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PREMESSA
Questa tesi nasce da stimoli diversi e, per certi versi, contrari.
Innanzitutto essa nasce da un’idea che la mia relatrice mi ha proposto dopo aver
affrontato e discusso l' argomento insieme a colleghi, nel corso di un convegno.
L’idea iniziale è, dunque, quella di attuare un' opera di ricognizione delle fonti
sul territorio torinese, per trovare i dati già disponibili, e stabilire tra di essi
confronti e correlazioni di tipo demografico. Contrasta a questo proposito la
difficoltà di reperimento dei dati in questione; e l’opposizione, da parte delle
associazioni competenti, alla loro pubblicazione: in quanto dati così sensibili,
legislativamente e mediaticamente parlando.
La tesi si trasforma così ad essere non un’analisi quantitativa ma sul metodo.
Infatti la dilatazione gigantesca dei tempi che sarebbero serviti ad aggirare le
difficoltà di reperimento dei dati, e la sensazione che tali difficoltà fossero legate
proprio al tipo di dati che ricercavo, mi hanno spinto a modificare il quadro dell'
analisi, per concentrarmi su quelle che possono essere le modalità, le criticità,
l’importanza e le carenze che un censimento di questa particolare popolazione
può portare con sé.
La mia speranza è che questo approfondimento sugli aspetti preliminari consenta
di riportare, in futuri lavori, l’oggetto della ricerca al suo punto di partenza,
ovvero a un’analisi quantitativa e qualitativa dei dati. È ulteriore speranza che
l'analisi quantitativa che qui si auspica possa avvenire a seguito di una ricerca
statistica di alto livello condotta direttamente dallo Stato, che possa identificare
al meglio le varie caratteristiche di questa tipologia di lavoro.
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INTRODUZIONE
Il lavoro si sviluppa su due assi principali. La prima parte del lavoro, infatti,
analizza quello che è un censimento: sia in senso lato, sia in alcuni dei suoi
caratteri particolari relativi alla funzione di strumento di raccolta di dati di tipo
etnico-culturale. Si analizzano in questa prima parte più specificatamente le
utilità e le criticità dello strumento censimento; le problematiche e le possibilità
particolari che le differenti modalità di raccolta dei dati di matrice identitaria
comportano; oltre ai dibattiti della comunità scientifica in relazione ad essi,
nonché le conclusioni a cui si è per ora giunti, e le domande ancora aperte in
merito.
La seconda parte sarà invece incentrata su un’ analisi più concreta di alcune
esperienze recenti di censimento nomadi. In primo luogo verrà analizzato come
caso-studio il censimento effettuato dalla CRI nel comune di Roma: per
studiarne le modalità e confrontare le problematicità con il secondo caso-studio
In secondo luogo verranno analizzati i problemi e i successi riscontrati sul
campo laddove sono state effettuate raccolte dati, anche solo parziali,
interpellando direttamente i responsabili di questo tipo di raccolte, che fanno
parte di Terra del Fuoco un’associazione culturale attiva con molti progetti
valorizzanti la cittadinanza e la memoria storico-politica europea, il dialogo
interculturale oltre che attiva, cosa più rilevante all’interno di questo lavoro, nel
campo dell’assistenza alla popolazione Rom, in particolare Rumena, dell’area
torinese. Nella parte conclusiva si cercherà di argomentare sulla necessità di un
vero e proprio censimento della popolazione di origine Rom in Italia,
proponendo alcune modalità di esecuzione dello stesso, o almeno evidenziando
le modalità da escludere in ogni caso.
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I. IL CENSIMENTO
Il censimento è una delle principali fonti demografiche di dati e, a livello
internazionale, esso viene definito come :
“the total process of collecting, compiling, evaluating,
analysing and publishing demographic, economic, and social data
pertaining, at a specified time, to all persons in a country or in a
well-delimited part of a country”[ONU, 1967]
La sua storia è antica e sia la sua forma che la sua sostanza si sono modificate
innumerevoli volte nel tempo. I primi censimenti erano condotti per sfruttare le
conoscenze così acquisite: ad esempio per tassare i sudditi o per reclutare soldati.
È solo a partire dalla fine del ‘700 che vengono effettuati i primi censimenti
finalizzati in primo luogo a conoscere (anche se, allora così come ancora
tutt'oggi, non completamente privi di risvolti amministrativi); ed essi arrivano al
loro massimo splendore nell' '800, quando nessuno stato che volesse dirsi tale
poteva esimersi dall'effettuare, attraverso un censimento, il conteggio della
propria popolazione. Dal ‘900 in poi è avvenuta una progressiva leggera perdita
di importanza e di risalto dei censimenti; ma tuttora essi rappresentano uno dei
principali metodi, se non il primo in assoluto, di conoscenza e conteggio della
popolazione residente in uno stato e nelle sue regioni.
Il censimento però non è solo, come si è detto, un metodo per conoscere
numericamente la propria popolazione: esso fornisce, attraverso una serie di
quesiti specifici rivolti ai censiti, anche un quadro qualitativo generale della
popolazione stessa. Essendo, inoltre, una rilevazione che, per sua definizione,
dovrebbe essere simultanea, universale, individuale e periodica, il censimento
permette anche un confronto tra dati del passato e dati odierni; tra diverse
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caratteristiche scorporate; tra diverse regioni all'interno di uno stato; e, almeno
laddove i questi possono essere considerati simili tra loro, anche tra stati diversi.
La difficoltà primaria che si incontra nel costruire un censimento è innanzitutto
quella di definire quali e quanti quesiti sottoporre, e a chi.
Per quanto riguarda la questione su chi siano i destinatari del censimento,
internazionalmente, dopo una lunga esperienza di censimenti, si è arrivati ad
accordarsi sul conteggio di tutti coloro che al momento si trovano sul territorio
interessato, indipendentemente dal fatto che risiedano o siano solo di passaggio.
La difficoltà riguardante i quesiti da porre, invece, è una questione che si
ripropone, sotto diverse forme, periodicamente; ed è una difficoltà
intrinsecamente collegata alle rilevazioni questo tipo. Da una parte, infatti, i
quesiti possono essere percepiti come quesiti sensibili e come un'invasione della
privacy fastidiosa: e dunque dare adito a una diffusa critica verso queste
domande, in un misto di scetticismo e sfiducia che porta i rispondenti a non dare
risposte accurate o a non rispondere tout court; dall'altra i quesiti possono essere
costruiti in maniera errata o imprecisa e portare ad errori diffusi ed involontari
oppure ad output che non erano quelli ricercati.
Il censimento ha, poi, quello che potremmo definire un lato oscuro. Infatti, se da
una parte costituisce una grande risorsa in fatto di dati e di copertura degli stessi,
esso è anche, però, soggetto a grandi e non ben controllabili margini di errore.
Gli errori possono prodursi nelle raccolta, nella trascrizione, nell'aggregazione e
sostanzialmente in tutti i momenti del percorso dei dati; e maggiormente si
producono laddove ci sono situazioni particolari di emarginazione o alterazione
delle cosiddette situazioni “normali”: per esempio quando si parli di persone
senza tetto, senza fissa dimora, migranti irregolari e accampati. Anche le volontà
politiche possono interferire con i dati: questi infatti possono venire usati per
appoggiare o sfavorire certe politiche piuttosto che altre. Infatti, come chi ha
studiato la linguistica ben sa, i numeri costituiscono uno degli strumenti più
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sfuggevole e parziali per sostenere le proprie tesi: essi hanno un'apparenza
oggettiva ma possono essere benissimo utilizzati solo in parte o estrapolati
facilmente dal loro contesto.
1.1 Nuovi metodi e cambiamenti nelle modalità censuarie
Il censimento è una modalità di raccolta dati in continuo cambiamento.
Sempre nuove modalità si susseguono nelle varie nazioni per cercare di ottenere
risultati migliori e più vantaggiosi.
Sempre più spesso, ad esempio, assistiamo alla proposta di un censimento attuato
in contemporanea con due modalità di raccolta dati, ovvero con un questionario
cosiddetto “long form” e uno cosiddetto “short form” [Eurostat 2008] che
vengono usati insieme ma su due vie parallele. Il long form infatti viene
sottoposto solo ad una parte della popolazione, un campione scelto casualmente
che risponde a domande più approfondite rispetto alla totalità ma che comunque
fornisce una serie di risultati utilizzabili come se fossero quelli di tutta la
popolazione. L'unica problematica connessa a questo tipo di form censuario è
che esso non sempre permette quell'analisi di distribuzione territoriale che invece
permette la raccolta totale dei dati. È per questo motivo che quando si utilizza
questo metodo si mantiene comunque sempre una parte di questionario
sottoposta a tutti i cittadini : lo short form. Esso è un questionario più breve con
le domande di rilevanza maggiore e basilari sulle quali si ritiene sia meglio avere
i dati della totalità della popolazione. Questo metodo è utilizzato ad esempio
negli Stati Uniti, che per l'ultimo censimento hanno addirittura ridotto le
domande in short form per trasferirle nel long form, e anche, a partire dal
censimento 2011, in Italia
A parte quello che è definito censimento tradizionale e le sue varianti (come
quelle illustrate nel precedente paragrafo) ci sono poi molte altre modalità che
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sempre più prendono piede. Come sostiene l'Istat infatti
“ Negli ultimi anni diversi Paesi hanno adottato metodi di conduzione
dei censimenti alternativi a quello convenzionale (basato sulla
rilevazione sul campo, esaustiva e periodica), orientandosi verso lo
sfruttamento dei dati amministrativi a fini statistici e verso l’utilizzo di
tecniche campionarie per la rilevazione sul campo, al fine di produrre
dati con frequenza più elevata di quella consentita da un censimento
convenzionale.” [ISTAT, 2008]
Esempio eclatante di questo tipo di “censimento amministrativo” è quello tipico
dei paesi scandinavi dove il censimento come noi lo intendiamo generalmente
non è nemmeno attuato, ma sono i dati aggiornati da varie fonti amministrative
che rielaborati insieme danno alle autorità notizie e informazioni di tipo
censuario sulla popolazione.
Altra modalità particolare è quella del “rolling census”[Valente 2010],
particolare modalità usata ad esempio in Francia, dove la popolazione è
sottoposta a rilevazioni “a giro” all'interno di grandi città e in provincia con
modalità lievemente diverse ma che permettono di avere sia un ufficio censuario
stabile che si occupa continuativamente di censimento - dunque personale
sempre disponibile, formato e competente in quel campo - sia di tenere sotto
controllo la popolazione con maggiore frequenza.
1.2 Censimento in Italia
Adeguandosi in parte alla direttiva UNECE 2006 e in parte ai trend
internazionali, anche l' Italia sta portando avanti alcuni processi di riforma delle
metodologie censuarie. In particolare, rispetto a quelli del passato, il censimento
2011 sarà caratterizzato dalla presenza di long e short form, come già detto in
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precedenza, in specifico per i centri abitati con più di 20.000 persone; ma
vengono introdotte altre importanti modifiche strutturali.
Da sottolineare è il cambiamento nella modalità di raccolta dati, che non sarà
più effettuata col sistema “porta a porta”, ma avverrà con l'invio di un
questionario mediante posta, partendo da rilevazioni anagrafiche di residenza.
Inoltre la risposta al questionario potrà essere riconsegnata in diversi modi: a
mano, via posta tradizionale o via posta elettronica, ad esempio.
Inoltre sarà introdotto un feedback capillare e molto diretto rispetto al reale stato
di consegna o non consegna da parte dei vari soggetti dei questionari: ciò avverrà
attraverso fonti incrociate con il nuovo Sistema di gestione della rilevazione sul
campo (SGR) [ISTAT 2008]. In questo modo si potrà provvedere a ovviare in
tempo quasi reale alle lacune delle non restituzioni, inviando sul campo degli
incaricati per la rilevazione faccia a faccia.
Nei comuni con più di 20.000 abitanti verranno anche istituiti dei controlli
speciali, le Rilevazione dei numeri civici (RNC) [ISTAT 2008], per cercare di
tracciare in maniera alternativa ai registri d'anagrafe la presenza di non residenti
o di residenti irregolari che comunque devono essere inclusi nel censimento.
Anche nuove normative a livello europeo, ad esempio il Regolamento (CE) N.
763/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 9 luglio 2008, fanno sì
che in Italia vengano introdotte delle novità, come frutto di adeguamento alla
normativa. Ecco infatti che si assiste a una definizione delle rilevazioni come
“core topics” o “non-core topics” [Eurostat 2008] per uniformare le rilevazioni
tra i vari stati dell'Unione.
Rispetto a questa classificazione, e alle sue implicazioni, si può affermare che il
caso dell'Italia risulta un po' particolare. Infatti l'Italia resta a tutt'oggi a livello
internazionale uno dei fruitori minori, se così si può dire, di domande non-core.
Il nostro modulo censuario del 2001, infatti, rilevava tutti quelli che sono i