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Introduzione
Il presente lavoro nasce dalla mia grande passione per la traduzione ed in
particolare per quella audiovisiva. Tale interesse è cresciuto fortemente
negli ultimi tempi, durante le attività didattiche, grazie anche alla serie tv
spagnola Aquí no hay quien viva, divenuta poi oggetto di analisi della
presente tesi. La serie ha saputo conquistare il pubblico del piccolo schermo
per diversi motivi, tra cui la comicità dei personaggi e l’originalità dei temi
trattati, che si alternano tra serietà (il coma e l’omosessualità) e leggerezza
(le relazioni amorose, i problemi adolescenziali).
L’idea per la stesura di questa tesi nasce inoltre dalla mancanza di una
versione doppiata in Italia di Aquí no hay quien viva; essendo una serie di
grande successo in Spagna ed avendo tutte le caratteristiche per ottenere
ottimi risultati anche nel nostro Paese, si è pensato di proporre la traduzione
di un episodio della prima stagione che potrebbe essere adattata per il
doppiaggio. Come viene spiegato nel corso del lavoro, la traduzione
proposta cerca di rispettare nel miglior modo possibile le regole per
l’adattamento al doppiaggio, a partire dalla salvaguardia del testo originale,
che non deve essere modificato, fino ad arrivare a questioni legate al tema
della sincronizzazione.
La tesi è suddivisa in quattro capitoli: il primo costituisce la parte teorica
vera e propria e presenta alcune definizioni di traduzione audiovisiva (TAV)
proposte da autori illustri, quali Elisa Perego e Frederic Chaume, per poi
descrivere la nascita e lo sviluppo di tale tipologia traduttiva.
Successivamente vengono elencate le varie modalità di TAV, mettendo in
luce principalmente il doppiaggio, a cui viene dedicato un paragrafo, nel
quale si nominano i Paesi che fanno uso di tale tecnica e le motivazioni per
cui questi optano per questa tipologia. Il paragrafo prosegue con la
descrizione delle varie fasi del doppiaggio, a partire dalla ricezione del testo
originale fino all’elaborazione del testo finale. In questa parte si mettono in
luce sia il punto di vista del dialoghista o adattatore sia quello del traduttore,
figura fondamentale all’interno del processo di doppiaggio, e si analizza il
fatidico dilemma riguardante la scelta tra doppiaggio e sottotitolaggio.
L’ultimo paragrafo è dedicato al modello di analisi testuale proposto da
Chaume (2004).
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Il secondo capitolo è dedicato alla serie televisiva Aquí no hay quien viva,
oggetto di analisi della tesi ed inizia con una breve panoramica sulla serie,
in cui vengono descritti i premi vinti, gli argomenti trattati, il successo
ottenuto e le critiche ricevute. Segue poi una breve presentazione delle
caratteristiche della serie tv come genere testuale. Il penultimo paragrafo
illustra i protagonisti di Aquí no hay quien viva, accompagnati dalle loro
caratteristiche principali, mentre l’ultimo rappresenta una vera e propria
scheda tecnica, in cui compaiono regista, produttore esecutivo ed attori
principali.
Il terzo capitolo costituisce la parte più pratica del lavoro: innanzitutto viene
descritta la trama dell’episodio in analisi, il numero 16 della prima stagione.
Il lavoro di analisi è stato effettuato sui vari livelli proposti dal modello, che
abbracciano sia il contenuto vero e proprio sia il linguaggio utilizzato. In
appendice si possono consultare sia il testo originale che la traduzione
proposta per un eventuale doppiaggio. Nel quarto ed ultimo capitolo
vengono menzionati i principali ostacoli riscontrati nella traduzione in
italiano e le strategie adottate di volta in volta per ottenere un risultato
soddisfacente e convincente per il pubblico d’arrivo. Attraverso la
consultazione di fonti specifiche (Agost 1999), è stato possibile trovare
soluzioni per affrontare le difficoltà nel tradurre riferimenti culturali,
linguaggio colloquiale, espressioni peculiari di alcuni personaggi ed
atteggiamenti degli stessi.
La presente tesi termina con le conclusioni, in cui si tirano le somme del
lavoro svolto e si descrive cosa è emerso dall’elaborazione dello stesso, e
con un’attenta bibliografia e sitografia delle fonti citate.
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Capitolo 1: La traduzione audiovisiva
1.1 Terminologia
Con il termine ‘traduzione audiovisiva’ l’esperta del settore Elisa Perego
(2005) intende:
Tutte le modalità di trasferimento linguistico che si propongono di tradurre i
dialoghi originali di prodotti audiovisivi, cioè di prodotti che comunicano
simultaneamente attraverso il canale acustico e quello visivo, al fine di
renderli accessibili a un pubblico più ampio.
(Perego 2005: 7)
La complessità del testo audiovisivo sta quindi nel coniugare informazione
di tipo verbale (scritta e orale) ed informazione non verbale (espressioni del
volto, gestualità, movimento del corpo etc.).
Come si può ben immaginare, la storia della traduzione audiovisiva
(abbreviata con TAV in italiano) corre parallela a quella del cinema. Fin
dall’epoca del cinema muto, si inizia ad aggiungere linguaggio scritto alla
rappresentazione iconica; da quel momento si sviluppano le prime esigenze
di traduzione, che hanno come obiettivo quello di migliorare la
comprensione della narrazione. Vengono quindi inseriti degli intertitoli
scritti nel linguaggio del film, per agevolare lo sviluppo della trama e
comunicare nel miglior modo possibile le informazioni del testo audiovisivo
(Chaume 2004: 40null41).
La vera rivoluzione si ha con l’arrivo del cinema sonoro, quando la TAV
inaugura una delle sue modalità più praticate a livello mondiale, cioè il
doppiaggio. In realtà, i primi tentativi di traduzione audiovisiva
consistevano in versioni sottotitolate di film americani in francese, tedesco o
spagnolo; negli anni 30 del Novecento, però, molti spettatori non sapevano
ancora leggere, quindi nei paesi che adottavano una politica di protezione
linguistica dovuta soprattutto ai regimi nazionalsocialisti e che disponevano
di maggiori risorse economiche, il doppiaggio acquista importanza e diventa
la modalità preferita. Nel 1929 Radio Pictures doppiò Río Rita in spagnolo,
tedesco e francese, ma il primo film doppiato in spagnolo peninsulare fu
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Devil and the Deep (Marion Gering, 1931), con il titolo Entre la espada y la
pared. Da quel momento, i produttori cinematografici iniziarono ad adottare
la tattica delle versioni multilingue o versioni doppie (double versions), in
cui lo stesso film veniva girato in più lingue, contemporaneamente. Con il
passare del tempo, il pubblico dimostrò di preferire la traduzione, o meglio
il doppiaggio, di film americani in cui recitavano le stelle di Hollywood,
piuttosto che le versioni multilingue, girate con attori meno conosciuti. È
proprio in questi anni, tra il 1930 e il 1940, che il doppiaggio e il
sottotitolaggio fanno il loro ingresso a tutti gli effetti nel mondo della
traduzione audiovisiva.
Per un traduttore che si avvicina alla tipologia audiovisiva, il primo contatto
con il copione del testo originale può essere destabilizzante; a tal proposito
Fontcuberta I Gel (2001) sostiene che:
El traductor tradicional tiene que vencer la incercia de la lectura y no dejarse
llevar por la palabra escrita; tiene que aprender a “ver” y “oír”: ver los gestos
y la expresión de las caras, oír el tono de las voces y el ritmo de las palabras,
porque, aunque sea ficción, las situaciones descritas suelen parecerse más a
las de la vida real, en las que concurren prácticamente todos los sentidos.
(Fontcuberta I Gel 2001: 303null304)
Attualmente, la TAV è oggetto di numerosi studi, che spaziano dall’ambito
traduttivo vero e proprio e si estendono ad altri ambiti di ricerca, come la
linguistica teorica ed applicata, la pragmatica, la sociolinguistica, la
psicologia cognitiva, indagini e studi di mercato. Il lavoro del traduttore
audiovisivo è complesso e faticoso: in merito al materiale di lavoro
disponibile, spesso si trova sprovvisto del copione del testo di partenza,
dovendo quindi procedere ad un lavoro di trascrizione che richiede tempi
lunghi e che causa l’usura del materiale audiovisivo. Svolgendo il proprio
lavoro, egli incontrerà numerose difficoltà, ma la sua professionalità e
serietà stanno anche nella capacità di portare a termine il proprio compito
nel migliore dei modi, dimostrando di avere una preparazione adeguata e di
poter soddisfare le esigenze qualitative richieste.
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1.2 Modalità di traduzione audiovisiva
Frederic Chaume (2004) definisce le diverse modalità della traduzione
audiovisiva come:
Los métodos técnicos que se utilizan para realizar el trasvase lingüístico de
un texto audiovisual de una lengua a otra. Doblaje y subtitulación son las dos
modalidades preferidas en todo el mundo con gran diferencia sobre el resto.
(Chaume 2004: 31)
L’autore sostiene dunque che il doppiaggio e il sottotitolaggio sono le
modalità traduttive preferite: il doppiaggio prevede la traduzione e
l’adattamento del copione di un testo audiovisivo e la conseguente
interpretazione di questa traduzione da parte di attori, sotto la supervisione
di un direttore di doppiaggio e i consigli di un assistente linguistico, nel caso
in cui questa figura esista. Questo sistema richiede una grande precisione
nella sincronizzazione
1
ed inoltre:
A livello linguistico si devono spesso affrontare e risolvere situazioni difficili
e adattarle a un’adeguata sincronizzazione: tradurre termini culturalmente
connotati, adattare le traduzioni all’immagine, tradurre giochi di parole,
veicolare adeguatamente l’umorismo dell’originale, trasporre con formule
opportune il turpiloquio o le forme allocutive, riprodurre le varianti
sociolinguistiche salienti.
(Perego 2005: 26)
Il sottotitolaggio, invece, consiste nell’incorporare un testo scritto (i
sottotitoli) nella lingua d’arrivo sullo schermo dove viene trasmesso il film
in versione originale, in modo che i sottotitoli coincidano perfettamente con
gli interventi degli attori. Proprio perché la traduzione viene offerta al
pubblico contemporaneamente alla versione in lingua originale e lo
spettatore ha accesso ad entrambe nello stesso momento, questa tecnica ha
ottenuto la definizione di “modalità di traduzione trasparente” (Perego 2005:
23).
A tali metodi si affiancano altre modalità meno conosciute e meno utilizzate
(Chaume 2004: 31null39): il voicenullover, che consiste n ell’emissione
1
Si veda il paragrafo 1.3 Il doppiaggio
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simultanea della colonna sonora dove è registrato il dialogo originale e della
colonna sonora dove viene registrata la versione tradotta e che viene
utilizzato principalmente per i documentari e le interviste; l’interpretazione
simultanea, in cui un interprete si trova fisicamente nella sala stessa dove
viene proiettato il film, dispone di un microfono, collegato agli altoparlanti
ed effettua la sua traduzione, sovrapponendo la propria voce a quella degli
attori nello schermo; la narrazione, ovvero la lettura di un testo scritto da
parte di un annunciatore che, senza recitare, racconta quello che vede nello
schermo; il doppiaggio parziale, che prevede l’interpretazione dei film non
in maniera simultanea, ma con la previa registrazione dell’interpretazione
del traduttore, che viene trasmessa contemporaneamente alla proiezione del
film; il commento, nel quale non viene riprodotto fedelmente il testo
originale, ma il commentatore è libero di esporre le proprie idee,
generalmente si utilizza per i video a carattere umoristico e per le parodie di
frammenti cinematografici; infine la traduzione a vista, in cui il traduttore
traduce direttamente dal copione in lingua originale, mentre si proietta il
film sullo schermo. Quest’ultimo metodo presenta un’ulteriore difficoltà per
lo spettatore, questi deve infatti ascoltare contemporaneamente le voci
originali e la traduzione, il che può disturbare la concentrazione e causare la
perdita parziale del film.
1.3 Il doppiaggio
Il mercato del doppiaggio è diffuso principalmente nei Paesi dell’Europa
centrale e meridionale, come l’Italia, la Francia, la Gran Bretagna, la Spagna
e i paesi germanofoni, cioè Germania, Austria e Svizzera. Si tratta di Stati
che hanno preferito tale metodo al sottotitolaggio, perché intendono
proteggere la loro identità linguistica e sono restii ai contatti con le altre
culture (Perego 2005: 20).
La tecnica traduttiva del doppiaggio ha messo le sue radici nella cultura
italiana dopo la Prima guerra mondiale, inizialmente come tutela contro il
dominio americano in campo cinematografico e poi come espressione del
nazionalismo linguistico tipico del regime fascista, che proibiva ogni
contatto con lingue e culture diverse da quella italiana. Questo divieto era