Questo lavoro di ricerca nasce con un obbiettivo ambizioso e di lunga durata;
solo il tempo, e la prosecuzione degli studi, potranno dire sarò in grado di portarlo
avanti con spirito critico e obbiettività. Il progetto originario prevedeva di analizzare
l'arte rivoluzionaria cosiddetta bassa nel contesto dei principali movimenti rivoluzionari
del continente Sudamericano. E, sebbene vi fosse alla base un'intelaiatura che reggeva
tutto il processo argomentativo e su cui si sarebbe dovuto impiantare la mia ricerca
estetica, il lavoro di verifica preliminare fatto con il docente relatore, prof. Giovanni
Matteucci, ha rilevato, in diversi punti, problemi di indeterminatezza del campo di
indagine, e di nebulosità sia nei fini che nei mezzi.
Non si poteva quindi affrontare in maniera grossolana un lavoro che, seppur
buono nelle premesse, rischiava di essere schiacciato per ampiezza e complessità; si è
deciso quindi di delimitare ulteriormente l'ambito di ricerca ad un confronto fra le
modalità di produzione artistica e di elaborazione estetica rivoluzionaria nel secolo
scorso. I poli della contrapposizione sarebbero stati tutto il mondo dell'ortodossia
marxista legato all'Unione Sovietica – passando quindi per le avanguardie russe ed
europee, e occidentali in genere – da un lato, e dall'altro le vie originali o alternative di
produzione e elaborazione teorica proprie del continente latinoamericano. Se differenze
ci sono state fra questi due mondi – com'è nella mia opinione - si sarebbe trattato allora
di analizzarli criticamente e porli a confronto, evidenziandone punti di contatto e
divergenze, e cercando le cause nel modo più onesto e obbiettivo possibile.
Questa seconda proposta però ha ceduto il passo al fattore tempo, che purtroppo
incide in maniera determinante nella stesura di una tesi di laurea magistrale. La volontà
di continuare il progetto generale, ossia quello di indagare la popular culture e la
popular art all'interno delle rivoluzioni latinoamericane del XX secolo per elaborare un
filo comune di appartenenza e di capacità di comprensione dei fenomeni estetici in
Sudamerica, non poteva quindi coesistere con lo spazio e con il tempo di redazione del
lavoro di tesi.
9
INTRODUZIONE
Si è quindi deciso di focalizzare l'attenzione su una figura che, non solo a parer
mio ma della quasi totalità degli studiosi di storia del pensiero nel Latinoamerica, ha
avuto un peso importante nello sviluppo del marxismo rivoluzionario nel continente
australe, e che per giunta si è occupato in maniera costante e con occhio attento di
tematiche estetiche. Questo autore è il giornalista e pensatore peruviano José Carlos
Mariátegui.
***
Il mio lavoro cercherà di indagare gli scritti dell'autore superando, ove possibile,
gli schemi di interpretazione ideologica di cui spesso ha sofferto la passata critica
mariateguiana. Sarà importante svolgere un'analisi approfondita e non superficiale dei
testi, priva dei legacci identitari e delle esaltazioni di parte, ma dentro una precisa ottica
post-ideologica e post-identitaria. Tener conto della partigianeria dell'autore vorrà dire
allora programmaticamente cercare di non appiattire il senso e il valore dell'esperienza
politica di Mariátegui in una descrizione priva dei connotati di lotta di classe e di
inquadramento storico, che non renderebbe giustizia alla statura intellettuale e alla
importanza politica del pensatore peruviano, ma neanche costringerla all'interno dello
schema totalizzante e deterministico del passato.
Cercherò quindi di studiare il pensiero estetico dell'autore all'interno di un
orizzonte teorico/culturale più ampio dei dibattiti sull'ortodossia più o meno marcata
dell'autore
1
– e della sua importanza nel contesto del socialismo rivoluzionario
peruviano e latinoamericano. Non cercherò di pretendere una maggiore coerenza dagli
scritti dell'autore, né di capire come e quanto l'esperienza dell'esilio europeo fu
determinante nella sua biografia intellettuale. Proverò, in definitiva, a considerare come
conclusi i dibattiti storici e politici sulla figura di Mariátegui, che spesso interpretavano
1 Esigenza condivisa anche dalla critica piú recente: “Così la nostra lettura […] si propone di
interpretare l'eredità di Mariátegui e, in particolare, la sua attualità, partendo dallo scardinare la
dicotomia eterodossia/ortodossia che ha contraddistinto la trazione marxista durante tutto il XX
secolo”. Beigel [2003], pag. 24 (traduzione mia).
10
la sua figura come controparte americana di pensatori europei (famoso è l'epiteto di
Gramsci sudamericano con cui per tanto tempo ci si è riferiti all'autore), e non
riuscivano, soprattutto nel suo lavoro di analisi estetica o di critica d'arte, a vedere gli
slanci universali e gli sbocchi più fecondi degli studi di José Carlos Mariátegui.
Con queste affermazioni non voglio lasciar credere che io intenda arrogarmi il
diritto di ignorare le interpretazioni storiche più importanti che si sono avute sul lavoro
di Mariátegui. Il lavoro di studiosi come Melis, Escajadillo, París, e Beigel –
quest'ultima più recentemente e con maggiore attenzione al lato estetico della
produzione di Mariátegui – sono anzi una guida preziosa all'interno della vasta e spesso
caotica produzione del peruviano.
L'interesse con cui mi avvicino all'opera dell'autore non è un interesse puramente
compilativo e accademico, ma è figlio di una volontà critica che cerca di
problematizzare le tematiche già dibattute. Spero che questo lavoro mi possa condurre
a ricercare una collocazione nuova per gli abbozzi estetici di Mariátegui, che sia
fondazione di un sentire artistico rivoluzionario che rivendica una identità peculiare e
alternativa rispetto all'egemonia culturale dell'Occidente. In altre parole, cercherò di
controllare se quell'invito che Mariàtegui faceva al socialismo latinoamericano di non
esser ni calco ni copia, sino creación heroica possa essere stato possibile a partire
proprio dall'opera del pensatore peruviano in quel campo della produzione umana che
ha occupato un posto così importante nella produzione dell'autore: l'arte, e la sua
interpretazione politica.
11
12
In questo capitolo descriverò la biografia di José Carlos Mariátegui. Seguendo
la narrazione dell'intensa attività del pensatore politico peruviano cercherò di tracciare
anche una visione storica precisa della situazione che attraversavano i due paesi in cui
Mariátegui visse e operò: il Perú dall'inizio Novecento fino al 1930, e l'Italia degli anni
immediatamente precedenti la Marcia su Roma.
Dedicherò maggiori approfondimenti al Perú sulla base di due motivazioni. La
prima è di studio: questa tesi vuol essere lavoro di ricerca e comprensione di tematiche
estetiche latinoamericane, e peruviane nel caso specifico, e penso abbia molta
importanza non lasciare zone d'ombra e approfondire per quanto possibile i discorsi o i
dati storico-culturali meno conosciuti.
L'altra motivazione tiene invece fede all'itinerario filosofico-politico di
Mariátegui: nei suoi scritti trapela la ricerca di una dimensione nuova per l'identità
nazionale peruviana. Questo sforzo è evidente anche dal titolo della rubrica che curò
nella parte finale della sua vita, ossia “ Peruanicemos al Perú” 2
; dedicare maggiore
attenzione al paese sudamericano è, nelle mie intenzioni, la maniera per poter svolgere
una analisi più rigorosa e filosoficamente corretta del lavoro dell'autore.
Cercherò di concentrarmi soprattutto sulla sua biografia intellettuale,
approfondendo le tematiche culturali di cui Mariátegui si è occupato e allo stesso tempo
sottolineando il rapporto con gli artisti e i movimenti d'avanguardia di volta in volta
considerati. Alcuni degli autori che egli cita, soprattutto gli autori latinoamericani, non
sono immediatamente presenti a un lettore occidentale contemporaneo; saranno allora
necessarie alcune delucidazioni che permettano una migliore comprensione del pensiero
mariateguiano.
2 Pubblicato sulla rivista Mundial a partire dal Settembre 1925. Cfr. Paris [1972a], pag. XCVIII.
13
CAPITOLO PRIMO:
“Il mio pensiero e la mia vita costituiscono un unico processo” :
profilo intellettuale di José Carlos Mariátegui.
José Carlos Mariátegui La Chira nacque a Moquegua, un villaggio nel sud del
Perú, nel 1894, secondo di tre figli. Meticcio, per alcuni la sua genealogia poteva
risalire da parte di madre al cacicco La Chira
3
, che avrebbe resistito ai conquistadores di
Francisco Pizarro, mentre da parte paterna annoverava tra i suoi avi il Segretario
dell'Assemblea Costituente e Presidente della Corte Suprema del Perú 4
. Il padre,
Francisco Javier, abbandonò la famiglia poco tempo dopo la nascita dell'ultimogenito
Julio Cesár 5
; da quel momento la madre, Amalia, portò avanti la famiglia solo grazie al
suo lavoro da sarta .
La vita di Josè Carlos fu segnata in maniera duratura da un'infermità alla gamba
sinistra dall'età di otto anni, che lo lasciò claudicante per tutta la vita. La degenza
prolungata per la malattia, durata all'incirca quattro mesi in ospedale e tre anni a casa ,
spostò precocemente la sua attenzione dai divertimenti dell'infanzia alla lettura e allo
studio:
Alejado de la vida activa, por el impedimento que le aqueja, se entrega a
la reflexión […] Debemos comprender que al sentirse Jose Carlos un ser inválido
e impedido de una mayor actividad fisica trata de compensar esta deficiencia
estimulando su imaginación, lo que lo conduce a una exagerada propensión al
ensueño 6
.
Nel 1909, per aiutare la famiglia in condizioni economiche precarie, entrò come
mettipiombo nel giornale La Prensa di Lima, dove cominciò a scrivere alcuni articoli
3 Riporta questa notizia Rouillon [1975], pag. 18.
4 Francisco Javier Mariátegui y Tellería, bisnonno di José Carlos. Cfr. Chang-Rodriguez [1983], pag. 7.
Importanti per gli studi da autodidatta di Maríategui alcuni libri provenienti dalla biblioteca
dell'illustre antenato (a lui sconosciuto fino alla maturità), che pare contasse più di tremila volumi in
origine, di cui solo pochi ereditati da José Carlos: cfr. Rouillon, op. cit., pag. 68.
5 Cfr. Rouillon, op. cit., pag. 38.
6 “Isolato dalla vita attiva, a causa dell'impedimento che lo affligge, si rinchiude nella riflessione […] Si
tenga presente che José Carlos, nel sentirsi un essere invalido e ostacolato ad una maggiore attività
fisica, prova a compensare questa deficienza stimolando la sua immaginazione, e questo lo conduce ad
una esagerata propensione al sogno”. Rouillon , op. cit , pagg. 49 e segg, trad. mia. In questo periodo
Mariátegui, ancora bambino, passò gran parte del tempo con la vecchia nonna materna, di origine
india, che gli raccontava miti e leggende; egli nella sua produzione matura dedicò attenzione
particolare al mito e alla favola, e non casualmente pose l'inizio della sua passione per lo studio nel
periodo della convalescenza.
14
1.1. L'edad de piedra: l'infermità, gli studi, il giornalismo.
nel 1911 e venne assunto come giornalista nel 1914; due anni più tardi si spostò alla
testata più progressista El Tiempo . In questo periodo si formò come autodidatta grazie
allo studio solitario e alla conoscenza di Manuel González Prada e di suo figlio Alberto,
che gli misero a disposizione la biblioteca familiare
7
.
Scrisse prevalentemente articoli di cronaca mondana e letteraria sotto vari
pseudonimi, il più frequente dei quali era Juan Croniqueur . Soprattutto dopo il
passaggio a El Tiempo cominciò ad occuparsi, in articoli firmati con il suo vero nome o
nella rubrica anonima Voces 8
, di cronaca parlamentare e di politica
9
.
Egli prese poi le distanze dagli articoli di questo primo periodo, arrivando a
scrivere di sé stesso e di Juan Croniqueur sulla rivista Nuestra Epoca :
Il nostro compagno Jose Carlos Mariátegui ha rinunciato
completamente allo pseudonimo Juan Croniqueur, con il quale è conosciuto,
e vuole chiedere perdono a Dio e al pubblico per i tanti peccati che,
scrivendo con questo pseudonimo, ha commesso.
10
In questi mesi comincia un periodo di studio e lavoro serrato 11
, in cui Mariátegui
comincia a maturare una coscienza politica non più orientata in maniera raffazzonata
7 Ibidem , pag. 82. Manuel González Prada (1844-1918), anarchico, fu poeta e saggista, ed è
considerato una delle figure più importanti della cultura peruviana di tutti i tempi. Cfr. Dessau [1972],
pagg. 70-71.
8 Questa rubrica si occupava di commentare in maniera umoristica la vita politica. Cfr. Rouillon, op.
cit. , pag. 155.
9 Chang-Rodriguez [1983], pag. 11.
10 Citato in Chang-Rodriguez, op. cit. , pag. 12. Paris riferisce che il testo sia una breve nota editoriale
pubblicata nel primo numero di Nuestra Epoca del 22 Giugno 1918: cfr. Paris [1972b], pag. 374. E'
interessante segnalare, a questo proposito, una polemica intercorsa tra Chang-Rodriguez e Paris sulla
rinuncia agli pseudonimi da parte di Mariátegui: il primo sottolinea che “il fatto di chiedere perdono
a Dio e la coscienza dei propri peccati testimoniano un marxismo incompleto” ; Paris ribatte invece
che “pensando al piacere di un Kierkegaard o di un Kafka per gli pseudonimi […] questa decisione
segni in primo luogo una scelta, una scelta delle scelte : quella della rinuncia all'estetismo, quella
dell'entrata nella vita” ; cfr. Paris, ibidem. Vista la cesura segnata dalla rinuncia allo pseudonimo,
visto il diverso carattere degli articoli pre e post “Juan Croniqueur” e vista la sempre più marcata
connotazione socialista del pensiero dell'autore, pur rimanendo forte la caratterizzazione religiosa di
Mariátegui in questo periodo, credo sia preferibile l'interpretazione di scelta delle scelte data da Paris.
11 Nel periodo 1914-1919 scrive per i seguenti giornali: La Prensa, El Turf, Lulú, Colónida, Mundo
Limeño, El Tiempo, La Noche, Nuestra Epoca, La Razón; è anche co-direttore del periodico
umoristico La Noche . Scrive diverse poesie (anche se il progetto di riunirle sotto il nome di Tristeza
non andrà mai in porto: cfr Rouillon, op. cit., pag. 163) e due testi teatrali: Las Tapadas , con Julio
Baudoin, e La Mariscala , con Abraham Valdelomar; cfr. Nuñez [1978], pagg. 13-14.
15
tanto verso l'anarchismo 12
quanto verso il liberalismo democratico 13
, frutto di
conoscenze e di letture pregresse, ma caratterizzata in maniera decisa e sempre più salda
da ideali socialisti. Questa scelta politica, fatta dapprima in maniera epidermica e come
adesione alle richieste di cambiamento che provenivano dagli studenti e dagli operai
del Perú e del Sudamerica, successivamente al viaggio in Europa si configurò come una
convinta e meditata adesione al marxismo-leninismo, interpretato alla luce dell'opera di
Georges Sorel e venato da istanze originali.
Nel 1918 insieme a César Falcón e Félix del Valle fonda una rivista, Nuestra
Época, che fu molto importante come tappa di formazione del “primo” Mariátegui. Più
tardi descrisse in terza persona quell'esperienza:
Nella redazione del quotidiano di opposizione “El Tiempo” , allora
molto popolare, ha inizio un faticoso tentativo di dar vita a un gruppo di
propaganda e di concentrazione socialista. […] Sono Cesar Falcón, Jose
Carlos Mariátegui, Humberto del Aguila e pochi altri [che] insieme a
giovani intellettuali di idee affini pubblicano – verso la metà del 1918 – una
rivista di combattimento: “Nuestra Epoca” . Un articolo di Mariátegui
contro gli armamenti provoca una violenta protesta degli ufficiali
dell'esercito che invadono in massa la redazione del Tiempo per aggredire
l'autore. Nuestra Epoca non ha un programma socialista, ma costituisce
uno sforzo ideologico e propagandistico in tal senso. Dopo due numeri,
cessa le pubblicazioni .
14
A questa esperienza, il gruppo di Nuestra Epoca cerca di dare un seguito
costituendo un comitato per la formazione di un partito socialista in Perú. Le attività di
questo comitato, alle quali prese parte anche Mariátegui, durarono all'incirca un anno;
questa prima esperienza “ si scioglie senza lasciar traccia della propria attività nella
12 Cfr. Rouillon, op. cit., pag. 185. Giustamente l'autore sottolinea come la religiosità di Mariátegui fu di
ostacolo per una completa adesione di questi all'anarchismo.
13Ibidem , pag. 181.
14José Carlos Mariátegui, Antecedenti e sviluppo dell'azione classista , in Mariátegui [1972], pag. 15.
L'articolo di cui parla Mariátegui nel testo si intitola Malas Tendencias. El deber del Ejercito y el
deber del Estado , pubblicato in Nuestra Epoca n¨1, 22 Giugno 1918.
16
coscienza operaia ” 15
, com'ebbe a dire lo stesso Mariátegui.
L'attività giornalistica e politica compiuta fino a quel momento non riesce, però,
a dare il minimo sentore dell'importanza che Mariátegui acquisì; d'ora in avanti, infatti,
egli assunse un ruolo sempre più centrale nella vita culturale e politica del suo paese.
Fu testimone di grandi cambiamenti storici in due continenti attraversati da grossi
movimenti di massa che ponevano in discussione i valori fondanti la società e la
politica: egli visse sia la profonda crisi del tradizionale sistema oligarchico-liberale che
dominava la politica di tutta l'America Latina, avviato dalla contestazione studentesca
del 1918; sia il Biennio Rosso e il cammino di avvicinamento del fascismo al potere in
Italia.
Loris Zanatta, storico e latinoamericanista contemporaneo, spiega così la crisi
che attraversò il continente australe nei primi decenni del Novecento:
Cosa causò la crisi dei regimi oligarchici dell'età liberale? Una
risposta univoca è impossibile. Tanto più che non tutti caddero. E che non
tutti quelli che crollarono lo fecero all'unisono ne allo stesso modo. […] In
termini politici, quel che più erose la stabilità e la legittimità di quei regimi
si suole dire che fu il montare della domanda di democrazia. Qualsiasi
cosa chi l'invocava intendesse con tale parola, la quale evocava in realtà, in
molti casi, soluzioni che con la democrazia avevano poco a che fare. Tanto
più che forse sarebbe più corretto dire che era la domanda di
partecipazione, o di cambiamento tout-court , che agitava i tempi. […]
Emblema della medesima, generica domanda di partecipazione e di
cambiamento fu proprio allora il movimento della riforma universitaria.
Un movimento sorto a Cordoba, in Argentina, nel 1918, nel cui programma
spiccava la richiesta di democratizzare l'accesso e il governo delle
Università. E i cui echi giunsero un po' ovunque in America Latina,
confondendosi con quelli sollevati poc'anzi dalla rivoluzione messicana.
16
15 Mariátegui, op. cit., pag. 16.
16 Zanatta [2010], pag. 82 e segg. Per approfondire ulteriormente la tematica del movimento studentesco
del '18, vedi Portantiero [1971].
17
L'eco del movimento studentesco giunse anche in Perú l'anno successivo, e vide
Mariátegui, dalle colonne della nuova rivista La Razón , che aveva contribuito a fondare,
prendere parte alla protesta con articoli ed editoriali polemici contro le istituzioni statali.
L'anno 1919 fu centrale nella vita di Mariátegui, che si era ormai “orientato
decisamente verso il socialismo, rompendo coi […] primi vagheggiamenti di letterato
intriso di decadentismo e di bizantinismo fin de siècle ” 17
. La sua definitiva presa di
coscienza socialista coincise con la fine della cosiddetta República Aristocrática ,
corrispondente con il dominio sulla scena nazionale peruviana dello storico Partido
Civil, conservatore. Quest'anno vide la seconda elezione alla carica di Presidente del
Perú per Augusto Leguía y Salcedo, che era giá stato alla guida di un governo moderato
sette anni prima. Egli in questo secondo mandato governò in maniera autoritaria e
paternalista, perseguitando gli oppositori interni e favorendo all'estero una politica di
sudditanza ai capitali stranieri
18
.
Nonostante in un primo momento Mariátegui avesse appoggiato la candidatura
del populista Leguía, non passò tanto tempo che il nuovo governo e La Razón
entrassero in conflitto aperto:
Desde La Rázon, Mariátegui y Falcón contribuyeron a la
consecución de los ideales estudiantiles en pro de la reforma universitaria,
a las reivindicaciones sociales y a la liberación de lideres obreros que
estaban en prisión por los disturbios recientes en las calles de Lima.
19
Nell'agosto del 1919 Leguía decise di chiudere il periodico, e di assegnare ai
17 Da una lettera di Josè Carlos Mariátegui a Samuel Glusberg del 10 Gennaio 1927, pubblicata in La
Vida Literaria , Maggio 1930, Buenos Aires. Ora disponibile anche in Mariátegui [1972], pag. 8.
18 Questo governo, che durò ininterrottamente dal 1919 al 1930, è conosciuto globalmente con il nome
di el Oncenio (ossia, con una traduzione approssimativa, “l'Undicennio”). Rimane, a tutt'oggi, la più
lunga dittatura della storia repubblicana del Perú. Per approfondire, cfr. Steve Stein, Populism in
Perú: the emergences of the masses and the politics of social control , Madison (WI), University of
Winsconsin Press, 1980. Chang-Rodriguez [1983], pagg. 13 (nota) e segg., fornisce alcuni dati
essenziali sulla situazione peruviana antecedente il leguiismo.
19“Dalle pagine de La Rázon Mariátegui e Falcón contribuirono al conseguimento degli obbiettivi della
lotta studentesca, della lotta sindacale e alla liberazione dei leader operai che erano incarcerati a causa
dei recenti scontri nelle vie di Lima”; Nuñez [1978], pag. 17, trad. mia.
18
suoi direttori Mariátegui e Falcón il ruolo di “agenti di propaganda del Perú all'estero”:
“era in pratica un esilio che il regime dissimulava con l'assegnazione di una borsa di
studio” 20
. I due partirono all'inizio di Ottobre del 1919 alla volta dell'Europa: Falcón
verso la Spagna, in cui si stabilì definitivamente, diventando un importante letterato e
giornalista; Mariátegui verso l'Italia, da cui tornerà solo tre anni dopo.
1.2. Rottura o interregno : l'Italia e l'Europa, fra letteratura e politica.
Dopo un breve scalo a New York, che gli permise di assistere ad uno sciopero di
portuali e di simpatizzare con le loro richieste, i due giornalisti arrivano a Parigi ai primi
di Novembre del 1919, trattenendosi per circa quaranta giorni
21
. Nonostante la brevità
fu senza dubbio una tappa importante, soprattutto per l'importanza che la cultura
francese aveva per Mariátegui.
Egli fin dall'adolescenza studiò il francese, soprattutto per poter godere della
lettura dei suoi autori preferiti in lingua originale
22
. Cercò sempre di tenersi quanto più
possibile aggiornato sulle produzioni letterarie e culturali della Francia, che in quegli
anni di inizio Novecento era il centro della vita culturale e artistica mondiale.
Purtroppo, il buon livello di comprensione della lingua scritta che egli possedeva non
andava di pari passo con la padronanza della conversazione e della comprensione orale.
Non senza sorpresa a Parigi riuscì ad avvicinare uno degli autori a lui più cari,
Henri Barbusse. Costui, appena dopo aver pubblicato Le Feu, gli concesse una
intervista per il quotidiano El Tiempo , con cui nel frattempo Mariátegui aveva ripreso a
collaborare. Dopo averla conclusa, il giornalista si rese però conto di non riuscire a
ricavare nessun materiale utile proprio perché era aveva capito poco o nulla del francese
accademico, sostenuto e declamatorio del poeta. Questo episodio però non impedì in
20 Petrini [1993], pag 32.
21 Dal 10 Novembre al 24 Dicembre 1919; cfr. ibidem, pag. 53.
22 Rouillon attribuisce inoltre la decisione di Mariátegui di studiare il francese e poi il latino ad una
volontà di rivalsa nei confronti della aristocratica famiglia paterna, dalla quale lui si sentiva escluso e
sulla quale voleva eccellere per cultura e studi; cfr. Rouillon, op. cit., pag. 179.
19
seguito di mantenere i contatti con Barbusse e con il gruppo di Clarte, che fornirono
anzi a Mariátegui lo spunto per la creazione della rivista Amauta , dove poi nel 1928
pubblicò diversi articoli sia lo stesso Barbusse che Romain Rolland.
Sia la lingua che il clima troppo umido fecero quindi propendere Mariátegui per
l'Italia come meta privilegiata del suo viaggio in terra europea
23
. Dagli appunti e dalle
lettere scritte prima di partire da Lima, questo viaggio nel Vecchio Continente sarebbe
dovuto essere una sorta di Grand Tour di formazione letteraria e sociologica; era
programmata anche una tappa nella Russia bolscevica, cosa che non fu economicamente
possibile affrontare. Mariátegui visitò di sicuro due volte la Francia (anche se la visita
fu circoscritta alla sola Parigi), la Germania e il Belgio. Inoltre, grazie ad una gita in
battello, riuscì a visitare brevemente l'Austria, l'Ungheria e la Cecoslovacchia. Così
Petrini sintetizza quello che Mariátegui definì il suo apprendistato in Europa:
Egli era un giornalista, un outsider la cui azione poteva consistere
soltanto in una attenta osservazione […] Non gli era possibile agire come
militante politico in senso stretto e, tanto meno, come rivoluzionario in
senso marxista-leninista. Perciò il concetto di “apprendistato” europeo,
coniato dallo stesso Mariátegui, resta da intendersi come fatica e conquista
intellettuale, giornalistica, come maturazione ideologica.
24
Nei due anni e mezzo che passò nel nostro paese, Mariátegui ebbe modo di
viaggiare nelle principali città d'arte, soggiornando a Milano, Venezia, Genova e
Firenze. Ebbe come sede privilegiata Roma, dove si trasferì per un lungo periodo,
soprattutto dopo le nozze con la senese Anna Chiappe. Proprio a Roma nel 1922
nascerà il loro primo figlio, Sandro Tiziano Mariátegui Chiappe, che sarà poi Primo
Ministro del Perú sotto Fernando Belaúnde Terry nel 1984. Mariátegui ebbe modo di
avvicinare alcuni personaggi di primo piano nella cultura italiana del periodo
25
; non
23Rouillon sottolinea come la tradizione politica italiana (e spagnola) fosse importantissima nella
formazione di Mariátegui, dato che contribuì notevolmente alla scelta italiana del pensatore
peruviano; cfr. Rouillon, op. cit., pag. 189.
24Petrini, op. cit., pag. 54.
25 Melis elenca Croce, Gobetti, Gramsci, Nitti, Sturzo, D'Annunzio, Romain Rolland, Barbusse e Gor'kij;
vedasi Melis [1967], pag. 137. Questo elenco è confutato da Paris, che ritiene Melis “vittima di alcune
ambiguità del linguaggio”; cfr. Paris [1972a], pag. XIV.
20