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I. I. Cenni biografici
Nasce il 27 agosto 1939 in quella parte di Kansas City che appartiene al Missouri da Maurine
Davis, casalinga originaria del Kansas, e Ralph G. Trogdon, avvocato del Missouri (il solo ed unico
Heat-Moon - il fratello maggiore di William è Little Heat-Moon).
Si laurea in letteratura inglese nel 1961 alla University of Missouri a Columbia, Mo, dove
consegue l'anno seguente un M.A. e nel 1973 il Ph.D. Cinque anni dopo ottiene anche un B.A. in
Photojournalism.
Nel 1963 si arruola in marina. Tornato a casa dopo due anni di assenza, Heat-Moon comincia
la sua carriera come insegnante d'inglese allo Stephens College di Columbia, Mo. Nel frattempo
sposa in prime nozze una Cherokee mezzosangue di nome Lezlie e lo scrittore ama definire "guerre
indiane" i loro bisticci.
Nella primavera del 1978, all'età di 39 anni, Heat-Moon viene licenziato in seguito al calo
degli iscritti al college. Da nove mesi vive separato dalla prima moglie ma con qualche speranza di
riconciliazione. Nel comunicarle la triste notizia del licenziamento, tuttavia, la moglie gli fa capire
di avere un nuovo compagno. Così l'autore decide di dare una svolta alla propria vita. Dopo aver
trascorso diverse notti insonni nel vano tentativo di far quadrare la propria vita, la notte del 19
marzo decide di partire "to live the real jeopardy of circumstance"
4
. Il viaggio durerà tre mesi e
lo porterà in giro per le strade secondarie d'America per circa undicimila miglia.
Al rientro, Heat-Moon comincia la sua carriera letteraria trascrivendo le esperienze vissute
sulla strada. Nell'agosto dello stesso anno ottiene il divorzio.
Attualmente è sposato con Linda Keown, insegnante, ed oltre ad avere scritto due romanzi (un
terzo è in fase di elaborazione) ed a collaborare con diverse riviste americane (The Atlantic
Monthly, Esquire, The New York Times, Time), insegna alla Scuola di Giornalismo della
University of Missouri a Columbia, Mo.
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I. II. L'opera
Blue Highways. A Journey into America è il romanzo con cui Heat-Moon esordisce nel 1982
come travel writer. Inizialmente viene pubblicato dalla rivista The Atlantic Monthly di Boston in
sezioni, poi, dopo essere stato rifiutato da nove editori anche a causa dell'alto costo editoriale (quasi
venti dollari per un libro di circa quattrocento pagine scritto da un esordiente), ed otto diverse
stesure del manoscritto in quattro anni, finalmente la casa editrice Little, Brown accetta di
pubblicare integralmente il romanzo, cioè completo di quelle fotografie, scattate da Heat-Moon
stesso, che danno un volto ai personaggi che descrive; ed anche con successo: duecentotrentamila
copie rilegate ed un milione di tascabili venduti, quaranta settimane in testa alle classifiche del New
York Times, traduzioni in tre continenti. Il romanzo riceve nell'anno 1984 due importanti
riconoscimenti: il Christopher Award e il Book-Across-the-Sea Award.
Il secondo romanzo, PrairyErth. (a deep map), pubblicato nel 1991 dalla Houghton Mifflin
Company di Boston, rappresenta una tappa evolutiva nella sua opera dal momento che affronta il
tema del viaggio da una diversa prospettiva, cioè narrare la storia di un luogo attraverso un'indagine
approfondita della sua terra.
In un'intervista rilasciata a Walter W. Ross per Contemporary Authors
5
nel 1985, Heat-Moon
paragona brevemente il primo romanzo col secondo, ancora in fase di elaborazione:
Blue Highways, I see now, is a horizontal movement across the country.
The goal was to keep moving, ... and ... to try to get the essence of an
area ... The new book is not a horizontal quest into the land, but rather
a vertical quest in that I'm looking at a very small, limited piece of the
prairie in eastern Kansas. ... Breadth is not the goal, depth is.
Attualmente Heat-Moon sta preparando un terzo romanzo viaggiando questa volta
dall'Atlantico al Pacifico sull'acqua, senza mai toccare terra.
6
William Least Heat-Moon ha inoltre curato la riedizione nel 1992 dell'opera di Walter
McClintock (1870-1949) Old Indian Trails
6
per la casa editrice Houghton Mifflin di Boston. Nella
prefazione Heat-Moon ripercorre le tappe importanti della vita di questo romantico etnografo
bianco adottato dal capo Lupo Pazzo della tribù dei Piedineri nel 1896, quindi come Heat-Moon
indiano più per scelta che per sangue, rivalutando dopo 71 anni di silenzio editoriale questa opera
scritta alla vigilia della distruzione della cultura dei Piegan.
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NOTE AL PRIMO CAPITOLO
1 Marisa Caramella, "Traversate ed Esplorazioni", Linea d'Ombra, settembre 1994, p. 52.
2 William Least Heat-Moon, Blue Highways. A Journey into America, 1a ed., s.l., Little,
Brown and Company, Inc., 1982; 2a ed., Boston, Houghton Mifflin Company, 1991, pp. 411.
Trad. it. di Igor Legati, Strade blu. Un viaggio dentro l'America, Torino, Giulio Einaudi
editore spa, 1988 e 1989, pp. 493.
3 William Least Heat-Moon, PrairyErth. (a deep map), Boston, Houghton Mifflin Company,
1991, pp. 622. Trad. it. di Igor Legati, Prateria. Una mappa in profondità, Torino, Giulio
Einaudi editore spa, 1994, pp. 680.
4 Heat-Moon, Blue Highways, op. cit., pag. 3.
5 Hal May Editor, Contemporary Authors, Gale Research Company, Book Tower - Detroit, Mi
- 1987, vol. 119, pp. 382-386.
6 Walter McClintock, Old Indian Trails, Houghton Mifflin Company, Boston, 1992. Trad. it. di
Laura Sgorbati Buosi, Strade Rosse, s.l., Edizioni Frassinelli, 1994.
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SECONDO CAPITOLO
II. IL VIAGGIO COME QUEST IN BLUE HIGHWAYS
II.I. La crisi
Blue Highways è un romanzo moderno autobiografico. Il personaggio Heat-Moon è un uomo
perfettamente inserito nella società nordamericana degli anni Settanta: è di origini borghesi, ha un
posto di lavoro permanente, ha prestato con valore il servizio militare in marina, è sposato senza
figli, nessun dramma in famiglia.
All'età di 39 anni, però, si separa dalla prima moglie; subito dopo, sebbene i due eventi non
siano correlati, perde il posto di lavoro. Ecco che l'eroe moderno entra in crisi.
Guardandosi intorno Heat-Moon non sembra riconoscere il proprio mondo, che lo ha ad un
tratto escluso. La decisione di dare una svolta definitiva alla propria vita intraprendendo un viaggio
appare quasi come una scelta obbligata al protagonista che sente:
... a nearly desperate sense of isolation and a growing suspicion that I
lived in an alien land
1
.
L'alienazione è un tema ricorrente nella letteratura moderna occidentale
2
e consiste
prevalentemente nella frattura del legame sociale. Il soggetto alienato perde i propri riferimenti e si
sente disorientato, perso. Significativo a questo proposito è il lapsus freudiano che colpisce Heat-
Moon qualche giorno dopo la sua partenza quando, nel tentativo di raggiungere una cittadina
talmente piccola da non avere un nome vero e proprio, cioè Nameless, Tennessee, il protagonista
chiede informazioni circa la strada statale 56. Le battute sono le seguenti:
"I may be lost."
"Where'd you lose the right road?"
"I don't know. Somewhere around nineteen sixty-five"
3
9
Cioè nell'anno ' 65 invece che nella statale 56. Evidentemente Heat-Moon sente che il proprio
disagio ha radici ben più lontane rispetto alla condizione contingente
4
. Del resto, molti scrittori
moderni hanno espresso il disagio di vivere: basti pensare a qualche nome di rilievo come Melville
5
,
Thoreau
6
, Sartre e de Beauvoir
7
, Eliot, Yeats e Pound, ed ancora Kerouac
8
, Salinger e molti altri
ancora. In alcuni casi il senso di estraneità del protagonista non scaturisce da una frattura vera e
propria in quanto è già insito nell'uomo, come un male che può portare solo all'annientamento della
persona
9
oppure alla condizione di invisibilità
10
.
L'America è un Paese che ha particolarmente sofferto di questo male moderno, cioè il caos
spirituale che deriva dalla mancanza del senso di appartenenza, come testimoniano le numerose
figure di outsiders presenti nella letteratura americana contemporanea. Essi vanno incontro allo
stesso destino di solitudine riservato a chi, come gli indiani delle riserve, viene forzatamente
strappato alla terra d'origine ed inserito in un contesto sociale estraneo alla propria tradizione
culturale.
11
Le frammentarie testimonianze che ci giungono per mano di religiosi, antropologi ed
esploratori circa la cultura indiana ci mostrano al contrario gruppi tribali il cui universo spirituale è
estremamente armonico. Si tratta per lo più di materiale filtrato da persone di cultura inglese o
comunque occidentale cui qualche capo tribù ha concesso di trascriverne la storia. Non essendo
infatti la cultura dei nativi d'America basata su artefatti ed osservando una trasmissione
dell'informazione extrasomatica di tipo orale, il destino delle tribù si sarebbe concluso con la morte
dell'ultimo membro. Materiale filtrato, dicevo, eppure in alcuni casi di grande valore. Mi riferisco
ad esempio a The Sacred Pipe
12
di J. E. Brown, Black Elk Speaks di J. Neihardt
13
oppure The Soul
of the Indian
14
di C. A. Eastman; ed ancora Old Indian Trails
15
del fotografo etnografo W.
McClintock. Qui l'autore ci trasmette qualcosa che va ben oltre l'interesse scientifico, avendo
assimilato la cultura dei Piegan fino a diventarne membro. L'opera, scritta nel tono amaro di chi sa
che qualcosa di importante sta per finire, non è priva di romanticismi. Il suo valore consiste però
nell'aver salvato dall'oblìo la storia di un popolo, i suoi rituali, i miti, le leggende.
Tali resoconti, risalenti per lo più all'inizio di questo secolo, sono alla base di quella rinascita
della cultura indiana che, a partire dagli anni Sessanta, ha visto crescere nelle università americane
intellettuali indiani. Scrittori come Momaday, Welch, Silko, Ortiz hanno potuto certamente
rigenerare la loro appartenenza indiana grazie anche al contributo di quelle trascrizioni.
L'indiano moderno non viene risparmiato dalla crisi che ha colpito la società nordamericana.
L'immagine del nativo che scaturisce dai racconti contemporanei è di estrema discordanza se non di
annientamento. L'indiano che abbandona la riserva va incontro ad una esperienza che distrugge la
sua integrità. Ciò implica naturalmente che un eventuale ritorno in seno alla tribù può generare
10
l'inizio della guarigione. Pensiamo ad esempio alla scena finale di House made of Dawn,
capolavoro di quel Rinascimento indiano che vede in N. Scott Momaday il capostipite, in cui Abele,
tornando alla riserva natìa dei Pueblo Jemez dopo l'alienante esperienza della vita in città, che lo
aveva reso "inarticolato"
16
, riconquista una potenzialità di sopravvivenza nella corsa all'alba, rituale
indiano che avvia il processo di risanamento.
Il libro, quindi, si conclude con una potenzialità, forse un messaggio di speranza. Nel caso di
Heat-Moon possiamo supporre che probabilmente fu il desiderio di questo sense of place, di
appartenenza al flusso vitale a ricondurlo sulla strada del suo antenato Osage piuttosto che del suo
omonimo e ben più famoso predecessore, William Trogdon,
... an immigrant Lancashireman living in North Carolina, who was
killed by the Tories for providing food to rebel patriots and thereby got
his name in volume four of Makers of America
17
.
Paradossalmente Heat-Moon rinasce a nuova vita più per quella parte di sè praticamente
sconosciuta ma fortemente vitale, quella indiana appunto, che non per quella di cui ogni
americano andrebbe fiero.
Le ragioni della crisi di Heat-Moon hanno una valenza più universale rispetto al caso specifico.
L'autore stesso ammette che nonostante inizialmente la sua fosse una ricerca del sè, una quest
personale, nel progredire del viaggio si manifesta come quest dell'uomo in generale:
My concept of Blue Highways - as it developed in the writing - was to
make it a book not so much about me, but, ... about ... Anyman ... who
finds that it's time to start anew and who begins by putting himself into
motion. I hope that the physical motion of the trip reflects ... the
traveler's - own spiritual motion.
18
La quest di Heat-Moon comincia così:
I took the open road in search of places where ... time men and deeds
connected
19
ovvero dove poter chiudere il cerchio.
11
II.II. Alla ricerca delle origini
In piena crisi esistenziale, il personaggio Heat-Moon prende una decisione:
That night, ... I got the idea ... A man who couldn't make things go right
could at least go. He could quit trying to get out of the way of life.
Chuck routine.
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Il viaggio come fuga dall'establishment ha caratterizzato tutta una generazione di scrittori
americani. Cominciando con Kerouac, il cui Dean Moriarty di On the road corre con l'auto
all'infinito, dall'America al Messico, da una donna all'altra, bevendo e fumando marijuana in cerca
di quella beatitudine e sanità che nulla potrà mai fornire, perchè dentro di sè Dean ha il vuoto.
Anche la sua protesta non è chiara in quanto sa di dover disubbidire, ma è un ribelle senza causa.
Per lui è fin troppo facile cedere al mito della libertà, del West. In questo senso Dean è un eroe
tipicamente occidentale: per affrancarsi e realizzarsi in piena libertà deve allontanarsi dal suo
gruppo, perdere l'innocenza, esperire tagliando col passato.
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Per Steinbeck, invece, "the urge to be someplace else"
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, cioè viaggiare, è una "fever ...
incurable". Infatti, come per Kerouac, per lui viaggiare significa allontanamento da, piuttosto che
spostamento verso. Il ritorno a casa è per entrambi un adattamento, un compromesso, quindi un
fallimento, non una cura. Il viaggio è fine a se stesso, ha valore cioè solo fin quando dura perchè
rappresenta un momento di sospensione della routine.
In altri casi, invece, viaggiare è sinonimo di crescita interiore nella ricerca della propria
identità. Thoreau, ad esempio, per conoscere ed esplorare va a vivere nei boschi di Walden in
solitudine. Oppure esercita l'arte del camminare "through the woods and over the hills and fields,
absolutely free from all worldly engagements" cosicchè "There will be so much the more air
and sunshine in our thoughts."
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Viaggiare per Thoreau è uno strumento di conoscenza di
quell'universo interiore quasi sconosciuto all'uomo sprovveduto:
The universe is wider than our views of it.
...
"Direct your eye right inward, and you'll find