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Capitolo 1
La questione energetica
La maggior parte dell’energia prodotta oggi nel mondo deriva da
giacimenti di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas naturale:
disponibili in quantità limitate, essi costituiscono una fonte energetica
esauribile, altrimenti definita non rinnovabile. Una parte decisamente minore
deriva poi da giacimenti di uranio, anch’essi limitati e non rinnovabili: l’isotopo
235 dell’uranio, l’elemento attualmente più utilizzato per produrre energia
nucleare, benché considerato da molti una alternativa di medio periodo ai
combustibili fossili, è anch’esso esauribile in prospettiva futura.
Le fonti non rinnovabili sono oggi quelle più sfruttate dall’umanità perché
in grado di produrre le maggiori quantità di energia con impianti
tecnologicamente semplici e collaudati; nella maggior parte dei casi però,
queste fonti sono anche le più inquinanti, con l’emissione di scorie e di gas
tossici che producono effetti nefasti per l’ambiente e gli ecosistemi.
Negli ultimi anni si è così assistito a fini energetici allo sfruttamento di
fonti cosiddette rinnovabili, che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano o
non sono esauribili nella scala dei tempi umani e il cui utilizzo, per estensione,
non pregiudica la disponibilità di risorse naturali per le generazioni future: tra
le energie rinnovabili rientrano l’energia generata da fonte eolica, idroelettrica,
geotermica, solare (sia termico che fotovoltaico, unitamente al nuovo sistema a
concentrazione) o generata da biomasse e processi di termovalorizzazione, solo
per citarne alcune.
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1.1 I combustibili fossili e i loro limiti
I combustibili fossili rappresentano oggi la principale fonte energetica
sfruttata dall’umanità, grazie ad alcune loro caratteristiche importanti:
innanzitutto sono compatti, presentano un alto rapporto energia/volume, sono
facilmente trasportabili e immagazzinabili, possono essere utilizzati con
macchinari relativamente semplici a costi relativamente bassi.
Di contro presentano alcuni svantaggi non indifferenti: su tutti il fatto di
essere altamente inquinanti, anche se con lo sviluppo delle moderne tecnologie
questo problema si è notevolmente ridotto. Tra le cause principali di
inquinamento risiede la diffusione in atmosfera di sostanze come anidride
solforosa (SO2) responsabile del fenomeno delle piogge acide, e l’incremento
della quantità di anidride carbonica (CO2), gas che, come è noto, è oggi
considerato il principale responsabile del surriscaldamento globale
4
.
Trattandosi inoltre di risorse non rinnovabili, la quantità che si fossilizza
non è oggi sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico della società in cui
viviamo, aspetto che implica, a fronte di una richiesta energetica sempre
crescente, il progressivo esaurirsi dei giacimenti disponibili, con conseguente
aumento dei prezzi.
Nel 1972 uno studio del MIT (Massachussetts Institute of Tecnology),
commissionato dal Club di Roma, focalizzò l’attenzione sulla scarsità del
petrolio e sul limite del suo sviluppo: il rapporto Limits to Growth, a cura di
Donatella Meadows, pubblicato nel periodo in cui scoppiò la prima grande crisi
petrolifera mondiale, metteva in evidenza la limitatezza delle risorse naturali ed
energetiche, ponendo l’attenzione sull’ambiente considerato fino ad allora una
4
La quantità di anidride carbonica emessa dipende dal tipo di combustibile utilizzato.
12 12
variabile esogena dalla quale poter attingere in maniera abbondante se non
infinita. Conseguentemente, non venivano considerate le ricadute (le cosiddette
esternalità) dei processi produttivi sull’ambiente circostante
5
.
Il rapporto della Meadows, impropriamente tradotto nella versione
italiana come Rapporto sui limiti dello sviluppo ove letteralmente sarebbe Rapporto
sui limiti della crescita, predice le conseguenze della progressivo accrescersi della
popolazione sull’ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie
umana, formulando conclusioni ritenute da molti eccessivamente allarmanti. La
studiosa americana avverte infatti che «se l’attuale tasso di crescita della
popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento, della produzione di
cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello
sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato entro
i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed
incontrollabile della popolazione e della capacità industriale»
6
.
Lo stesso studio dimostra però che è possibile modificare i tassi di
sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica,
sostenibile anche nel lontano futuro: lo stato di equilibrio globale dovrebbe
essere progettato in modo che le necessità di ciascun abitante della terra siano
soddisfatte e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio
potenziale umano.
Nel 1992 è stato pubblicato un primo aggiornamento del Rapporto, col
titolo Beyond the Limits (trad. it. Oltre i limiti dello sviluppo), nel quale si ritengono
5
Il dibattito sulla questione ambientale, nato tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso con la formazione
delle prime associazioni ambientaliste, ebbe come argomento centrale il rapporto tra economia e
ambiente, nella sempre più evidente necessità di preservare la qualità del patrimonio naturale e nella
consapevolezza che, la limitatezza delle risorse, i modelli di sviluppo dovessero essere rivisti, equilibrati
e adeguati. Ambiente e sviluppo economico divenivano così argomenti tra loro strettamente
interconnessi: non a caso adesso si parla congiuntamente delle cosiddette tre sfere: economica,
ambientale e sociale.
6
D.H. Meadows, I limiti dello sviluppo: rapporto del System dynamics group Massachusetts Institute of
Technology (MIT) per il progetto del Club di Roma sui dilemmi dell’umanità, Mondadori, Milano 1972.
13 13
già abbondantemente superati i limiti della "capacità di carico" del pianeta
7
. Un
secondo aggiornamento, dal titolo Limits to Growth: The 30-Year Update, è stato
pubblicato il 1° giugno 2004 dalla Chelsea Green Publishing Company: in
questa versione, Donatella Meadows, insieme a Jorgen Randers e Dennis
Meadows, provvede all’aggiornamento e all’integrazione dello studio originale,
spostando l’accento dall’esaurimento delle risorse al degrado dell’ambiente
8
.
Come nelle edizioni precedenti, l’approccio privilegiato è quello della Teoria
dei sistemi e l’assunto fondamentale è che la Terra non è infinita né come
serbatoio di risorse (terra coltivabile, acqua dolce, petrolio, gas naturale,
carbone, minerali, metalli), né come discarica di rifiuti: la crescita della
popolazione e della produzione industriale comporta sia il consumo delle
risorse sia l’inquinamento.
Nel 2008 Graham Turner, del Commonwealth Scientific and Industrial
Research Organisation (CSIRO) australiano, ha pubblicato una ricerca intitolata
Un paragone tra i limiti dello sviluppo e 30 anni di dati reali, in cui ha confrontato i
dati degli ultimi 30 anni con le previsioni effettuate nel 1972, concludendo che i
mutamenti nella produzione industriale e agricola, nella popolazione e
nell’inquinamento effettivamente avvenuti sono coerenti con le previsioni del
1972 di un collasso economico nel XXI secolo
9
.
Pubblicato negli anni della grande crisi petrolifera e dell’unica crisi dei
mercati cerealicoli della seconda metà del secolo, il rapporto realizzato dal MIT
per il Club di Roma produsse immensa attenzione, ma l’essenza del messaggio,
la previsione che dopo l’anno 2000 l’umanità si sarebbe scontrata con la
rarefazione delle risorse naturali, fu sostanzialmente rigettata dalla cultura
7
D.H. Meadows – J. Randers – D.L. Meadows, Oltre i limiti dello sviluppo, Il Saggiatore, Milano 1993.
8
D.H. Meadows – J. Randers – D.L. Meadows, I nuovi limiti dello sviluppo: la salute del pianeta nel terzo
millennio, Mondadori, Milano 2006.
9
G. Turner, A comparison of The Limits to Growth with 30 years of reality, ‹‹Global Environmental
Change››, vol. 18, n. 3, Agosto 2008, pp. 397-411.
14 14
economica internazionale, compresi illustri Premi Nobel quale l’economista
Amartya Sen, assolutamente convinti che lo sviluppo tecnologico avrebbe
consentito di sopperire ad ogni problema.
Malgrado le numerose critiche ricevute per la sua previsione pessimistica,
oggi sarebbe utile ripartire proprio dall’impostazione dei Limits to Growth del
1972 (affiancato ovviamente dai successivi aggiornamenti), accettando l’idea
della finitezza delle risorse e valutando un insieme di azioni coordinate da
intraprendere al più presto per far fronte a tale ineluttabile scenario: gli effetti
negativi dei limiti dello sviluppo rischiano infatti di diventare tanto più gravi
quanto più tardi si agirà.
Una dimostrazione di questo assunto è già sotto gli occhi di tutti, il caso
del petrolio: l’«oro nero», considerato indispensabile nell’economia del XX
secolo (e pure in quella di questo scorcio di XXI secolo), rappresenta oggi una
delle questioni energetiche più scottanti, eppure fino alle crisi degli anni
Settanta nessuno avrebbe mai riconosciuto come erroneo e sconsiderato basare
l’intera economia mondiale su una risorsa di fatto esauribile.
15 15
Figura 1.1 Andamento del costo del petrolio dal 1970 ($ correnti e costanti)
Fonte: ENEA, Rapporto energia e ambiente 2008
Il costo del greggio per barile, come mostrato in Figura 1.1, è aumentato
sensibilmente proprio in corrispondenza degli anni delle crisi petrolifere: la
curva che evidenzia l’andamento del petrolio a prezzi costanti ne mostra
l’ampiezza delle oscillazioni. Focalizzando l’attenzione sull’anno 1974,
successivo alla guerra del Kippur
10
, si nota come il prezzo del greggio rispetto
agli anni precedenti subisca un’impennata, attestandosi a poco più di 9 $ per
barile a prezzi correnti, che in dollari 2008 è pari a circa 40 $ per barile.
Un secondo brusco rialzo si verificò a seguito della crisi iraniana iniziata
nel 1979: Il petrolio arrivò a quotare circa 80 $ al barile (valore riportato in
dollari 2008), con conseguenti difficoltà di approvvigionamento energetico in
tutto il mondo occidentale. Con l’avvento del nuovo millennio, l’energia è
10
Nel 1973,a causa della guerra del Kippur, il prezzo del greggio aumentò da soli 3,011$ al barile a circa
12$ nell’arco di soli tre mesi, producendo il cosiddetto shock petrolifero.
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tornata al centro dell’interesse mondiale su piani differenti e tra loro
strettamente dipendenti: economico, politico e ambientale.
Sul piano economico, a seguito del recente e inatteso rialzo del prezzo del
petrolio che ha raggiunto circa i 100 $ al barile, superando i massimi storici
della seconda crisi petrolifera degli anni Ottanta. Vi è, inoltre, la fondata
preoccupazione che il prezzo del greggio possa rimanere su livelli elevati, se
non addirittura aumentare: il recente rialzo dei prezzi è inevitabile conseguenza
della sempre crescente domanda di energia e dell’incapacità di farvi fronte in
maniera adeguata in uno scenario internazionale caratterizzato da crescenti
tensioni politiche.
Sul piano politico l’acuirsi delle tensioni tra stati produttori e stati
consumatori per il controllo delle risorse minerarie che si rivelano come
relativamente scarse, l’elevata concentrazione dei produttori e il loro forte
potere di mercato, il continuo aumento della dipendenza e l’instabilità dei
mercati e dei prezzi hanno fatto sì che governi e organismi internazionali
ponessero la sicurezza energetica come obiettivi primari.
Ultimo, ma non per importanza, è il piano ambientale, caratterizzato dal
continuo aumento della domanda di energia con il conseguente aumento delle
emissioni inquinanti; crescente preoccupazione deriva dal fatto che le emissioni
annue di anidride carbonica (CO2) si aggirano intorno ai 23 miliardi di
tonnellate: la maggiore fonte di emissione è rappresentata dai combustibili
fossili, che contribuiscono per circa il 96% delle emissioni totali
11
.
11
IAE, World Energy Outlook 2008.
17 17
1.2 Decarbonizzare l’economia
Il concetto di sviluppo sostenibile appare per la prima volta nel Rapporto
Brundtland del 1987: secondo la definizione che ne viene data, è sostenibile «lo
sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente,
senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a
soddisfare i propri»
12
.
A partire da quella data, si è rafforzata la consapevolezza che la continua
crescita della domanda di energia, con il conseguente rischio dei cambiamenti
climatici dovuti alle emissioni di gas serra
13
, possa compromettere in modo
irreversibile il benessere del pianeta e quello delle generazioni future.
Recenti studi indicano proprio come le emissioni di anidride carbonica
(CO2) abbiano subito un notevole incremento negli ultimi anni, con innegabili
conseguenze sui cambiamenti climatici, tra cui l’innalzamento della
temperatura globale (che negli ultimi 100 anni è aumentata di circa 0,74°C),
l’aumento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta
artica, i cambiamenti nelle precipitazioni piovane e nevose e l’aumento della
siccità e delle ondate di calore
14
.
12
Il Rapporto Brundtland (Our Common Future) è un documento rilasciato nel 1987 dalla Commissione
mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED) dove per la prima volta, viene introdotto il concetto di
sviluppo sostenibile. Gro Harlem Brundtland, che in quell’anno era presidente del WCED, fu il
coordinatore del progetto. La definizione di sviluppo sostenibile è importante nella misura in cui
evidenzia un’etica del comportamento configurabile nella responsabilità da parte delle generazioni
d’oggi nei confronti delle generazioni future.
13
Sono chiamati gas serra quei gas presenti in atmosfera di origine sia naturale che antropica.
I gas serra di origine antropica sono sei: biossido di carbonio(CO
2
) che è il principale responsabile delle
piogge acide, il protossido di azoto (N
2
O), il metano (CH
4
), gli idrofluorocarburi (HFC), il perfluorocarburo
(PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF
6
).
14
I dati relativi al riscaldamento globale sono tratti da P. Crutzen, Benvenuti nell’Antropocene. L’uomo
ha cambiato il clima, la Terra entra in una nuova era, Mondadori, Milano 2005; altre fonti di riferimenti
utilizzate sono: V. Ferrara – A. Farruggia, Clima: istruzioni per l’uso, Edizioni Ambiente, Milano 2007 e D.
King – G. Walker, Una questione scottante, Codice, Torino 2008.
18 18
Figura 1.2 Concentrazione di CO2 in atmosfera (ppm)
Fonte: ENEA, Rapporto energia e ambiente 2008
A partire dal 1958, sono iniziate le regolari misurazioni della
concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Tra i primi ad effettuare le
osservazioni relative a tali concentrazioni fu l’oceanografo Charles Feeling, dal
quale prende il nome la curva di crescita di CO2.
Negli ultimi anni, come mostrato dalla Figura 1.2, le concentrazioni di CO2
in atmosfera sono aumentate, passando da circa 310 ppm nel 1958 agli attuali
380 ppm.
19 19
Figura 1.3 Andamento temperatura atmosferica (°C).
Fonte: ENEA, Rapporto energia e ambiente 2008
L’andamento della temperatura, mostrato in Figura 1.3, evidenzia
l’aumento medio dei valori registrati dal 1970 ad oggi: l’incremento subito dalla
superficie terrestre, negli ultimi 40 anni, è pari a circa 0,4 °C.
Di qui la necessità di interventi, da parte dei paesi più sviluppati, volti a
comprimere i consumi di energia e ridurre l’impiego delle fonti fossili.
Nel 1992, a Rio de Janeiro, venne presentata, nel corso di un vertice
internazionale informale noto come Summit della Terra, la Convenzione quadro
delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (in inglese United Nations Framework
Convention on Climate Change, da cui l’acronimo UNFCCC o FCCC), che
costituisce il primo trattato internazionale di discussione e presa coscienza
politica dei problemi inerenti il e conseguenti al cambiamento climatico del
Pianeta.