno maggiore possibilità di metterla in
circolo, essa non è più determinata da intuizioni, statistiche e successive verifiche
ottenute dal mercato. Una buona idea, non deve passare più attraverso molte
scrivanie per arrivare ad essere pubblicata. Ogni individuo è libero di determinare
autonomamente ciò che considera di qualità, in base alla sua sensibilità, alla sua
cultura e ai registri che è in grado di comprendere.
Anche i concetti di autorevolezza e consenso si modificano; se prima erano
qualcosa che veniva attribuito al medium, che sceglieva, selezionava e trasmetteva
i contenuti e le idee ai consumatori di informazioni, oggi, nella società
dell’informazione digitale, ciascun individuo è in grado di costruire una propria
interpretazione valutando le informazioni di cui dispone e gestendo anche la sua
personale autorevolezza. E’ fondamentale capire che sono aumentate le possibilità
di partecipare e gestire l’esperienza informativa in maniera personalizzata. Non
siamo più costretti, dalla televisione, a essere trascinati da un’immagine all’altra
10
JOHNSON.S. (2009) Articolo tratto da www.discover.com/issues/oct-05/departments/emerging-tecnology/
13
senza possibilità di una decodifica interiore, ma possiamo interagire con le
informazioni ricostruendole dopo averle elaborate concettualmente.
Da qui il fatto che i media generalisti non soddisfano più l’utente digitale,
sempre più esigente e competente. Oggi qualsiasi persona digitalmente
alfabetizzata include i media tradizionali tra le sue fonti, accompagnandole a
moltissime altre. E’ il rapporto con la conoscenza che si personalizza. La
selezione personale delle fonti, il costo zero, sono possibilità garantite dalla
tecnologia che si radica in abitudine e cambia il rapporto tra individuo e
informazione.
Storicamente, dunque, eravamo (gran parte della popolazione lo è ancora)
abituati a ricevere prodotti culturali, testi, immagini, suoni, in qualche modo già
filtrati. Con la digitalizzazione e i network
11
non accade più questo, perché per
orientarci e dare valore all’informazione utilizziamo il contesto. La società
digitale permette ciò perché sono diventate milioni le fonti da cui attingere
conoscenza. Ma come molti “obiettori della Rete” rilevano, su Internet ci sono
molte informazioni false. Per ovviare a ciò c’è lo stesso network ( flessibile ed
adattabile) che continua a funzionare e a correggere le imprecisioni.
Ritorniamo così al concetto dell’autorganizzazione, del bene pubblico e della
reputazione come valori strutturali della società digitale. La reputazione (di un
libro, di un prodotto, di un individuo), è uno dei tanti modi che la società digitale
ha cominciato ad utilizzare per autorganizzarsi e collaborare di fronte alla propria
complessità. Reciprocamente agiamo controllando l’operato dei nostri vicini della
Rete.
E’ come se si sviluppasse, spontaneamente, un’etica della collaborazione
basata sulla condivisione di valori considerati positivi e su cui esiste consenso. Si
possono spiegare così gli esempi di aggregazione digitale come Wikipedia
12
o
11
Il network è un insieme di nodi interconnessi. Per Manuel Castells (Galassia Internet 2001. Feltrinelli) si
tratta di forme molto antiche dell’attività umana, ma che hanno preso una nuova vita nel nostro tempo e sono
diventate reti informazionali, alimentate da Internet. I network, grazie alla loro intrinseca flessibilità e
adattabilità, presentano vantaggi straordinari come strumenti organizzativi.
12
Fondata nel gennaio del 2001 da Jimmy Wales, l’enciclopedia Wikipedia è l’impresa collaborativa di
maggior successo del primo lustro del XXI secolo. Tre sono le sue caratteristiche fondamentali: uno
strumento di redazione condivisa chiamato wiki che permette a tutti di editare nuove voci, impegno collettivo
informale per un punto di vista neutrale, rappresentazione di tutti i punti di vista per raggiungere l’obiettività.
14
l’associazione di milioni di computer volontari in una rete “peer to peer
13
” per
garantire la potenza di calcolo a un programma di ricerca dell’intelligenza
extraterrestre come seti@home
14
.
Condivisione, collaborazione, partecipazione, ma anche conversazione.
L’approccio con cui gli utenti si rapportano al Web, quindi, alla base del
cambiamento e dello sviluppo della società digitale. Dal consumo si sta passando
alla partecipazione, dalla fruizione passiva di contenuti altrui, all’esplosione dei
contenuti generati dagli utenti, distribuiti e ri-usati in mille modi diversi. Un web
definito 2.0 in cui innovazioni emergenti, nuove tipologie di società e servizi
offrono applicazioni web agli utenti finali. Da un punto di vista tecnologico il
Web 2.0 è del tutto equivalente al Web tradizionale
15
. La possibilità di creare e
condividere contenuti sul Web è data da una serie di strumenti, tool
16
, on-line che
permettono di utilizzare il web come se si trattasse di una normale applicazione,
coniugata alla pubblicazione immediata del contenuto, la sua classificazione ed
indicizzazione nei motori di ricerca, in modo che l’informazione sia subito
disponibile a beneficio della comunità.
Oggi la maggioranza dei contenuti Internet sono generati attualmente dagli
utenti, infatti il Web 2.0 descrive l’inversione del controllo dell’informazione, dei
processi e dei software. Tutti abbiamo ora il nostro pulpito personale sul mondo,
sia esso nella forma dei weblog, wiki
17
, o altri meccanismi.
13
I sistemi peer to peer (Benkler Y. 2010. La ricchezza della rete) sono basati sul fatto che ogni singolo
utente possiede, dentro al suo computer, una grande quantità di risorse in eccesso. Le reti p2p hanno
sviluppato architetture che danno agli utenti la possibilità di condividerle.
14
Seti@home è un progetto per utilizzare i processori degl’individui, quando non usati dagl’utenti, per creare
un potentissimo processore distribuito e destinato alla ricerca di intelligenza nello spazio. Per aderire basta
scaricare un software che automaticamente rileva quando il processore non è utilizzato e lo adopera per
elaborare dati del progetto.
15
L’infrastruttura di rete continua ad essere costituita da TCP/IP e il meccanismo ipertestuale è ancora il
concetto base delle relazioni fra i contenuti.
16
Nel linguaggio informatico si tratta di una applicazione che svolge un determinato compito e che
semplifica la gestione del computer
17
Un wiki è un sito web (o comunque una collezione di documenti ipertestuali) che viene aggiornato dai suoi
utilizzatori e i cui contenuti sono sviluppati in collaborazione da tutti coloro che vi hanno accesso. La
modifica dei contenuti è aperta, nel senso che il testo può essere modificato da tutti gli utenti (a volte soltanto
se registrati, altre volte anche anonimi) procedendo non solo per aggiunte come accade solitamente nei forum,
ma anche cambiando e cancellando ciò che hanno scritto gli autori precedenti.
Ogni modifica è registrata in una cronologia che permette in caso di necessità di riportare il testo alla versione
precedente; lo scopo è quello di condividere, scambiare, immagazzinare e ottimizzare la conoscenza in modo
collaborativo. Il termine wiki indica anche il software collaborativo utilizzato per creare il sito web e il server.
Wiki, in base alla sua etimologia, è anche un modo di essere. Wiki. (10 febbraio 2011). Wikipedia,
L'enciclopedia libera. Tratto da http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Wiki&oldid=38437777.
15
Proprio i weblog, con la loro diffusione, hanno permesso uno sviluppo più
rapido e stabile tra milioni di persone nella società digitale. È, per certi versi,
l’applicazione Web fondamentale per l’entrata in scena della conversazione. “E’
con lo sviluppo dei blog che si realizza la massa critica che permette al mezzo
Internet di essere consapevole e di entrare nella conversazione. I blog sono stati la
base del sistema nervoso della conversazione, che vive e opera secondo i caratteri
della pertinenza, dell’aggregazione, della volontarietà e della gratuità. I blog sono
la prima pietra della forma conversazionale del web: i link e le citazioni non fanno
altro che creare il dialogo tra punti e soggetti diversi della rete
18
”.
Per descrivere meglio la natura di un’applicazione come il weblog e
l’importanza che riveste nella società dell’informazione digitale, è interessante
definirla attraverso un’apologeta delle “killer application” come Giuseppe
Granieri “per la sua stessa natura, il blog è un atto di generosità: essendo un nodo
in un sistema di lettura, sposta l’attenzione (e il lettore) su altre fonti invece che
cercare di trattenerlo sulle sue pagine. Il meccanismo è semplice ma efficace: se
un blogger legge un post interessante in un altro blog, lo cita linkando la fonte e
indirizzando il visitatore verso nuovi lidi. Questa scelta, che in un sistema
competitivo sarebbe un suicidio, nel sistema weblog è prassi
19
”.
L’idea della partecipazione alla costruzione di senso, della conoscenza, della
cultura e dell’informazione da parte dei cittadini, si sviluppa ed emerge con forza
nella società digitale, ma è un concetto che va definito meglio per comprendere le
motivazioni che spingono i cittadini a partecipare e le cause e gli effetti, sul potere
politico ed economico, che tale dinamica sociale implica.
1.2 Cosa vuol dire partecipare
“Il bene, il fine della partecipazione, è mettere in grado tutti di riconoscersi e
di agire, con gli strumenti adatti, da uomini. Il prendere parte è dunque la
conseguenza dell’essere parte; la partecipazione è l’esercizio di questo essere
parte, che istituisce, insieme ad altri partecipanti, una realtà nuova, entro la quale
soltanto la dialettica dare/avere funziona correttamente, realizzando via via una
18
RUSSO M., ZAMBARDINO V. (2010). Eretici digitali. Milano: Apogeo. p. 47
19
GRANIERI G. (2005) Blog generation. Roma: Laterza. p. 38-39
16
reciprocità dinamica grazie alla quale tutti sono messi in grado di essere alla pari,
cioè effettivamente partecipi
20
”. Partendo dalla definizione di Pietro Maria
Toesca
21
si comprende come la società digitale, con la collaborazione e la
condivisione delle conoscenze, traduca in maniera pratica il concetto di
partecipazione qui proposto.
Seguendo la forse troppo ottimistica visione di Granieri si comprende che,
con il digitale, le barriere culturali per la libertà d’espressione sono state
completamente abbattute, il che significa che a tutti i livelli, i cittadini si
associano in gruppi di interesse e si confrontano su temi che reputano importanti.
“Ogni cittadino ha a disposizione una base di conoscenza enorme per validare,
comprendere o smontare affermazioni politiche e scelte di governo. Può discutere
pubblicamente e vedere arricchita la propria opinione grazie alle sue relazioni.
Molti utenti della Rete sono meglio informati, politicamente più attivi ed hanno
una coscienza sociale amplificata dalla possibilità di partecipare che i network
offrono
22
”.
La partecipazione deriva dalla coscienza dell’essere parte, e dal bisogno, dalla
‘pretesa’, di vedersi riconosciuta questa condizione reale come un diritto, il cui
esercizio cambia la struttura stessa dell’attività politica. La società digitale sembra
dare questa possibilità e per certi versi propone con più esempi questo
cambiamento strutturale. La massa critica di persone, che ogni giorno aumenta sul
Web, partecipa sempre più attivamente al dibattito politico, all’interno dei
network, chiedendo trasparenza e miglioramenti sociali.
Ma Toesca avverte che la partecipazione può essere scambiata per altro: “la
partecipazione può essere un aggiustamento democratico, un metodo per
condividere, dall’alto, la responsabilità di scelte previamente attrezzate di
consenso, autorizzate cioè da un’adesione raccolta chissà come; una via più lunga,
accettata per generosità lungimirante, o per necessità, per raggiungere i medesimi
risultati che la decisione di un potere concentrato potrebbe far raggiungere più
20
TOESCA P.M. “La Partecipazione. Ricerca di una sua definizione non inquinata”, ora pubblicato in
http://www.nuovomunicipio.org/documenti/contributi/toesca.html.
21
Pietro Maria Toesca (1927- 2005) era un filosofo contemporaneo non molto noto. Nella sua Teoria del
potere diffuso, Toesca ha difeso una idea di democrazia decentrata. Toesca, rifacendosi anche alla teorie
anarchiche del filosofo Aldo Capitini, affermava che allo Stato e al potere concentrato si contrappone una
società di comuni liberi e democratici, nei quali è possibile un esercizio effettivo del potere e della
cittadinanza.
22
GRANIERI G. (2006). La società digitale. Roma: Laterza. p. 168
17
rapidamente e senza tanti passaggi. E sta all’astuzia di chi dirige davvero le
operazioni il far sì che il prendere parte (il prendersi una parte, appunto, di
responsabilità) consolidi il risultato permettendogli di presentarlo come condiviso:
vox populi formalizzata addirittura in istituzioni apposite
23
”.
E’ qui ben descritto il pericolo che la partecipazione venga rinchiusa in una
sistema predefinito dalle istituzioni democratiche per controllare in qualche modo
il processo partecipativo. E’ come se il potere volesse impossessarsi della logica
partecipativa per poi darla in “gentile concessione” al popolo, camuffando il tutto
dietro pseudo - dibattiti.
La società digitale offre in questo senso uno spazio ampio e diverso dove
poter prendere decisioni, collaborando e partecipando attivamente al
raggiungimento del bene comune.
Prendendo in prestito parte del lavoro di Paolo Raciti
24
sulle diverse
definizioni di partecipazione cerco di chiarire il concetto nelle sue diverse
componenti.
“La partecipazione va intesa, come un processo di assunzione di decisioni
inerenti la vita di un individuo e quello della comunità in cui vive
25
”. Data questa
definizione, l’Autore procede, cominciando a scindere il concetto in cinque
componenti.
1) La componente processuale:
la partecipazione non va considerata come un elemento statico nella definizione di
una politica sociale, ma come un processo. Il concetto di processo richiama l’idea
di un fenomeno “in divenire”, soggetto all’influenza costante di variabili che
intervengono nella dinamica che fonda il processo stesso. Ciò vale anche per la
partecipazione, che si esprime anche e soprattutto nei contesti e nelle concrete
situazioni in cui prende vita, declinandosi in esperienze che spesso assumono
direzioni inaspettate;
2) la componente etica:
23
TOESCA P.M., “La Partecipazione. Ricerca di una sua definizione non inquinata”, ora pubblicato in
http://www.nuovomunicipio.org/documenti/contributi/toesca.html
24
Paolo Raciti, pedagogista, dottore di ricerca in servizio sociale, è ricercatore presso l'area Politiche Sociali
dell'Isfol e cultore della materia presso la cattedra di Politica Sociale dell'Università Roma Tre.
25
RACITI P. (2009) Definizione di partecipazione. Roma: Isfol, 159-168.
18
le radici etiche dell’assunzione di responsabilità si traducono, secondo Raciti,
in una domanda fondamentale: qual è il senso di questo atto? La
partecipazione permette di interpretare l’assumere decisioni come esercizio
della propria responsabilità di fronte alle scelte fatte e di fronte alle
conseguenze derivanti da tali scelte. La responsabilità si delinea allora come
l’ambito di costituzione della persona. Non curare il costituirsi e il
consolidarsi della responsabilità nell’individuo significa minare la sua capacità
di assumere decisioni, ossia la sua capacità di riconoscersi in quanto persona
capace di “intenzionare” valori e di perseguirli mediante un’azione
responsabile. Il concetto di persona rimanda alla storia e alla biografia del
singolo, e quindi all’insieme di quelle relazioni, aspettative reciproche,
processi di identificazione e auto-definizione che danno senso all’essere
umano in quanto tale. Se nei processi partecipativi, non vengono create le
condizioni perché il singolo cittadino o i gruppi di cittadini possano crescere
in una relazione generativa col proprio contesto, non sarà nemmeno possibile
parlare di partecipazione;
3) la componente esistenziale:
le decisioni che vengono prese nei processi partecipativi riguardano la vita delle
persone: l’esistenza viene messa in gioco partecipando. L’individuo si apre alle
relazioni e intreccia la propria storia con quella degli altri;
4) la componente personalista:
la partecipazione è un processo di assunzioni di decisioni inerenti la vita di un
individuo, ma solo quando l’individuo diventa persona, scoprendo se stesso, la
partecipazione diventa possibile;
5) la componente del legame sociale:
è il partecipare insieme che trasforma un gruppo di individui in una comunità
sociale. Il legame sociale, secondo Raciti, si esplica nell’atto di assumere
decisioni (insieme); e nell’orientamento alla costruzione di rappresentazioni e
significati condivisi perché le decisioni non vengono de-cise, ma interpretate, ri-
condotte all’interno di uno spazio di significati condivisi
26
.
26
RACITI P. (2009) Definizione di partecipazione. Roma: Isfol. p.159-168.